Dalle tipiche case Walser di Juf 2117 m., presso l'imbocco della pista da fondo si volge a sinistra rimontando, senza traccia obbligata, gli ampi pascoli soprastanti. Spostandosi gradualmente verso destra si giunge ad affacciarsi su una valletta, dove un breve passaggio obbligato (cartello escursionistico) permette di raggiungerne il fondo. Con alcuni dietro-front su terreno ripido si risale l'impluvio fino a quando diviene possibile compiere un deciso traversone verso destra - lo stesso affrontato dal sentiero estivo - che, lasciata alle spalle la valletta, raggiunge le conche che precedono l'insellatura dello Stallerberg 2579 m. Da questo valico, in leggerissima salita, assecondando le curve di livello bisogna aggirare lungamente la soprastante quota 2742 m., affacciandosi sul versante di Bivio, fino ad accedere ad un gradino pressoché pianeggiante posto alla base del vallone calcareo le cui sponde convergono sulla vetta del Piz Surparé. Restando sulla destra a evitare i pendii più ripidi, tra suggestive rocce dolomitiche dagli spiccati toni ocra, si guadagna la piccola conca finale. Salendo con le pelli fino alla cresta ESE si depositano qui gli sci per affrontare gli ultimi metri lungo facili roccette e terreno misto fino alla vetta del Surparé 3078 m., da dove lo sguardo è libero di spaziare a 360°. Particolarmente significativo è il colpo d'occhio sul vicino Piz Platta mentre più lontano si distinguono le vette del Bernina e, verso sud, quelle del Disgrazia e della Bregaglia tra cui le pareti del Pizzo Cengalo e del Badile.
Variante
Una volta raggiunto lo Stallerberg 2579 m. si può volgere immediatamente a sinistra a rimontare i ripidi dossi soprastanti e, sfiorata la quota 2742 m., percorrendo verso N, con modesti saliscendi, un suggestivo canyon tra torri calcaree. Questo insolito corridoio permette di affacciarsi, dall'alto, al vallone del Piz Surparé. Il successivo traverso a mezza costa, che richiede neve ben assestata, consente di portarsi al centro del vallone ricongiungendosi all'itinerario sopra descritto.
Arrivando a Juf per la prima volta, tutti si chiedono come si faccia a vivere lassù, soprattutto in pieno inverno. Effettivamente questo villaggio, che conta attualmente trenta residenti, con i suoi 2126 metri sul livello del mare fa a gara con Trepalle (Livigno) quale centro abitato più elevato delle Alpi. E compete con Livigno anche per il freddo, avendo detenuto fino al 2005 il record di località più fredda delle Alpi con - 42.3 C° registrato nell'inverno del 1985.
Quali motivazioni possono allora aver spinto degli esseri umani ad insediarsi a una quota talmente elevata da non poter disporre nemmeno di legna quale combustibile bruciando, in sua vece, lo sterco delle mucche essiccato durante l'estate? La risposta sta nella particolare "specializzazione" a resistere in situazioni estreme affinata dai Walser, il popolo che si insediò in Val d'Avers nell'anno 1280.
Questo autentico "popolo delle Alpi", di origine germanica, nell'alto medioevo abitava le zone più elevate del Vallese. Sotto la spinta demografica e alla ricerca di terre da coltivare a condizioni migliori rispetto a quelle imposte dai feudatari locali, i Walser (il cui nome deriverebbe appunto dalla contrazione di Walliser) diedero vita a un eccezionale processo di colonizzazione che li vide spingersi da un lato verso il meridione della Alpi e, dall'altro, al cuore delle Alpi centrali fino addirittura al Tirolo. Estremamente adattati alle dure condizioni della vita di montagna, questi uomini tenaci vennero ben accolti dai proprietari delle nuove terre, poiché andavano a insediarsi in zone pressoché disabitate. Forti di "tecnologie" affinate per secoli, erano in grado di vivere dove altre popolazioni mai avevano osato: dissodavano e riducevano a coltura terreni fino ad allora incolti, strappavano i pascoli ai ghiacciai, costruivano arditi sentieri intervallivi lungo i quali poter transitare con le mucche, nonché abitazioni e ricoveri per il bestiame e, in cambio, pagavano un affitto proporzionato al valore iniziale dei terreni.
In un clima più favorevole di quello odierno, i Walser di Avers coltivavano alcuni cereali fino a quote ragguardevoli e, forti della vicinanza dell'importante Septimer Pass, che collegava il nord con il sud delle Alpi, potevano commerciare il loro bestiame alle fiere, soprattutto a quella di Chiavenna. Erano perciò tutt'altro che isolati, anzi forse meno isolati di oggi... Furono famosi anche per la loro tradizione di mercenari, prestando i propri servizi a eserciti stranieri e, in particolare, alle Tre Leghe Grigie che a più riprese tentarono, alla fine con successo, di invadere la Valtellina.
Nel Seicento gli abitanti della vallata erano ben 498, che si ridussero a soli 183 nel 1920, anno in cui ogni abitante possedeva mediamente ben 3 mucche, 3 pecore e 4 capre. Nell'ultimo secolo il numero di residenti è restato pressoché invariato, contando nel 2000 190 unità.
Se vi capitasse di lamentarvi del freddo con qualche residente di Juf non preoccupatevi di trovare apparentemente distratto il vostro interlocutore: potrebbe semplicemente non capire il vostro disagio...
Al suo imbocco la Val d'Avers non mostra certo il suo lato migliore: aspre pareti rocciose verticali, a stento "mitigate" da boschi di abeti che sfidano la forza di gravità, respingono a tal punto il visitatore che, inconsciamente, si prepara a una "dura lotta con l'alpe". Tuttavia i paesini si susseguono graziosi e la vallata, lasciati gli orridi iniziali, mostra un volto più sereno. Ma quando si arriva? I chilometri, come i tornanti, scorrono inesorabili e sembra che la valle non finisca mai. Tutt'intorno si scorgono bellissimi pendii innevati e, di tanto in tanto, si supera un nutrito gruppo di sci alpinisti che si appresta ad affrontarli.
L'arrivo a Juf, ultimo villaggio abitato della vallata, situato a ben 2100 metri di quota, è premiato con un bel sole. Nonostante l'aria frizzante, i dubbi iniziali si sciolgono in fretta e a tutti viene voglia di solcare le nevi immacolate che si innalzano verso il Piz Surparé.
La Val d'Avers, sconosciuta ai più, si presta incredibilmente a molte attività invernali poiché, nel suo lungo snodarsi, assume caratteristiche assai diversificate. Se le gole iniziali, segnate da lunghi nastri di ghiaccio, sono il terreno ideale per praticare la piolet-traction, i numerosi pianori che si trovano tra un villaggio e l'altro si prestano ottimamente allo sci di fondo, mentre le vallate laterali che si snodano in modesta pendenza verso sud sono il terreno ideale per l'esplorazione con le racchette da neve; non manca nemmeno un piccolo comprensorio per la pratica dello sci alpino. Ma è lo sci alpinismo l'attività che più di ogni altra trova sfogo lungo i dolci pendii della parte alta della valle. Non a caso, nella preziosa pubblicazione di Scanavino e Gansser: "Scialpinismo in Svizzera - 411 itinerari scelti", trovano spazio ben dieci itinerari che si svolgono in questa piccola valle! Per trascorrere alcune giornate sulla neve ci si può appoggiare a uno dei numerosi alberghetti (due nella sola Juf) e si può pure usufruire del servizio di trasporto pubblico postale, che compie regolari corse giornaliere fino a Juf e che aggiunge una nota caratteristica a una zona veramente unica nel suo genere.