Si abbandoni l'auto nella parte bassa di Ardenno, possibilmente all'imbocco di Via Guasto dove si trova un parcheggio. La via inizia dalla strada Valeriana quasi di fronte ad un negozio di pasticcere e ad un fiorista. Si risale detta via con andamento rettilineo, passando accanto ad un bel portone la cui soglia è arricchita da un arco di pietra decorato. La salita ci porta, ben presto, ad un bivio e ai piedi del primo cincett dedicato alla Madonna del Rosario. La chiesuola fu fatta costruire nel 1921 dai cinque fratelli Pighetti che, richiamati alle armi nella Grande Guerra, fecero voto di erigere una cappelletta alla Madonna nel caso fossero tornati a casa sani e salvi.
Nella nicchia si trova un affresco della Madonna col Bambino ancora abbastanza ben conservato anche se i colori dell'affresco appaiono piuttosto spenti; sul lato destro è raffigurato S. Giuseppe con il giglio e su quello opposto S. Lorenzo con la graticola ed un vangelo da cui sporge un ramo di palma. Sulla volta è visibile la colomba dello Spirito Santo.
Riprendiamo il cammino verso destra compiendo un tornante e tagliando il successivo tramite un sentiero acciottolato. Proseguiamo sulla strada (via XXV aprile) compiendo un altro tornante. A sinistra di una pizzeria (Piccola Parigi), che sorge sulla destra della strada, si può imboccare un acciottolato tagliando ancora una volta il tornante successivo, per arrivare in via Cavallari. Percorrendo la strada si giunge nei pressi di una bella fontana in pietra con una figura umana scolpita. Circa venti metri prima della fontana si deve imboccare, sulla sinistra, una rampa che ben presto diventa mulattiera acciottolata e che ci porta fino al secondo cincett, della Madonna in trono, edificato nel 1887 da Pietro Pomoli fu Giacomo e da suo figlio Pietro. Il pregevole monumento è stato salvato dalla distruzione allorché la casa cui era addossato fu demolita per far passare la strada Ardenno-Gaggio. Gli affreschi della nicchia rappresentano la Madonna col Bambino assisa sul trono fra S. Abbondio, sulla parete di sinistra, e S. Pasquale, a destra. Sulla facciata meridionale si può ammirare una intensa interpretazione della Crocifissione di Cristo.
Ora il nostro cammino si svolge lungo la strada asfaltata che porta a Gaggio e a San Lucio, piccolo grumo di case arroccate direttamente sopra di noi. Al primo bivio si prenda a sinistra, traversando di seguito due corsi d'acqua che scendono dalle pendici del Pizzo Mercantelli, desolate e riarse a causa un incendio che, pochi anni or sono, ha devastato i suoi boschi. Stiamo percorrendo più o meno il tracciato della vecchia mulattiera che saliva verso Piazzalunga e che ritroveremo solo da San Lucio in poi. Fatti pochi passi fra le case rovinate del piccolo nucleo, dobbiamo però abbandonare detta mulattiera per seguire una freccia bianca che indica di imboccare un sentierino a sinistra. Il tracciato è piuttosto stretto, ma agevole, e pianeggiante; si inoltra fra terrazzamenti ormai abbandonati e riconquistati dalla selva, aggira una piccola frana passando sul terrazzamento soprastante e, traversati alcuni piccoli rigagnoli, lambisce il terzo cincett, dedicato anch'esso alla Madonna del Rosario e noto anche come cincett del müt poiché, nelle vicinanze, abitava un muto. L'edicola fu voluta da Pietro Pomoli nel 1840; purtroppo il motivo principale della decorazione a fresco è quasi illeggibile. Interessante, e ancor ben visibile, è la lunetta ai piedi della Madonna che raffigura in maniera efficace ed immediata le anime del purgatorio che scontano la pena fra le fiamme. I Santi Lorenzo e Abbondio sono raffigurati ai lati della Madonna. Abbondio regge, nella mano sinistra, il pastorale mentre la mano destra ha tre dita aperte a simboleggiare la Trinità. Altri affreschi decorano due facciate esterne, ma sono quasi illeggibili Poco più avanti ci troviamo di fronte al cincett della Deposizione di Cristo dalla Croce, localmente noto anche come cincett de la Mort o de Fund" e collocato in corrispondenza del bivio per Biolo.
