L'anello dei Corni Bruciati

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «L'anello dei Corni Bruciati un'escursione grandiosa»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Media Valtellina
  • Tipo: Escursionismo
  • Sigla: S36
  • Periodo consigliato: luglio-settembre
  • Punto di partenza:Parcheggio alla piana di Preda Rossa in Val Masino. La località si raggiunge percorrendo la SS36 e poi la SS38 fino ad Ardenno (114 km da Milano) ove si imbocca a sinistra la provinciale per Val Masino Giunti nel paese di Filorera (10 km circa) si devia a destra (indicazioni Sasso Bisolo / Centro della Montagna) e traversato il torrente si guadagna quota con qualche tornante per poi entrare nella Valle di Sasso Bisolo. Dapprima sulla destra orografica poi sulla sinistra ed infine nuovamente sulla destra si giunge ai pianori di Sasso Bisolo (Rifugio Scotti). Poco oltre la strada riprende a silire con moltissimi tornanti per terminare al parcheggio posto all'inizio del Piano di Preda Rossa. ATTENZIONE: parcheggio a pagamento. Informazioni presso il Centro della Montagna o il Comune di Val Masino.
  • Tempo di percorrenza:7/8 ore 
  • Dislivello:1000 circa
  • Difficoltà:EE
  • Bibliografia:Vannuccini M. "Val Masino, le più belle escursioni"; Lyasis Edizioni, Sondrio 2007
  • Cartografia:CNS 1:50.000 «Monte Disgrazia»
  • Informazioni locali: Centro della Montagna di Filorera Tel. 338 8598717
 


 
mappa di Anello Corni Bruciati

Fra Val Masino e Val Malenco attorno ai Corni Bruciati

Dal parcheggio auto alla Piana di Preda Rossa dirigiamo a sud-est (destra) per traversare il torrente di fondovalle lambendo un piccolo bacino artificiale. Proseguiamo brevemente a margine di un prato e poi entriamo nel bosco per abbassarci progressivamente fin verso i 1930 metri di quota. Ora siano nella piccola Val Terzana e il sentiero prende a salire fra rado bosco e qualche ghiaione puntando verso sud-est e terminando così l'aggiramento delle propaggini occidentali del crestone roccioso Corni Bruciati-Sasso Arso. Usciti dal bosco si continua su pascolo arrivando a un ponticello tramite il qualche traversiamo il torrente di fondovalle per raggiungere un largo tracciato che punta verso sud passando a monte dell'Alpe Scermendone inferiore. Si compie poi una curva a gomito verso sinistra e si continua su largo tracciato fino al successivo tornante. Qui è possibile proseguire sulla strada e prendere quota con un altro tornante posto poco a valle della chiesetta di San Quirico. Tuttavia, per accorciare il tragitto, dal tornante si può procedere dritti su pascolo e cespugli lungo una traccia che sale diagonale a riprendere la stradina che conduce all'Alpe Piano degli Spini 2198 m. Poi si continua nella medesima direzione spostandosi leggermente verso sinistra per traversare il piccolo corso d'acqua emissario del vicino Lago di Scermendone 2339 m che si lambisce lasciandolo sulla destra. Percorrendo la buona traccia di fondovalle si tocca infine il Passo di Scermendone 2595. Dopo aver perso leggermente quota sul versante opposto si traversa la testata della Valle di Caldenno fra grandi blocchi e poi su ripidi pascoli restando in quota e arrivando in breve al Passo di Caldenno 2551 m. Dal valico si divalla in diagonale verso sinistra per un centinaio di metri facendo attenzione alla segnaletica con bolli giallorossi che marcano una discreta traccia che poi taglia pianeggiante i pendii detritici sottostanti la lunga cresta est della Quota 2995, sorta di anticima orientale dei Corni Bruciati. Si prosegue con magnifiche vedute entrando nel vallone di giganteschi massi di serpentino che si risale (segnaletica abbondante) fino all'edificio in disuso del rifugio Desio e al vicino Passo di Corna Rossa 2836. Seguendo la segnaletica si scende ora sul versante di Preda Rossa lungo una ripida traccia che su pendii detritici (neve a inizio stagione) e costeggiando paretine rocciose, porta sulle morene del Ghiacciaio di Predarossa verso quota 2700 m. Seguendo la segnaletica si traversa la morena giungendo ad un masso recante alcune frecce a vernice; proseguendo verso sud-ovest si risale la morena laterale destra del ghiacciaio, se ne scavalca il filo e in leggera salita si arriva al già visibile rifugio Ponti 2559 m da dove percorrendo il nomale sentiero di accesso si torna al parcheggio auto.

