Circa 2 km oltre il centro di Limone sul Garda (1 km oltre il termine del paese), all'uscita delle tre gallerie consecutive dei Fauni, dei Satiri e dei Coribanti, poche decine di metri prima dell'Hotel Panorama, sul lato a lago, si trova un parcheggio posto di fronte ad una lapide che, sull'altro lato della strada, ricorda il lavoro dell'ingegnere forestale Giulio Angelini.
Lasciata l'auto ci si sposta pochi metri verso Limone, si traversa la strada e si imbocca un'apertura nel muto di sostegno del suo ciglio.
Si sale un sentierino (indicazioni Punta dei Larici e Sentiero del Sole) che prende leggermente quota nel rado bosco e poi taglia a mezza costa verso Nord. Seguendo sempre i cartelli indicatori del Sentiero del Sole si traversa un vallone detritico intervallato da briglie e, raggiunto il versante opposto, si guadagna il poggio panoramico posto a quota 215 m circa, dove si trovano due panche e dove il Sentiero del Sole prosegue a destra, mentre la nostra via sale decisamente a sinistra
Si rimonta una dorsale con rada vegetazione puntando alle soprastanti rupi che sembrano sbarrare il cammino e, con un breve mezza costa verso destra, si entra nel canale che incide le rocce della Val Remol, vallone che solca la barriera rocciosa. Si risale il canale con ripidi e stretti tornanti fra qualche roccetta e terreno detritico.
Il percorso si svolge dapprima nello stretto colatoio, poi, quando questo si allarga, ne tiene la sinistra orografica e prosegue con tornanti più ampi e meno faticosi, finché ne esce verso destra, e con un altro tratto a mezza costa, giunge su una spalla rocciosa che costituisce anche un meraviglioso terrazzo a picco sul lago. Si scende brevemente sul versante opposto della spalla entrando nella vertiginosa Valle dei Larici e, dopo un delicato traverso a mezza costa, si risale su terreno ripidissimo e da non sottovalutare sebbene percorso da sentiero. Continuando l'inesorabile salita si continua con stretti e ripidi tornanti finché, finalmente, quasi all'improvviso, si rientra nel bosco, mentre il pendio si fa meno ripido.
Si prosegue nella selva arrivando ad un recinto che si costeggia seguendone il perimetro verso sinistra e poi verso l'alto per tornare infine verso destra e sbucare presso la Bocca dei Larici, dove dal versante opposto giunge una stradina proveniente da Pregasina. Si prosegue in piano verso destra lambendo il complesso cascinale di Malga Larici (locale sempre aperto come ricovero d'emergenza) ombreggiato da maestosi faggi e poco dopo si giunge sulla panoramicissima Punta dei Larici. Panorama ancor più vasto e completo si ammira imboccando la traccia che si diparte sulla sinistra subito alla destra degli edifici. Si segue la traccia nel bosco ed, infine, si sbuca su un promontorio roccioso entro il quale fu ricavata una postazione militare.
Da qui la vista e veramente incomparabile.
Il settore settentrionale della riva bresciana del Garda è formato da un alta scogliera di rocce calcaree fatta a torrioni e pareti intercalate da ripidi e stretti canali detritici. Si tratta di un ambiente assolato e riarso che contrasta enormemente con la sottostante dimensione liquida del Benaco. Poco dopo il borgo di Limone sul Garda, in corrispondenza del poco accennato promontorio della Punta dei Larici, passa il confine fra la Lombardia e il Trentino. Dalla cima, raggiungibile sul versante lombardo grazie ad un ardito sentierino, si può ammirare uno dei più bei panorami della zona.
Lo sguardo spazia verso Nord, sull'imbocco della Valle del Sarca con Riva del Garda ed Arco di Trento; ad Est, sulla sponda opposta ecco la verdeggiante barriera del Monte Baldo, mentre a Sud, l'occhio corre libero fino a Sirmione. Il percorso descritto non è dei più facili e neppure dei meno faticosi: in pratica il sentiero si fa strada su una parete rocciosa alta 800 metri.
