Alle porte del villaggio di Primolo, in corrispondenza del piazzale dei bus sulla sinistra della strada. Qui Si trova una bacheca con mappa e poco dopo una palina con cartelli indicatori. Si prosegue lungo un sentiero che, con numerosi tornanti e qualche lungo tratto a mezza costa, guadagna quota nello splendido bosco fino ad un evidente bivio. Lasciando il tracciato che sale ripido verso una evidente palina con numerosi cartelli escursionistici, si devia a sinistra e si procede in piano su comodissima traccia ombreggiata, fino a sbucare in corrispondenza di una prima valletta percorsa da un torrentello, il Rovinadone. (Il bivio appena citato è raggiungibile anche proseguendo in auto da Primolo. Entrati in paese si imbocca la prima strada sulla sinistra, che corre alle spalle dell'abitato e, in corrispondenza del campo sportivo, compie un'ampia curva verso sinistra diventando sterrata. Con un lungo tratto in leggera salita si raggiunge un comodo un parcheggio - cartelli Laghetti di Sassersa, Passo Ventina, Chiareggio - Pirlo, Alpe lago, Rif. Bosio - da dove, scendendo poche decine di metri si raggiunge il sentiero proveniente da Primolo. Questa soluzione permette di risparmiare circa 15 minuti di cammino e un centinaio di metri di dislivello).
Traversato il valloncello del Rovinadone si prosegue con andamento assai comodo intervallato da pochi tratti un po' più ripidi e, fra altissimi pini silvestri si entra sulla sponda sinistra orografica della Val Sassersa. Lasciata a destra la deviazione segnalata per il Passo Ventina, si prosegue in un ambiente di grande suggestione e panoramicità fino a raggiungere il corso del torrente Secchione le cui belle cascate sono già ben visibili appena entrati nella valle. Prima del lungo ponte di legno gettato sul torrente si trova la deviazione a destra che in pochi minuti conduce al magnifico alpeggio del Pirlo. Questo breve tratto si svolge in un ambiente particolarmente interessante, fra grandi blocchi di serpentino, pini, mughi ed abeti. Nulla nell'aspra e asciutta solitudine di questi luoghi lascia immaginare che a poca distanza si trova uno dei luoghi più belli ed idilliaci della Valmalenco e della provincia di Sondrio. Superate le ultime rocciose barriere, dopo aver incrociato una sterrata si perviene sulla soglia della verdeggiante, amena conca dell'Alpe Pirlo sovrastata dalle rossastre pareti che inquadrano sulla destra l'imbocco della Val Sassersa. Traversando il prato si raggiungono le prime baite alcune delle quali assai antiche. Alla base tipicamente in muratura segue la parte superiore dalle pareti formate da tronchi legati agli angoli dai tipici incastri blok-bau. La piana è attraversata da alcuni canali frutto del lavoro degli alpigiani volto a distribuire l'acqua sull'alpeggio. Nel settore settentrionale si trovano pure alcuni baitelli che, costruiti presso ruscelletti minori che servivano a conservare i prodotti lattiero-caseari. Si devia ora a sinistra raggiungendo il limite dei prati ove, fra i larici, si scorgono ancora altre baite ristrutturate. Si imbocca sulla sinistra un sentierino (segnalazioni gialle Alta Via della Valmalenco) che in breve porta presso le placide e verdi acque cristalline del minuscolo laghetto del Pirlo. Si continua in leggera salita fra larici, mughi per sbucare infine su una sterrata che verso sinistra porta in breve sul piazzale superiore delle cave di pietra ollare. Si devia a destra passando davanti all'ingresso di una prima cava e poco dopo si lambisce una costruzione poco più avanti della quale si trova un bivio. Procedendo dritti, si raggiunge la stazione di arrivo della teleferica che serve per portare a valle il materiale cavato e qualche metro più in là si trova una tettoia di servizio della teleferica dalla quale si gode una bella vista panoramica. Durante il tragitto, tutta la rupe mostra alcuni ingressi di cave oggi abbandonate che indicano la secolare attività estrattiva che si è svolta su queste riarse pendici. Tornati al bivio si inizia a scendere con alcuni stretti tornanti raggiungendo le case dei minatori, costruite in posizione molto panoramica sulla Valmalenco. Particolarmente suggestiva è la vista verso la regolare piramide del Pizzo Scalino che cattura lo sguardo in direzione Est. Sfilando davanti alle dimore si devia a sinistra per imboccare un ripido sentierino che scende a tornanti lungo la rupe su cui sorgono le case. Alte profonde caverne si aprono in questo tratto e sulle pareti di una di queste sono visibili gli inequivocabili segni cupoliformi o tondeggianti ove la roccia è stata scalpellata per togliere i pezzi destinati al tornio. A questo punto il sentiero torna a farsi quasi pianeggiante e punta verso Nord (sinistra) raggiungendo in breve una sorta di dorsale dove, in corrispondenza di un grosso masso si trova un bivio. Consigliamo la breve deviazione a fondo cieco che porta a destra perché in pochi passi si raggiunge un vertiginoso pulpito roccioso, il Crun, con vista mozzafiato su tutta la vallata ed i suoi paesi. Tornati al bivio si prosegue verso destra arrivando in breve al ponte di legno prima del quale abbiamo piegato a destra per salire al Pirlo.Prima di attraversare il manufatto si trova il piccolo edificio in pietra di un antico tornio per la lavorazione della pietra ollare. Alle spalle della costruzione è visibile il canale di legno che convogliava l'acqua che generava la forza motrice al macchinario. Traversato il ponte torniamo a Primolo sul sentiero di andata.
