Lasciata l'auto ad Eita, nel primo grande slargo che si trova sulla destra, si imbocca la strada sterrata per il Passo di Verva che si diparte sulla sinistra tagliando in diagonale un pascolo sassoso. Poco dopo superiamo un piccolo ruscello, che in caso di piogge violente mostra ben altro aspetto e scatena tutta la sua forza riuscendo anche a far qualche danno. La strada continua innalzandosi dolcemente e con poca fatica ci porta nel rado bosco soprastante formato in prevalenza da ontani, cembri e abeti. La vista si apre sempre di più: sul versante opposto della valle ecco dischiudersi la desolata valle del Rio Cassavrolo che, verso Est, conduce al Passo di Zandila: è forte il contrasto con i verdi poggi dell'Alpe Cassavrolo situata al suo imbocco.
Una lunga falesia rocciosa, disposta a ferro di cavallo, cinge verso Nord la conca di Eita fornendo un altro suggestivo quadro paesaggistico. La strada passa attraverso di essa, nel suo settore più facile e meno verticale, s'arrampica sotto i roccioni sempre in diagonale e infine s'infila in un passaggio fra le rupi. Un ultimo strappetto assai dissestato porta alla soglia della parte superiore della valle dove il percorso riprende assai più dolcemente.
Sulla destra, in basso, al di là del torrente di fondovalle sorge la piccola costruzione del rifugio Falk 2005 m. La struttura è situata in un'amena posizione, nei pressi di ampie radure torbose, fra mughi, larici e cembri. Senza dubbio sarebbe un luogo ideale per passare qualche giorno in tranquillità e a contatto con la natura; però non ci sono gestori e se si volesse fare una cosa del genere bisognerebbe farsi precedere le scorte di vettovaglie. Il rifugio appartiene alla Sezione di Dervio del Club Alpino Italiano (Tel. 0341-85.10.13) e ad essa si deve fare riferimento per informazioni e prenotazioni.
Sulla destra la Valle Cassavrolo è visibile in tutta la sua affascinante desolazione, delimitata a Sud dalla ardite guglie delle Cime di Redasco, tanto belle quanto poco solide.
Poco sopra il rifugio Falk la valle quasi si spiana ed in questo punto, sulla destra, si trova uno splendido laghetto circondato dagli ultimi larici. È un luogo magico e bellissimo che acquista ancor più atmosfera quando non ci sono turisti o pescatori ad affollarne le rive; in autunno, quando i larici ingiallisco e, magari, le prime nevi hanno sprizzato di bianco le vette, si materializza un quadro alpino meraviglioso.
Poco oltre il laghetto, sulla desta della strada si trova una piccola nicchia con una statua della Vergine: la Madonna del Lago.
Ora la valle si è aperta, sulla destra in cima a ripidi pendii di sfasciumi e pascoli sassosi, s'impone la verticale e complessa parete meridionale del Sasso Maurigno, ad oggi, agosto 2005, una delle poche ancor vergini nelle Alpi. Sulla sinistra, sopra la Madonna del Lago s'impone invece la tondeggiante e compatta parete rocciosa del Sasso Colosso alta circa 300 metri.
Il cammino prosegue sulla strada sterrata che con andamento quasi pianeggiante s'allunga verso Nord per arrivare al risalto che precede il valico di Verva. Per superare l'impennata iniziano alcuni tornanti con i quali si lambisce sulla sinistra il piccolo e diruto alpeggio di Le Crote 2175 m. Sopra le arcaiche e semplici costruzioni s'erge la piccola ma verticale parete del Sasso Maurignino. Altri tornanti permettono di destreggiarsi fra risalti rocciosi e ripido pascolo finché quasi senza preavviso eccoci sulla sella del Passo di Verva.
Dal valico si apre la vista verso Nord ed in particolare sulle montagne che attorniano il Passo del Foscagno; sulla destra sale invece un ampio vallone che costituisce da direttrice principale di salita verso la Cima di Piazzi che con i suoi 3439 m. è la più alta vetta di questo settore alpino.
Il vallone, inizialmente ricoperto da pascoli sassosi sfila ai piedi dell'imponente parete rocciosa meridionale della Cresta di Sinigaglia formata da numerosi torrioni di cui, il più grande e maestoso è stato dedicato a Giorgio Sinigaglia, uno dei pionieri che sul finire del 1800 si dedicarono all'esplorazione alpinistica di queste montagne. Il margine meridionale del vallone è invece formato dalle tondeggianti sommità del Maurignino e del Maurigno.
