Da Carona saliamo lungo la monotona sterrata che giunta al Lago del Prato si biforca. La deviazione di sinistra porta al Rifugio fratelli Longo, da dove si prosegue sulla strada fino allo sbarramento del Lago del Diavolo. Procedendo ora verso sinistra per ripido pascolo ci si collega in breve al sentiero n° 253 che punta verso Nord, dirigendo al Passo di Cigola. In alternativa dal piazzale presso la diga si può seguire una vaga traccia che percorre la sponda sinistra del lago e si porta sui ghiaioni alle sue spalle per poi rimontarli diagonalmente a sinistra con ripido ma, tutto sommato, comodo percorso fino ad intercettare il sentiero n° 253 pochi metri sotto il Passo di Cigola. Seguendo il sentiero ci si porta quasi al valico ma, senza raggiungerlo, si devia a destra (indicazioni, frecce e bolli biancorossi) seguendo una traccia che si tiene poco a valle della cresta spartiacque con la Valtellina ed entra in un valloncello di detriti e affioramenti rocciosi compreso fra la cresta Nord-ovest dell'anticima settentrionale del Monte Aga (quella che fa da spartiacque con la Valtellina e parte dal Passo di Cigola) e il parallelo crestone del Monte Aga, di cui si scorge già il segnale di vetta. Risalito il valloncello seguendo le vaghe tracce e la segnaletica, si raggiunge la cresta fra vetta e anticima portandosi dapprima su quest'ultima, onde potere ammirare l'esteso panorama che vi si gode. Raggiunta poi la cima principale si scende la ripida cresta meridionale lungo un sentierino ben segnalato che porta all'ampia e profonda sella quotata 2427 m, da cui un ripido pendio di erbe e detriti piomba verso destra sul Lago del Diavolo. Abbandonato il sentiero si scende verso destra e, spostandosi gradualmente verso destra, sfruttando alcune costole erbose e qualche striscia di detriti, ci si porta sotto la parete meridionale del Monte Aga, per poi traversare a mezza costa i ghiaioni ai suoi piedi. Aggirato a Nord il lago, tenendosi una cinquantina di metri sopra di esso, si piega infine verso Sud lungo la vaga traccia della seconda alternativa di salita citata all'inizio della descrizione.
Il Monte Aga è una rocciosa vetta che segna l'inizio di un cambiamento nella morfologia della catena orobica. Partendo da Ovest e fino a questo punto tutta la catena presenta, infatti, profili poco arditi e ampi pascoli dominano la scena spingendosi fin sullo spartiacque con la Valtellina. Poche e non molto accentuate sono le vette rocciose che si concentrano in particolare nel nodo montuoso del Pizzo dei Tre Signori. Dal Monte Aga le cose cambiano e la catena orobica iniza a mostrare un aspetto più alpino e grandioso.
In questo punto si trovano gli ultimi "facili" passaggi fra i due versanti che dalla Bergamasca consentono di accedere in Val d'Ambria per poi scendere in Valtellina all'altezza del paese di Piateda. Il Passo di Cigola e la Bocchetta di Podavitt sono fra loro separati proprio dalla nostra vetta e dal Pizzo Rondenino. Sicuramente meno frequentati ed importanti rispetto ai valichi di Publino, Valcervia e Dordona, che scandiscono la cresta spartiacque poco più a occidente, i due valichi furono comunque abbastanza in uso.
La Bocchetta di Podavitt si apre ad oriente del Monte Aga, oltre quel tratto di cresta quasi pianeggiante che forma l'alta muraglia del Pizzo Rondenino. Il toponimo viene fatto risalire al ritrovamento sul passo di una roncola per potare la vite e in effetti in quel di Piateda tale roncola è detta "podavitt", ma forse il nome ricorda che questo era un passaggio frequentato da qualche gruppo di potatori che si recavano da o verso la Valtellina per svolgere il loro lavoro. Il brutto vezzo di italianizzare il nomi dialettali trasformò per qualche tempo il nome del valico in Poddavista, ma la cosa durò poco.
Anche il vicino Passo di Cigola, che si tova immediatamente ad Ovest della nostra cima, conobbe maggiori frequentazioni come testimoniano i resti di un muretto a secco, ma sulle origini del toponimo ben poco si sa.
Recenti ed importanti ritrovamenti archeologici sui vasti pascoli dell'Armentarga, sul versante bergamasco a Sud del Monte Aga, fra cui alcune incisioni in alfabeto nord-etrusco simili a quelle trovate in Valtellina, sembrano corroborare la tesi che fra i due versanti vi fosse un vivace scambio già in epoche antichissime.
In tempi molto più recenti i due valichi furono traversati più e più volte da alpinisti bergamaschi appassionati delle Orobie e dell'alpinismo esplorativo. In particolare i fratelli Nino e Santino Calegari, ma anche il loro compagno milanese, Ercole Martina, hanno aperto numerose vie nuove sulle rocciose pareti del versante valtellinese approfittando del più breve e comodo accesso da Sud.
Le parti settentrionali del Monte Aga ed in particolare quella altissima del vicino Pizzo Rondenino offrono dunque grandi spazi agli scalatori e numerosi problemi ancora da risolvere.
La salita alla nostra vetta è facile e non molto faticosa: si tratta di una normale camminata in parte su sentiero ed in parte su detriti ben assestati sui quali è facile camminare. Ad inizio stagione un po' di neve può essere trovata nella vallecola che precede la cima. Dalla sommità s'apre il panorama verso la prospiciente catena delle Alpi Retiche con il Monte Disgrazia e i colossi del Bernina in bella mostra; ma forse a colpire di più sono i selvaggi e remoti angoli del versante valtellinese che si spalancano sotto i nostri piedi. Poco a oriente si erge la bella, regolare piramide del Pizzo del Diavolo di Tenda, forse la più elegante ed estetica punta delle Alpi Orobie la cui via normale di salita si svolge proprio partendo dalla Bocchetta di Podavitt.