Informazioni locali:
Dalla stazione di Ardenno tramite sottopassaggio si traversa la SS28 dello Stelvio. Si percorre ora la Statale in direzione Milano per circa 150 metri per poi abbandonarla deviando a destra. Al termine della strada si piega a sinistra e ci si immette a destra sulla ampia carrozzabile di Val Masino. La strada prende quota con alcuni ampi tornanti superando la forra iniziale e poi entra gradualmente nella vallata in lenta salita. Lasciato sulla destra il bivio per Biolo-Piazzalunga si continua sulla carrozzabile che dopo un tratto in piano scende leggermente passando una galleria artificiale e riprende poi a salire avvicinandosi al greto del torrente. La valle si apre un po' di più. Si lascia a sinistra la deviazione che tramite un ponte (Ponte del Baffo) porta a Cevo e si procede piacevolmente fino ad un doppio tornante poco oltre il quale un ponte consente di traversare sulla sponda opposta del torrente. Sempre in moderata ascesa si perviene infine nel paese di Cataeggio che fa quasi corpo unico con il successivo abitato di Filorera in cui si entra dopo due tornanti. Quasi all'uscita del paese, in corrispondenza del bar Rising Moon si incontra un bivio. Noi dobbiamo prendere a destra in direzione Centro della Montagna e Sasso Bisolo. Dopo la salitella iniziale, la strada traversa di nuovo il torrente (a fianco del nuovo ponte merita attenzione quello antico in pietra che con due campate poggiate su grandi massi fa ancora la sua funzione per i pedoni). Ora la carrozzabile lambisce l'albergo Rustichella e alcune case poi inizia a risalire le pendici del Monte Piezza e dopo un paio di tornanti entra nella Valle di Sasso Bisolo. Si prende quota molto comodamente lungo la destra orografica della valle raggiungendo località Valbiore. Qui, un tempo, la strada proseguiva sulla destra orografica ma una gigantesca frana di macigni, oggi sede di una cava, la rese impraticabile. Il nuovo tracciato traversa il torrente di fondovalle su un ponte e risale l'opposto versante vela valle costituito da un ripido versante boscoso. Qui si trova l'unico breve tratto sterrato del percorso superato il quale, dopo una stretta galleria ci si riposta sulla destra orografica del torrente e in breve si raggiungono i maggenghi di Sasso Bisolo. Qui sulla sinistra della strada sorge il piccolo ma confortevole Rifugio Scotti con servizio alberghetto e ristorante. Superati pi pianori di Sasso Bisolo la strada riprende a salire avvitandosi con molti tornanti lungo il ripido fianco della montagna. Il manto d'asfalto è in qualche punto molto compromesso, ma le buche sono sempre evitabili. Lentamente lasciamo il fondo della Valle di Sasso Bisolo guadagnando quota sorvegliati da alte rupi granitiche. Il bosco di abete lascia man mano spazio ai lariceti ed infine con alcune curve eccoci al parcheggio posto all'inizio del Piano di Preda Rossa.
Finalmente una buona notizia per gli appassionati delle lunghe arrampicate ciclistiche: la strada che porta all'Alpe Preda Rossa è stata non solo riaperta, ma è anche stata asfaltata. Pertanto se si esclude un brevissimo tratto di circa 150 metri ancora sterrato, il percorso è fattibile anche con biciclette da corsa o con i battistrada stretti.
La strada porta ai quasi 2000 metri del Piano di Preda Rossa ed è un regalo lasciatoci dai tempi in cui si pensava di poter sfruttare ogni vallata per costruire bacini idroelettrici. Questo periodo, che caratterizzò in particolare il ventennio 1945-1965 ha visto il sorgere ovunque nelle Alpi di grandi dighe. Particolarmente investito dal fenomeno fu il territorio della provincia di Sondrio che ancor oggi offre al Paese la maggior parte dell'energia idroelettrica complessiva. Furono tempi di grande boom e di grandi progetti spesso irrispettosi per l'ambiente che, accanto a notevoli risultati, portarono anche a immani catastrofi di cui la maggiore e più funesta fu quella del Vajont nel 1963. L'arroganza umana fu però a volte miseramente schernita dalla Natura che in alcune occasioni si prese la rivincita come nel caso della progettata diga di Preda Rossa. Fatti i debiti calcoli, l'ENEL decise di costruire un invaso e per farlo si dovette costruire una strada carrozzabile per portare uomini e materiali sul posto. La carrarecci fu progettata e realizzata a regola d'arte dagli abilissimi ingegneri dell'ENEL, ma quando si iniziarono a costruire le prime opere sulla piana di Preda Rossa ci si rese conto di un errore nei calcoli. Il fondo della piana non era impermeabile come si pensava e quindi non avrebbe mai potuto conservare l'acqua che si voleva immagazzinare.
Il progetto della diga fu abbandonato ma la magnifica strada dell'ENEL rimase e col passare degli anni fu possibile usarla senza divieti. Il tracciato facilitò molto la vita di chi possedeva baite e alpeggi nella zona di Sasso Bisolo, ma rese anche assai più vicina e comoda la salita al Rifugio Cesare Ponti, base di Partenza per la salita alla via normale del Monte Disgrazia. Montagna imponente, con i suoi 3678 metri di altezza, il Disgrazia è la più alta vetta interamente in territorio lombardo e fu salita il 24 agosto 1862 da una cordata composta da tre alpinisti inglesi Leslie Stephen, Edward Shirley Kennedy, Thomas Cox con la guida svizzera Melchior Anderegg. Quando aggiungere il margine meridionale del piano di Perda Rossa la grandiosa vetta vi comparirà dinnanzi verso Nord catturando il vostro sguardo. Furono i primi salitori a soprannominare il Disgrazia, Picco Glorioso.
Il Piano di Preda Rossa è in realtà formato da due pianori di escavazione glaciale disposti su due livelli differenti e oggi completamente coperti dalla vegetazione. Probabilmente millenni or sono dovevano ospitare due laghi che poi sono stati riempiti dai depositi alluvionali del torrente di fondovalle che oggi li percorre disegnando sinuosi meandri. Recentemente l'ERSAF (Ente Regionale Servizi Agricoltura e Foreste) ha riqualificato l'ambiente locale e il prezioso ecosistema della torbiera alpina. Pertanto è possibile compiere il periplo del primo e maggiore pianoro mediante un interessante percorso guidato di pochissimo impegno fisico.
Il nostro percorso inizia dalla stazione ferroviaria di Ardenno e inizia subito a salire. Complessivamente la scalata non ha punti particolarmente ripidi ma è continua; come detto puà essere effettuata anche con una bicicletta da corsa ma in questo caso se nel frattempo non si è provveduto si dovrà spingere il mezzo per circa 150 metri che ancora sono su sterrato.