Da Piazza Garibaldi ci si porta al vicino ponte sul Mallero e, raggiunta la sponda opposta, si piega a destra lambendo l'antico palazzo Sertoli-Rajna oggi sede del BIM (Bacino Imbrifero Montano dell'Adda) e della Biblioteca Luigi Credaro. All'altezza del ponte metallico coperto, costruito dopo l'alluvione del 1987 su progetto dell'Arch. Giovanni Bettini, si piega a sinistra entrando nell'antico quartiere di Cantone. In quest'angolo, sul muro della casa di fronte al ponte, un tempo interamente decorata, s'indovinano ancora gli affreschi raffiguranti i Santi Gervasio e Protasio patroni della città. Fatti pochi metri nella suggestiva via Romegialli la si abbandona per salire a destra in via Baiacca, passando sotto una volta (sul muro della casa che precede il passaggio coperto si trova l'affresco dell' Incoronazione della Vergine di Pietro Ligari).
La salita della "Baiacca" termina sulla moderna carrozzabile della Val Malenco. Con leggero diagonale a sinistra si traversa la strada e si prosegue lungo un bel viottolo acciottolato che fra alte mura di cinta riprende la carrozzabile in località Campoledro sovrastata dalla piccola chiesa di San Bartolomeo già visibile dal centro cittadino.
Si segue ora la strada asfaltata superando il tornante successivo e, subito dopo, la si abbandona per riprendere a sinistra l'acciottolato (segnavia bianco-rosso col n. 320), puntando al grandioso edificio del Convento di San Lorenzo che domina tutta Sondrio. L'edificio sorge sulle strutture dell'antico castello di San Giorgio appartenente alla famiglia De Capitanei che nel 1100 lo convertì in convento per le suore benedettine. Oggi il complesso monastico funge da casa di riposo per le monache di Metzingen.
Arrivati ben presto ad un bivio, è possibile imboccare qualsiasi direzione. A sinistra, si sale direttamente alla contrada Colombera; a destra, si raggiunge in breve la vecchia strada asfaltata che, staccandosi sulla sinistra all'altezza della chiesa di S. Bartolomeo, porta a Sant Anna. Scegliendo quest'ultima soluzione, una volta sull'asfalto, poche decine di metri sulla destra si trova l'ingresso del cimitero dove riposa il Colonnello Alessi. Tornati sui nostri passi si percorre la stretta carrozzabile passando accanto al convento e, con un paio di stretti tornanti, si arriva in contrada Colombera. Tenendo la strada principale si taglia la piccola e ampia vallecola in cui sorge l'abitato raggiungendone il versante opposto presso una bella casa bianca, stile anni venti del 900, che sorge a sinistra, su un poggio. Qui, presso una fontana, si abbandona la strada per deviare a destra entrando fra le case (cartello giallo della Comunità Montana di Sondrio e segnavia bianco-rosso n. 320). Proseguendo dritti si traversa un piazzaletto, con un'altra fontana, da dove si entra in un sinuoso e suggestivo passaggio coperto fra antiche dimore.
Usciti dall'agglomerato si continua per facile sentiero fra muretti a secco, arrivando presso la lapide che in modo assai discreto, indica il punto in cui fu tesa l'imboscata al Colonnello Alessi.
Poco dopo si incrocia di nuovo una strada asfaltata, la si traversa e si riprende in salita lungo una rampetta asfaltata, logico proseguimento del nostro cammino. Dopo pochi metri la rampa torna sentiero e, lambendo una casa, termina con una scalinata, riaffacciandosi sulla strada. Si traversa la carrozzabile spostandosi pochi metri a sinistra fino ad alcuni gradini di cemento che consentono di riprendere il sentiero (segnavia bianco-rosso n. 320). Con lungo diagonale fra i vigneti, il percorso raggiunge le case di contrada Moroni (possibilità di abbandonare la salita uscendo verso destra fra le case) e prosegue nella medesima direzione sino a Pradella di sotto, dove si incrocia una stradina che, da sinistra, va verso le vicine case. Si segue la stradina verso destra e poi, prima delle case, si torna a sinistra seguendo un'altra stradina (segnavia bianco-rosso n. 320) che porta sul dosso dove sorgono le alte e ben visibili antenne RAI.
