Dal parcheggio auto presso la chiesa di Desco si imbocca, a piedi, la strada che prosegue in leggera salita portando a monte del paese. In corrispondenza del primo tornante si lascia l'asfalto per deviare a sinistra, lungo una stradina sterrata che, con qualche tornante, guadagna quota, portandosi in corrispondenza di un muraglione paramassi dove termina. Si continua per il sentiero che è il logico proseguimento della carrareccia, risalendo alle spalle del muraglione. Con un lungo traverso obliquo, attraverso piccoli ghiaioni e rado bosco, ci si porta in una poco accennata valletta. Si guadagna quota con alcuni tornanti fino ad un bivio. Le segnalazioni (bandiere bianco-rosse e numero 26) portano a destra, ma è possibile prendere anche l'altra direzione che, dopo un breve diagonale, sale direttamente ad una cascina abbandonata, per poi ricongiungersi all'itinerario normale nelle vicinanze di una fontana. Sempre seguendo le segnalazioni si procede ora con un lungo tratto in obliquo verso sinistra, superando alcuni vecchi terrazzamenti ed infine si giunge alla periferia orientale di Porcido.
Una volta tra le case si percorre il viottolo che traversa il paese verso sinistra e, in breve, si giunge nei pressi della graziosa chiesetta con il portale sovrastato da un affresco a medaglione raffigurante il Cristo Pantocratore. Proseguendo si lambiscono altre case, alcune delle quali ben ristrutturate, mentre il viottolo, ben acciottolato, comincia a pianeggiare. Oltre Porcido si raggiungono in breve le dimore rurali della località Porcellino. Lungo tutto il tragitto s'offrono splendide immagini del fondovalle valtellinese ove spiccano il conoide di Talamona e la cittadina di Morbegno. Cominciano qui ad apparire anche i primi affioramenti granitici che spezzano la monotonia del bosco mentre stiamo iniziando a girare sul versante meridionale del Culmine. Verso Nord ecco comparire i paesi della Costa dei Cèch, Roncaglia, Naguarido e, in alto verso destra, Caspano, con la sua evidente chiesa, La mulattiera termina in una bella stradina sterrata che prosegue puntando verso Nord e s'abbassa con alcune curve fino ad una grande cappella votiva in corrispondenza della quale si prosegue verso destra. Più oltre si arriva ad un'altra cappelletta, più piccola, che segna un altro bivio. Sempre verso destra si affronta un'ultima breve discesa che ci depone al margine della conca di Dazio.
Tralasciando un sentiero che si dirama a destra proseguiamo brevemente arrivando sulla carrozzabile che lambisce a mezzogiorno le case di Dazio (percorrendo questo itinerario all'inverso si può dunque partire da Dazio imboccando la "Via per Porcido" e, con minore fatica e uguale soddisfazione, si arriva nel grazioso minuscolo borgo). Piegando verso destra si cammina sull'asfalto per poche centinaia di metri fino all'altezza del cimitero del paese. Qui, seguendo le indicazioni per il Crotto o Grotto, si piega nuovamente a destra lambendo le mura del camposanto e ritornando verso il Culmine. Sempre seguendo i cartelli indicatorI per il Grotto, si arriva presso quest'edificio lambendone le mura e, poco dopo, s'incontra l'imbocco della stradina sterrata che sale alla vetta del Culmine.
La stradina s'immerge subito nel fitto ed ombroso bosco salendo dolcemente per avvicinarsi alla calotta sommitale. Passate alcune cascine, si prosegue senza troppa fatica in un'atmosfera fatta di silenzi e di stormire di fronde, in cui raramente si percepisce qualche suono "umano" che s'allontana sempre più man mano saliamo.
Il percorso arriva, infine, su un crinale da dove la vista si fa più ampia e, infine, raggiunge la cresta sommitale che si percorre con qualche leggera curva. Verso Nord s'apre la Val Masino, chiusa in fondo dalla catena dei Pizzi del Ferro, dalla Cima di Zocca e dalla Cima di Castello.
Ancora pochi passi ed eccoci in vetta dove, accanto ad un punto di sosta con tavoli e panche, si trova il rudere di una vecchia costruzione. Un tempo quassù doveva esserci una torre di guardia o un fortilizio, ma del manufatto si son perse le tracce. La posizione strategica del Culmine, il facile accesso alla sua sommità, l'amplissima visuale che si offre, sia sulla Bassa sia sulla Media Valtellina, rendevano questo punto un cardine nel sistema difensivo della valle. Forse la zona meriterebbe di essere oggetto di qualche ricerca archeologica più approfondita. Per quanto limitato dalla quota relativamente bassa, il panorama è notevole. Partendo da Sud e procedendo in senso orario ecco dapprima la Valle di Tartano: è evidente la strada carrozzabile che, con lunghi tornanti, s'inerpica sul Crap del Mezzodì per raggiungerne la soglia sospesa. Seguono le cime orobiche e l'imbocco delle Valli del Bitto all'altezza di Morbegno. A Occidente si profila l'elegante sagoma del Legnone, sentinella fra Alto Lario e Valtellina e poi, oltre il lago, ecco le cime della Mesolcina. A Nord, abbiamo già detto, si profilano le vette del Masino, mentre verso oriente scorre la Media Valtellina solcata dal liquido nastro dell'Adda. Sullo sfondo, in quella direzione, si scorgono le montagne dell'Adamello.
