Lasciata l'auto, ove possibile, nei pressi della Prima Cappella (diversi parcheggi, ma difficoltà di trovare posto nei giorni festivi), si sale lungo la strada asfaltata che si abbandona ben presto, passando sotto il primo degli archi trionfali della Via Sacra.
Qui inizia l'acciottolato e subito stupisce la larghezza del tracciato, pensato forse per stupire, ma anche per permettere il facile afflusso e deflusso dei pellegrini. La salita procede lenta e senza problemi lambendo, di volta in volta, le maestose cappelle che scandiscono il percorso. Poco dopo la decima cappella, quella della Crocifissione, si lascia a sinistra una deviazione che conduce verso la parte bassa del borgo di Santa Maria del Monte e si continua lungo il percorso principale che, in corrispondenza della XI Cappella, La Resurrezione, compie un tornante e punta verso il paese raggiungendolo dopo avere superato la quattordicesima ed ultima Cappella, dedicata all'Assunzione di Maria Vergine al cielo.
Una volta raggiunte le case si prosegue per Via dell'Assunzione e si giunge ai piedi della scalinata che conduce all'ingresso del Santuario di Santa Maria del Monte, sorvegliato da una inquietante statua di Papa Paolo VI.
Prima della scalinata di accesso alla chiesa si trova un passaggio coperto che porta al Museo Barroffio e del Santuario, ma consente anche la prosecuzione della camminata. Si sbuca così sul vasto piazzale panoramico a monte del Santuario. Traversato il parcheggio si continua per la strada che, lambita la trattoria del Ceppo, procede in piano verso Nord. Poco dopo si nota sulla destra l'imbocco di un sentiero marcato da una palina con indicazioni escursionistiche. Si lascia la strada e si segue il sentiero che procede verso Nord tenendosi presso il crinale della montagna.
Seguendo le indicazioni del sentiero n. 1 arriviamo ben presto al Passo Pizzelle dove il tracciato piega a sinistra e con bella traversata nel bosco giunge ad intercettare la vecchia linea della funicolare oggi in disuso. Sottopassata la rampa della funicolare si raggiunge la strada che porta alla stazione di arrivo della stessa.
Traversata la carrareccia si prosegue per sentiero si giunge in breve all'inizio di un'altra meno importante "Via Sacra", sorta di sentiero commemorativo le varie Armi dell'Esercito che fu voluta da Monsignor Tarcisio Pigionatti in ricordo dei caduti.
Questo sentiero del ricordo termina sul Monte Tre Croci 1111 m., da dove il percorso si fa un po' meno agevole. Superate le tre croci della vetta si prosegue lungo il crinale con alcuni su e giù, si lambiscono alcune istallazioni militari e ci si immette su una stradina asfaltata.
Salendo nel bel bosco si prosegue brevemente sbucando su un ampio terrazzo panoramico affacciato sui laghi del varesotto. Da questo punto la strada prosegue pianeggiante e a mezza costa verso il Forte di Orino, mentre sulla destra si stacca una deviazione che entra nel bosco e, arricchita da pannelli esplicativi, porta nella Cittadella di Scienze della Natura, associazione fondata nel 1956, allo scopo di creare un ponte tra la gente e la scienza. Elemento principale del complesso è l'Osservatorio Astronomico Schiaparelli, dotato di ben nove telescopi e sempre aperto al pubblico.
Ma non meno importanti sono il magnifico Giardino Botanico Tommaselli, che raccoglie le circa 400 specie di fiori e piante presenti nelle Prealpi lombarde, e il Centro Geofisico Prealpino, che si dedica alla ricerca meteorologica e sismica.
Per la discesa è possibile seguire interamente la strada asfaltata salente da Santa Maria del Monte fino a raggiungere il primo gruppo di case. In corrispondenza di un tornante sul quale sorge una bella villa, si prende a sinistra una stradaina sterrata e pianeggiante che traversando la testata della Valle del Vellone (in pratica si tiene parallela a valle al percorso di salita) riporta al parcheggio superiore di Santa Maria del Monte.
Il Monte Campo dei Fiori è una sorta di verde bastionata che protegge la città di Varese dalle fredde correnti che scendono dal Nord. Composto da rocce calcaree note anche come "calcari di Moltrasio", il piccolo massiccio si allunga da Ovest ad Est delimitato compreso fra la striscia di terra che s'immerge nel Lago Maggiore e dalla Valle dell'Olona.
