Da Chiareggio 1612 m si imbocca il sentiero dell'Alta Via della ValMalenco (segnalazioni a triangoli gialli) che si stacca sulla destra all'ingresso del paese (segnalazioni anche per Alpe Fora e Rifugio Longoni). Passando per Costi 1638m, il tracciato devia poi a destra e dopo aver attraversato il vallone delNevasco inizia una lunga traversata a mezza costa nel bosco per entrare infinenella Val Fora, Risalendo la valle si giunge ad intercettare una stradasterrata che proviene da sinistra, dalle vicine cave di Serpentino, Seguendo iltracciato o tagliando qualche tornante, per prati aperti si giunge a lambire ilpiccolo nucleo di baite dell'Alpe Fora inferiore 2053 m (ore 1). Deviandoleggermente a destra si prosegue la ripida salita e poi grazie ad alcunitornanti si prende quota finché è possibile traversare un torrentello percontinuare alla sua destra. La salita termina al raggiungimento delpianeggiante gradino superiore della Val Fora verso i 2300 m. Seguendo leabbondanti segnalazioni si traversano le praterie in direzione Nord-est fino adun cartello escursionistico che indica sulla destra il proseguimento per ilrifugio Longoni e sulla sinistra la deviazione per il Passo delle Tre Mogge.Deviando verso Nord si segue quest'ultima indicazione che ci fa percorrere ipianeggianti pascoli verso il margine sinistro della prima delle due falesiesovrapposte che chiudono l'altopiano. Aggirata a sinistra la barriera rocciosasi piega poi a destra percorrendo lo spalto verdeggiante che separa le duefalesie e poco prima delle due meravigliose cascate gemelle che precipitanodalle pareti si devia a sinistra risalendo un breve pendio che porta sotto unaliscia parete alla cui base, deviando a destra il tracciato, ora un po' incertoe mal segnato, si porta sui magri pascoli sovrastanti. Puntando verso Nord(qualche ometto) su terreno sempre più sassoso si giunge ad incrociare ilsentiero, o meglio la traccia che qui giunge da destra, dal Rifugio Longoni.Piegando a sinistra ci si porta alla base dei ripidissimi pendii che difendonol'accesso al valico e grazie ad un canalone detritico (neve) si supera sulladestra la bastionata rocciosa che dalla Sassa di Fora si allunga fin qui. Simette così piede sulla Cengia del Caval, larga rampa detritica compresa fra labastionata e la base dello sperone. Con ripida salita su traccia di sentieroverso Nord-ovest si segue questo spalto fino alla conca morenica occupata da unlaghetto di fusione, lambite le sponde verso sinistra si guadagna un breve filomorenico e con un'ultima deviazione a destra, su terreno detritico e a volteinstabile si giunge al passo.
Dopo ilPasso del Muretto, il Passo delle Tre Mogge (Pass dal Tremoggia sulla cartasvizzera, CNS), è il miglior punto di transito fra Val Malenco e Alta Engadina.Situato sulla larga sella della cresta spartiacque e di confine, alla basedella cresta Sud-ovest del Pizzo delle Tre Mogge, il valico presenta a Sud unaconca morenica sostenuta da una bastionata di rocce che piomba sul circoterminale della Val Fora; a Nord è raggiunto dal ramo occidentale del Vadretdal Tremoggia. Con ogni probabilità un tempo ebbe maggiore frequentazione delvicino Passo del Muretto, soprattutto per la linearità di collegamento chepermette fra i due versanti. Lo sviluppo e l'accrescersi del ghiacciaio sulversante Nord ha poi fatto preferire passaggi più a bassa quota. Si ha notiziadi una antica mulattiera che da San Giuseppe portava all'Alpe Entova e di quiproseguiva fino al Passo delle Tre Mogge. Sul versante elvetico si attraversavauna vedretta che adduceva ai pascoli della Valle di Fex. All'inizio del 1600tale via doveva essere ancora frequentata, se viene citata al posto di quelladel Muretto dal segretario Padavino nella sua relazione sulla Valtellina:"item nota che da Selva piano (l'odierna Silvaplana) si può per la Valledi Malenco andare a Sondrio passando il monte Mallencasco et una vedretta longacirca un miglio dove perpetuamente è ghiaccio et difficilissimo percavalli". Sotto il passo, sulla cosiddetta Cengia del Cavallo, furonorinvenuti alcuni ferri di cavalcature e più in basso fino agli inizi dell'800erano visibili tratti di selciata. Nei documenti la strada è chiamata di Silletteo di Sellette e come già detto fu abbandonata per l'aumento dei ghiacciai,verificatosi a partire dal 1450, cosa che rese impraticabile il percorsousuale. Allora il passaggio delle carovane si concentrò sul Passo del Murettoche sebbene meno lineare, era divenuto più agevole per la sua minorealtitudine. A conferma della naturale evidenza del passaggio delle Tre Mogge,ricordiamo che ancora nel 1905 fu redatto il progetto di una ferrovia a cremaglierache, partendo da Sondrio, avrebbe dovuto collegarsi alla rete ferroviariasvizzera a Saint Moritz. L'attraversamento dello spartiacque alpino eraprevisto con un lungo tunnel passante poco ad occidente del Passo delle TreMogge, con entrata a monte dell'Alpe Fora e uscita alla base del ghiacciaio diFex.
Nella zonadell'Alpe Fora si esce dalla fascia rocciosa degli "gneiss diChiareggio" e si percorre grosso modo il limite fra le rocce micascistosedella Falda Margna e le solite serpentine della Falda Suretta. Il punto dicontatto si innalza gradatamente a mezza costa dai pendii meridionali delgruppo delle Tre Mogge fino alla Forcella d'Entova ed è assai ben visibile perchéha dato origine ad un fenomeno di erosione differenziale, che ha creato unaserie di gradini dai quali le acque provenienti dai piccoli ghiacciai e nevaisovrastanti, scendono con belle cascate. La piana che costituisce la partesuperiore del pascolo dell'Alpe Fora è un antico fondovalle, poi parzialmenteeroso, che proseguiva verso oriente passando sotto le pendici meridionali delSasso Nero. Nella zona del Passo delle Tre Mogge, e più precisamente al piededella cresta Sud-ovest del Pizzo delle Tre Mogge dove passa il nostro percorso,sono reperibili interessanti minerali: ricordiamo i granati rossi, presenti inbelle cristallizzazioni, la thulite, minerale di manganese, generalmente inaggregati microcristallini rosati, la vesuvianite e la clinozoisite. Nellostesso luogo sono stati rinvenuti campioni di serpentino nobile, minerale ancorapoco studiato, suscettibile di lavorazione come pietra semi preziosa. Si trattadi una varietà di serpentino dall'aspetto assai più compatto e caratterizzatada un caratteristico colore verde più o meno intenso.