Escursioni - La Val Sassersa e i suoi laghetti nascosti

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «I meravigliosi laghetti di Sassersa»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E86
  • Periodo consigliato: luglio-ottobre
  • Partenza: Primolo 1274 m. Il paese si raggiunge da Chiesa Val Malenco capoluogo dell'omonima valle, a 15.5 km da Sondrio. Da Chiesa per strada asfaltata si raggiunge Primolo in 4.5 km. 
  • Tempo di percorrenza: 5/6 ore andata e ritorno.
  • Dislivello: percorso con un tratto veramente molto ripido e un dislivello di 1.000 m circa.
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: AA. VV.: "Valli Segrete in Valtellina e Valchiavenna"; Ed. L'Umana Dimora - Sondrio 2010. 
  • Arzuffi Luca "Valmalenco le più belle escursioni", Lyasis Edizioni, Sondrio 2006 
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «Monte Disgrazia»; Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n. 93 «Bernina-Sondrio». SeteMap 1:30.000 «Valmalenco-Sondrio e dintorni»
  • Informazioni locali: Consorzio Turistico Sondrio-Val Malenco 
 


 
mappa Laghi di Sassersa

Percorso

Entrati in Primolo si imbocca la prima strada sulla sinistra, che corre alle spalle dell'abitato e, in corrispondenza del campo sportivo, compie un'ampia curva verso sinistra diventando sterrata. Con un lungo tratto in leggera salita si raggiunge un comodo un parcheggio - cartelli Laghetti di Sassersa, Passo Ventina, Chiareggio - Pirlo, Alpe lago, Rif. Bosio. Evitando un sentiero che scende sulla sinistra si imbocca quello che stretto e pianeggiante entra nell'abetaia.
Seguendo le indicazioni per l'Alpe Pradaccio ed il Passo Ventina, si traversa su un ponticello il Torrente Secchione e si sale all'Alpe Prato ove da destra giunge il largo sentiero proveniente da Primolo. Deviando a sinistra si prende quota lambendo la presa di un acquedotto e poco dopo si raggiunge l'Alpe Pradaccio. Da qui (indicazioni abbondanti) ci si porta alla base della ripida e desolata Val Sassersa. Dopo aver traversato quasi in piano un bosco di mughi, il sentiero prende a salire con notevole pendenza e stretti tornanti il lato destro (sinistra orografica) del vallone, sovrastato da pareti di serpentino striate di nero e intervallate da cenge di mughi. La ripidissima china porta ad un primo punto di respiro ove da sinistra (cartelli indicatori) giunge una variante dell'Alta Via che dall'Alpe Giumellino entra in Val Sassersa. La salita prosegue di nuovo ripidissima su ghiaioni di rosso serpentino e termina su un poggio da dove il percorso perde un po' di ripidezza (segnaletica ottima) e raggiunge finalmente le rocce montonate che delimitano ad Est la conca dei Laghetti di Sassersa. Sulla destra, dominato dalla rossa parete del Pizzo Rachele, il ghiaione prosegue ancora verso il vicino Passo Ventina che mette in collegamento con l'omonima valle e i rifugi Gerli-Porro e Ventina. Lambite verso sinistra le sponde del primo lago (2368 m), in ambiente desolato, ma molto suggestivo, si punta verso Sud-ovest al cospetto della gotica architettura della Punta del Lago, o Punta Maria, che si specchia nelle acque smeraldine e in breve si giunge al secondo e maggiore dei tre bacini. Poco sopra si trova il terzo laghetto e proprio sul cordone di detriti morenici che lo separa dal secondo lago, aggirandosi fra dune  detritiche si trovano le gallerie di alcune antiche cave per l'estrazione di materiale contenente rame che pare fossero coltivate ancora nel XVIII secolo da maestranze bergamasche. La tradizione vuole che si estraesse oro ma più probabilmente si trattava solo di normalissima calcopirite, importante minerale di rame, il cui colore giallo dorato trasse in inganno gli abitanti locali che mai s'impegnarono negli scavi ma che erano forse un po' gelosi, sospettando di essere privati di tanta supposta ricchezza.

