Lasciata l'auto nel parcheggio ove si trova la Pro Loco ed il punto di accoglienza del Parco delle Incisioni rupestri, proseguiamo a piedi in direzione di Cemmo e Pescarzo. Poche centinaia di metri più avanti lasciamo la deviazione a sinistra per questi due paesi proseguendo dritti per entrare in breve fra le case di Capo di Ponte. Passando fra le antiche dimore raggiungiamo Piazza Roma, caratterizzata da un'elegante fontana abbellita da una stele con tre cigni. A sinistra della fontana imbocchiamo una via che in breve giunge al ponte sul Fiume Oglio, traversato il corso d'acqua, imbocchiamo un'altra via che sale sulla sinistra ed, al successivo bivio, prendiamo a destra salendo ad incontrare la deviazione segnalata che a destra porta all'antica pieve romanica di San Siro.
Altre volte Trekking ha proposto gite che avevano come meta la visita a luoghi che portano i segni dell'antica presenza dell'uomo sulle Alpi. Volendo proseguire su questa linea, siamo ora giunti nel luogo forse più importante di tutta la catena alpina. La gita facile che vi proponiamo si svolge, infatti, in Valle Camonica, sito d'importanza mondiale per le incisioni rupestri, in particolare la località in assoluto più ricca di incisioni di tipo figurativo.
In vero, a partire dalle sponde settentrionali del Lago d'Iseo fino alle porte di Edolo, tutta la vallata è interessata da siti ove sono presenti incisioni rupestri e manufatti antichissimi. Del resto, grazie al suo andamento rettilineo Sud-Nord, alla relativa facilità d'accesso da entrambe le direzioni e alla presenza di numerosi luoghi favorevoli all'insediamento, la Val Camonica è stata sicuramente una delle prime vallate alpine a conoscere la presenza dell'uomo. Da meridione il Lago d'Iseo era ed è facilmente aggirabile, attraverso la Val Cavallina, e da Nord, grazie a diversi valichi favorevoli posti sullo spartiacque con la Valtellina, il transito era assai facile.
I nostri antenati trovarono un'area particolarmente felice nel tratto di vallata compreso fra la chiusa di Breno, a Sud, e l'apparente sbarramento proposto dalla potente dorsale del monte Pian della Regina 2628 m, che sembra quasi impedire l'accesso verso Nord chiudendo la valle poco dopo Cedegolo. In questo tratto vallivo, lungo circa 15 km, si trovano anche numerosi terrazzi naturali posti sopra il fondovalle e da subito rivelatisi adatti per l'insediamento e per la coltivazione, al riparo da occhi nemici e dal pericoloso fondovalle, preda delle alluvioni e spesso impaludato.
Ma questa zona presenta anche un'altra importantissima caratteristica, che certo non fu sottovalutata dagli uomini che si stabilirono qui e che avevano un rapporto con la Natura ed i suoi elementi ben diverso dal nostro. In questo tratto, la valle è sorvegliata sui due versanti da altrettante possenti montagne calcaree che conferiscono al luogo un che di magico e di speciale.
Sulla destra orografica s'impone il grandioso complesso roccioso della Concarena con pareti e pilastri altissimi, solcati da stretti e imperscrutabili canaloni. Sul versante opposto si staglia l'elegante sagoma del Pizzo Badile Camuno, la cima che forse più dell'altra ha convinto i nostri antenati sulla magia di quel luogo. In concomitanza degli equinozi di primavera e d'autunno, infatti, il sole sorge esattamente alle spalle della vetta, proiettandone l'ombra nel cielo quasi fosse un fantasma.
Il dio della montagna segnava quindi con la sua presenza due momenti fondamentali della stagione e, forse, potremmo azzardare che gli sciamani potevano spingersi a prevedere l'andamento dell'anno e delle vicende delle tribù anche da come si presentava l'ombra della montagna che a volte poteva anche non comparire.
