Sulla destra (Est) in mezzo al piazzale si nota una palina con indicazioni per Paluetto, Barchetto, Lago Palù, sentiero n. 329. Il percorso inizia pianeggiante infilandosi in un bel bosco misto e abbastanza comodamente sbuca presto nella radura del Paluetto 1622 m intercettando una sterrata che a sinistra conduce ad alcune dimore. Poco dopo la stradina si stringe e prosegue un largo sentiero che giunge al limite inferiore dei prati di Barchetto 1811 m, immettendosi su una sterrata che si segue salendo per poi proseguire sfilando a monte dell'A. Zocca 1844 m. (cartelli Lago Palù - n. 329). Proseguire scollinando nella conca che ospita il Lago Palù immettendosi sulla strada che ne costeggia le sponde. Andare a sinistra per raggiungere in breve il Rifugio Lago Palù 1965 m e passare a monte dell'edificio per imboccare un sentierino che da lì sale a sinistra e, dopo un tratto nel bosco, sbuca sui prati dell'Alpe Roggione 2000 m. Si risale in diagonale un costone fino a una baita poi si piega a gomito verso sinistra (cartello escursionistico Alpe Sasso Nero-Alpe Entova) e si rientra nel bosco. Dopo un primo tratto in salita il tracciato taglia lungamente in falsopiano poi riprende a salire fra mughi e rocce fino a una spalla a 2380 m circa. Da qui si scollina perdendo un po' quota per traversare un valloncello portandosi sulla sponda opposta e quindi più o meno pianeggiante il sentiero, sempre ben evidente, giunge all'Alpe Sasso Nero 2304 m. Seguire ora il sentierino e le indicazioni Alpe Entova-S. Giuseppe. A un successivo cartello non seguire le indicazioni per il Rifugio Longoni-Alpe Fora (Triangoli gialli Alta Via della Valmalenco. Questo sentiero offre una variante di rientro più lunga. Dapprima traversa verso Nord-ovest fra gradi pietraie, affioramenti rocciosi e qualche terrazzo erboso finché raggiunge la sterrata che conduceva all'ex rifugio Entova-Scerscen. Una volta intercettata la strada basta seguirla in discesa. Superata la deviazione a destra per il Rifugio Longoni si continua sulla strada fino all'Alpe Entova e ai Prati della Costa). Evitare anche di prendere la prima deviazione a sinistra sebbene indicata da una palina ma prendere poco più avanti il sentiero n. 332 (Alpe Entova-Braciascia-S. Giuseppe) e scendere verso sinistra entrando man mano nel bosco (il percorso è ben segnato e solo qualche saltino richiede un minimo di attenzione). Dopo aver traversato su un ponte legno l'Entovasco si giunge sui prati a monte dell'Alpe Entova. Scendere fino all'alpeggio e alla strada sterrata che verso sinistra riporta a Prati della Costa.
La gita si svolge per buona parte su comodi sentieri e stradine sterrate e solo la traversata dall'Alpe Roggione all'Alpe Fora risulta un po' più impegnativa. In questo tratto, fra boschi di mughi, radi larici e rosse rupi di serpentino si apre un panorama incantevole ed estesissimo su tutta la Val Malenco, ingentilito dalla gemma blu del Lago Palù che spicca nel verde della foresta. Il minuscolo nucleo di baite in pietra dell'Alpe Sasso Nero è l'esempio di una stazione elevata per la monticazione, forse una delle più alte della Valmalenco. Le minuscole costruzioni e i ripari ottenuti ricavando protezione da alcuni massi sono talmente ben inserite nella natura circostante da risultare quasi invisibili. Il piccolo alpeggio annidato in un valloncello fra grandi massi è sorvegliato dal Castello, piccola ma elegante guglia rocciosa a cui è legata una leggenda che narra di una pastorella rapita da un barbaro e portata sulla sua vetta. Seguì un assalto alla rupe da parte dei montanari corsi in aiuto del promesso sposo della giovane che si concluse con la vittoria: il bruto fu imprigionato e lasciato morire di fame e di sete sulla cima. Ma nelle notti tempestose il suo fantasma cerca ancora la sua vendetta facendo rotolare massi di ogni dimensione
Il 19 agosto 1862 una piccola comitiva composta da tre inglesi e una guida svizzera, e partita da Sondrio di buon mattino, entrava, sicuramente inattesa, nel piccolo borgo di Chiesa Valmalenco. Il gruppo era formato dal Rev. Isaac Taylor, dal Rev. Leslie Stephen, con la sua fedele guida dell'Oberland Melchior Anderegg, Edward S. Kennedy e Thomas Cox, un domestico forse dello stesso Kennedy. Erano lì per tentare di raggiungere una certa cima che alcuni loro compatrioti avevano scorto dalle vette del vicino gruppo del Bernina. Si trattava di un colosso ghiacciato alto quasi 4000 metri di cui poco si sapeva. Forti camminatori, i quattro si fermarono un attimo all'Albergo Olivo, prenotarono la cena e proseguirono la salita impazienti di poter dare un'occhiata alla misteriosa cima più da vicino. Non è chiaro il percorso che seguirono ma forse in parte coincide con il nostro. L'unico riferimento ce lo fornisce Kennedy nella relazione letta davanti ai membri dell'Alpine Club il 3 febbraio 1863: «... E ora, seduti sui pendii del Monte Nero ad un'altezza di circa 8000 piedi, iniziamo, con il cannocchiale in mano ad esaminare la nostra montagna. Fino a quel momento avevamo visto poco, ma ora appare una serie di cime simili a guglie che spuntano di colpo a sud-est di Chiesa e di là si dirigono verso nord-ovest.» Si trovavano quindi a circa 2400 metri (1 piede = 30,48 cm), quindi circa alla quota dove sorgono le povere baite in pietra dell'Alpe Sasso Nero e l'unico sentiero che permetteva di giungere a quella quota partendo da Chiesa portava proprio all'alpeggio che visiteremo. Scorta la loro meta gli inglesi tentarono il Monte Disgrazia prima dalla Valmalenco e poi dalla Valmasino, compiendone la prima ascensione assoluta proprio da quest'ultimo versante. Nel 1863 la relazione di Kennedy inaugurò il volume numero uno dell'Alpine Journal, la prima rivista di alpinismo al mondo,.