Questa gita facile ci porterà a visitare l'antica chiesa di Santa Perpetua e la bella, ma poco nota, cittadina di Tirano situata al margine orientale del piano della media Valtellina. Qui ci si ferma di rado: posto sulla strada verso i paradisi sciistici dell'alta Valtellina e all'imbocco della carrozzabile che porta in Svizzera, questo centro abitato è considerato più che altro un punto di transito. Eppure, proprio per la sua posizione strategica alla confluenza fra la Val Poschiavo e la Valtellina, a pochi chilometri in linea d'aria dal Bresciano, Tirano è stata per secoli al centro delle vicende storiche valtellinesi.
La chiesa romanica di Santa Perpetua sorge su una rupe a picco posta all'imbocco della Val Poschiavo, sulla sua destra idrografica. Da lassù si domina la piazza del Santuario della Madonna di Tirano e tutto l'abitato. Arrivarci non è difficile né, tanto meno, lungo o faticoso. Si parte dalla SS38 imboccando con l'auto una stradina, Via Ragno, che si diparte sulla sinistra (direzione Sondrio-Tirano) poco prima del grande edificio color mattone della Centrale idroelettrica di Villa di Tirano. Si segue la strada per circa 200 metri per poi voltare a destra in una ripida e stretta stradina che, dopo essere passata fra alcune case, giunge ad un tornante sul quale si trova una palina con cartellini indicatori escursionistici. Lasciata l'auto ove possibile si imbocca la strada dal fondo in cemento che dal tornate volge verso destra (Nord-est). Si passa sopra la condotta forzata della Centrale continuando, in leggera salita, fra i vigneti mentre il panorama su Tirano si amplia. La stradina altro non è che l'antica mulattiera che conduceva in Val Poschiavo, al Passo del Bernina e poi in Engadina. Purtroppo, forse per rendere più agevole l'accesso alla grande antenna che è stata eretta alle spalle di Santa Perpetua, il fondo acciottolato è stato maldestramente ricoperto distruggendo un quadro paesaggistico di cui la mulattiera costituiva un elemento non secondario.
La salita ci porta a lambire un vecchio palazzetto che, sebbene in abbandono, colpisce per l'eleganza e la solidità della sua struttura. Poco rimane degli affreschi che decoravano le sue facciate, ora "abbellite" da alcuni insulsi graffiti metropolitani, ma, nel complesso, la costruzione ha mantenuto una sua forte personalità che non può lasciarci indifferenti. Superata la costruzione, in pochi minuti si giunge nel punto in cui il cemento torna a lasciare il posto all'acciottolato originario. Siamo ora di fronte alla nostra meta.
La chiesa, risalente al secolo XI, è stata per centinaia d'anni punto nodale del sistema di comunicazione che, attraverso il Bernina, univa le valli del Reno e dell'Inn con la Valtellina e il Bresciano. Accanto all'edificio sacro sono ancora visibili le mura dello xenodochio che fungeva da ostello e punto di ristoro per viandanti, pellegrini e mercanti. Sulla stessa via, costoro potevano giovarsi dello xenodochio di San Romerio, in Val Poschiavo, e di quello annesso alla chiesa di San Pietro, nei pressi del valico dell'Aprica. Una decina d'anni or sono, durante alcuni lavori di restauro, è stato scoperto un affresco che decora la parete dell'abside. Databili intorno al XII secolo i dipinti sono fra le più antiche opere pittoriche della Valtellina. L'affresco raffigura Santa Perpetua circondata da un gruppo di santi (di un Cristo Pantocreatore con angeli che doveva decorare il catino dell'abside non rimangono che pochi frammenti). Elegante e sobrio è il piccolo campanile abbellito da bifore ad archetti ciechi con colonnina centrale. Chi avesse molto tempo a disposizione, può proseguire lungo la mulattiera (segnaletica a vernice bianco-rossa) che entra in Val Poschiavo. Il tracciato si abbassa leggermente fino a lambire la ferrovia e giunge quindi alla strada asfaltata, in corrispondenza della caserma dei Carabinieri che sorge sul lato opposto della carrozzabile. Scendendo lungo il nastro d'asfalto si giunge in breve sulla piazza del Santuario della Madonna di Tirano e da qui, lungo la SS38, si può tornare alla Centrale idroelettrica di Villa e all'auto chiudendo un anello che, ovviamente, può essere percorso nei due sensi.
