Escursioni - La Val Fabiolo e Sostila

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «La Val Fabiolo e Sostila»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Bassa Valtellina
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E61
  • Periodo consigliato: estate
  • Punto di partenza: Sirta 289 m, raggiungibile staccandosi verso destra dalla SS 38 dello Stelvio a 8,3 km da Morbegno in direzione di Sondrio.
  • Tempo di percorrenza: 4 ore
  • Dislivello: 700 m
  • Difficoltà: E (Escursionistica). Spesso il tracciato che porta al Culmine, per quanto facile, è molto inerbito e presenta qualche difficoltà di transito
  • Bibliografia: Perego N: "Sostila e la Val Fabiolo", Bellavite Editore: Missaglia 2002; Vannuccini M. "Guida al Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi" Lyasis Edizioni, Sondrio 2002.
  • Cartografia: CNS 1:50.000 «Monte Disgrazia»; Carta escursionistica Kompass 1:50.000 «Chiavenna-Val Bregaglia», oppure «Lecco-Valle Brembana»; IGM 1.25.000 «Talamona» e 1:50.000 «Sondrio».
  • Informazioni locali: Municipio di Forcola-Sirta. Tel. 0342-668130
  •  Pro Loco Forcola  informazioni complete sul territorio!!!
 


 
mappa di La Val Fabiolo e Sostila

Percorso

Dalla piazzetta che si trova sulla sinistra della chiesa di Forcola-Sirta, caratteristica per la sua splendida cupola dalla copertura in piode (le tegole di serpentino-scisto ricavate dalle cave della vicina Val Malenco), si imbocca una evidente rampa acciottolata (cartello indicatore) che, ben presto, si trasforma in una comoda e larga mulattiera e che, con numerosi e ampi tornanti, sale nel bosco alle spalle dell'abitato.

Guadagnando quota si avrà modo di ammirare meglio la bella chiesa di Sirta e la suggestiva, verticale parete della "Caurga" che sovrasta il paese ad Est . Su questa falesia dai colori dorati si trova una delle più belle e difficili palestre di arrampicata della provincia di Sondrio.

Più in alto, il tracciato piega decisamente a sinistra e nel fitto della vegetazione entra gradualmente in Val Fabiolo, tenendosi sull'orlo della forra scavata dal torrente. Un ponticello ci permette di traversare la valle per portarsi sul versante opposto (destra orografica) e proseguire sempre su ottimo tracciato. Grazie ad un successivo ponte ci si riporta sul versante sinistro e si raggiungono le case di Bures 650 m.

Presso una cappellina votiva si imbocca, verso destra, il sentiero che sale a Sostila mentre, a sinistra, prosegue il tracciato che sale a Somvalle.

Dapprima per prati e poi nel bosco di castagno, il sentiero sale con alcuni tornanti raggiungendo le case di Sostila concentrate in due nuclei separati. Dall'abitato principale per sentiero pianeggiante, passando accanto al cimitero, si raggiungono le altre case del villaggio e poco oltre si perviene ad un bivio.

Prendendo a sinistra si sale di nuovo con alcuni tornanti lambendo a monte i prati circostanti il paese e alcune altre baite. Dopo un altro breve tratto nel bosco, si riesce ai piedi di un nuovo ripido prato che si costeggia, per giungere nei pressi di una grande baita, posta poco sotto il crinale che collega il Crap del Mezzodì 1031 m, al Culmine di Campo Tartano 1301 m. Pochi passi ancora e si tocca l'ampia insellatura prativa del crinale mentre si apre alla vista tutta la bassa Valtellina, dominata a Ovest dalla elegante mole del Monte Legnone.

Da questo punto si volge a destra per deboli tracce fra rocce affioranti, basse betulle e prato e in pochi minuti si raggiunge l'ameno poggio del Crap del Mezzodì. Prendendo la traccia segnalata, che dalla sella sale a sinistra, si raggiungerebbe il Culmine da dove si scende in breve alle case di Contrada Cà.
Percorrendo la strada asfaltata si giunge in breve al punto di massima depressione della prativa Sella di Campo; qui, presso un "palo della luce", un sentierino taglia a sinistra nel prato portando ad una cappelletta. Con tracciato ampio e ben tenuto il sentiero, ora mulattiera, taglia a mezza costa verso destra passando sotto le case di Somvalle per poi cominciare ad abbassarsi con ampi tornanti.
Si perviene, così, al grazioso gruppo di baite di Sponda 908 m con la piccola cappelletta ombreggiata da grandi piante. Tenendo il versante destro orografico della valle la mulattiera si abbassa comoda ed ampia. Si lascia a destra la deviazione che sale alla Motta e alla "Cà rudunda" e si percorre un tratto in cui la valle si restringe quasi a forra. Si attraversa il torrente e, dopo una curva a gomito della valle, si perviene al maggengo di Bures da dove si riprende il sentiero di salita.

