Passeggiate - Bormio 1222 m - S.Antonio Valfurva 1341 m da un borgo medioevale ad un centro agricolo

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Bormio 1222 m - S. Antonio Valfurva 1341 m da un borgo medioevale ad un centro agricolo»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Alta Valtellina
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A40
  • Periodo consigliato: da giugno a ottobre
  • Punto di partenza: Bormio 1222 m (SS 38 dello Stelvio, 60 km da Sondrio), piazza del Kuerc
  • Tempo di percorrenza: 3-4 ore per l'intero giro
  • Dislivello: 250 m
  • Difficoltà: T (Turistica)
  • Bibliografia: Vannuccini M. "Parco Nazionale dello Stelvio, vol. I" - Nordpress Edizioni 1998
  • Cartografia: IGM 1:50.000 foglio n. 024 «Bormio»; Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 72 «Ortles-Gr. Zebrù-Monte Cevedale».
  • Informazioni locali: APT Bormio, Via Roma 131/B - 23032 Bormio (So) Italy | Tel. +39.0342-903300 - Fax. +39.0342.904696
  • Consorzio Tourisport P.zza Magliavaca 23030 Valfurva (SO) tel +39 0342-935544
  • fax +39 0342-935342. E-mail: info@santacaterina.it
 


 
Da Bormio a Sant Antonio Valfurva

Alle porte della Valfurva

Questa facile passeggiata, che simbolicamente inizia dalla Piazza del Kuerc di Bormio, ha la peculiarità di essere particolarmente ricca di spunti architettonici, paesaggistici ed etnografici eccezionalmente riuniti in pochi chilometri di percorso. Quello che più colpisce è lo stacco netto tra la cittadina, percorsa da strette viuzze animate da turisti e residenti e ricca di edifici medioevali, di chiese e di torri, e l'assoluta tranquillità dei boschi che la circondano, quasi che non vi fosse alcun contatto tra l'ambiente naturale e il 'mondo degli uomini'. In realtà, osservando il paesaggio della Valfurva, si percepisce l'ottimo equilibrio che l'uomo ha saputo raggiungere e mantenere nel corso dei secoli nei confronti dell'ambiente in cui vive, e ci si rende conto di come sia necessario continuare a preservare questo equilibrio con interventi 'compatibili' e a basso impatto ambientale. Coloro i quali sono particolarmente interessati all'architettura tipica del bormiese e della Valfurva potranno completare l'escursione visitando gli antichi palazzi di Bormio (tra cui casa Andreola) o una delle numerose chiese lungo il percorso. Un'altra visita interessante è quella al Museo Vallivo della Valfurva, che si incontra lungo l'itinerario. La camminata, giunti a Sant'Antonio Valfurva, può terminare rientrando a Bormio con i mezzi pubblici; ovviamente si può anche ritornare sui propri passi oppure abbinare questa escursione alla Pedemontana della Reit, da noi già descritta in una precedente occasione.

Itinerario

La passeggiata ha inizio da piazza Cavour, meglio conosciuta come piazza del Kuerc 1222 m (vi si può giungere parcheggiando l'auto presso le scuole e percorrendo la stupenda via Roma, dove si affacciano molti palazzi medioevali) dalla quale si segue via Morcelli fino a ritrovarsi davanti all'antico ponte del Combo. Questo ponte, costruito nel 1300 e ristrutturato nel 1717, è il più antico e importante del bormiese. Vi transitava, infatti, la via carraia che, proveniente dalla media Valtellina, oltrepassava Serravalle (dove si trovava, prima che la frana del 1987 cambiasse i connotati al territorio, la stretta del ponte del Diavolo) e, superato S. Antonio Morignone, entrava in Bormio da Sud Est attraversando per primo il reparto Combo, l'antico quartiere di Bormio che stiamo per raggiungere. Con percorso inverso al nostro, la carraia entrava nella Piazza del Kuerc, da dove proseguiva verso Premadio, le Torri di Fraele e Cancano, storico passaggio commerciale per i Grigioni e l'Europa centrale.

Continuiamo l'escursione in reparto Combo (riparto o reparto è l'antico sinonimo bormino di quartiere), seguendo le indicazioni per la chiesa di S. Antonio Abate, detta anche chiesa del Santissimo Crocifisso. In un paio di minuti se ne raggiunge la piazzetta antistante, con bella vista sulla facciata. Per importanza, questa chiesa è la seconda in Bormio dopo la Collegiata dei S.S. Gervasio e Protasio in piazza del Kuerc; al suo interno è custodito un crocifisso ligneo che, ogni dieci anni, viene trasportato in processione per il paese in occasione della manifestazione religiosa detta appunto "del Trasporto". Per l'avvenimento, tutti gli abitanti sono coinvolti nella costruzione di un arco trionfale all'ingresso del proprio reparto, con legno e fronde d'abete, a dimostrazione del forte attaccamento della cittadina alle proprie tradizioni medioevali. Il 'Trasporto' più recente si è svolto nell'anno 2000.