"La salita all'Alpe Pirlo e la visita alle antiche cave di pietra ollare della Valmalenco è un piacevolissima e panoramica passeggiata che attraverso un magnifico bosco di pini ci porta nella conca nascosta dove si trovano le baite dell'alpeggio e un verdissimo laghetto alpino." A distanza di tanto tempo non posso che riconfermare il mio giudizio, anzi, dopo aver concluso la passeggiata mi sono convinto che per i contrasti paesaggistici offerti, per le valenze naturalistiche ed etnografiche questa sia la più bella escursione che si possa fare in Valmalenco. Non si tratta di una camminata per amanti dei record e della fatica estrema: uno di lor la potrebbe concludere in mezz'ora. Questa gita è dedicata a chi vuole entrare in contatto con tutte le bellezze della natura alpina senza far troppa fatica. E fra le bellezze mettiamo anche il silenzio e la vertigine dei grandi spazi che di solito si può apprezzare più facilmente sulle alte vette. Il percorso si svolge dapprima in un bel bosco dove la traccia è ricoperta da aghi di larice e a volte spezzata dall'affiorare delle nodose, nere e tenaci radici delle conifere. Successivamente si inizia a tagliare un ripido costone esposto a Sud-est che, per quanto solcato da alcuni corsi d'acqua, mostra caratteristiche tipiche dei luoghi e dei climi asciutti. Dominano in questo tratto, gruppi di alti pini silvestri che, coi loro tronchi sfumati d'ocra e le cortecce spesse sembrano sorvegliare gentilmente il cammino. L'arrivo nella conca dell'Alpe Pirlo offre un inaspettato cambio di ambiente: riguadagnata la dimensione orizzontale l'occhio riposa distendendosi nella verde prateria solcata da alcuni ruscelli, ultima oasi prima che le pendici riprendano a salire con ghiaioni e rocce rossastre che inquadrano, lassù, la soglia superiore della Val Sassersa. Nelle mezze stagioni, autunno e primavera la pace e la tranquillità del luogo spingono ad una sosta prolungata e riprendere la marcia risulta sempre piuttosto difficile: non si vorrebbe mai abbandonare un luogo tanto bello.
Nei pressi brillano le acque di un minuscolo laghetto protetto alle spalle da alcuni roccioni e quasi celato allo sguardo da una cortina di alti larici. Il Lago del Pirlo è poco più di una pozza, ma il contesto ambientale in cui si trova lo nobilita di molto, sopratutto se si pensa anche che questo bacino è uno dei pochi non di origine glaciale della Valmalenco. Il piccolo lago è infatti creato da una risorgiva di acque che provengono da quote superiori, nell'alto bacino della Val Sassersa. La passeggiata prosegue poi incontrando una grande cava di Pietra ollare tutt'oggi funzionante a differenza di molte altre cave simili in Valmalenco ed in Val Chiavenna. La morbida "ollare" viene estratta per farne pietre ornamentali, statuette e recipienti, detti "laveggi", molto ricercati per la loro caratteristica che consente di cuocere i cibi senza aggiungere grassi,
Tali recipienti, dalle forme e dalle dimensioni più svariate sono ricavati partendo da un blocco grezzo che viene pazientemente scavato usando un tornio, oggi elettrico, un tempo ad acque, e delle punte taglienti che man mano affondano nel tenero materiale. Da un unico blocco, un abile artigiano è in grado di ricavare numerosi recipienti sempre più piccoli, scavando una serie di solchi concentrici.
La Pietra ollare o Steatite è una roccia di colore grigio o grigio-verdegenerata delle immense forze che si sono sviluppate nei processi geologici e orogenetici. Per semplificare potremmo dire che è il risultato dello schiacciamento e rimescolamento ad altissima temperatura, di una mistura di talco, magnesite e clorite. Il prodotto che ne venne fuori fu una roccia dalle caratteristiche uniche che, in tutti i continenti, l'uomo ha imparato ad utilizzare per diversi usi. La straordinaria malleabilità della Steatite ne consente una facile lavorazione ma, cosa assai più importante conferisce al materiale una notevole elasticità che lo rende in grado di sopportare notevoli sbalzi termici. Inoltre la pietra è in grado di immagazzinare e conservare il calore, per questo motivo, oltre che come recipiente di cottura, in Scandinavia è usato anche per la costruzione di stufe