Assieme al Monte Martica 1032 m., da cui è separato ad oriente proprio dalla valle dell'Olona, il Monte Campo dei Fiori fa parte del Parco Naturale Regionale Campo dei Fiori. L'area protetta si estende su una superficie di 735 ettari e conserva importanti ambienti naturali, dai boschi di latifoglie a castagno e faggio alle aree carsiche con i loro sistemi di grotte e inghiottitoi la cui esplorazione e ancora in corso.
Verso meridione il Campo dei Fiori si presenta con pendii poco ripidi, ammantati da boschi e solcati da numerosi valloni che sboccano sul piano sottostante e in alcuni casi vanno ad alimentare le acque del vicino Lago di Varese. A settentrione si ritrova la medesima situazione con l'aggiunta di settori aspri e rocciosi, costituiti da affioramenti calcarei risalenti all'Era mesozoica. Data la vicinanza con Varese, il Campo dei Fiori è da anni meta di appassionati escursionisti e amanti della natura che si cimentano a piedi o in mountain bike sui numerosi percorsi della montagna.
Sul versante settentrionale si trova anche la palestra di roccia dei Varesini, non molto nota al di fuori della provincia, ma storica perché fu teatro di importanti studi sui materiali alpinistici, in particolare le corde, condotte dall'alpinista Accademico Varesino, Mario Bisaccia e dal suo team.
Oltre agli aspetti naturalistici e sportivi, il Campo dei Fiori è soprattutto noto per l'imponente Via Sacra che, scandita da quattordici splendide cappelle, porta da Velate fino al piccolo borgo di Santa Maria del Monte, arroccato sul Monte di Velate (o Monte Orona), ultima sommità della cresta Sud-ovest del Campo dei Fiori. Parte del percorso descritto si attiene alla Via Sacra, poi, oltre Santa Maria del Monte segue un sistema di sentieri che solo poco prima della cima si ricollega alla strada carrozzabile che conduce all'Osservatorio Astronomico.
L'imponente Via Sacra, forse la maggiore espressione della Controriforma nel Ducato di Milano, è un'opera altamente scenografica, perfettamente inserita nello scenario naturale circostante.
Da secoli il Monte di Velate era oggetto di pellegrinaggi e testimone di particolari manifestazioni di fede. Infatti, si narrava che lassù, già nel IV secolo ci fosse una cappelletta fatta erigere da Sant Ambrogio come ringraziamento per la sconfitta delle tribù ariane che minacciavano il milanese. Più certa è la presenza in loco di un santuario romanico risalente al X-XI secolo che attirava numerosi pellegrini sia da Milano sia dal territorio che oggi fa parte del Canton Ticino. Il grande afflusso di fedeli, portò all'aggregarsi di un piccolo borgo attorno al santuario allo scopo di accogliere sacerdoti, operai e pellegrini. Sul finire del 1400 il complesso sacro fu ampliato e nei pressi fu eretto un monastero dell'Ordine delle Romite Ambrosiane.
L'idea di collegare Varese con l'importante luogo di culto fu proprio di una di queste romite, suor Maria Tecla Cid, che trovò un potente alleato nel padre cappuccino Giovanni Battista Aguggiari cui spetta il merito di aver trovato i finanziatori dell'impresa presso le nobili famiglie milanesi.
La realizzazione, che prese il nome di Fabbrica del Ss. Rosario, ebbe inizio nel 1604, dopo il Concilio di Trento, e in soli dieci anni fu portata a termine. Architetto e scenografo dell'intero complesso fu Giuseppe Bernascone detto "il Mancino".
Per adeguarsi simbolicamente alla recente codifica della recita del Rosario, voluta da papa Pio V nel 1569, il percorso ascensionale verso il santuario si svolge in una cornice molto teatrale, scandita dalle cappelle, portali e fontane. E come i Misteri del Rosario, le cappelle sono divise in gruppi di cinque separati da un portale. Le cappelle sono quattordici anziché quindici perché l'ultimo posto è stato assegnato al santuario, meta finale della salita.
Tutte le cappelle sono opere d'arte a sé stanti, piccole chiese, capolavori del manierismo secentesco e particolarmente di valore sono le numerose sculture che vi sono conservate, capolavori originali dell'arte lombarda di quel tempo.
In questo senso un critico d'arte come Philippe Daverio ha parlato della Via del Sacro Monte di Varese come di una Cappella Sistina del Nord Italia, esempio artistico di valore assoluto purtroppo ancora ben poco conosciuto.
Oggi, il Sacro Monte di Varese fa parte del gruppo dei nove Sacri Monti prealpini lombardi e piemontesi che dal 2003 fanno parte del Patrimonio dell'Umanità.