Prosegue la nostra "esplorazione" delle pendici orobiche a meridione di Sondrio, area di grande interesse storico in genere trascurata dal turismo. Come già accennato nella scorsa puntata il territorio fra Albosaggia e Caiolo deve buona parte della sua importanza storica alla presenza della Valle del Livrio o del Liri che qui sbocca sulla Valtellina. La valle, rettilinea, lunghissima e molto facile fu per secoli una delle direttrici di collegamento privilegiate fra la Bergamasca e la Valtellina. Iniziamo la nostra gita partendo da Sondrio ed imboccando la via Ezio Vanoni che passando sotto la ferrovia si allontana dal centro verso Sud arrivando allo svincolo della tangenziale cittadina poco oltre il quale si trova il ponte sull'Adda. Traversato il fiume si devia subito a sinistra entrando fra le poche cose della località Porto.
Al Porto potremmo lasciare l'auto e salire per la mulattiera che partendo alle spalle del ristorante Porto05, dopo aver traversato una stradina in cemento permette di salire in circa 15 minuti alla contrada Moia, la più importante di Albosaggia ed eventalmente prosegureverso destra alla volta del centro. Se invece si preferisce usare l'auto basta seguire la strada che guadagna quota con bella vista su Sondrio e dopo un paio di tornanti si incontra sulla sinistra la deviazione che porta a Moia.
Se al bivio per Moia si prosegue verso destra si punta verso il principale nucleo del paese. Prima di entrare fra le case, la strada passa a valle del terrapieno, sorretto da arcate, sul quale sorge la chiesa Parrocchiale di Santa Caterina, consacrata nel 1421. Sul vasto e panoramico sagrato si trovano anche la casa parrocchiale ed il cinquecentesco Oratorio di San Ciriaco dietro il quale svetta la torre campanaria. Sul lato orientale della chiesa di Santa Caterina si trova l'ossario settecentesco con una splendida trifora difesa ed impreziosita da un'elaborata inferriata in ferro battuto. Tornati sulla strada principale si entra in Albosaggia centro e poco più avanti leggermente sotto il piano stradale, sulla destra si nota il piccolo edifico sacro dell'Oratorio di Sant Antonio da Padova dall'elegante portalino di pietra. Nei pressi sorge anche l'antico complesso residenziale incentrato sulla dimora della famiglia Contrio, una delle più importanti di Albosaggia. Il complesso conserva un grazioso loggiato ed alcuni interessanti affreschi.
Oltre la Casa Contrio, si giunge ad un piazzale dove è possibile parcheggiare; poco più avanti, superato il corso del Torrente Torchione, si giunge sulla piazzetta antistante il Castello Carbonera-Paribelli, che sorge in bella posizione panoramica sulla Valtellina.
Proprio di fronte all'ingresso del castello inizia la strada asfaltata che, con alcuni tornanti, s'innalza stretta fra le case e poi si addentra nelle selve soprastanti, alla volta di Foppe, S. Antonio e San Salvatore.
Dopo circa 1,5 chilometri la carrareccia giunge presso la radura di Le Foppe da dove si deve prendere a sinistra proseguendo la salita nel bosco. Poche centinaia di metri dopo si giunge ad un bivio. A sinistra si va verso Albosaggia vecchia, nucleo di dimore che, a quanto pare, furono fra le prime di questo versante. Verso destra si prosegue invece verso San Salvatore, meta finale della gita.
Circa cinquecento metri dopo il bivio si lambisce sulla destra la chiesa di Sant Antonio da Padova alla Motta (circa 2,4 km da Albosaggia centro), che sorge leggermente sotto il livello stradale.
Oltre Cantone, la carrozzabile compie una serie di tornanti, per poi riprendere a tagliare a mezza costa con direzione Sud. Ad un tratto il fondo stradale, fin qui asfaltato, è sostituito da una pavimentazione in cemento. Chi non se la sentisse di affrontare con l'auto questo ripido tratto finale, può parcheggiare in uno degli slarghi che si trovano nei pressi e procedere a piedi. In fin dei conti si tratta di una breve passeggiata di circa un chilometro che si svolge in un bel bosco. La salita giunge infine ad un bivio dove, sulla destra è chiaramente visibile l'edificio della chiesa di San Salvatore che spunta fra l'alta vegetazione. Si prende quindi a destra e in leggera discesa si raggiunge la chiesa che secondo alcuni studiosi è la più antica della Valtellina.