Punto centrale del panorama che si ammira da Santa Perpetua è il Santuario della Madonna di Tirano. Si tratta di uno dei monumenti religiosi più importanti della provincia di Sondrio. La costruzione dell'edificio fu iniziata nel 1509 nel luogo in cui, l'anno precedente, la Santa Vergine era apparsa al Beato Mario Omodei. L'imponente facciata dall'alto frontone semicircolare, è rivolta verso occidente e scandita da due cornicioni e quattro lesene. L'ingresso è costituito da un magnifico portale di marmo con due colonne e lesene decorate. Ai lati si trovano altri due eleganti portalini.
L'interno del Santuario è costituito da tre navate decorate con stucchi e sculture di marmo. L'antico altare fu depredato in epoca napoleonica e di esso rimane solo la statua lignea della "Madonna col Bambino e gli angeli". Alle spalle dell'altare una tavola di legno segna il luogo dell'apparizione, mentre un gruppo di sette statue in legno scolpito policromo ne rappresenta la scena.
Un magnifico organo di legno scolpito ed intagliato abbellisce l'arco di sinistra del transetto. Da menzionare è anche il pulpito ligneo e le numerose tele di artisti varii che abbelliscono le pareti.
Nella piazza della Basilica ha sede anche il Museo Etnografico Tiranese in cui sono raccolte le testimonianze della vita comune di Tirano e dintorni attraverso i secoli. Il museo conserva, inoltre, interessanti reperti archeologici nonché i paramenti sacri, decorati in oro e argento, donati al Santuario della Madonna di Tirano nel 1636, dal Cardinale Richelieu.
In auto o, avendone ancor voglia, a piedi, si può raggiungere il centro storico di Tirano, situato sulla sponda sinistra idrografica dell'Adda. Dalla Piazza della Basilica percorriamo il Viale Italia e, superato il ponte sull'Adda, volgiamo a sinistra, entrando in Piazza Cavour. Da qui lungo Via XX settembre si arriva in breve nel cuore del centro storico, la Piazza S. Martino con la chiesa parrocchiale dedicata al Santo. Tutta questa zona era un tempo circondata dalle mura del castello di S. Maria fatto costruire nel 1487 da Ludovico il Moro. Si trattava di un'imponente opera militare di cui oggi restano pochi ruderi e le porte, Poschiavina, Milanese e Bormina, che ne permettevano l'accesso. Fra gli antichi palazzi del nucleo storico, il più rappresentativo ed interessante è, forse, il Palazzo Salis che sorge in fondo all'omonima via, all'incrocio con Via San Carlo. Il maestoso complesso, fiancheggiato da due torri, è il risultato dell'accorpamento di alcuni edifici minori che facevano parte del rione Capo d'Adda che si affacciava sull'Adda. Varcato il magnifico ed imponente ingresso, si accede ad un androne alla cui destra si apre il cortile "della meridiana", così detto per la meridiana dipinta che decora una delle pareti. Dall'androne si accede pure ad un giardino all'italiana, preceduto da un bel cancello in ferro battuto, e, tramite lo scalone d'onore, ai piani superiori. Qui si trova un salone di notevoli dimensioni completamente affrescato, riportato all'antico splendore, da recenti restauri. Annesso al salone si trova il "saloncello" dove si trova un grande camino barocco che reca gli stemmi dei Salis e dei Wolkenstein. Questa è la parte visitabile del palazzo; le altre numerose stanze, ugualmente pregevoli, sono ancora adibite ad abitazione privata. Visitabili sono anche le grandi cantine che si sviluppano sotto l'edificio e sotto il rustico adiacente, ora sede della Casa Vinicola Conti Sertoli Salis.