
Lasciata l'auto nei pressi del parcheggio che si trova sulla destra della strada, all'altezza del muraglione della diga e del Rifugio Zoia, si scende su di esso e se ne traversa la prima parte per poi scendere a sinistra lungo una sterrata che termina in un vasto piazzale. Qui sono ben visibili i cartelli che indicano l'imbocco del sentiero che, subito ripido, si inerpica fra grandi roccioni di serpentino e rado bosco. La salita termina presso un poggio da cui si può godere una splendida panoramica sull'alta Val Malenco. Ora, ancora in leggerissima salita, il sentiero prosegue dirigendo verso Nord in un bosco di larici e abeti per passare sopra la conca dell'Alpe Musella ove sorgono i rifugi Mitta e Musella. Uscito dal bosco il sentiero si porta ancora pianeggiante all'inizio della salita dei "sette sospiri" che, con altrettante rampe interrotte da brevi ripiani, risale una serie di gigantesche ondulazioni che testimonino la presenza di un "rock glacier" inattivo e giunge al Rifugio Carate Brianza. Dopo il rifugio con poche falcate si raggiunge la Bocchetta delle Forbici oltre la quale appare il mondo del Bernina con i suoi ghiacciai e le sue imponenti montagne. Un tempo il sentiero si teneva a mezza costa per poi scavalcare la cresta Nord-ovest della Cima occidentale di Musella; oggi si abbassa ad aggirare la cresta per entrare nella conca superiore del Vallone di Scerscen da dove si ha la prima visione completa del massiccio. Si piega ora verso destra, su terreno morenico passando accanto alle sponde del lago glaciale di Musella formatosi in questi ultimi anni a causa dello scioglimento della Vedretta delle Cime di Musella. Sulla sinistra si sfiorano i resti dell'elicottero che qui precipitò, nel 1957, provocando la morte di Luigi Bombardieri e del comandante Pagano e si inizia a piegare ad arco di cerchio verso sinistra per avvicinarsi al grande bastione roccioso sul quale sorge il rifugio. Con qualche su e giù fra piccoli cordoni morenici, attraversato il torrente che sgorga dalla Vedretta di Caspoggio, si attacca la salita del bastione sul suo lato orientale risalendo su terreno detritico per giungere infine sul vasto piazzale antistante il rifugio.
Nato ad Ariccia il 21 maggio 1843 perdeva la vita a soli 38 anni sul Monte Rosa il 10 agosto 1881 travolto da una valanga e con le sue guide Battista Pedranzini e Ferdinando Imseng. Appassionato geografo e segretario di un ricco inglese, fu in visitò tutte le nazioni europee e risalì il Nilo fino alla più remota cateratta. Dotato d grande resistenza fisica, svolse una intensissima attività alpinistica nei gruppi del Bianco, del Bernina, dell'Ortles-Cevedale, del Disgrazia. Dedicò la sua attenzione al Gruppo del Bernina che esplorò con le guide Pedranzini e Compagnoni, salendo la vetta principale dal versante svizzero il 23 luglio 1877 con la famosa guida Hans Grass di Pontresina e il fedele Battista Pedranzini. Fu durante queste esplorazioni che ravvisò la necessità di costruire un rifugio sul versante italiano, che facilitasse l'approccio alle cime del gruppo. Il suo impegno a questo scopo fu determinante per la scelta del luogo, per il progetto, nella raccolta di fondi presso le altre Sezioni del Cai e presso la Sede Centrale. Egli stesso non lesinò contributi finanziari a questo e ad altri progetti in gestazione.Nel 1880 si inaugurava così la Capanna Scerscen, piccolo edificio con due vani, pagliericci, sottotetto per le guide, stufa, focolare e stoviglie. E già l'anno successivo Damiano Marinelli potè usare il "suo" rifugio durante una nuova campagna alpinistica nel Bernina.Non poté però ritornarvi causa il mortale incidente che lo coinvolse poco dopo sulla parete Est del Monte Rosa. A seguito del luttuoso evento la Capanna Scerscen fu dedicata al suo nome e da allora ha subito molte modifiche ed ampliamenti facendole assumere le dimensioni di un grande albergo d'alta quota con ben 210 posti letto. La più importante fase di queste ristrutturazioni avvenne dopo la Seconda Guerra Mondiale sotto gli auspici di Luigi Bombardieri, allora presidente della Sezione Valtellinese. Amante del Massiccio del Bernina, il Bombardieri fece di tutto affinché il rifugio diventasse sempre più importante, ideando fra l'altro una scuola di alta montagna che si teneva al rifugio nel periodo estivo. Purtroppo nel 1957, causa la nebbia, Bombardieri perdeva la vita, assieme al pilota Secondo Pagano, in seguito alla caduta dell'elicottero che lo stava portando verso il rifugio. Il cavo della teleferica teso sul Vallone di Scerscen fu loro fatale; i resti del velivolo depositati a fianco del sentiero sono ancora lassù a ricordo di quella tragedia. Dopo la scomparsa del Bombardieri, la Sezione Valtellinese, riconoscente, volle aggiungere il suo nome a quello del Marinelli legandolo per sempre al rifugio da lui tanto amato.
