Dal parcheggio, si procede sul fondovalle lambendo i numerosi capannoni, oltre i quali prosegue una carrareccia che attraversa il ponte sul torrente Varrone. Seguendo l'indicazione "Rifugio Casere Vecchie di Varrone" si percorre la strada sterrata che per un buon tratto tiene la sinistra idrografica del torrente per poi ritornare sulla sponda opposta tramite il "ponte di Gebio" presso l'omonima località. Si continua ora sulla destra idrografica del torrente sempre lungo la carrareccia che prende quota lentamente nella profonda e verdeggiante vallata finché si sbuca presso i maggenghi dell'Alpe Forno 1128 m. Si continua sulla strada che diventa un po' più sconnessa e ci si inoltra nel bosco per uscirne in corrispondenza di un ponticello varcato il quale, inizia una lunga serie di tornanti, che prende quota lambendo la suggestiva Cascata del Dente per terminare all'imbocco della soglia superiore della valle dove l'ambiente muta di colpo. La vallata si stende ampia e quasi pianeggiante ricca di pascoli orlati da creste erbose mentre sullo sfondo svettano le vette rocciose dell'alta Valvarrone. L'ingresso al settore superiore della valle è segnato da un ponticello in pietra tramite il quale ci si riporta sulla destra idrografica del torrente (verso destra si stacca il sentiero che porta al Rifugio S. Rita). Oltrepassato il ponte, con percorso pianeggiante si giunge in breve a lambire la costruzione del Rifugio Casere Vecchie di Varrone 1672 metri, ben visibile poco più in alto, sulla sinistra. Si prosegue per la carrareccia, sempre più dissestata, attraversando lo scarico di alcuni stretti e profondi valloncelli che tagliano il costone superiore. In qualche punto, il percorso presenta alcuni tratti con piccoli smottamenti, ma è sempre agevole. Al settimo tornante si giunge ad un bivio. Verso destra una larga traccia porta ad attraversare il torrentello ed a lambire la costruzione della Baita Tronella 1919 metri, da dove si prosegue facendo attenzione alle segnalazioni di vernice bianco-rossa che puntano a Sud-est (indicazione rifugio F.A.L.C.). Seguendo i segnali si percorre un sentiero a volte poco marcato che prende quota fra dossi erbosi e roccioni di conglomerato con lunga salita che termina nella vallecola antecedente la minuscola costruzione del rifugio F.A.L.C. 2120 m., che in pochi attimi si raggiunge. Per il ritorno si può seguire il tracciato segnalato che dal rifugio percorre all'inizio la dorsale fra la Valvarrone ad Ovest e la Valle della Pietra ad Est. Poco dopo il percorso inizia a tenersi sul lato di Valvarrone costeggiando i roccioni del crinale e grazie ad una esposta cengia attrezzata con catene corrimano si perviene ad una zona di grandi blocchi oltrepassata la quale, sempre a mezza costa, si arriva alla Bocchetta di Trona 2092 m., dove si trovano le rovine di un rifugio bombardato dalle truppe nazi-fasciste perché utilizzato dai partigiani. Da qui si piega a sinistra passando accanto a grandi tralicci e scendendo lungo la carrareccia prima abbandonata si torna a riprendere l'itinerario di salita.
La Valvarrone è un lunghissimo e stretto solco vallivo che partendo dalle sponde del Lago di Como si spinge verso oriente nel cuore nebbioso delle Alpi Orobie occidentali.
Dopo l'abitato di Premana, e quindi verso i 1000 metri di altitudine, la valle si ramifica dando luogo alla Val Marcia a Sud e alla Val Fraina ad Est; fra queste si insinua l'alta Valvarrone che termina ai piedi del circo di piccole, ma eleganti vette del nodo montuoso Pizzo Varrone-Pizzo dei Tre Signori.
La gita proposta è molto lunga, ma si svolge in buona parte lungo una carrareccia sterrata che rende il cammino agevole e relativamente poco faticoso. Per contro proprio per il fatto di attenersi al tracciato di una strada carrabile, lo sviluppo è notevolissimo ma, per fortuna, i numerosi motivi di interesse che si incontrano sul cammino rendono la marcia meno monotona.