Dal passo può costituire una piccola variante la facile salita al Maurignino che si svolge su pascolo, detriti e qualche affioramento roccioso. Dal valico si entra verso sinistra nel citato vallone lo si risale senza traversare il torrente di fondovalle aggirando un dossone per poi tornare a destra e puntare verso Sud-est entrando in un valloncello detritico. Aggirata sulla destra una barriera rocciosa si giunge al piccolo Lago Nero dalle cui sponde, volgendo a destra (Sud-ovest) si perviene facilmente alla vetta 2673 m.
Durante la discesa dal Passo di Verva, nei pressi delle baite di Le Crote, si stacca sulla destra un sentierucolo che in diagonale taglia i pascoli sassosi del versante destro orografico della valle. Con agevole salita, superato un piccolo rio, il tracciato termina sul terrazzo glaciale dove si trova il meraviglioso Lago Calosso dallo splendido colore turchino. Per la discesa dal lago, invece di tornare sul sentiero percorso per accedervi, i più "ardimentosi" potranno seguire le tracce che dalla sponda orientale salgono verso Sud-est, ad un colletto erboso da dove, ancora su tracce, si scende nuovamente alla strada del Passo di Verva (Nota: sebbene privo di pericoli e difficoltà, questo tratto è un po' disagevole e in alcuni punti senza traccia evidente).
Il Lago Calosso occupa la parte inferiore di un piccolo valloncello scavato dall'antico ghiacciaio che scendeva dalle pendici orientali del Sasso di Conca 3150 m, e che oggi si è completamente ritirato molto più in altro fra le creste Nord ed Est di questa vetta che, quasi in un abbraccio, lo proteggono dall'estinzione.
Nonostante sia poco noto, il Passo di Verva si trova in una importante posizione, ampia breccia aperta nella alta catena montuosa Cima Viola-Cima di Piazzi, che con andamento Ovest-Est fa da spartiacque fra l'esteso territorio delle valli grosine la Valdidentro e la Val Viola bormina.
Oggi che moderne e veloci alternative viarie consentono percorsi differenti, il valico è caduto in disuso ma in epoche remote la situazione doveva essere differente. Grazie al Passo di Verva un viandante che dal bresciano doveva recarsi in Engadina o verso l'Europa centrale, si risparmiava un lungo aggiramento. La linea del cammino era diretta: Val Camonica, Passo del Mortirolo, Val Grosina, Passo di Verva, Passo del Foscagno e infine l'Engadina.
Grosio era uno strategico punto di controllo: non a caso, proprio all'imbocco della sua valle, sorgono ben due castelli e le vicine incisioni rupestri della Rupe magna ci dicono che già all'uomo preistorico non era sfuggita l'importanza del luogo.
Del resto a confermare quanto appena detto, vogliamo ricordare che nel 1987, quando la frana del Monte Coppetto impedì per mesi l'accesso all'alta Valtellina, fu grazie alla strada del Passo di Verva che fu possibile mantenere un collegamento viario essenziale per superare l'emergenza.
Durante l'alluvione della Valtellina camion e mezzi di aiuto passarono anche da questo valico secondario oltre che dallo Stelvio, dal Foscagno e dal Gavia. In quei giorni la meta della nostra passeggiata ritrovava, seppure a causa di eventi funesti, parte della sua antica importanza.
Da Grosio la rotabile della Val Grosina prende quota ed entra nella valle raggiungendo Fusino dove, sulla sinistra si diparte la strada che entra in Val di Sasso o Val Grosina occidentale. Proseguendo verso Nord, invece, la strada passa sopra le sponde del bacino artificiale di Fusino e, portatasi sul versante opposto della valle, guadagna quota con qualche tornante. Un altro tratto a mezza costa nel bosco, con splendide vedute sugli agglomerati di baite visibili sull'altro lato della valle ed eccoci alle soglie della vasta piana sottostante Eita, abbellita dallo spumeggiante salto della cascata della Pirla.
Ancora qualche tornante e si giunge infine sul panoramico terrazzo dove sorgono le case di Eita distribuite in piccoli nuclei sparsi sulla vasta piana.
La salita al Passo di Verva ci regala una piacevole camminata adatta a tutti e non eccessivamente lunga: si tratta di un percorso che si svolge completamente su strada sterrata e senza tratti particolarmente ripidi. Inoltre la strada è assai gradita anche agli appassionati di Mountain Bike. Con la bicicletta da montagna è possibile salire solo il tratto finale, sterrato, da Eita al passo. Tuttavia, in genere, i ciclisti compiono l'anello completo della Cima di Piazzi: Arnoga, Val Viola, Passo di Verva, Grosio, Bormio, Arnoga. In questo caso si tratta di una escursione ciclistica di un certo impegno sia per i dislivelli da superare sia per lo sviluppo.