Il panoramico terrazzo glaciale di Triangia è il più elevato e vasto della Valtellina. Prati ancora ben tenuti, piccole macchie di bosco e rocce affioranti, contribuiscono a farne un meraviglioso giardino naturale adatto a brevi scampagnate, ai giochi dei bimbi o, anche, alla semplice contemplazione. Poggiato su un affioramento roccioso, un po' più ad Ovest delle antenne, si trova un grande masso coppellato citato nell'introduzione.
Per la discesa si può seguire la strada carrozzabile che da Triangia scende verso Mossini. Arrivati a Pradella conviene seguire la rete di stradine e viottoli che collegano i piccoli borghi descritti tenendosi sul crinale del terrazzo glaciale che digrada verso Sant Anna. In tal modo si potranno visitare tutte le contrade, scoprendo altri angoli di grande suggestione. Raggiunta la chiesa di Sant Anna si riprende brevemente un tratto del percorso di salita fino a Colombera e alla casa bianca sopra descritta. Traversata la strada principale si scende per la stradina che lambisce a sinistra la casa e si raggiunge un bivio segnato da una cappelletta. Deviando a destra, fra i vigneti, ci si abbassa per poche decine di metri fino al punto in cui la carrozzabile piega ancora a destra (passando fra i vigneti la strada arriva a Triasso). A questo punto (cartello della Comunità Montana di Sondrio) si imbocca una rampa cementata, sulla sinistra, che subito dopo si trasforma in largo viottolo e in breve conduce al bivio sottostante il convento di San Lorenzo descritto precedentemente.
Sarebbe troppo lungo elencare i punti di ristoro che potrete trovare fra Sondrio e Triangia: in particolare nel capoluogo ci sono ottimi ristoranti adatti a soddisfare ogni esigenza e gusto.
Vi proponiamo una bellissima e suggestiva gita che, dal centro di Sondrio, conduce sulla vasta terrazza panoramica di Triangia, passando per antichi nuclei e seguendo un percorso che ci è parso bello intitolare al Colonnello Edoardo Alessi di cui potrete leggere la vicenda più avanti. La gita può essere effettuata interamente a piedi: pur non essendo faticosa, porta a superare ben 500 metri di dislivello. In alternativa si può parzialmente usare l'auto evitando, ad esempio, la prima parte del percorso e partendo da Sant Anna. Sempre grazie all'auto si possono raggiungere tutte le frazioni descritte ed anche Triangia da dove, in pochi minuti di facile cammino ci si può affacciare sulla Valtellina e su Sondrio. Sul terrazzo si trovano anche alcuni massi coppellati che testimoniano come questo suggestivo luogo fosse frequentato e abitato già in epoche remote.
Oltre alle splendide vedute panoramiche di cui si può godere e alle testimonianze storiche e culturali, nel tratto pedonale fra Colombera e Sant Anna si trova anche la lapide che commemora il Colonnello Alessi.
Edoardo Alessi nacque ad Aosta il 4 marzo 1897, discendente per parte di madre dall'illustre famiglia aostana dei Defeys.
Durante la Grande Guerra, appena diciottenne, s'arruolò volontario quale Ufficiale dei bombardieri e ottenne una decorazione al valore. Successivamente prese parte alle operazioni militari in Africa Orientale rientrando poi in Italia. Il 26 agosto 1939, promosso Maggiore, assunse il comando del Gruppo Esterno dei Carabinieri Reali di Genova. In questa occasione Alessi, dovendo inviare ad organi superiori, periodiche relazioni concernenti la situazione dell'ordine pubblico della sua giurisdizione, riferì, con estrema sincerità, il fatto che i genovesi erano contrari all' entrata in guerra dell'Italia. Tali coraggiose asserzioni, probabilmente non concordanti con quelle di altri enti, lo fecero definire "ufficiale di scarso senso di patriottismo". Nell'interno dell' Arma Alessi godeva però di massima stima tant'è vero che nel 1940 Alessi entrava, assumendone presto il comando, nel pionieristico I° Battaglione Carabinieri Paracadutisti, la prima unità dell'esercito italiano ad avvalersi di questo nuovo mezzo d'incursione.