A sinistra della chiesa del Combo, in pochi passi, siamo all'ingresso di casa Andreola, uno degli esempi meglio conservati (e più fotografati) di architettura tipica del bormiese. La struttura massiccia, la scalinata circolare in pietra che adduce al piccolo portone, le finestre dotate di inferriate, il sottotetto a travi incrociate e decorate, rendono un quadro quanto mai suggestivo di questa abitazione. Proseguiamo sulla sinistra e svoltiamo alla prima via acciottolata a destra, in modesta ascesa, incontrando, di lì a poco, in posizione appartata, la quattrocentesca chiesa della Madonna del Sassel o della Pazienza. Seguendo i segnavia bianco-rossi dell'itinerario 21 percorriamo una stradicciola in leggera salita che diviene ben presto sterrata. Fiancheggiate le ultime case lasciamo Bormio alle spalle per inoltrarci in Valfurva, godendo di un paesaggio quanto mai suggestivo: molto verde e rilassante nel fondovalle, grigio e dirupato alzando lo sguardo verso l'impressionante muraglia di calcare stratiforme che è la Reit. La stradetta campestre attraversa, con un leggero saliscendi, alcuni prati fioriti, fiancheggiata dalle betulle. Presso il rudere di una baita, prestando attenzione al segnavia 21, abbandoniamo la carrareccia per imboccare un buon sentiero, dapprima pianeggiante e poi in ripida discesa, che porta a un grande prato con due rustici, in vista del Frodolfo. Il sentiero attraversa il prato per portarsi al Pont de Carósa 1298 m, presso l'abitato di Uzza. Senza attraversare, continuiamo a destra del corso d'acqua (sinistra idrografica) sul sentiero che, oltre un breve tratto pianeggiante, comincia a salire all'interno di un fresco e ombroso bosco di abeti. Oltrepassato un modesto rigagnolo il percorso si fa decisamente più ripido, con alcuni tornanti. Incrociata una carrareccia, la si segue poche decine di metri a sinistra, per giungere nella radura della località le Poce 1482 m. Sul muro di una baita si noterà appeso uno slittone di legno, anticamente impiegato per il trasporto del fieno. Seguendo un'esile traccia pianeggiante attraversiamo il prato per immetterci in una sterrata in discesa. Con alcuni tornanti, ammirando ottimi scorci sui centri abitati della Valfurva, ci abbassiamo fino al ponte situato proprio alle spalle della chiesa di San Nicolò 1319 m. Da questo punto, come del resto al precedente ponte di Uzza, l'escursione potrebbe prendere la via del rientro, o tornando sui propri passi o sfruttando i trasporti pubblici per Bormio (vi sono numerose fermate e numerose corse giornaliere di pullman).Di fianco alla chiesa, all'interno del settecentesco Oratorio de' Disciplini, ha sede il Museo Vallivo della Valfurva, aperto martedì, giovedì, sabato e domenica dalle 15.30 alle 18.30 (tel. 0342 94.52.91).

Per raggiungere Sant'Antonio, invece di attraversare, proseguiamo lungo l'argine del torrente e, dopo poche centinaia di metri, ci immettiamo in una strada asfaltata. Il paesaggio, che ricorda molto le vallate dell'Alto Adige sia per il verde intenso dei pascoli che per l'architettura delle abitazioni, continua a presentarsi ricco di scorci interessanti, soprattutto verso il Monte Confinale, le cui pendici sono punteggiate di baite, e verso l'elegante piramide del Pizzo Treséro 3594 m, che svetta a chiudere la vallata verso Sud Est. Dietro la chiesa di S. Antonio Valfurva 1341 m attraversiamo il ponte che ci collega al nucleo abitativo più antico, dal quale siamo in breve sulla statale presso il ponte sul Torrente Zebrù (fermata dei mezzi pubblici).

L'architettura tipica del bormiese

Passeggiando per le vie del centro storico, oppure osservando la cittadina nel suo complesso dall'alto, da una delle molte posizioni elevate circostanti, ci si rende immediatamente conto dell'eccezionalità insediativa e architettonica di Bormio; pochi altri paesi alpini possono vantare radici storiche così profonde, "tracce" così evidenti e così ben conservate risalenti al periodo medioevale e comunale. Ma cosa distinse Bormio dalla stragrande maggioranza degli altri centri abitati delle Alpi, tanto da indurre alcuni storici a paragonare il probabile aspetto di Bormio medioevale alle città fortificate dell'Italia centrale, quali, ad esempio, San Giminianio?

