Escursioni - I grandi spazi degli Andossi

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «I grandi spazi degli Andossi»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Valchiavena
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: A32
  • Periodo consigliato: luglio-ottobre
  • Punto di partenza: Madesimo località Macolini. Madesimo si raggiunge percorrendo la SS36 del Passo Spluga (139 km da Milano) e staccandosene brevemente al km 137 per imboccare sulla destra la galleria che porta all'abitato. Traversato Madesimo la strada prosegue sul fondovalle terminando al parcheggio di Macolini (3 km circa).
  • Tempo di percorrenza:  4/5 ore 
  • Dislivello:  520 m circa
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Cartografia:  CNS 1:25.000 n° 1255 «Splügenpass»; oppure 1:50.000 «San Bernardino»; SeteMap 1:25.000 «Valchiavenna / Valle Spluga-Val Bregaglia» 
  • Informazioni locali: Consorzio Promozone Turistica Valchiavenna
  • Rifugio Giovanni Bertacchi Tel: +39 3347769683;e-mail: rifugiobertacchi@caivallespluga.it
 
mappa percorso Andossi

Percorso

Dal parcheggio si segue la sterrata che prosegue sul fondovalle e in leggera salita raggiunge un masso e una palina con cartelli. Appena prima del masso per traccia, o subito dopo su percorso più marcato, si sale a destra e dopo poche decine di metri si devia a sinistra abbandonando la bella traccia che taglia verso Sud per entrare nella Valle Sterla verso l'omonimo passo (palina e cartelli indicatori). Ben presto inizia la salita che con numerosi tornanti, ma mai eccessivamente faticosa, s'inerpica sulla poco accentuata dorsale che forma la sinistra idrografica del torrente emissario del Lago d'Emet. Dopo circa duecento metri di dislivello questa ginnastica termina e il percorso perde un po' di ripidezza per tagliare verso Nord attraversando il torrente e proseguire su un'ampia dorsale erbosa. Il Rifugio Bertacchi ci domina e in breve lo raggiungiamo. Da qui si percorre verso Nord la sponda occidentale del vicinissimo Lago d'Emet in un ambiente veramente idilliaco. Lasciata a destra una deviazione che porta ad un gruppo di baite il sentiero procede pianeggiante percorrendo un largo spalto alla base della rocciosa cresta meridionale del Pizzo Spadolazzo. Traversando zone di massi e altre più comode il tracciato compie il giro della testata della Val Scalcoggia che scende verso Madesimo e giunge al poggio quotato 2103 m sul versante opposto della valle. Ora lungo la strada di servizio di una vecchia cava si percorrono circa 500 metri fino a una diramazione sulla sinistra con palina segnaletica. Si abbandona allora la larga sterrata per seguire quella più stretta che dirige verso Sud. Percorrendo le ampie ondulazioni prative degli Andossi lambiamo a distanza l'omonimo laghetto che si scorge sulla destra e scendiamo con dolce pendenza per circa due chilometri e mezzo raggiungendo un baitone. Perseguiamo oltre e, sempre puntando a Sud, giungiamo ad un primo nucleo di abitazioni, fra le quali si trova il Ristoro Pasini, entrando su strada asfaltata. Evitando le deviazioni a sinistra arriviamo poi presso il Rifugio Mai Tardi e proseguiamo seguendo le indicazioni per San Rocco e il Rifugio Camanin. Giunti alle porte di San Rocco (400 metri circa da Mai Tardi) un cartello ci dice di deviare a sinistra verso il Rifugio Camanin. Scendiamo sulla stradetta che sinuosa percorre i vasti prati della zona per giungere ad un incrocio. Deviando a sinistra lambiamo l'edificio del Camanin e proseguiamo in piano con solo qualche breve risalita finché la stradina che stiamo percorrendo si abbassa al torrente di fondovalle compiendo un tornante e varcando il corso d'acqua su un ponticello di pietra. Deviando a sinistra entriamo nella frazione di Casone e proprio nel punto in cui il nostro percorso va ad immettersi nella strada asfaltata, alle spalle di una notevole dimora, imbocchiamo sulla sinistra un tratturo che percorre i prati che fiancheggiano strada principale. Circa 500 metri più avanti il tratturo si congiunge alla carrozzabile e in pochi passi si torna al punto di partenza.

Il rifugio Giovanni Bertacchi

il Rifugio Giovanni Bertacchi 2168 m, può essere considerato la tappa fondamentale di questo splendido anello. Costruita in soli quaranta giorni nel 1919 presso il Lago e il Passo d'Emet, la Capanna alpina dell'Emet sorgeva su un promontorio panoramico affacciato sulla Val Scalcoggia e Madesimo. L'opera, inaugurata nel 1921, fu fortemente voluta dal socio della Sezione del Cai Milano Davide Valsecchi, capitano del V° Reggimento Alpini, fervente sostenitore della costruzione di nuovi rifugi, il quale si avvalse della collaborazione dei suoi uomini - distaccamento Alpini Sciatori Mera Adda - per completare l'opera in un tempo tanto breve. Nel periodo estivo, dal primo di luglio al 15 settembre, la costruzione aveva un gestore ed era dotata di sei cuccette oltre a dieci posti su pagliericcio nel sottotetto. Poco dopo la sua edificazione il rifugio fu donato alla Sezione di Milano del Cai che lo dedicò al poeta valchiavennasco Giovanni Bertacchi noto anche come il "Poeta delle montagne". Ampliato e reso confortevole attraverso successive opere di miglioria attualmente il rifugio è gestito dalla Sezione Cai Vallespluga; l'ultimo intervento importante risale al 2012 e oggi la struttura conta di 21 posti letto e 3 nel locale invernale sempre aperto.Superato il Bertacchi una lunga traversata a mezza costa ci porterà nel punto ove l'imponente dorsale prativa degli Andossi si salda che le propaggini del Pizzo Spadolazzo. 

Giovanni Bertacchi

Insegnante e critico letterario Giovanni Bertacchi, nativo di Chiavenna, può senz'altro essere definito il cantore delle Alpi assieme ad un suo illustre predecessore, il poliedrico Albrecht von Haller, autore del poema Die Alpen scritto nel 1729. Influenzato molto dallo stile del Pascoli, il Bertacchi seppe trasfondere il suo amore per i paesaggi montani nella sua opera più famosa, Il canzoniere delle Alpi, pubblicato nel 1895. A questa seguirono altre raccolte di poesie scritte negli anni in cu fu professore di letteratura italiana all'Università di Padova, incarico che lasciò nel 1938 in opposizione al regime fascista. In età matura, ormai sessantenne, forse sentendo di essere alla fine del suo percorso terreno prese a scrivere poesie in dialetto chiavennasco che trovarono posto nella raccolta Il perenne domani pubblicata nel 1929; versi struggenti, carichi di nostalgie, di atmosfere melanconiche, di ricordi dei luminosi giorni passati nella sua amata terra chiavennasca. Fra le poesie raccolte ne Il perenne domani ce n'è una dedicata alla piccola Capanna alpina dell'Emet che lo rese amato dagli alpinisti dell'epoca sua.

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