La falesia della CAURGA

Il paese di Sirta è dominato da una grande parete di roccia verticale, nota come la Caurga, situata all'ingresso della Val Fabiolo. Localmente chiamata "sass ferin", la roccia della Caurga è uno gneiss compatto che consente un'arrampicata di elevati contenuti tecnici.

Roccia eccellente, appigli netti e ruvidi, fessurine sinuose e diedri, anche di notevoli dimensioni, uniti ad una verticalità quasi assoluta, fanno di questa falesia uno dei centri principali dell'arrampicata valtellinese.

Grandi castagni ombreggiano la parte bassa del muro roccioso e, spesso, una fresca brezza scende dalla Val Fabiolo per ristorare i climber "cotti" dal sole cocente che da primavera all'autunno inonda la parete.

I primi tentativi di scalata sulla Caurga risalgono forse agli anni '60, ma dobbiamo aspettare oltre un decennio per vedere la prima via aperta su questa parete. L'avvento del "Sassismo" e nuove tecniche di scalata favorirono un approccio più sicuro alle grandi difficoltà della parete.

I primi ad aver successo furono i fratelli Arrigoni di Albosaggia che aprirono una via divenuta storica col nome di C.L.

La via fu aperta, in buona parte, con tecnica artificiale e fu in seguito liberata, cioè percorsa in arrampicata libera, pochi anni dopo, da Giuseppe Miotti e Guido Merizzi.

C.L. apriva le porte all'esplorazione completa della parete che vide attivi Antonio Boscacci, Paolo Masa, Miotti, Merizzi, Daniele Pigoni e altri esponenti del sassismo e dell'arrampicata sportiva. Per molti anni la falesia restò malamente attrezzata con vecchi chiodi godendo fama di luogo per pochi.

Solo a metà degli anni '80 si iniziò una prima riattrezzatura delle vie eseguita secondo metodi più moderni e sicuri. Due interventi successivi, conclusisi nel 2000, effettuati dalle Guide alpine della Scuola di Alpinismo del Gigiat hanno permesso di rinnovare gli ancoraggi a tutte le vie. Resta, qua e là qualche spit di vecchia generazione e resta da attrezzare la "placca", forse la via più facile della Caurga. Nuove vie strapiombanti sono state aggiunte e attrezzate sugli strapiombi che si trovano sopra la placca. Un cartellone esplicativo con le vie e le loro difficoltà si trova in una bacheca appesa ad un blocco roccioso al secondo tornante del sentiero che, dal paese, sale sotto la parete e poi prosegue per Lavisolo ed Alfaedo. Fra le vie consigliabili: C.L., Ditobraccio, Sirta star, Presentimento d'Orologio, Bosca. La più dura: Gioca G. Geology.

La valle del mistero

Ad osservarne l'imbocco, e le ripide pareti che la rinserrano la fantasia si lancia in mille congetture. Dove porta quella gola sinuosa e profonda che più che una valle sembra l'ingresso di un mondo perduto?

In un certo senso questo pensiero ha qualche fondo di vero. La stretta Val Fabiolo è una sorta di valle fossile: milioni di anni or sono vi scorreva il torrente della Val Tartano che poi, "scoprì" un letto più tenero da erodere e cambiò direzione piegando verso Nord-ovest per sboccare in Valtellina nei pressi di Talamona. Restò quindi questo profondo solco, sinuoso e celato fra impressionanti quinte rocciose. Poi la vegetazione s'impossessò delle rupi e gradualmente ricoprì quasi tutti i fianchi della valle, con qualche abete, con pini, con betulle, ma principalmente con il faggio, pianta dal cui nome deriva quello della valle: fabiolo = piccolo faggio.

