Municipio di Piateda ( http://www.nordorobie.it/enti/comune.htm), Tel. 0342 .370.221.
La gita che vi proponiamo, vi porterà in Val Venina, una valle orobica "minore" e forse per questo un po' meno nota rispetto ad altre sue vicine. A dire il vero tutto questo settore, compresa dunque anche la vicina Val d'Ambria, è assai poco frequentato dal turismo di massa e non nascondiamo una certa gelosia a rivelare l'esistenza di luoghi dove ancora si respira un'atmosfera alpina d'altri tempi.
La Val Venina è la più occidentale delle quattro valli confluenti in un unico solco all'altezza del nucleo abitato di Vedello che, ancora col nome di Val Venina, sbocca sul fondovalle Valtellinese presso Faedo.
Ci troviamo al margine occidentale del più interessante e selvaggio settore delle Alpi Orobie, caratterizzato da imponenti ed oscure pareti rocciose, da creste dentellate, da rocce che portano i segni di titaniche lotte orogenetiche e da boschi e prati verdissimi.
La gita si svolge su comodi sentieri e presenta qualche ripido tratto solo nella sua parte iniziale che porta al bacino artificiale di Venina.
Questo tratto è noto anche come Scale di Venina.
Dal lago, il cammino diventa decisamente meno faticoso e procede con lunghi tratti pianeggianti nell'aperta vallata superiore che muore contro l'oscura e rocciosa cresta spartiacque con la Bergamasca, dove si apre il Passo del Venina.
Il cammino termina presso il punto di incrocio con la GVO (Gran Via delle Orobie), il sentiero che traversa tutta la catena sul lato Valtellinese, dalla Val Lesina fino al Passo di Aprica. Nei pressi sorge il grandioso forno per la cottura del minerale ferroso estratto nelle cave della "vena", giacimento di ferro che diede origine al nome della valle.
Sebbene l'estrazione del ferro orobico fosse iniziata già in epoca preromana, il periodo di maggior attività mineraria si ebbe durante il Medioevo. Accanto al ferro si ricavavano anche piccole quantità di rame, oro e argento.
Oltre agli aspetti storici ed etnografici vogliamo ricordare agli appassionati naturalisti anche la splendida fioritura che, particolarmente nei mesi di giugno e luglio arricchisce i pascoli della vallata.
Punto di partenza della gita è il minuscolo borgo di Ambria, autentico gioiello urbanistico che non ci aspetteremmo di trovare annidato fra queste ombrose cime.
Le origini del paese, sono assai remote; di sicuro la sua esistenza era già segnalata nelle cronache del XII secolo. Collocato in posizione assai strategica, alla confluenza fra alta Val Venina e Val d'Ambria il borgo fu un importante punto d'appoggio per i viandanti e i mercanti che attraverso i passi orobici andavano fra Valtellina e Bergamasca.
I passi Venina, Cigola e Podavitt, erano un tempo assi frequentati; nel toponimo Podavitt riecheggia forse la memoria di quando i potatori di vite si spostavano da un versante all'altro per fornire il loro servizio. Nel Medioevo, l'apertura di alcune miniere di ferro rese questa località ancor più importante e portò un certo benessere fra la popolazione locale la cui economia, essenzialmente legata al bosco e alla pastorizia, trovò un nuovo importante elemento di crescita. Da Ambria prende origine anche una nota famiglia sondriese.
In effetti il paese ebbe notevole importanza tanto che divenne sede del Ducato di Ambria, politicamente legato ai Visconti e difeso da un castello che poi fu distrutto dai Grigioni. Lo stemma di Ambria e del suo casato è ornato con un magnifico leone bicaudato.
Nel 1589 in occasione della visita pastorale del Vescovo Feliciano Ninguarda, Ambria contava ben 20 famiglie ed una popolazione che si aggirava sulle 200 anime. Pochi anni più tardi, nel 1615, probabilmente sulle fondamenta di un preesistente luogo di culto, fu eretta la bella chiesetta dedicata a San Gregorio. La piccola chiesa, ornata da un grazioso campanile è interamente cinta da un muretto al cui interno si trova anche l'elegante e sobrio edificio dell'ossario. Nelle vicinanze si trovano pure l'Oratorio maschile ove si conserva un bel ciborio ligneo ed il minuscolo cimitero lambito dalla strada.
