Nota sul punto di partenza: Strada per la diga di Campo Moro a quota 1950 m circa, oppure poche centinaia di metri più avanti, al parcheggio della diga di Campo Moro 1990 m e del Rifugio Zoia.
I laghi artificiali di Campo Moro e di Gera sono raggiungibili staccandosi a sinistra dalla SS 38 all'ingresso di Sondrio e poi percorrendo la carrozzabile della Val Malenco seguendo le indicazioni per Lanzada e Franscia. Oltre questa località la strada è sterrata (Milano-Sondrio 130 km; Sondrio-Franscia 24 km; Franscia-Campo Moro 9 km).
L'itinerario può essere iniziato in due luoghi vicini fra loro. Il parcheggio all'imbocco della strada che porta a Campagneda e al Rifugio Cà Runcasch (numerosi cartelli segnaletici) oppure, poco più avanti, presso il parcheggio che si trova all'altezza della prima diga di Campo Moro e del Rifugio Zoia.
Nel primo caso, lasciata l'auto ci si avvia sulla strada che in genere è battuta dalle motoslitte e che, con qualche tornante, prende quota nel rado bosco. Questo primo tratto di salita termina nella piana dove sorgono le baite dell'Alpe Campascio. A questo punto esistono due possibilità.
Si abbandona la strada per deviare leggermente a destra e dopo essere passati fra le baite si traversa il successivo pianoro sempre tendendo a destra sino all'imbocco di un piccolo valloncello che sale a destra nel rado bosco. La salita è assai breve e termina sul ciglio dell'altopiano di Prabello. Puntando ora verso il Pizzo Scalino si procede su terreno aperto con qualche su e giù fino al piccolo nucleo di Prabello dove, assieme alla piccola chiesetta, sorge anche il Rifugio Cristina 2226 m. Da Prabello si supera la corta scarpata che delimita l'alpeggio sulla sinistra (Nord-est) e si riprende a traversare lungamente in piano verso Nord-est. La traversata termina ai piedi di un pendio che si risale con qualche tornante e che termina su un dossone panoramico proprio sotto la scura parete Nord del Pizzo Scalino. Questa è la massima quota toccata dal percorso: 2350 m circa. Si traversa ancora iniziando un arco di cerchio verso sinistra che gradatamente inizia a perdere quota entrando nel poco marcato vallone che da destra scende dal Passo di Campagneda. A questo punto si incontrano piste se possibile ancor più marcate e, piegando ancor più verso sinistra (Nord-ovest), si traversa il Piano superiore di Campagneda, per giungere al Rifugio Cà Runcasch che sorge poco a monte delle baite dell'Alpe di Campagneda. Percorrendo ora la strada battuta dalle motoslitte si torna all'auto.
Senza entrare fra le baite di Campascio si prosegue lungo la strada battuta dalle motoslitte, si traversa il torrente su un ponte e con qualche tornante si guadagna quota raggiungendo l'Alpe di Campagneda, poco oltre la quale sorge il Rifugio Cà Runcasch. Da qui si percorre il successivo pianoro dapprima in piano verso Est e poi in leggera salita verso Sud-est puntando alla base del Pizzo Scalino. Superati alcuni dossoni si lasciano sulla sinistra le eventuali piste degli sciatori alpinisti che salgono al Cornetto, piccola emergenza rocciosa situata ai piedi della cresta Nord-est del Pizzo Scalino, e si sale ancora brevemente verso Sud, per poi iniziare a scendere in direzione Sud-ovest e, con un ultimo tratto pianeggiante, arrivare all'Alpe Prabello. Da qui, tenendo come riferimento l'acuminata vetta del prospiciente Sasso Moro, si torna all'Alpe Campascio e all'auto.
Nota: come detto sopra, l'Alpe Campagneda è raggiungibile anche dal parcheggio auto sottostante il Rifugio Zoia. Dall'auto si sale in breve al rifugio e si prosegue su una pista generalmente ben battuta che supera alcune balze rocciose e poi devia decisamente verso Sud-est entrando nella Piana di Campagneda e arrivando in breve alle baite dove ci si collega al percorso descritto.
L'anello degli alpeggi di Campagneda e Prabello è un magnifico itinerario che si presta ad essere percorso sia con le ciaspole, oggi tanto di moda, sia con gli sci da escursionismo. Merita senza dubbio una giornata di tempo sereno per poter ammirare in tutta la sua bellezza ed imponenza il panorama che si gode durante la gita, fatto di grandi vette, ma anche di particolari legati alla presenza dell'uomo su questa sorta di grande altopiano fatto di una successione di pianori disposti a quote leggermente diverse fra loro. Il dislivello contenuto e la quasi totale assenza di pericolosi pendii rendono questa passeggiata assai adatta sia ai principianti sia alle prime uscite stagionali sulla neve.
Parte dell'altopiano che attraverseremo, e per la precisione il suo lato settentrionale, è stato generato da un grande sommovimento tettonico da cui ha preso origine anche la sovrastante e ampia sella del Passo di Campagneda che si apre fra il Pizzo Scalino sulla destra (Sud-est) e il Monte Spondascia a sinistra (Nord-ovest). Qui si trova, infatti, il punto di contatto fra le rocce serpentinose della Falda Suretta, che formano lo Spondascia, e quelle micascistose della falda Margna che invece costituiscono il Pizzo Scalino.
Un'ulteriore azione di modellamento di questi altopiani fu apportata dai grandi ghiacciai che ricoprivano tutto il massiccio del Bernina. Molti dossi e leggeri crinali che si attraversano lungo il percorso sono in realtà cordoni morenici lasciati durante le successive fasi di ritiro dei ghiacci.
Durante la camminata saremo sempre sorvegliati da tre imponenti vette che, a turno, richiameranno la nostra attenzione. Particolarmente scenografico è il Monte Disgrazia 3678 m che chiude il panorama verso Sud-ovest, in lontananza. Assai più presente è invece la piramidale sagoma del Pizzo Scalino 3323 m che, ad un certo punto del percorso, incombe su di noi con la sua oscura parete settentrionale. Questa muraglia, alta circa 400 metri, presenta un primo tratto quasi verticale cui segue un imbuto che d'inverno e riempito dalla neve e d'estate è più spesso un pericoloso canalone di detriti rocciosi. La pessima qualità della roccia ha sempre tenuto alla larga gli scalatori anche se il fascino dell'ignoto, irresistibile richiamo, ha fatto si che anche la temibile parete Nord dello Scalino fosse infine salita.
L'ultima cima importante è l'aguzzo Sasso Moro 3108 m, che sorge imponente ed elegante verso Nord. Questa cima sarà per noi una sorta di faro perché dall'Alpe Prabello, puntando verso di essa, si avrà la certezza di non sbagliare mai la via del ritorno.