Nel 1940 Alessi entrava col grado di maggiore nel pionieristico I° Battaglione Carabinieri Paracadutisti, la prima unità dell'esercito italiano ad avvalersi di questo nuovo mezzo d'incursione. Poco tempo dopo il maggiore assumeva il comando dell'unità che, rinviato il progetto d'invasione di Malta, venne immediatamente impiegata in Africa. Il battaglione si distinse in una complicata operazione militare che lo vide ingaggiare una dura lotta con le truppe britanniche. Al termine degli eventi solo 91 uomini erano sopravvissuti e l'unità terminava così la sua funzione operativa. Un omaggio al grande coraggio dimostrato in questi scontri, venne anche da parte del nemico che tramite Radio Londra ammise: "& i paracadutisti italiani si sono battuti come leoni: fino ad ora, in Africa, i reparti britannici non avevano mai incontrato una resistenza così accanita".
Rientrato in Italia Alessi fu destinato al Comando Gruppo Carabinieri Reali di Sondrio e, in quel ruolo, si distinse nell'ardua impresa di mantenere l'ordine in tutta la Provincia anche durante i fatti del settembre 1943. In quest'azione Alessi arrivò addirittura a progettare l'occupazione della Valtellina per impedirne l'accesso ai tedeschi.
A lui si deve attribuire l'organizzazione di un primo nucleo di volontari preposto alla difesa delle opere pubbliche, degli impianti industriali e dei bacini idroelettrici della Provincia di Sondrio. Considerato come una minaccia dai nazifascisti, il corpo fu però presto sciolto, ma, nonostante ciò, Alessi continuò la sua azione in difesa della popolazione locale e del patrimonio pubblico. Le sue conoscenze e la sua fama gli furono molto utili allorché, aiutato anche dalla moglie Vincenza (Cenzina per gli amici), fu fra i primi a pensare ad un movimento di resistenza su scala nazionale.
Richiamato a Milano, nel novembre 1943 rifiutò di prestare giuramento alla Repubblica di Salò con queste parole: "Non posso impegnare il mio onore di soldato a servire secondo lo spirito di leggi che non conosco perché non formulate, né posso impegnare la mia parola d'onore, solennemente legata al mio giuramento d'ufficiale, poiché tale parola d'onore non potrà essermi restituita se non da legittima Assemblea Nazionale. Sono sinora rimasto al mio posto per non lasciare la popolazione senza guida e desidero espressamente dichiarare che mi sento in grado di continuare ad eseguire ed a far eseguire il servizio necessario alla sicurezza ed alla tutela delle popolazioni." Per questa sua netta presa di posizione un tribunale speciale lo condannò a 30 anni di reclusione privandolo del comando. Tuttavia Alessi rimase al suo posto finché possibile per consegnare la carica al suo successore e raccomandargli i suoi carabinieri. Poi, appena potè, varcò il confine seguito dalla moglie rifugiandosi nella vicina Svizzera dove restò fino al 21 maggio 1944.
Allorché Campione, primo fra i comuni d'Italia, fu liberato grazie ad un colpo di mano dei Carabinieri locali, la Regia Legazione d'Italia in Svizzera ne nominò Alessi Vicecommissario. Successivamente, nel febbraio 1945, il CNL lo invitò a prendere il comando della prima Divisione Alpina Valtellina di Volontari della libertà. Con il consueto spirito di abnegazione Alessi, col nome di battaglia "Marcello", si prodigò nella sua missione, arrivando a costituire una seconda divisione il cui territorio d'azione fu la bassa Valtellina.
Il giorno 26 aprile 1945, quando ormai la Guerra di Liberazione era terminata, Alessi ed il suo aiutante Adriano Cometti, "Cesare", caddero in una misteriosa imboscata poco a valle di Sant Anna e furono uccisi. Per rigore storico dobbiamo avvertire i lettori che, infatti, esistono due versioni contrastanti sul tragico episodio.
La versione ufficiale racconta che "Marcello" e "Cesare" furono sorpresi nel sonno e feriti a Sant Anna da un ultimo disperato rastrellamento fascista, per poi essere successivamente raggiunti e uccisi poco a valle. Al termine del conflitto a fuoco Alessi fu depredato delle vesti, del portafoglio e dell'orologio.
Una seconda versione vuole che Alessi, venuto a conoscenza che alcuni partigiani si erano macchiati di atti di violenza sulla popolazione e di altri reati, li abbia avvertiti che una volta tornato al suo posto avrebbe provveduto a punirli. La minaccia sortì nell'agguato mortale.
Le spoglie mortali di "Marcello" assieme a quelle di "Cenzina", defunta nel 2000, riposano nel cimitero di Sant Anna.