Lasciata l'auto in uno dei due ampi parcheggi presso l'imbocco del tratturo rettilineo che sale all'Agriturismo e alla Casera (cartelli indicatori e segnavia n. 106 Pizzo dei Tre Signori) si lambiscono gli edifici proseguendo su buon sentiero segnalato arrivando alla Baita Ciarelli e poco sopra al suggestivo spalto dove, sotto ciclopici massi di conglomerato si trovano le baite dei Predoni (da 'preda', sasso). Poco più avanti ci si porta sul versante destro orografico della Valle d'Inferno e con numerose svolte si prende quota giungendo ad intercettare il sentiero n. 101 (Sentiero delle Orobie occidentali). Procediamo in salita su terreno sempre più sassoso mentre sopra le nostre teste si profila l'inquietante sagoma della Sfinge dei Tre Signori, singolare struttura alta quasi 200 metri che ricorda il monumento egizio. Passando ai piedi della Sfinge giungiamo infine alla Bocchetta d'Inferno. Ora pieghiamo a sinistra facendo attenzione alla segnaletica che porta in breve sul ciglio di un valloncello roccioso. Risalendone la sponda di sinistra (per chi sale) lo si traversa più in alto (è possibile anche attenersi al fondo del valloncello ma occorre poi prestare attenzione ad azzeccare l'uscita verso destra). Fra affioramenti rocciosi e tratti su sfasciumi ci si destreggia fra le rupi del versante orientale della montagna per raggiungere infine la dorsale Nord-ovest ove si intercetta il sentiero che sale dal Rifugio F.A.L.C. e dalla Bocchetta di Piazzocco. Un ultimo tratto ripido porta ad una placca rocciosa la cui salita è facilitata da una breve corda fissa metallica che porta sulla sommità.
Annidato alle pendici meridionali del Pizzo dei Tre Signori, in una stretta valle tipica dell'orografia di queste montagne sul lato Bergamasco, si trova il pugno di case che formano il paese di Ornìca. Piccolo, nascosto, remoto sì, ma un tempo di una certa importanza per il fatto di trovarsi sulla strada che attraverso il Passo di Salmurano metteva in comunicazione il territorio della Serenisssima Repubblica di Venezia con la Valtellina allora dominata dai Grigioni. Altra ragione dell'importanza di Ornica risiedeva nella presenza sulle montagne vicine di importanti miniere di ferro il cui prodotto era lavorato in molti centri del territorio. Mentre ad esempio Premana nella vicina Val Varrone era celebre per la lavorazione di oggetti da taglio, Ornìca si distingueva per la produzione di chiodi. Non a caso nello stemma del comune, assieme a due api dorate e una grande O, iniziale del nome, è raffigurata un'incudine.
C'è concordanza nell'attribuire l'origine del toponimo all'antica presenza in loco di estese foreste di frassino (fraxinus ornus) che probabilmente furono abbondantemente disboscate per alimentare l'industria della lavorazione ferriera.
Il primo insediamento è probabilmente da fare risalire all'alto medioevo, tempo di grandi incertezze in cui molte popolazioni cercarono rifugio proprio fra le montagne e le valli meno accessibili. Tuttavia giocò un fattore decisivo anche la sopra accennata presenza di miniere di ferro già note in epoca romana e forse ancor prima.
Nel Medio Evo il vicinissimo e comodo valico di Salmurano favorì anche un certo flusso commerciale verso la Svizzera e la Mitteleuropa contribuendo non poco all'instaurarsi di un solido benessere che cominciò a declinare allorché il territorio passò dalla Signoria veneta alla Repubblica Cisalpina. Col tempo la lavorazione del ferro lasciò il posto ad una sapiente agricoltura di montagna che, soprattutto per la produzione di eccellenti prodotti caseari, tenne viva l'economia locale anche quando giunsero altri dominatori, gli austriaci, che come fecero in altri luoghi, vedi la vicina Valtellina, si distinsero per la realizzazione di importanti opere pubbliche. Così una comoda strada permise di agevolare il collegamento del paese con la Val Brembana e la Bergamasca.
Sotto il Regno d'Italia l'importanza del paese andò scemando e oggi Ornìca è un tranquillo paese dedito al turismo e all'agricoltura alpestre.
Dell'antico e nobile passato restano però importanti testimonianze nella Piazza del Rastel e nelle vie del borgo come Palazzo dei Gualteroni, il Portec di Sancc (il Portico dei Santi) o la chiesa di Sant'Ambrigio Vescovo che conserva una notevole volta a crociera affrescata da Angelo Baschenis, membro della celebre famiglia di pittori itineranti di origini bergamasche.
Il toponimo Tre Signori è dovuto alla posizione della nostra montagna che nel Medio Evo era punto di contatto fra tre differenti stati: la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano e i Grigioni.
Qui fu assai fiorente l'estrazione del minerale ferroso e alcune le cave poste a 2000 metri di altitudine, furono coltivate per un lunghissimo periodo e parte del Medio Evo, finché l'incrudimento climatico prodotto dalla Piccola Età Glaciale (1550-1850) non portò al loro abbandono.
Le curiose formazioni rocciose che caratterizzano questo interessante comprensorio montuoso, sono costituite da formazioni sedimentarie permiane. Si tratta una serie di conglomerati detti "Formazione di Collio", "Conglomerato di Ponteranica" e "Verrucano Lombardo". I conglomerati non sono altro che il risultato del consolidamento di antichissimi depositi alluvionali: si tratta di rocce formate da una "matrice" di grana finissima che come un cemento ingloba ciottoli di varia dimensione. Milioni di anni or sono, ancor prima della grande glaciazione del Quaternario questo settore orobico doveva essere percorso da imponenti fiumi che hanno lasciato qui parte dei loro depositipoi solidificati e successivamente erosi dagli agenti atmosferici per arrivare a noi con una grande varietà di forme, spesso bizzarre. Attorno al Tre Signori svettano alcune di queste curiose formazioni rocciose, il Torrione Sant'Ambrogio, la Civetta e la Sfinge, che lambiremo durante la salita. Presso il Rifugio F.A.L.C., e alla Bocchetta di Trona, si trova un affioramento di Verrucano lombardo caratterizzato da una matrice rossa nella quale spiccano ciottoli bianchi di quarzo. Il Conglomerato di Ponteranica affiora a Nord del Lago di Trona e al Pizzo dei Tre Signori, con formazioni di color grigio-verde nella quale si trovano ciottoli anche di notevoli dimensioni. Presso il Lago Zancone e il Lago d'Inferno, si trovano invece estesi affioramenti di Formazione di Collio, vale a dire rocce di grana molto fine, arenarie e argilliti stratificate.
Nei giorni più limpidi, il panorama dalla vetta è sconfinato. Verso Sud in circostanze eccezionali si potrà scorgere addirittura la Madonnina del Duomo di Milano e l'evanescente profilo degli Appennini. A Nord ecco le Alpi Retiche, dai granitici picchi del Masino alle glaciali vette del Monte Disgrazia e del Bernina. A Nord-ovest si impone invece il massiccio del Monte Rosa.