Dalla vegetazione che caratterizza il profondo solco iniziale della valle ai grandi spazi dei pascoli in quota, dalle miniere di ferro abbandonate ai ruderi delle fortificazioni della Linea Cadorna per finire con i suggestivi panorami, tutto contribuisce a rendere la gita di grande interesse. Lo stesso microscopico rifugio F.A.L.C sarà una piacevole sorpresa.
Nell'estate del 1945 la società alpinistica F.A.L.C (Ferant Alpes Letiam Cordibus) di Milano pensò alla costruzione di un rifugio in una zona alpina lontano da zone affollate, ma al tempo stesso che fosse abbastanza vicina alla città. Saputo che una piccola baita ai piedi del Pizzo Varrone, era in vendita, se ne decise l'acquisto e la trasformazione nel "Rifugio F.A.L.C.". I lavori iniziarono a metà giugno 1949 e furono ultimati il 18 settembre con l'inaugurazione del rifugio. Nel 1952 presso l'edificio fu costruita la cappelletta dedicata alla Madonna del Varrone. ISebbene recentemente ampliato, il rifugio è probabilmente uno dei più piccoli delle Alpi ma nel periodo estivo è custodito, ha servizio d'alberghetto e vi si può pernottare. Oggi è gestito da una simpaticissima ragazza, Serena Sironi (per prenotazioni telefonare al 3338496661), che in ogni suo discorso lascia trapelare una grande passione per il "suo" rifugio e per la montagna in tutti i suoi aspetti.
Il percorso decritto in questa puntata di Trekking segue integralmente la parte superiore dell'antica "strada del ferro" o di Maria Teresa perché il suo miglioramento è legato all'illuminato intervento dell'imperatrice d'Austria che nel XVIII secolo decise di dare nuovo impulso all'attività estrattiva del ferro che si conduceva da secoli in Valsassina e Valvarrone. La strada in realtà parte da Dervio e oggi percorre asfaltata e molto suggestiva tutta la sponda destra orografia della Valvarrone fino a Premana. Da qui prosegue sterrata fino ad arrivare alla Bocchetta di Trona valico un tempo di fondamentale importanza strategica nelle comunicazioni con la Valtellina. Si pensi che, nel corso dei secoli, furono numerosissimi gli eserciti che transitarono per la Bocchetta di Trona: gli Unni, gli Eruli, i Goti, i Longobardi, gli Ungheri, il Barbarossa e, infine, le truppe dei Grigioni.
L'importanza strategica di questo crinale fu presa in considerazione anche durante la Grande Guerra e qui passava un tratto della celebre Linea Cadorna, apparato difensivo di seconda linea che avrebbe dovuto contenere un eventuale sfondamento delle linee dell'alta Valtellina da parte degli austriaci. La "strada di Maria Teresa" funzionò egregiamente per moltissimi anni portando un nuovo benessere presso le popolazioni locali e ancor oggi può essere vista come esempio di buon governo.
Lungo il suo percorso si svilupparono piccoli e grandi centri che servivano da base per gli operai delle miniere e come centri per la fusione del materiale ferroso grezzo. La località di Forno che s'incontra sul nostro cammino ricorda questo antico passato.
Tutta l'alta Valvarrone come la vicina Valle della Pietra affluente alla Val Gerola e la Valle di Biondino, sono ricche di antiche miniere di ferro che furono coltivate già in epoche pre romane.
Sulle facili creste che dominano le vallate e nei punti più strategici si trovavano luoghi fortificati e di avvistamento atti a proteggere e difendere questa località tanto strategica. Forse la fortezza più misteriosa è quella di Castel Reino che secondo lo storico Giuseppe Arrigoni doveva trovarsi a 2162 metri di altezza su un panoramico contrafforte occidentale del Pizzo dei Tre Signori (Arrigoni G. "Notizie storiche della Valsassina e delle Terre Limitrofe"; 1860). Lo stesso moderno toponimo sembra derivare dall'antica presenza di un forte, Castel Reino deriverebbe, infatti, da Castel Ruino ossia Castel Rovina.
In effetti sul piccolo pianoro erboso di questo contrafforte si scorge ancora un allineamento di pietre ciclopiche che richiamano la struttura di un poderoso muro. Purtroppo il tempo ed i fenomeni erosivi hanno reso il riconoscimento piuttosto incerto.