Non ne sappiamo l'anno di costruzione, ma sappiamo che lo fece erigere un certo Gasparo Clerici. L'edicola godeva di una particolare considerazione fra gli abitanti del luogo, soprattutto a causa del tremendo messaggio proposto da suo affresco. Qui si deponeva il carico per rendere omaggio alle figure sacre e si pensava alla fragilità di questa nostra esistenza terrena. Purtroppo la costruzione versa in precario stato di conservazione anche se il motivo principale dell'affresco è ancora leggibile.
Prendendo a destra, il sentierino inizia a salire con una certa costanza per portarsi sui prati sottostanti le case di Piazzalunga. In corrispondenza di un altro bivio ecco il cincett della Crocifissione. In questo caso nella nicchia non si trovano affreschi, ma un crocefisso ligneo con il corpo del Cristo realizzato in gesso. Sulla parete esterna rivolta a Sud si può leggere la scritta "correte pure quanto volete, che un giorno al giudizio ci sarete".
Il cincett fu edificato nel 1892, da Martino e Giuseppe Gianoli Ginero come ringraziamento per lo scampato pericolo occorso alla moglie di quest'ultimo in quel punto. La donna, incinta, era caduta sotto il peso di una brenta di 50 litri d'acqua usata per il vigneto. Come ricorda la figlia Peppina, la contadina non solo non perse il bambino, cioè lei, ma non rovesciò neppure il prezioso carico. Il quadretto della Madonna affisso sul lato sinistro della nicchia fu posto dalla Peppina in ricordo dello scampato pericolo suo e della madre.
Prendendo a destra, si sale ora un breve e ripido tratto gradinato che ci deposita sulla strada asfaltata alle porte di Piazzalunga, meta conclusiva della giornata.
Dirigendo a sinistra si giunge nei pressi della graziosa chiesetta di S. Abbondio, patrono del paese; raggiunta la base del campanile s'imbocca il sentiero che sale verso monte e compie una curva a sinistra. Poco più avanti s'incontra un altro cincett della Madonna in Trono o cincett dal pràa dal soprannome che caratterizzava la famiglia di Martino Gianoli suo committente e, in altre parole, "quei dal pràa - quelli del prato".
L'edicola fu eretta nel 1885 per grazia ricevuta da Martino che rimase illeso cadendo da un tetto. Gli affreschi sono ben conservati e molto interessanti. Campeggia la Madonna col Bambino assisa in trono e soprastante una lunetta raffigurante le anime del purgatorio. Sulla parete destra sono dipinti S. Abbondio e S. Rocco protettore dalla peste. Rocco regge un bastone da pellegrino e una zucca-contenitore infilata nella cintola. Si noti il bubbone tipico della peste che sporge dalla gamba sinistra e che il santo indica.
Sulla parete sinistra è raffigurato S. Martino che, con la spada, taglia il mantello per farne dono ad un povero. Sulla volta è dipinta la SS. Trinità. Sono affrescate anche le pareti esterne: quella a Sud reca una croce, quella ad Est mostra una Crocifissione, mentre su quella ad Ovest è una finestra con fiori ed un uccello.
La tradizione vuole che la figura centrale fra le anime del purgatorio sia quella di una pastorella che, transitando di lì, fu presa a modello dall'artista che stava decorando il cincett.
Tornati ai piedi del campanile, seguiamo in senso inverso le frecce bianche e usciamo alla periferia orientale del paese per imboccare una rampa che scende passando davanti ad una abitazione (ex Relax Restaurant Rosa Da) e che costituisce la parte conclusiva della mulattiera selciata che sale da S. Lucio. Abbandonato il cemento, la mulattiera si mostra un vero capolavoro artistico tanto fitta e minuta è la sua selciatura che, sebbene minata in più parti dal tempo e dall'erosione, è ancora quasi intatta.
Si scende ripidamente incontrando qualche tratto invaso dalle acque di un ruscello che, mal regimate, hanno trovato nella stradicciola il loro nuovo letto.
A circa metà percorso eccoci di fronte al penultimo cincett della giornata, quello della Madonna del Carmine purtroppo molto rovinato, sia nella parte muraria sia in quella decorativa.