Occorre pertanto un buon cuore e piede sicuro perché, soprattutto in discesa, un piede in fallo ci potrebbe portare direttamente nella sala da pranzo del rivierasco Hotel Panorama. Sul percorso non si trova un filo d'acqua e, quindi, occorre avere una buona scorta. Nei mesi più caldi la salita deve essere affrontata molto presto il mattino.
Il punto di partenza della gita si trova poco a Nord del piccolo borgo di Limone sul Garda, anticamente stazione di pesca già nota in epoche romane. Il nome deriverebbe dal latino "Limes" ovvero confine: nel medioevo l'attuale confine regionale era, infatti, la frontiera tra il bresciano e il vescovado di Trento.
Oggi traversato dalla trafficatissima Strada Gardesana occidentale, il paese fu isolato per molti anni. Solo nel 1931, anno in cui fu finalmente terminata la carrozzabile, Limone potè essere collegato ai paesi limitrofi, sia a Nord che a Sud. In precedenza ci si poteva arrivare solo via lago oppure tramite il dirupato e difficile sentiero rivierasco. Da allora, la primitiva economia locale, basata sulla pesca e sulla coltivazione dell'olivo e del limone, fu progressivamente incrementata con il turismo. In pochi anni il piccolo paese di pescatori si trasformò in uno dei più importanti centri di villeggiatura del Lago di Garda.
Oltre che come località di vacanza, Limone è famoso per le sue limonaie, il suo pregiato olio d'oliva, e la apolipoproteina A-1 Milano, casualmente scoperta nel sangue di alcuni abitanti. Questa proteina, sorta di endemismo genetico, preserva cuore ed arterie anche in presenza di elevati valori di colesterolo e trigliceridi. Non è da escludere che sia proprio stato il secolare isolamento della popolazione locale l'elemento che ha consentito di conservare questa tipicità genetica consegnandola alla moderna ricerca.
La strada che si deve percorrere per giungere a Limone sul Garda, è la tortuosa Gardesana occidentale che inizia a Cremona e, dopo aver traversato Brescia, percorre la sponda del Benaco, entrando in Trentino. Un'occhiata alle sponde lacustri, soprattutto nella loro porzione settentrionale, rocciosa e ripidissima, fa subito capire le notevoli difficoltà che si dovettero superare nella costruzione. L'opera fu portata avanti in due tornate a distanza di molti anni l'una dall'altra.
Il tratto tra Salò e Gargnano fu terminato nel 1802. Il secondo tratto, tra Gargnano e Riva del Garda e fortemente voluto da Gabriele d'Annunzio, appoggiato da Benito Mussolini, fu progettato dall'ingegner Riccardo Cozzaglio nel 1926, finanziato nel 1928, e realizzato tra il 1929 ed 1931. Prima del settembre 1931, mese in cui fu ultimata la strada, i paesi Tremosine, Tignale e Limone erano raggiungibili solo tramite sentieri o via lago. La strada, inaugurata ufficialmente il 18 ottobre 1931, venne battezzata da Gabriele D'Annunzio con il nome di "meandro" per via della sua tortuosità e dell'alternarsi delle buie gallerie e del lago azzurro. Tipicamente dannunziani sono i riferimenti mitici dei nomi delle numerose gallerie che si rincorrono sul percorso. Eccone alcuni: di Orione, delle Gorgoni, del Tritone, dell'Aurora, dei Titani, di Eolo, delle Limniadi, delle Naiadi, delle Driadi, delle Sirene, dei Coribanti, dei Satiri, dei Fauni, dei Nani, delle Muse, di Ebe, di Egeria&
A strada terminata, l'ispettore forestale di Brescia, Giulio Angelini iniziò un'opera di rimboschimento delle coste felicemente riuscita anche con l'apporto di essenze tipicamente mediterranee che qui trovarono un habitat ideale.
Negli ultimi anni della Seconda guerra mondiale nelle gallerie della gardesana furono trasferite alcune fabbriche d'armi allo scopo di metterle al riparo da un eventuale bombardamento alleato.