L'edificio, circondato da un muro di cinta e da un ampio spazio verde appare come un complesso compatto e solido sviluppatosi attorno ad una torre che ne costituisce la porzione più antica. Probabilmente la sua funzione iniziale fu quella di torre di guardia, come per la torre di Coppi citata nella precedente puntata. In seguito il complesso è stato man mano riconvertito ad abitazione gentilizia dotata di una sua cappella privata impreziosita da uno splendido portale in pietra verde finemente decorato. All'interno del palazzo si possono ammirare un pregevole affresco del XV secolo, raffigurante la madonna col bambino e San Simonino attribuito a Battista Malacrida di Musso. Pregevolissima è poi la stüa del piano superiore, una delle più belle di tutta la Valtellina.
Edificata nel 1673 la chiesa di Sant Antonio da Padova alla Motta per fornire servizio religioso alle famiglie che da primavera dimoravano sui maggenghi circostanti, la chiesa è ha pianta ottagonale con pareti insolitamente alte. La facciata principale presenta un elegante portale in pietra verde sovrastata da una trifora con finestra centrale arcuata. L'edificio ha subito, nel tempo, diversi restauri di cui gli ultimi risalenti al 1992, e oggi giace in stato di semi abbandono.
Scriveva l'abate Francesco Saverio Quadrio nel 1775: "Antichissima Parrocchia di Albosaggia, di Cajolo, di Cantone, Contrada assai popolata, che già in un Monte sovrastante alle nominate due Terre un tempo fioriva di numerose Famiglie, e di altri Luoghi della Valtellina, parte de' quali ora al Bergamasco appartengono, dove si estendeva il Dominio de' Capitanei, era la Chiesa di San Salvatore, situata nella Valle de' Liguri, oggi detta Val Liuri, la qual Chiesa tuttavia comeché ristorata nel 1652, e rifatta, esiste anche in oggi. Infatti della sua prima fondazione non si ha memoria, come ché da' tempi di Cristo esser dovette: poiché in una Lapida, che tuttavia si serba, scritta in carattere Gotico si ha notizia che fino all'anno 537 ci fosse: e rimane di presente ancora il Cimitero di essa degno di osservazione poiché vi veggono gran quantità di ossa di gigantesca statura."
In queste parole ecco la storia di quella che potrebbe essere la più antica chiesa valtellinese se la prova della sua antichità, incisa nella lapide citata dallo storico, non fosse scomparsa, dopo il 1873, assieme alla pietra che la recava.
La posizione dell'edifico e l'importanza della direttrice viaria della Valle del Livrio sono però indizi importanti che non fanno che avvalorare la narrazione del Quadrio e pare che per molti anni le popolazioni del versante orobico meridionale, valicata la cresta spartiacque usassero seppellire qui i loro morti dopo aver percorso tutta la valle. Non ci si meravigli: ancor oggi in molte parti delle Alpi esistono processioni a santuari alpini da parte di popolazioni oggi residenti sul versante opposto di quello ove sorge l'edificio sacro. Si tratta di modi tradizionali per mantenere vivo il ricordo delle antiche origini e di migrazioni ancestrali che in questo modo, ogni anno vengono riportate alla memoria comune.
Del primitivo edificio non resta nulla, e oggi il visitatore si trova di fronte un austero edificio in stile barocco. La facciata reca quattro lesene e fra quelle centrali è inquadrato l'ingresso sormontato da un'alta arcata che sfiora il cornicione sottostante il timpano. Nella parete a fianco del campanile si trova il settecentesco ossario in cui erano custodite le gigantesche ossa citate dal Quadrio.
Il vasto maggengo di San Salvatore ha tutte le caratteristiche di una antica stazione alpina, punto di ristoro per i viandanti che si muovevano lungo la Valle del livrio. La località era una delle preferite mete estive dei Sondriesi e agli inizi del '900 erano in funzione due Alberghetti Alpini di proprietà di Carlo Safratti che, nel 1895 fu anche autore della "Guida illustrata di Sondrio e dintorni" , prima opera del genere a prendere in considerazione il capoluogo valtellinese ed il suo territorio.