Per secoli, se non per millenni, l'uomo visse fra questi monti, dando origine ad una vera e propria civiltà che ebbe diversi momenti evolutivi, i cui passaggi sono spesso evidenti nei segni lasciati sulle rocce. Ma da dove venivano queste popolazioni che i romani chiamarono Camunni? Benché possa apparire strano, tutti gli indizi portano a pensare che i Camuni o Camunni fossero popolazioni provenienti dal Nord e cioè dalla Rezia, forse scesi verso Sud nel Mesolitico, durante un periodo di incrudimento del clima. Altri studiosi propendono invece per un'origine ligure, tuttavia se non si troveranno prove certe sulla provenienza del nucleo originario della popolazione, sarà ben difficile stabilirne con esattezza l'origine. Nelle epoche successive il fatto che la Val Camonica fosse importante "canale" di transito Nord-Sud e viceversa, creò le condizioni per il sovrapporsi di influenze culturali diverse.
La chiesa, che sorge in posizione strategica, su una roccia a picco sul fiume Oglio, ha antichissime origini e, probabilmente, fu eretta su un preesistente luogo di culto cristiano del VI-VII secolo d.C., come fa sospettare la quasi invisibile iscrizione incisa a livello del terreno, sulla roccia poco prima dell'inizio della scalinata che porta sul sagrato.
Probabilmente questo luogo di culto riprendeva la valenza di questi luoghi come secolari luoghi sacri già in epoche pagane. L'edificio fu costruito adattandosi alla conformazione della grande roccia su cui si trova e sfruttandone alcune parti come elementi strutturali. Stranamente, sembra quasi manchi la facciata e diversamente dal solito, il magnifico portale è rivolto a Sud, ma in questo caso ci si dovette piegare alla conformazione del luogo e fare di necessità virtù. Purtroppo alcuni elementi del portale sono stati sottratti, come le teste dei due leoni che sostengono le colonne laterali, resta invece l'angelo scolpito nella lunetta marmorea posta in alto. Il messaggero divino si trova al centro, il drago simbolo del male a sinistra e l'aquila simbolo del bene a destra.
Come abbiamo appena detto, il luogo scelto per erigere la Pieve non fu certamente casuale, si era in un'area sacra usata tradizionalmente da millenni dalle popolazioni locali ed aveva quindi un'importante valenza simbolica. La chiesa poneva qui uno dei suoi luoghi di culto quasi a voler sancire una continuità con un passato che era forse meglio integrare piuttosto che distruggere. Per la costruzione furono impiegate le migliori maestranze del tempo ed, in particolare, i maestri comacini, abilissimi nel lavorare la pietra. Colpisce anche l'assenza del caratteristico campanile romanico, dalle forme sobrie ed eleganti, spesso ornato di bifore dalle leggere colonnine. L'attuale campanile a torre, è frutto di successivi interventi del XV secolo. Nelle vicinanze della chiesa sorgeva anche una fortezza che fu distrutta nel 1163 dalle milizie dell'imperatore Federico Barbarossa e ricostruito quattro anni più tardi. Della fortezza non restano però che poche vestigia. All'interno è conservata una grande fonte battesimale, probabilmente la vasca di un torchio risalente ad epoca romana o altomedioevale.
