Da Bagni Masino proseguire lungo la stradina che traversa l'abetaia che circonda gli edifici. Poco oltre si incontra il cartello che indica, a destra, la deviazione per la Val Porcellizzo.
Il sentiero, lastricato, inizia subito ripido e guadagna quota con molti tornanti sbucando presso le baite di Corte Vecchia 1405 m. Su terreno più aperto si prosegue in piano passando nel tunnel naturale delle Termopili, formato da due enormi massi poggiati l'uno contro l'altro. Poco più avanti la salita riprende nuovamente ben lastricata e, tenendosi a destra del torrente, sale una ripida costa erbosa per poi puntare verso Nord con un lungo traverso. Varcato il corso d'acqua formante la cascata dell'Acqua de Siun si continua in un rado lariceto che lascia sempre più il posto al pascolo.
Con un ultimo tratto nella piccola gola formata dal torrente sbuchiamo nella vasta spianata del «pianun» o «zucun». Traversato il torrente su un ponte si continua su ottimo tracciato risalendo il versante destro idrografico della valle per arrivare al «muretto», 2200 m circa, punto dove cessa il lastricato per lasciar posto al sentiero.
Ora il percorso (segnaletica con bandierine bianco rosse) taglia in diagonale verso Nord una interminabile serie di dossi erbosi e vallette intervallati da grandi placche granitiche e, alla fine, giunge al rifugio.
Dal rifugio Gianetti salire verso Nord per pietraie puntando alla base dell'evidente speroncino roccioso che si protende dalla cresta Sud del Badile. Si attacca sul suo lato occidentale un centinaio di metri sopra il suo piede, nel diedro che determina il suo punto d'unione col corpo della montagna. Per un sistema di cenge si obliqua a destra raggiungendo la cresta dello speroncino per poi percorrerla tornando a sinistra. Passati sotto uno strapiombo, si sale per il camino che lo incide sulla sinistra (15 m III) sbucando presso la croce metallica dedicata agli alpinisti Castelli e Piatti. Salire per canalini e cenge erbose per c. 80 m finché le tracce di passaggio raggiungono l'inizio di una evidente cengia che, in discesa obliqua a destra, porta alla base di un marcato canale. Risalire il canale per c. 60 m usando in parte anche la sua sponda destra poi uscire a sinistra seguendo una rampa che porta sul filo della cresta Sud. Seguire il crinale per c. 40 m poi traversare a destra per facile cengia entrando nel canalone principale e risalendolo per c. 70 m. Uscirne a sinistra sfruttando un canaletto-camino e tornare presso la cresta per abbandonarla subito, rientrando a destra, e arrampicando per una serie di facili canalini intervallati da placchette che adducono alla cengia terminale di blocchi che, in diagonale verso destra, porta poco sotto la cresta sommitale che si raggiunge in breve.
Sulla vetta sorge il piccolo bivacco fisso dedicato all'alpinista lombardo Alfredo Redaelli che, nel 1904, compì la prima salita della parete Sud-ovest del Badile con la grande Guida locale Bortolo Sertori.
La prima salita assoluta alla vetta fu compiuta dal Rev. W. A. B. Coolidge assieme alle guide Henry e François Devousassoud, il 26 luglio 1867.
Attenzione! Per evitare problematiche corde doppie, in discesa ricordarsi della cengia che, alla base del profondo canale, risale (salendo la si è discesa) verso destra avvicinandosi alla cresta Sud.
Nota: la via di discesa è attrezzata con anelli fissi di calata utili in condizioni di tempo cattivo o con neve.
Il Pizzo Badile è situato sullo spartiacque principale delle Alpi, nel settore occidentale del gruppo Màsino-Bregaglia, un grandioso plutone circondato a Ovest dalla Valchiavenna, a Nord dalla Val Bregaglia, a Sud dalla Valtellina e ad Est dalla Val Malenco.
Il plutone della Val Masino altro non è che un imponente fenomeno geologico risalente a milioni di anni or sono. Una gigantesca massa di magma fuso venne spinta dalle profondità della terra verso la superficie, ma non riuscì a farsi strada per trovare sfogo all'aperto. Si solidificò quindi, molto lentamente, al di sotto di uno spesso strato di rocce che lo protessero. Col passare dei millenni, tali rocce, di origine prevalentemente sedimentaria, si disgregarono sotto l'azione degli agenti atmosferici, mettendo a nudo il grande castello granitico che oggi appare in tutta la sua bellezza.
Dal sottogruppo Badile-Cengalo si originano alcune delle maggiori vallate del massiccio che vanno poi a confluire nelle grandi valli di cui si è fatto cenno sopra.
Nella Val Chiavenna sbocca la magnifica e lunghissima Val Codera, un universo a parte, ricchissimo di attrattive storiche, etnografiche e naturalistiche. Sul versante meridionale, la Val Porcellizzo è una delle 14 valli che formano il bacino della Val Màsino la quale, a sua volta, sbocca in Valtellina presso Ardenno. La Val Bondasca, che si origina ai piedi del versante settentrionale della nostra cima, è invece la prima importante convalle della Val Bregaglia svizzera salendo verso il Passo del Maloja.