Oltre all'esercizio delle attività agricole tradizionali, Bormio poté arricchirsi grazie ad un'intensa attività commerciale, resa possibile dalla posizione privilegiata a crocevia dei traffici tra Valcamonica, bassa e alta Valtellina e, in un contesto più ampio, tra Repubblica di Venezia da una parte e Tirolo e Repubblica delle Tre Leghe dall'altra. I frequenti rapporti commerciali e, di conseguenza, culturali con i paesi d'oltralpe si sono riflessi nelle tecniche e nei gusti architettonici, come appare evidente osservando, ad esempio, casa Andreola. L'estetica e la struttura dell'edificio dovevano rispondere contemporaneamente a diverse esigenze, sapientemente combinate tra loro. Se il benessere legato ai commerci (unitamente al pericolo degli incendi) aveva indotto i bormiesi a costruire nuove, grandi case in muratura, esse dovevano innanzi tutto rispondere al criterio della robustezza e della 'difendibilità' dai saccheggi. Quindi, soprattutto, in un primo tempo, si diede poco spazio all'estetica a favore della solidità, con spessi muri, inferriate alle finestre, porte e finestre piccole, che facevano di queste abitazioni dei piccoli fortilizi (spesso dotati di torri). All'interno del complesso edilizio, dove la residenza è affiancata al rustico con stalla e fienile, si trova una corte, alla quale spesso si poteva accedere direttamente con i carri. Nella corte sono frequenti gli spazi coperti, a volte veri e propri loggiati, che permettevano lo svolgimento di alcuni lavori agricoli e casalinghi anche in pieno inverno. Le modeste decorazioni di casa Andreola, riassumibili all'esterno in un motivo geometrico sull'intonaco intorno alle finestre e nella lavorazione artistica delle travature del soffitto, hanno chiare influenze d'oltralpe. Ma vi è un altro elemento architettonico, comune allo stile transalpino, tipico delle abitazioni dell'alta Valtellina (oltre che della Valchiavenna): l'ambiente della stüa. La stüa è un locale camera-soggiorno, interamente rivestito di legno di cembro e a volte finemente decorato, che viene riscaldato tramite una grossa stufa situata lungo una delle pareti, la cui alimentazione avviene dal locale adiacente, la cucina o un corridoio. Una meraviglia& Bisogna dire, a merito degli abitanti, che l'architettura tipica è stata ben conservata e che molte sono le case antiche sapientemente ristrutturate che oggi ospitano abitazioni ed esercizi commerciali.

Il Museo Vallivo della Valfurva

Profondo e ampio intaglio che si spinge nel cuore del gruppo montuoso dell'Ortles-Cevedale, la Valfurva, diversamente da Bormio, in passato ha sempre espresso la propria esclusiva vocazione agricolo-pastorale anche se, nel corso della storia, alcuni eventi ne hanno scosso a più riprese la 'normalità', come le frequenti alluvioni, il rovinoso incendio di Sant'Antonio o la guerra del 1915-18, combattuta aspramente anche su queste montagne. L'indirizzo autarchico su cui era basato il sistema economico di questa vallata imponeva di sviluppare al massimo la capacità di sfruttare ogni semplice risorsa disponibile e ogni conoscenza pratica e creativa.

Gli abitanti della Valfurva, con questo museo, hanno voluto raccogliere e ricordare le antiche usanze, le tradizioni e i mestieri della propria civiltà contadina. Ma l'impegno non è solo 'conservativo'; lo scopo è anche quello di valorizzare e di diffondere tra le nuove generazioni la propria millenaria cultura.
L'intuito del maestro elementare e sindaco Mario Testorelli, che dagli anni Sessanta aveva compreso l'importanza di raccogliere e conservare il maggior numero possibile di reperti che testimoniassero il passato della valle, passato che si andava rapidamente perdendo, portò nel 1974 all'istituzione dell'Associazione Museo Vallivo della Valfurva e, nel 1979, all'apertura del museo stesso. Ecco uno stralcio dello statuto dell'Associazione: "Il museo sarà un istituto culturale al servizio di tutti i cittadini al fine di stimolare l'educazione permanente, di favorire con ogni mezzo di comunicazione la crescita culturale e civile della popolazione, di diffondere la conoscenza della storia e delle tradizioni locali".

Il museo possiede una sezione etnografica, dove trovano posto testimonianze e reperti riguardanti la casa e i suoi ambienti (la stüa e la cucina), i mestieri tradizionali (il calzolaio, il falegname, il funaio, l'arrotino, il fabbro, il maniscalco), il costume, l'arte sacra ed anche la guerra 1915-18, una notevole raccolta di diapositive, fotografie e filmati di grande valore, nonché una sezione staccata a S. Antonio Valfurva contenente il mulino e il forno per il pane.

  • La conca di Bormio e lÂ'imbocco della Valfurva.
  • Particolare della soglia di casa Settomini in Combo.
  • Un caratteristico particolare del "riparto" di Combo nei pressi della chiesa del SS. Crocifisso.
  • Madonna dei Monti dominata dalle rupi della Reit.
  • Sul versante opposto della Valfurva: il Santuario della beata Vergine della Misericordia.
  • Casa Settomini e la chiesa del SS Crocifisso.
  • Uno dei numerosi antichi affreschi che abbelliscono le case del quartiere Combo.