Proseguendo il cammino, dal sagrato della chiesa saliamo verso sinistra una breve gradinata che porta ad un viottolo sul quale si apre l'ingresso dell'Archeodromo, ovvero ricostruzione di un villaggio preistorico come doveva essere quello tipico dei Camuni. Poco più avanti, ci immettiamo in un altro viottolo giungente da sinistra (dal Museo Didattico d'Arte e Vita Preistorica e dal cimitero). Svoltiamo a destra e da questo momento in poi dovremo dedicarci alla visita delle diverse aree recintate entro le quali si trovano le rocce montonate di Seradina, ricche di interessanti incisioni rupestri. Ogni area presenta un facile percorso con frecce indicanti la direzione della visita e cartellini che segnalano la presenza delle incisioni. Oltre al fascino suscitato da questi antichissimi segni dell'uomo, colpisce anche la forma di molti roccioni, che, oltre a quelli dell'uomo, portano profondamente incisi anche i segni lasciati dagli antichi ghiacciai del Quaternario che al loro ritiro crearono queste immani "lavagne naturali" a disposizione dei primi uomini. Su queste pietre troveremo incisi simboli religiosi come il sole o la spirale, troveremo scene di caccia e di vita agreste, ma anche case o capanne e rudimentali rappresentazioni cartografiche che sembrano indicare come queste rocce fossero anche una sorta di archivio e di catasto utile anche per gli affari di tutti i gironi.
La prima parte del percorso finisce con la visita al percorso rosso che si trova poco dopo una casa colonica sulla sinistra e dove la stradina inizia a scendere. Proprio in corrispondenza del cancello d'ingresso del percorso rosso si nota un sentierino che si stacca sulla sinistra ed entra nel bosco procedendo a mezza costa verso Nord con qualche su e giù. Più avanti, in corrispondenza di un bivio si prende a sinistra proseguendo in lenta salita (cartello "Sulle orme degli antichi Camuni") salendo nel bosco e dopo un tratto ripido si giunge ad un altro bivio dove occorre prestare attenzione (cartello "Sulle orme degli antichi Camuni" poco visibile) e volgere a sinistra.
Più avanti il sentiero diventa una bella mulattiera, spesso ben acciottolata, che sfila sotto belle pareti rocciose lisciate dai ghiacciai e porta su un panoramico terrazzo con alcune cascine. Siamo giunti nell'importante area rupestre di Bedolina dove si trova un altro interessantissimo percorso guidato che ci porterà a vedere l'incredibile "Mappa di Bedolina", un'autentica mappa della zona che raffigura i vari appezzamenti di terreno, si tratta probabilmente della più antica cartina topografica conosciuta. Sul lato destro della mappa è incisa anche la celebre "Rosa Camuna", simbolo della Regione Lombardia, ma, probabilmente anche simbolo delle popolazioni camune. Procedendo brevemente verso Sud arriviamo sulla strada asfaltata che da Cemmo sale a Pescarzo, seguiamo il nastro d'asfalto verso destra e in circa quindici minuti eccoci nel piccolo borgo. Una visita è d'obbligo perché anche se non eccessivamente antico, il tessuto urbano è rimasto pressoché inalterato con le case addossate le une alle altre, gli ingressi a volta che portano nei fienili o nelle corti interne. Comunque il paese era sicuramente luogo importante e qui doveva sorgere una fortezza longobarda, probabilmente abbinata al castello di Paspardo che sorge, ben visibile sul versante opposto della vallata, più o meno alla stessa altezza.
Per la discesa vi consigliamo di abbandonare la strada asfaltata poco prima del tornante che si trova all'uscita del paese e prendere a destra la "Strada del Coren del Luf" si tratta dell'antica strada che saliva da Cemmo e Pescarlo e, sebbene nel primo tratto sia un po' in abbandono, consente di evitare il traffico e scendere rapidamente a fondovalle. Una volta a Cemmo concludiamo la vista piegando a sinistra raggiungendo il Museo Didattico d'Arte e Vita Preistorica davanti al quale si trova l'area cintata dei Massi di Cemmo, Stele Monumentali di grande bellezza e prime pietre incise ad essere scoperte in Valle Camonica.
Le raffigurazioni sono legate al culto del sole, degli animali e della Madre Terra; si tratta di opere di grande valenza artistica ed eccezionalmente "moderne" nel tratto e nella perfezione stilistica delle composizioni raffiguranti serie di animali (cervidi ed altri animali), armi e scene di aratura. Dopo una visita all'interessante Museo in pochi minuti si torna all'auto.