Da Fumero seguire la strada militare che si inoltra lungo il versante destro orografico della valle; circa 15 minuti dopo si possono scorgere sulla destra, al di là del torrente, le Baite di Pontela, certamente una delle località più interessanti e suggestive della valle, immerse in una fitta abetaia.
Proseguendo per la stradina, dopo altri 40 minuti, si esce dalla pecceta sbucando nella vasta piana che ospita le case di S. Bernardo 1851 m con la piccola chiesa seicentesca dedicata al santo e armoniosamente inserita in questo paesaggio alpestre. La piana è costituita da una vasta torbiera, di notevole interesse naturalistico, disseminata di piccoli nuclei di baite alcuni anche molto antichi. Più avanti, in località Il Merlo, la strada traversa il torrente Rezzolasco tramite un ponte e prosegue sul versante opposto prendendo a salire. Lasciata a sinistra la deviazione per Campobugatone 2024 m, il tracciato rimonta così il gradino glaciale della valle raggiungendo la conca ove sorgono le baite di Clevaccio (2142 m; ore 2 da Fumero).
Un attimo di sosta sulla rupe posta al ciglio del gradino glaciale permette di guardare il percorso appena fatto e di ammirare le vette circostanti che acquistano imponenza. A Ovest il Corno Boero 2878 m, alla sua destra la Punta Pollore 2933 m, il Corno di Profa 3078 m e, proprio sopra di noi, la dorsale meridionale del Monte Sobretta 3296 m ricoperta da un piccolo ghiacciaio; a Sud-ovest la Gava di Becch 2822 m, a S la Cima Savoretta 3096 m con il suo minuscolo ghiacciaio e a SE il Monte Gavia 3223 m.
Il tracciato, sempre ben evidente, sale ora in direzione Est, passa le Baite Tegiacce e si restringe un poco andando a lambire i ruderi delle Baite del Grasso. Poco dopo eccoci all'ampia sella del Passo dell'Alpe (2461 m; ore 3-4 da Fumero) nelle cui vicinanze si possono ancora osservare i resti della linea fortificata costruita durante la guerra 1915-18. Il panorama si apre verso la Valfurva e sulla sottostante Valle di Gavia dominata dalla bella sagoma del Pizzo Tresero.
Questa gita ci porta a visitare l'importante Val di Rezzalo la più meridionale valle del Parco Nazionale dello Stelvio, che si stacca dal solco principale della Valtellina inoltrandosi in direzione Est per oltre 9 km, incassata fra le pendici del Corno Boero e del Monte Sobretta a Nord e la costiera Monte Gavia Sasso Maurone a Sud. Una strada militare risalente alla Prima Guerra Mondiale percorre tutto il fondovalle, ma il suo transito e consentito solo ai mezzi autorizzati e a quelli agricoli. La carrareccia termina in località Tegiacce (2218 m - 8 km da Fumero) da dove prosegue la mulattiera per il Passo dell'Alpe che permette di scendere nella Valle del Gavia.
La Val di Rezzalo sbocca con una angusta gola sul fondovalle valtellinese all'altezza del paese di Le Prese, poco dopo Sondalo. Da qui la Valtellina prosegue, per un lungo tratto, ristretta fra alte e aspre pendici rocciose in parte rivestite dal bosco. In questo settore, all'altezza del Ponte del Diavolo, distrutto dall'alluvione del 1987, si trovava anticamente il limite geografico-politico fra alta e media Valtellina. Quindi ancora nel Medio Evo l'importanza della Val di Rezzalo era notevole in quanto consentiva di raggiungere il Passo del Gavia senza compiere il lungo giro che passava per Bormio e Santa Caterina Valfurva. Oggi una strada asfaltata si inerpica sul versante destro idrografico dell'imbocco della valle e raggiunge il vasto terrazzo glaciale dove sorge il paese di Frontale 1192 m. Poi il tracciato si restringe e, con una interminabile serie di tornanti, prende quota per iniziare un vertiginoso tratto a mezza costa esposto sulla selvaggia forra del torrente Rezzolasco, nota come il "calderone di Fumero". Poco dopo eccoci in vista delle case di Fumero 1464 m, caratteristico e solitario paese da dove inizia il nostro itinerario.
L'ambiente naturale mostra chiaramente i segni della secolare presenza dell'uomo che ha saputo sapientemente trarre il proprio sostentamento da queste ripide coste e dai territori d'alta quota. Il particolare attaccamento dei valligiani alla loro terra ha fatto sì che la Val di Rezzalo non venisse deturpata dalla selvaggia urbanizzazione che, specie negli anni '60, ha colpito tante località alpine. Quindi oltre alle attrattive offerte dal paesaggio, la valle riserva al turista interessantissimi spunti di natura etnografica e mirabili esempi di architettura e urbanistica alpina.