a) Dall'Albergo Ghiacciaio dei Forni scendere al laghetto artificiale presso cui si trova un altro piazzale parcheggio e con direzione Est risalire il fondovalle tenendosi sulla destra fino a portarsi ai piedi di un evidente canalone che scende da destra, il cui imbocco si trova quasi di fronte al Rifugio Branca (qui si può arrivare in discesa dal Rifugio Branca traversando la valle). Risalirlo fino ad arrivare sul ghiacciaio per poi piegare a destra raggiungendo il pendio nevoso che dal Pizzo Tresero si collega alla Cima di S. Giacomo. Deviare ora a sinistra e salire un ultimo ripido tratto fino sul crinale della cresta Sud-est. Lasciati gli sci per il facile filo di cresta si giunge in vetta.
b) Dall'Albergo Ghiacciaio dei Forni scendere al laghetto artificiale presso cui si trova un altro piazzale parcheggio e con direzione Est risalire il fondovalle tenendosi sulla destra per poi tagliare in diagonale traversando il fondovalle per portarsi sulla sinistra della fronte del ghiacciaio. Salire un ripido avvallamento raggiungendo il filo della morena e procedendo in piano verso Sud mettere piede sul ghiacciaio (Dal rifugio Branca 2493 m scendere brevemente sul valloncello compreso fra la morena destra orografica del Ghiacciaio dei Forni e le pendici della montagna. Risalire portandosi da ultimo sul filo della morena fin quasi al suo termine per poi deviare a destra entrando sul ghiacciaio). Puntare in direzione Sud e, sopra l'affioramento morenico dell'Isola Persa 1742 m, piegare a destra passando alla base dell'affioramento roccioso 2897 m tagliando poi in piano verso Ovest fino a raggiungere i pendii glaciali che salgono verso la vetta e la dorsale fra il Tresero e la Cima San Giacomo. Con una ultima deviazione a sinistra si raggiunge la base della cresta sommitale fra la Punta Pedranzini 3599 m e la vetta, che in breve si raggiunge (vedi anche it. a).
la migliore e più consigliabile, specie con neve ben assestata si svolge lungo il canalone dell'it. a.
Il massiccio dell'Ortles-Cevedale si trova un poco decentrato verso Sud rispetto alla catena alpina, pur facendone parte a tutti gli effetti. Tale complesso montuoso è geologicamente formato da Dolomia principale nel suo settore nord-occidentale (Monte Ortles 3905 m, Gran Zebrù 3735 m) mentre, a partire dal Monte Cevedale 3769 m affiorano le Filladi quarzifere che determinano molte importanti vette del settore sud-orientale. Tutto il massiccio è caratterizzato dalla presenza di imponenti ghiacciai: 68 sono gli apparati glaciali presenti sul versante valtellinese e ad essi si devono aggiungere gli oltre 30 presenti sul versante atesino. Fra tutti il maggiore è il Ghiacciaio dei Forni, il secondo d'Italia, con una superficie totale di 1290 ettari (il maggiore in assoluto è il Ghiacciaio Adamello-Mandrone con 1813 ettari). Tali ghiacciai durante i periodi di massima espansione e il successivo ritiro hanno profondamente modellato le valli e il territorio lasciando a testimonianza del loro passaggio grandi cordoni morenici ora in parte ricoperti dalla vegetazione d'alta quota, ripiani e laghetti alpini che sono oltre un centinaio ma che un tempo dovevano essere assai di più visto il notevole numero di torbiere e paludi che un po' ovunque ancora ne testimoniano l' antica presenza. Dal punto di vista orografico il massiccio dell' Ortles-Cevedale, é il "tetto" di questo comprensorio alpino compreso fra Valtellina, Alto Adige e Svizzera. Meta di alpinisti e sciatori alpinisti di tutta Europa le sue vette, principalmente glaciali, sono un paradiso per gli amanti delle impegnative ascensioni su ghiaccio e misto e in primavera offrono percorsi sci alpinistici fra i più belli e completi di tutte le Alpi. Le vette maggiormente frequentate sono il Gran Zebrù o Koenig-spitze di cui sono celebri la via normale, l'impressionante parete Nord e la cresta Nord-ovest; l'Ortles con la difficile via normale e la pericolosa e altissima parete Nord; il Cevedale, facile da tutti i lati, ma possente come un colosso himalayano. Altrettanto celebre è la traversata per cresta dei monti che fanno corona alla Val Cedèc, le cosiddette "13 cime", una cavalcata di un paio di giorni che si mantiene costantemente al di sopra dei 3.300 metri di quota e che comprende le vette dal Cevedale al Tresero (o viceversa).
Oltre agli alberghi presenti a Santa Caterina, importanti rifugi servono come base di partenza per gite e ascensioni: già lungo la strada che entra in Val Cedéc si trovano il piccolo Rifugio Stella Alpina e il grande complesso dell'ex Albergo Ghiacciaio dei Forni che però rientrerà in funzione solo a partire dall'estate 1997. In Valle dei Forni si trova il rifugio Branca, base per le scalate al Palon de la Mare, al Vioz, alla Punta San Matteo e al Tresero; in fondo alla Val Cedéc c'è il Rifugio Pizzini-Frattola, da dove si parte per il Gran Zebrù, il Cevedale e il Monte Pasquale.