Dall'Albergo "Ca del Sul" ai Piani dell'Avaro raggiungiamo in pochi passi la sterrata che corre qualche metro più in basso del parcheggio fiancheggiando un laghetto.
Seguiamo la sterrata lasciando a destra una prima deviazione verso le vicine Baite della Croce e in breve arriviamo ad un secondo evidente bivio dove il percorso si restringe. Prendiamo a sinistra passando davanti ad una presa d'acqua e tagliamo quindi attraverso il pascolo a mezza costa, fino all'orlo di una vallecola. Il sentiero ne risale la sponda senza traversarla e, con alcune svolte, guadagna quota finché si porta sulla sponda opposta. Risaliamo quindi lungo la sponda fino ad una seconda più piccola presa per l'acqua poi, sempre continuando sui declivi, pieghiamo leggermente a destra fino ad incontrare un'ampia sella che si apre fra il Monte Avaro 2088 m a sinistra ed i contrafforti meridionali del Pizzo Valletto a destra; da qui si gusta un bel panorama verso il Passo di Salmurano.
Incrociando il sentiero n° 101, che taglia quasi orizzontalmente i pascoli, compiamo un arco di cerchio verso destra (bolli bianchi), per portarci sotto l'evidente sella che si apre fra il Monte Triomen 2251 m, a destra, e la quota 2309 m, prolungamento della cresta Sud-est del Valletto. Raggiunta la sella con ripidi tornanti, ci si offre finalmente la vista sui sottostanti laghi di Ponteranica. A questo punto scendiamo qualche metro ed imbocchiamo un buon sentiero che taglia a mezza costa verso sinistra, entrando nella piccola conca sassosa ai piedi del versante Sud-est del Valletto. In fondo alla conca si tralascia la deviazione a sinistra che sale al Valletto e al Monte Ponteranica e per discreta traccia su pascolo sassoso si scende raggiungendo in breve la conca che ospita i laghetti.
Dai laghi di Ponteranica andando a destra, si imbocca il sentiero n°109 che con un mezza costa in leggera salita aggira la spalla Sud-est del Monte Triomen per poi abbassarsi progressivamente fino ad incrociare nuovamente il sentiero n° 101 che si segue brevemente verso sinistra fino ad un bivio. Piegando nuovamente a sinistra si continua a scendere su sentiero sassoso (n° 109), rasentando una bella baita in pietra poco sotto la quale si torna sulla sterrata proveniente dai Piani di Avaro, nel punto in cui l'abbiamo abbandonata all'andata.
NOTA: il percorso è fattibile agevolmente nei due sensi di marcia.
La gita di questo mese si svolge lungo i sentieri che solcano le vaste distese di pascoli che occupano il versante orobico bergamasco appena oltre lo spartiacque con la Valtellina lungo quel tratto di catena che va dal Pizzo dei Tre Signori al Passo di San Marco.
Si tratta di un comprensorio montuoso certamente colonizzato già in tempi antichissimi anche se delle prime presenze umane non restano che esili tracce.
La "facilità" di transito consentita dai versanti poco ripidi e da un sistema di valli che si spingono fino allo spartiacque, fu riscoperta nel Medio Evo, periodo in cui si migliorarono alcune antichissime direttrici di collegamento Nord-Sud, migliorandole a scopi commerciali. La più nota ed importante di queste vie fu fatta transitare nell'alta Val Brembana partendo da Olmo al Brembo e transitando per Mezzoldo toccava poi il Passo di San Marco per scendere in Valtellina a Morbegno ed è nota come la Via Priula.
Ancor oggi la moderna carrozzabile segue in gran parte quel tracciato cinquecentesco, tuttavia prima di quel secolo pare che ugualmente importante e più antica fosse una direttrice ad essa parallela verso Ovest che da Olmo giungeva ad Averara per poi procedere rettilinea in Val Mora e raggiungere il San Marco più speditamente. È però certo che anche gli uomini preistorici conoscessero queste vie e questi luoghi ricchi di cacciagione, di pascolo e di materie prime. Alcune tracce di queste antiche presenze pare siano stata trovate ai Piani dell'Avaro, l'ampio altopiano prativo che si stende sopra i boschi che scendono sui villaggi di Cusio e di Averara.