Una fantastica mulattiera che parte dalla chiesa di Sirta percorre lo stretto fondovalle e giunge a Somvalle affacciandosi in Val Tartano. Salendo tutto ci parla di mistero e di epoche remote, dalle rocce ai licheni gialli che a volte le ricoprono; dalle piante al rumore del torrente che all'inizio scorre in una profonda gola. Le forze della natura ci parlano apertamente e ci ricordano di un tempo non lontano in cui erano protagoniste di ogni minuto nella vita dei montanari. Ancora si ricorda di quel parroco che, durante l'alluvione del 1911, ingaggiò una furibonda lotta con i demoni che avevano scatenato gli elementi uscendone però sconfitto e "bastonato".

A metà percorso, presso le baite di Bures, s'incontra la deviazione per il paese di Sostila, altra incredibile "sopravvivenza" di tempi passati. Salendo lungo la mulattiera forse potrete udire il suono dello "zampugnin", il campanello delle capre, che misteriosamente viene udito solo in un certo tratto del cammino. Se non lo udrete, potrete sicuramente avvistare il "Baselesk", drago volante con la testa di gallo, che in alto volteggia sul versante destro idrografico della valle, sopra la Motta.

Il percorso che segnaliamo consente di fare il tour completo della valle e costituisce una delle gite più consigliabili del versante orobico valtellinese. Ai contenuti naturalistici, storici ed etnografici si aggiunge il meraviglioso panorama che si gode percorrendo la dorsale che va dal Crap del Mezzodì al Culmine di Tartano. In particolare si gode un'estesa vista su Morbegno e sulla bassa Valtellina fino al Lario, mentre verso Nord si possono ammirare tutte le maestose vette del massiccio Masino-Bregaglia-Disgrazia.

Sostila: antico borgo medioevale

Aggrappato sul versante sinistro idrografico della Val Fabiolo, circondato da ripidi prati e boschi, principalmente di castagno, sopravvive l'antico borgo di Sostila che ha potuto conservare nel tempo il suo impianto urbanistico grazie al fatto che, ancor oggi, è raggiungibile solo a piedi. Il paese è costituito da due nuclei contigui: in quello principale si trova la piccola chiesa, mentre il piccolo e caratteristico cimitero è situato sul sentiero che collega gli abitati.

Parrocchia fino alla fine dell' '800, il paese è stato abitato in permanenza fino agli anni '30 quando contava ancora un centinaio di abitanti. All'inizio degli anni '60 lo spopolamento delle vallate valtellinesi coinvolse anche Sostila, che vide chiudere la sua scuola elementare e poi scomparire i ritmi della vita quotidiana. Oggi le antiche case ritrovano vita solo nella bella stagione e quando, in agosto, si festeggia la Madonna della Neve.

L'incredibile stato di conservazione del paese ha mantenuto l'impianto urbanistico medioevale con le stradine acciottolate, le case addossate le une alle altre, quasi strette a difendersi dai pericoli della montagna.

Notevolmente interessante è l'architettura di alcune delle case più antiche, con le soglie dai portali trilitici spesso recanti sull'architrave l'incisione della data di costruzione o altri fregi. Alcune dimore risalgono al XVI secolo, ma probabilmente ve ne sono alcune erette nel secolo precedente. Un particolare curioso è costituito dai ballatoi o loggiati, che presentano un parapetto completamente chiuso da assicelle di legno secondo la tecnica detta a "cassetta", piuttosto rara sulle montagne valtellinesi retiche ma abbastanza tipica sul versante orobico. Fra le credenze nate quassù c'è quella di un parroco che, pare, avesse contratto la "fisica", una sorta di licantropia ma felina. In altre parole: pare che in certe nottate assumesse le pose e le abitudini di un gatto.

La posizione del paese in una valle tanto recondita e stretta come la Val Fabiolo, può essere curiosa. Va però ricordato che la mulattiera della valle, era usata dagli abitanti della Val Tartano per scendere in Valtellina prima dell'edificazione della strada carrozzabile. Il nome del paese, Sostila, richiama l'idea di punto di sosta, di luogo di transito.

  • L'imbocco della Val Fabiolo e Sirta visti da Ardenno.
  • La Caurga della Sirta
  • Il borgo di Sirta visto dalla cima della Caurga. Ben visibile la grande cupola della chiesa
  • Sulla larga milattiera della Val Fabiolo
  • Fra le antiche case di Sostila
  • Portali trilitici con fregi a Sostila
  • Arrampicatori sulla parete della Caurga