Giungendo in Bormio con l'auto conviene lasciarla in Via Milano, al parcheggio gratuito posto sulla destra sul rettilineo che precede l'ingresso del borgo. Si percorre ora la Via Milano giungendo in breve al bivio in corrispondenza del quale sulla destra si dirama la Strada Provinciale 29 della Valfurva. Con una curva a gomito la carrozzabile si porta sulle rive del torrente Frodolfo e poi piega a sinistra per proseguire lungo l'argine della sua destra orografica. Si entra così nella Valfurva e si procede sulla comoda strada asfaltata per 4 km (qualche tratto leggermente ripido) entrando in San Nicolò di Valfurva dove, sulla sinistra, sorge la Casa Comunale e alla cui altezza di abbandona la Provinciale per piegare a sinistra iniziando la salita che conduce alle frazioni che compongono il paese. Lasciata a sinistra la strada per Canareglia si entra fra le case di Plazzola e poco oltre (7 km circa da Bormio) presso un tornante (a sinistra direzione Cadalberto-Plazzanecco) si prosegue dritti entrando in Niblogo, alla cui uscita si trova un ampio parcheggio auto. La strada, ora sterrata, entra pianeggiante nella valle e arriva in località Ponte Tre Croci. Lasciato a destra il ponte mediante il quale una sterrata porta all'Alpe Pradaccio, proseguiamo per traversare più a monte il torrente Zebrù portandoci sul versante sinistro orografico della valle, nel bosco. Alcuni tornanti permettono ora di guadagnare quota e dopo un chilometro si giunge ad un ponte che riporta sul versante destro orografico. Un paio di tornanti permettono di prendere quota raggiungendo finalmente la soglia della valle da dove il tragitto si fa per lo più semi pianeggiante. Fra le conifere, spunta la sagoma del Gran Zebrù, ma è ancora lontanissima. Fra bosco e radure, arriviamo al piccolo nucleo di Zebrù di Fuori 1828 m, le cui baite sono fra le più antiche della valle e poco dopo eccoci a Zebrù di Dentro 1858 m. Dominati dalle impressionanti muraglie dolomitiche della destra orografica, ne traversiamo ogni tanto i grandi valloni detritici che si scaricano fin sul fondovalle e alternando tratti di bosco ad ampie praterie superiamo i caratteristici nuclei a maggengo di Chitomas, Baite Pecé, Pramighen. Poco dopo quest'ultima località si riattraversa lo Zebrù arrivando sui vasti prati dove sorgono le Baite Campo e dove, in località Campo di fuori, si trova il punto di ristoro, "La Baita", ove è possibile fermarsi per ammirare il paesaggio e rifocillarsi. Un altro rifugio, che offre anche possibilità di pernottamento, si trova poco più avanti, alle Baite di Campo di mezzo (Rifugio Campo Tel +39 (0) 342-92.91.85). Traversato su ponticello il torrente Rinec, che scende dall'ampio anfiteatro compreso fra il Monte Forcellino ed il Monte Confinale, ci riportiamo per l'ultima volta sulla destra orografica della valle. Guadagnamo quota con un tornante e infine con un lungo tratto nel bosco arriviamo in località Baita del Pastore 2168 m, (8 km circa dal parcheggio auto di Niblogo).
E' una delle gite più classiche e consigliabili gite ciclistiche dell'Alta Valtellina e per le sue caratteristiche è abbordabile da tutti. Non occorre una Mountain bike, ma è comunque necessaria una robusta bicicletta "all round". Dopo la prima parte su fondo asfaltato, il percorso si svolge interamente su strada sterrata con ottimo fondo, assai agevole e dolce a parte qualche piccolo tratto leggermente più ripido. La Val Zebrù è interamente all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio e offre una vasta gamma di motivi di interesse che vanno da quelli naturalistici a quelli etnografici, geologici, glaciologici e alpinistici. La sinistra orografica della valle è completamente ammantata da boschi di cembro e larice; la destra è invece dominata quasi interamente da un a altissima e lunga muraglia di roccia dolomitica che culmina con le vette del Monte Cristallo 3434 m e delle Cime di Campo 3480 m. Più a oriente si elevano alcune delle maggiori vette del massiccio Ortles-Cevedale: il Monte Zebrù 3740 m e il Gran Zebrù 3851 m alle cui pendici meridionali sorge il Rifugio V° Alpini-Bertarelli. La valle è chiusa dal Passo dello Zebrù oltre il quale si scende in Val Cedèc verso il Rifugio Pizzini-Frattola e l'Albergo Ghiacciaio dei Forni (percorso per mountain bikers molto esperti ed allenati).
Sul percorso, specie nelle prime ore della giornata c'è la possibilità di avvistare scoiattoli, cervi, camosci e stambecchi. Se si è fortunati si possono scorgere volteggiare in cielo l'aquila ma anche il grande gipeto (avvoltoio degli agnelli), da tempo introdotto fra questi monti. Di grande interesse sono anche i numerosi nuclei rurali che si incontrano sul percorso, spesso caratterizzati da baite con le pareti di tronchi, a volte squadrati, legati agli angoli con il sistema d'incastro noto come blockbau, tipico delle architetture walser.