Il cincett era molto importante poiché qui era il punto dove ci si sgravava del carico durante la salita o la discesa. La Madonna del Carmine era ritenuta protettrice delle anime che scontavano la propria pena nel Purgatorio. Per questo i funerali che scendevano da Piazzalunga verso il cimitero di Ardenno sostavano sempre davanti a questa cappelletta, quasi per chiedere intercessione alla Vergine.
L'ultimo cincett della giornata ci attende non molto più avanti ed è dedicato alla Crocifissione; anche questo versa, purtroppo, in pessime condizioni di conservazione. L'unico motivo d'interesse è dato dalla delicata Crocifissione dipinta sulla facciata esterna rivolta a Sud.
Ora la mulattiera prosegue in ripida discesa avvicinandosi alle case di San Lucio dove si riprende, a ritroso il percorso fatto in salita.
Passeggiando qua e là sui sentieri della Valtellina non è difficile imbattersi nelle cosiddette "santelle" o cappellette o edicole: si può dire che non ci sia sentiero, importante o meno, che non abbia le sue.
Purtroppo, con il graduale abbandono della montagna, molti di questi piccoli monumenti sono andati in rovina. In alcuni casi sono stati distrutti completamente, più spesso ne sopravvive la parte muraria, mentre sono stati cancellati dal tempo, dall'incuria e dai vandali gli affreschi che li ornavano. Nel territorio di Ardenno questi piccoli monumenti religiosi sono chiamati cincett o ciancett termine che, forse, si rifà al dialettale incìnet, inchìnati.
Recentemente, su iniziativa di un gruppo di appassionati, il Comune di Ardenno, con il supporto della Provincia di Sondrio, ha approvato e realizzato un progetto per la valorizzazione e il recupero di queste chiesuole sparse sul suo territorio. Ne è derivata una sorta di percorso che, dal piano di fondovalle, s'inerpica fino alle soglie della Val Masino passando per boschi solitari ed antichi paesi. Il percorso è fattibile parte in auto e parte a piedi, ma con ben poca fatica. Purtroppo la segnaletica turistica è molto carente e rende difficile ai "forestieri" il destreggiarsi fra viottoli e stradine che sembrano tutte uguali. Alcune frecce bianche sono d'aiuto, ma auspichiamo che, a breve, sia predisposta una segnaletica verticale ed orizzontale più efficace. Abbiamo diviso l'itinerario in due puntate: la prima prende le mosse da Ardenno, per giungere a Piazzalunga; la seconda inizia da Biolo e, dopo aver toccato Piazzalunga, entra in Val Masino attraverso Pioda, per poi tornare alla partenza.
Gesoo, gesol o cincett, queste cappellette hanno rivestito un ruolo assai importante non solo come testimonianze di fede, ma anche come veri e propri "marcatori" di un certo territorio, nonché indicatori di bivi, punti di partenza e d'arrivo, passaggi difficili e pericolosi. Banalizzando potremmo definirli come una sorta d'antica segnaletica arricchita da un messaggio di fede.
Il cincett può avere dimensioni le più svariate; in genere non è altro che una piccola costruzione a casetta chiusa su tre lati e avente una nicchia decorata con affreschi raffiguranti motivi religiosi. Le costruzioni erano, per lo più, dovute all'iniziativa privata: una sorta di ex-voto per ringraziare di uno scampato pericolo, una testimonianza di fede e una protezione contro i pericoli e le calamità sempre in agguato, in un tempo di estrema precarietà.
I dipinti che adornano i cincett sono sempre realizzati con colori vivacissimi, più raramente nella nicchia è posta una statua od un crocefisso. Le raffigurazioni più frequenti son quelle della Madonna cui seguono quelle dei vari santi protettori dei viandanti, ma anche deputati a tener lontane malattie e pestilenze un tempo assai frequenti. Ad un crocicchio, su un confine, su un ponte pauroso, a lato del sentiero, il cincett resta un'importante testimonianza di come doveva essere la vita dei contadini e dei montanari valtellinesi ancora ai primi del '900. Una vita sicuramente dura e avara di momenti di riposo, sempre sospesa fra le mille insidie di ogni giorno, eppure ricca di fede e speranza nonché di tenacia e operosità spesso portate fino al sacrificio.