La leggenda dei laghetti di Sassersa

Evidentemente il colore particolare delle serpentine, dal rosso scuro all'ocra, dovette suggestionare parecchio la fantasia dei montanari di Val Malenco ed ecco una bella leggenda che ce lo conferma.  Due giovani fratelli della Val Malenco, Giacomo e Giuseppe, d'esatte portavano le loro mandrie a pascolare sugli alti pascoli soprastanti Chiesa e Primolo. Spesso scendevano a valle per portare i prodotti dell'alpe e per fare rifornimento di viveri e vettovaglie. Durante le loro discese in paese, i due avevano conosciuto e si erano innamorati di Alma, figlia di un ricco notabile locale, bellissima quanto capricciosa. Ogni volta che incontrava i due fratelli, la crudele fanciulla si prendeva gioco di loro, li scherniva e li umiliava sottoponendoli ad impossibili prove d'amore, con la scusa che chi avesse vinto l'avrebbe avuta in moglie.Avendo esaurito il repertorio di cimenti, un giorno la ragazza si inventò che avrebbe sposato chi dei due fratelli fosse riuscito a raggiungere la più ardita vetta della vetta dell'alta Val Sassersa, forse il Pizzo Rachele, forse la Cima di Sassersa.Pieni di speranza Giacomo e Giuseppe caddero nell'ennesimo tranello e partirono alla volta della cima ma da essa non fecero più ritorno. Amici e parenti li cercarono per giorni e giorni, sembrava che la montagna li avesse inghiottiti. Per quanto in ritardo anche nel cuore insensibile di Alma, si aprì una breccia e, presa da rimorso, la ragazza decise di partecipare alle ricerche. Raggiunti gli ameni pascoli del Pirlo, Alma si inerpicò lungo il ripido e desolato vallone di Sassersa  per giungere con gran fatica sui ripiani sassosi dell'alto circo della valle dove ora si trova il primo dei tre laghetti di Sassersa. Da quella posizione rivolse lo sguardo verso la punta che doveva essere scalata dai due giovani e per ore ed ore li chiamò invano. Sentendosi sempre più colpevole del suo crudele capriccio Alma cominciò a piangere copiosamente; ma non si diede per vinta. Proseguì fra le vaste pietraie salendo ancora un poco e poi, fermatasi di nuovo invocò nuovamente il nome dei due ragazzi, ma ancora una volta invano. Prostrata sulle pietre s'abbandonò ancora ad un pianto disperato e ancora una volta riprese la salita sperando di vedere Giacomo e Giuseppe comparire oltre l'ultima balza. Invece, anche dietro l'ultima barriera le si aprì il desolato paesaggio di sconfinate pietraie e allora capì che ogni speranza era perduta e cadde sfinita dal dolore piangendo le ultime lacrimeDa quel giorno, nei luoghi dove Alma si era fermata, aveva invocato e pianto rimasero tre laghetti di diverso colore: i laghetti di Sassersa. Il primo lago è nero come il lutto, il secondo, il più grande a causa delle abbondanti lacrime piante, è verde, come verdi erano gli occhi di Alma, e il terzo, più piccolo, è azzurro come il cielo nel quale si sciolse il suo pentimento. La roccia di tutte montagne della zona assunse inoltre un color rosso intenso  forse in ricordo del sangue dei due fratelli caduti.Davanti il Pizzo Cassandra, dove si presume siano scomparsi Giacomo e Giuseppe, si trova una cima con due punte, che i montanari di Val Malenco chiamarono i Giumelin, i Gemellini. Oggi tale vetta si chiama Pizzo Giumellino e Giumellino è la valle che si stende ai piedi del suo versante meridionale.

  • L'Alpe Pradaccio e le rupi della Porta di Sassersa, toponimo creato recentemente dagli scalatori
  • Veduta del Pizzo Scalino durante la salita
  • Eccoci sulle rive del primo dei Laghetti di Sassersa
  • Dai Laghetti di Sassersa veduta sull'innevato Pizzo Cassandra
  • Antiche cave di rame presso il lago superiore di Sassersa
  • Veduta sugli alpeggi del Pirlo e di Giumellino Sul versante opposto della Val Malenco si notano le case e i prati di Caspoggio