La leggenda dei Corni Bruciati

In una età che si perde nella notte dei tempi, per i pastori e gli abitanti delle vallate ai suoi piedi, il Monte Disgrazia era il Pizzo Bello. Era bella la sua vetta candida e coperta di nevi che sciogliendosi rivitalizzavano la natura, erano belli i boschi ed i lussureggianti pascoli che ne ammantavano le pendici. La montagna era amica delle genti che ne abitavano i fianchi e che con essa vivevano in armonia traendone sostentamento. Per questo soprattutto i pastori che d'estate si portavano nei pascoli alti, avevano una profonda venerazione per la loro bella montagna che credevano desse loro una posizione di superiorità sugli altri uomini. Questo armonioso ed intenso rapporto si protrasse per secoli finché un giorno un mendicante stanco ed affamato giunse fra le baite dell'alpeggio. Il tempo era minaccioso e, sotto un nevischio sferzante, l'uomo bussò ad una porta implorando un po' d'ospitalità, di calore e di cibo, ma i pastori, arroganti e presuntuosi, convinti della superiorità che gli veniva dal loro rapporto esclusivo con la Montagna, lo cacciarono. Dalla finestrella della baita gli alpigiani scorsero la figura di quel mendicante allontanarsi nella bufera e raggiungere un vicino crinale per poi fermarsi. Allora il vento improvvisamente si calmò ed essi videro che l'uomo stagliato contro il cielo alzava una mano rivolgendosi verso il Pizzo Bello. Si udì contemporaneamente una voce possente che con parole terribili lanciò una maledizione sul monte e sui suoi abitanti che, accecati dalla superbia avevano dimenticato la carità e l'amore verso i propri simili. Quel mendicante non era altri che Dio che voleva mettere alla prova le sue creature e che vista la loro cattiveria scatenò un gigantesco incendio che avvolse il Pizzo Bello. Per giorni e giorni le fiamme imperversarono bruciando boschi e pascoli e sciogliendo le nevi della vetta mettendone a nudo le rocce che divennero incandescenti. Per secoli quei luoghi tanto felici ed ubertosi si trasformarono in un desolato deserto di sterili rocce e per tutte le genti sopravvissute alla punizione divina, il Pizzo Bello divenne il Monte della Disgrazia. Una variante di questa leggenda fa maggiore riferimento aiCorni Bruciati, forse anche perché effettivamente il colore rosso cupo di queste cime, le grandi distese di ghiaioni ai loro piedi, la particolare attrazione che esercitano sui temporali, suscitarono da sempre grande impressione nelle genti locali.In questa versione il ruolo del Monte Disgrazia è assunto dai Corni Bruciati e sulle vallate ai loro piedi che, narra la leggenda, erano fertili e ricche di pascoli e foreste. Permane la figura del mendicante lacero ed affamato, che, giunto a Preda Rossa, chiede aiuto a due pastori* di Buglio, paese del versante retico valtellinese, l'uno di animo buono e generoso, l'altro avaro e malvagio. Inutile dire che il primo pastore si prese cura del viandante, gli diede il suo cibo migliore e lo ospitò, offrendo il suo giaciglio, il migliore ed il più caldo della baita. L'altro pastore invece si limitò a schernire lo sfortunato uomo gettandogli sprezzantemente a terra gli avanzi del suo cane. Il mattino seguente, il mendicante prese in disparte il suo gentile ospite consigliandolo di lasciare senza indugio l'alpeggio e di scavalcare il crinale di Scermendone per tornare a Buglio; aggiunse anche che per nessun motivo avrebbe dovuto volgersi indietro. Poi l'uomo misterioso si mise in cammino e il buon pastore lo vide trasfigurarsi in pura luce comprendendo che quello altri non era se non Dio in persona. Giunto nei pressi del crinale di Scermendone il pastore udì alle sue spalle un rombo continuo ed il fragore della montagna che crollava, ma resistette alla tentazione di voltarsi. Quando, però, fu sulla cresta, più o meno nel punto in cui oggi sorge la chiesetta di San Quirico, cedette alla curiosità. Per un attimo, prima che due carboni ardenti lo accecassero, vide un gigantesco incendio che divorava la montagna fondendo persino le sue rocce. Capendo di aver trasgredito ad un ordine superiore, il pastore si rimise alla pietà divina. 
Il Signore allora gli ordinò di battere un piede per terra e di bagnare gli occhi con l'acqua della sorgente che il suo gesto avrebbe fatto scaturire.


  • Salendo verso il Passo di Scermendone. Sullo sfondo, a destra il Pizzo Ligoncio.
  • Sosta al Passo di Caldenno. Alle spalle il versante sud-est del Monte Disgrazia
  • Traversando dal Passo di Caldenno verso l'alta Val Torreggio
  • L'ex rifugio Desio al Passo di Corna Rossa
  • n discesa dal Passo di Corna Rossa. Sullo sfondo il Monte Disgrazia
  • Sulla morena del Ghiacciaio di Preda Rossa prima di deviare verso il rifugio Ponti. Sullo sfondo il Monte Disgrazia
  • Il ben visibile rifugio Ponti è ormai a due passi
  • I Corni Bruciati visti scendendo al temine della gita