Dalla cima del Culmine possiamo proseguire ancora un poco lungo il sentiero che s'inoltra verso Ovest, sul crinale (rada segnaletica giallo-rossa), giungendo in breve in una zona di profondi buchi, alcuni apparentemente naturali, altri forse ingressi di cave di ferro. Nei pressi si scorgono anche muretti di forma circolare che sembrano piccoli forni di cottura. Poco si sa di queste curiose formazioni che, forse, meriterebbero di essere meglio studiate e valorizzate. Il largo crinale è colonizzato da betulle, pini silvestri, abeti e faggi inframmezzati da radure erbose umide che, dopo le piogge, si riempiono formando piccole aree lacustri. Si tratta di un ambiente naturale di notevole suggestione ed interesse.
Il ritorno deve essere effettuato lungo la via di salita.
La tondeggiante mole del Culmine di Dazio è una delle più importanti e caratteristiche formazioni geologiche della Valtellina. Contro questa ostica emergenza rocciosa si sono infrante anche le pur immense forze del grande ghiacciaio che nel Quaternario ha modellato il fondovalle valtellinese. Il Culmine ha retto all'impressionante azione erosiva dei ghiacci che sono stati costretti a venire a patti con la sua dura scorza granitica. In questo punto, infatti non potendo procedere direttamente il flusso principale del grande Ghiacciaio dell'Adda piegò verso Sud per poi riprendere la sua corsa verso occidente una volta aggirato l'ostacolo. Così fu costretta a fare anche la confluente lingua glaciale che scendeva dalla Val Masino, che dovette scavarsi un letto alle spalle del Culmine, per poi fondersi nel flusso principale fra Talamona e Morbegno.
Sebbene arrotondato, smussato e provato da una strenua lotta di resistenza, il Culmine di Dazio è arrivato fino a noi caratterizzando il panorama della Bassa Valtellina e segnando, con la sua inconfondibile forma, il punto che separa questa porzione di territorio dalla Media Valtellina, che inizia subito oltre, verso Est.
In vero, il Culmine è formato da due diversi tipi di rocce cristalline. C'è un'ampia porzione basale costituita dal cosiddetto "Gneiss di Morbegno" e una cupola sommitale formata da una roccia magmatica a grana fine nota geologicamente come "Granito di Dazio". La formazione è antichissima, precedente la nascita della catena alpina. Si tratta di una grande massa di magma iniettata entro rocce metamorfiche che, successivamente, sono state erose portando alla scoperto il materiale intruso. Il Culmine di Dazio e la formazione granitica del Monte Fioraro nelle Alpi Orobie, presso il Passo S. Marco, sono le uniche due formazioni di questo genere situate a Sud della Linea del Tonale, o Linea Insubrica, imponente limite geologico che separa le Alpi dai corpi montuosi più meridionali ed esterni.
La gita, o meglio, le gite che proponiamo permettono di conoscere questa particolare area del territorio valtellinese che, per le sue caratteristiche, presenta anche notevoli spunti di interesse naturalistici ed etnografici.
La particolare disposizione geografica del Culmine determina due versanti principali, uno rivolto a mezzogiorno sulla Valtellina, l'altro a settentrione verso la Val Masino e il limite orientale della Costiera dei Cèch. Tale disposizione crea anche due micro ambienti completamente differenti. Il versante meridionale è riarso, povero d'acqua, rivestito da boschi di castagni, pino silvestre e querce inframmezzati da macchie di ginestre ed erica dalle quali sporgono tondeggianti emergenze di chiaro granito. Su questo versante si trovano anche alcuni interessanti nuclei rurali circondati da qualche piccolo vigneto.
Il versante settentrionale, viceversa, è solitario, umido e ombroso, ricoperto da un fitto bosco di castagni, faggi, betulle ed abeti, sede di un'Oasi Naturale dove vivono indisturbati parecchi cervi.
Vi sono diverse possibilità di visitare il Culmine di Dazio e vogliamo proporne un paio suggerendo, però, alcune alternative. La principale consiste nella salita da Desco, piccolo borgo aggrappato su un promontorio al piede meridionale del Culmine, di fronte alla Val Tartano. Da Desco passa ancor oggi l'antica Via Valeriana, la strada di fondovalle che, tenendo il piede del versante retico, percorreva la Valtellina da Ovest ad Est. In questo punto la strada sale leggermente per arrivare in paese e, scavalcato il promontorio, ridiscende affacciata sull'Adda, fino a ricollegarsi con l'attuale SS38 dello Stelvio poco prima di Pilasco e del ponte sul Masino.
Chi volesse fare meno fatica può anche iniziare le gite partendo da Dazio, il paese adagiato nella verdeggiante conca aperta fra il Culmine e la Costiera dei Cèch. In questo caso si eviterebbe un discreto dislivello.