Costruzioni assai diffuse sui due versanti, bergamasco e valtellinese, i "barec" sono dei recinti con muri a secco, per lo più quadrangolari, realizzati con le pietre ottenute dallo spietramento del pascolo. Il "barec" serviva come recinto per il bestiame, una sorta di primitiva stalla scoperta, ma poteva anche servire per separare certi capi particolari dal resto della mandria. Benché tali opere risalgano senza dubbio al Medio Evo, alcune presentano caratteristiche che hanno indotto gli studiosi a una più accurata analisi.
Poco sopra e a Nord dell'attuale albergo "Ca del Sul" è ben visibile un curioso "barec", a forma semicircolare, di una cinquantina di metri di diametro. La struttura sorge isolata, sul pendio che dai Piani dell'Avaro sale verso il Monte Triomen (2251 m) ed è orientata a Sud. Quasi al centro del recinto si trova un cumulo di pietre sopra il quale è stato posto un grosso masso recante alcune coppelle realizzate in epoca imprecisata.
A Nord di questa prima struttura, inglobato nel perimetro, si trova un altro monolite alto un paio di metri, recante anch'esso delle coppelle. Un terzo masso più piccolo, con una evidente vena di quarzo bianco allineata da Nord a Sud, è posto su una piattaforma di pietra. Il fatto che molti altri "barec" abbiano uno o più monoliti inglobati nel muro, fa pensare ad una precisa intenzionalità dei costruttori che così facendo aumentavano la resistenza delle strutture.
Pertanto nel caso del "barec" dell'Avaro, è assai probabile che i monoliti coppellati fossero preesistenti al muro di cinta. Ad avvalorare questa ipotesi è la loro collocazione astronomicamente significativa. L'allineamento fra il monolite maggiore e quello con la venatura di quarzo è parallelo al meridiano astronomico locale. Il masso più grande indica il Nord Celeste mentre quello più piccolo centrale è allineato verso il punto in cui gli astri, Luna compresa, raggiungono la massima altezza rispetto all'orizzonte astronomico locale. Altri interessanti riferimenti lunari riguardano l'allineamento fra il monolite minore ed il masso con la vena di quarzo. In base a calcoli astronomici e probabilistici gli studiosi sono giunti alla conclusione che il sistema di allineamenti dell'Avaro potrebbe essere stato realizzato circa 3000 anni or sono.
I laghetti glaciali di Ponteranica si trovano in una piccola conca alpestre situata alle pendici dell'omonimo monte il cui nome deriva dal paese di Ponteranica, posto sui Colli di Bergamo all'imbocco della Val Brembana, che nel 1500 acquistò i terreni dalla Comunità della Valle di Averara per dar modo ai propri cittadini di avere un pascolo estivo. Le famiglie di Ponteranica affidavano le bestie a pastori incaricati dal Comune e a fine anno i prodotti della monticazione erano suddivisi fra i proprietari in ragione del numero dei capi conferiti all'alpeggio.
Gli ampi e ubertosi pascoli dell'Avaro sono legati ad un'antica leggenda che narra come un tempo fossero petrosi e sterili. Essi appartenevano ad un abitante di Cusio, persona avarissima e gretta, invisa da tutti gli abitanti. Ma la gente in qualche modo si consolava pensando che anche il ricco avaro aveva le sue sofferenze nel constatare l'improduttività dei suoi pascoli.
L'uomo però non si rassegnava a quella condizione, voleva essere ancor più ricco e per fare in modo che i suoi pascoli potessero consentire alle sue mandrie di produrre più latte, carne e formaggi decise di fare un patto col Diavolo. Il Maligno, sempre a caccia di Anime, non si fece attendere e disse all'avaro che in cambio della sua Anima avrebbe tolto tutte le pietre dalla montagna e reso fertili i prati. L'avaro, cui rimaneva qualche scrupolo di coscienza, pensò che sarebbe stato meglio tenersi l'Anima, ma al tempo stesso che forse avrebbe potuto ingannare Satana. Propose quindi un nuovo patto: avrebbe concesso l'Anima solo se il lavoro fosse stato realizzato in una notte e, convinto dell'impossibilità della cosa, se ne andò a dormire tranquillo.
Il "vecchio" Satana però pur di non farsi sfuggire il premio si fece letteralmente in cento e sul monte dell'avaro furono visti decine di diavoli lavorare come forsennati finché a mattina l'opera non fu completa, con smacco dell'avido montanaro di Cusio.