Si dice, che all'interno della chiesa era conservata una croce che alcuni briganti bergamaschi tentarono di rubare. Lungo la via di fuga, i malfattori furono però bloccati prima del Passo del Venina da una violenta pioggia di sangue che li costrinse ad abbandonare la preziosa refurtiva sotto un sasso.
Lanciati all'inseguimento dei banditi, gli abitanti di Ambria riuscirono a ritrovare la loro croce grazie al richiamo di un magico campanellino.
Nota sul punto di partenza: Ambria 1325 m. Il piccolo paese si raggiunge da Sondrio staccandosi sulla destra dalla SS38 dello Stelvio all'uscita orientale di Sondrio e dirigendo verso Faedo e Piateda. All'uscita di Piateda, prima che la carrozzabile riattraversi l'Adda, si prende a destra la deviazione che sale verso Piateda alta. Dopo qualche tornante si incontra sulla destra la strada che qui giunge da Busteggia (piccolo nucleo appena dopo Faedo, in direzione di Piateda). Si prosegue ancora con parecchi tornanti fino ad un importante bivio ove si lascia a sinistra la prosecuzione per Piateda alta prendendo invece a destra per entrare in Val Venina. Si percorre lungamente la destra orografica della Val Venina raggiungendo Vedello e la centrale omonima (9 km circa da Piateda). Imboccata la stretta stradina che prosegue sulla sinistra si giunge in breve ad un bivio. A sinistra si sale verso Agneda, a destra verso Ambria. La strada sarebbe accessibile solo a chi è munito di permesso; pertanto vi preghiamo di farne richiesta presso il Municipio di Piateda. In alternativa si può abbandonare l'auto poco dopo la centrale di Vedello e salire lungo la stradina sterrata fino al paese, aggiungendo circa un'ora alla camminata.
Dal parcheggio auto prima del ponticello che precede Ambria ci si incammina sulla strada e, lambito il minuscolo cimitero si entra nel paese. Seguendo le indicazioni e i segni di vernice bianco-rossa si devia a destra uscendo alle spalle delle case ed iniziando a salire per un sentiero che taglia i ripidi prati sovrastanti.
Con bella vista sull'abitato si guadagna quota entrando infine nel bosco per guadagnare l'ingresso sospeso dell'alta Val Venina. Percorrendo la destra orografica della valle si lambisce qualche vecchia baita e si giunge in un pianoro alluvionale chiuso in fondo da boscose pareti di roccia.
Il sentiero si inerpica inizialmente lungo questa costa e poi entra in una stretta forra sul cui fondo scorre il torrente. Con suggestivo cammino e qualche tornante finale, si giunge infine nei pressi del muraglione della diga di Venina ove la vista si apre fino allo spartiacque meridionale.
Si costeggia il bacino seguendo la stradina del suo lato orientale e una volta in fondo si devia a destra e varcato il torrente su un ponte, raggiungiamo in breve le baite della casera Vecchia.
Il tracciato è sempre evidentissimo e prosegue ora sul fondovalle tenendo la sinistra orografica. Con andamento quasi pianeggiante ci inoltriamo nella vallata lambendo qualche baitella ormai in abbandono. Una leggera salita porta infine nella conca superiore della valle ove, fra pascoli sassosi, incrociamo il sentiero della GVO che taglia da Ovest ad Est.
Nei pressi ecco l'imponente discarica di materiale ferroso della locale miniera e la grande costruzione in pietra a secco del forno ove il materiale estratto subiva una prima lavorazione. Abbandonando la GVO si procede alle spalle del forno seguendo le evidenti ed abbondanti segnalazioni che dapprima ancora sul magro pascolo dirigono verso Sud. Poco oltre, il sentiero compare ben più evidente e, fra impressionanti scaglioni rocciosi dalle forme e colori inusitati, sale con un lento diagonale fino allo stretto intaglio del Passo di Venina da dove, volendo, è possibile scendere sul versante bergamasco al rifugio Fratelli Longo in poco meno di un'ora (Telefono rifugio: 0345.77.070).
Al ritorno è possibile percorrere la strada che costeggia la sponda occidentale del lago e una volta al muraglione della diga si può riattraversare portandosi sul sentiero solito oppure è possibile abbassarsi per una traccia che si tiene a sinistra della ripida decauville che raggiunge la diga.
Una volta sul piano sottostante si attraversa verso destra e si rimette piede sul sentiero comune.