Bondasca e Porcellizzo sono le due valli che "nascono" direttamente ai piedi del Badile e del Cengalo offrendo due ambienti alpini totalmente diversi. La prima inizia alle spalle dell'abitato di Bondo e, dopo un inizio chiuso fra versanti ripidi e boscosi, si apre in un maestoso anfiteatro che offre uno degli spettacoli più grandiosi e selvaggi delle Alpi.
Verso oriente la valle è cinta dalla turrita muraglia delle Sciore, vette bellissime ed eleganti. Ai loro piedi il Ghiacciaio della Bondasca porta fino alla cresta spartiacque, al Passo di Bondo, dal quale, verso occidente, riprende la danza delle grandi vette. Dapprima vi sono i Pizzi Gemelli, poi, dopo un selvaggio e stretto canalone di ghiaccio, ecco l'immensa architettura della parete Nord del Cengalo. Ancora più a Ovest, oltre un altro canalone, ecco la liscia e altissima parete Nord-est del Badile il cui elegante spigolo Nord separa la Bondasca dal bacino secondario della Trubinasca. Qui altre selvagge e inquietanti vette, la Punta Sant Anna, la Punta e il Pizzo Trubinasca, chiudono l'imponente parata.
La Val Porcellizzo è assai più lunga e solare della Bondasca ed è percorsa dal sentiero che conduce al rifugio Gianetti, ai piedi del versante Sud del Badile.
Dopo un lungo tratto di cresta poco significativo, la testata della valle comincia a mostrasi particolarmente interessante proprio a partire dall'arrotondata mole del Badile fiancheggiata, a destra, dalla bella Punta Sertori. Oltre la Sertori si trova il Colle del Cengalo da dove la cresta riprende a salire verso la cima del Cengalo, forse la montagna esteticamente più bella della valle, arricchita com'è dalle gotiche merlettature della sua cresta meridionale. Il versante Sud dei Gemelli altro non è che una frastagliata cresta rocciosa fiancheggiata, sulla destra, dal ghiacciaietto che sale al Passo di Bondo. Poco oltre il valico si trova la Cima della Bondasca o Pizzo del Ferro occidentale da dove la cresta della testata della valle piega verso Sud a formare la formidabile costiera del Camerozzo-Cavalcorto che, con numerose punte, termina con la Cima del Cavalcorto la cui splendida parete Sud domina il paese di San Martino Val Màsino.
William Augustus Brevoort Coolidge (1850-1926) è stato uno dei maggiori alpinisti di tutti i tempi e uno dei primi ad interessarsi non solo dell'aspetto prettamente esplorativo e sportivo dell'alpinismo, ma anche di quello culturale. Fra le sue numerose opere, alcune trattano, infatti, della storia delle popolazioni alpine.
Compì la sua prima scalata nel 1865 sul Niesen e, da allora, non cessò mai di praticare l'alpinismo anche grazie all'incoraggiamento iniziale della zia Miss Brevoort, ottima alpinista pure lei.
Fu nel primo periodo di esplorazioni che il Coolidge si avvalse della guida Devouassoud con la quale fece il Badile nel 1867 (nella salita il reverendo era accompagnato dai fratelli Henry e François Devouassoud due delle più celebri guide di Chamonix di fine '800. L'anno precedente la prima salita del Badile, nell'estate 1866, François, aveva accompagnato D. W. Freshfield e C. C. Tucker nella prima ascensione al vicino Pizzo Cengalo. Fu forse durante questa scalata che ebbe modo di individuare una via di scalata possibile al Badile, fino ad allora ritenuto inviolabile).
Oltre a questa cima, fra le innumerevoli ascensioni di Coolidge si ricordano: il Pic centrale della Meije (1876), l'Ailefroide (1870), il canalone Nord del Monviso e le prime invernali alla Jungfrau, al Wetterhorn e allo Schreckhorn.
Ordinato sacerdote nel 1882, lasciò Oxford nel 1897, per andare a vivere a Grindelwald per dedicarsi allo studio del mondo alpino.
Fra i suoi libri più importanti si ricordano "Josias Simler et les Origines de l'Alpinisme jusq'en 1600", "Swiss Travel and Swiss Guidebooks", "The Alps in Nature and History", "Alpine Studies".
Compilò anche alcune guide alpinistiche collaborando alla celebre serie di guide per scalatori "Conway-Coolidge" e, per quasi 10 anni, fu curatore dell'Alpine Journal.
Oltre che per le sue scalate, il reverendo era celebre per le sue feroci liti coi colleghi alpinisti, liti che lo videro per ben due volte dimettersi dall'Alpine Club. Fra i suoi soprannomi si ricorda quello di "agnello focoso". Morì a Grindelwald.