Il massiccio del Bernina è uno dei maggiori delle Alpi e può vantare fra le sue vette un 4000, il Pizzo Bernina, 4049 m o 4050 m a seconda delle cartine o delle guide alpinistiche.Tutte le più importanti elevazioni del gruppo sono allineate lungo lo spartiacque principale delle Alpi e linea di confine italo-elvetico. Il versante settentrionale si affaccia infatti sull'Engadina con pareti prevalentemente glaciali e grandi ghiacciai. All'opposto, il versante meridionale presenta grandi pareti rocciose ove l'elemento ghiaccio scarseggia o è del tutto assente. Il cuore del massiccio è costituito da quattro sottogruppi che prendono il nome dalle loro principali vette: il Sella-Glüschaint, il Bernina, l'Argent-Zupò-Bellavista, e il Palù.Il sottogruppo del Bernina è costituito da una grandiosa triade di cime che tanto si impone alla vista una volta superata la Bocchetta delle Forbici. Si tratta del Pizzo Roseg, dalle eleganti forme e dalla duplice sommità; del Monte Scerscen caratterizzato da una grande parete rocciosa solcata da tre enormi rampe oblique e parallele; del Pizzo Bernina, vetta massima che per assurdo appare la più dimessa delle tre.Grandi ghiacciai si originano nei bacini di accumulo ai piedi di queste vette; in particolare, il vasto altopiano sottostante la catena Roseg-Scerscen-Bernina è occupato dal Ghiacciaio di Scerscen superiore che poi "tracima" verso Sud con due grandi cascate di seracchi che si scaricano sul vallone di Scerscen. Un tempo, durante la "piccola età glaciale" (1550-1860 circa) la lingua di questo ghiacciaio proseguiva ad occupare il vallone dove si univa con il Ghiacciaio di Scerscen inferiore che giungeva da Ovest e con la Vedretta di Caspoggio che scendeva da oriente. Oggi nulla resta di questa imponente colata glaciale e i tre apparti citati si sono alquanto ritirati, separandosi e assumendo una loro propria autonomia di vita.Un'altra curiosa testimonianza di epoche più fredde è la presenza del "rock glacier" inattivo che occupa il vallone sottostante le Cime di Musella e sul quale passa oggi il sentiero per il rifugio Carate e per il Marinelli-Bombardieri. Il fenomeno del rock glacier, o ghiacciaio pietroso, non è ancora ben chiarito, per semplificare possiamo dire che si tratta di un ghiacciaio completamente ricoperto da uno spesso strato di materiale detritico che lo protegge dallo scioglimento e che ne allunga la vita anche a quote che non ne consentirebbero la sopravvivenza. Quello in questione è oggi inattivo, esaurito, ma moltissimi esempi del genere, ancora in movimento, esistono un po' ovunque sulle Alpi.