Da Marzio si segue la strada per Ghirla raggiungendo in breve il Colle della Forcorella 767 m. Si prende ora a sinistra passando a monte di una casa con un murale e poco dopo si perviene ad un bivio ove si prende a destra un larga sterrata che sale nel bosco avvicinandosi al crinale Nord del Monte Piambello. Infine la sterrata si trasforma in sentiero che con qualche tornante facilitato da gradini di legno, arriva al Sass di Bol, splendido ed enorme macigno porfido rosso sul quale sono stati intagliati dei gradini che permettono di raggiungerne la sommità panoramica.Tornati sul sentiero si va a sinistra lungo il crinale cosparso di suggestivi massi arrotondati di porfido e si arriva in un'ampia radura con cartelli indicatori. Per il Monte Piambello si prosegue lungo il crinale boscoso su ampio sentiero senza tornanti, si supera una gobba e infine si arriva in vetta ove si trovano delle fortificazioni. Per la discesa si può seguire il percorso di andata oppure si può scendere lungo la sterrata che percorre il versante opposto. Al primo bivio si prende a sinistra raggiungendo poi il tornante da dove con una breve deviazione a sinistra si raggiunge la Bocchetta dei Frati 948 m. Valicata la bocchetta, seguendo le indicazioni si scende a sinistra sulla strada che in leggera discesa taglia tutto il versante settentrionale del Monte Piambello riportando al bivio nei pressi della abitazione con murale ove salendo avevamo tenuto la destra.
Il Monte Piambello non è che una delle tante mete escursionistiche che si possono raggiungere nel boscoso territorio di Marzio. località, apparentemente minore e poco nota, ma che grazie alle sue caratteristiche climatiche, è invece uno dei più celebri luoghi di villeggiatura estiva del varesotto.
Nella conca valliva, grazie ad una costante ventilazione da Nord e all'abbondante vegetazione, costituita essenzialmente da faggi, castagni, betulle e abeti, la frescura è sempre assicurata.
Celebre è la descrizione dei luoghi data dal poeta varesino Speri Della Chiesa nel 1907: "L'è una conca stupenda de smerald, tempestada de gemm de cent color...".
Attorno al paese si trovano numerose ville costruite dai notabili varesini e milanesi tra fine '800 e inizio '900. Nei loro vasti parchi e giardini si trovano essenze botaniche esotiche di particolare bellezza come cedri atlantici e himalaiani, thuje, sequoie e araucarie sudamericane.
Il borgo è annidato su uno stretto terrazzo morenico del Monte Marzio 875 m, delimitato da un torrentello, che scende in direzione di Brusimpiano, per entrare successivamente nel Lago di Lugano.
Oltre al nucleo principale, vi sono alcune frazioni minori: Motta, Margaritora, Forcorella, Costebelle, Belvedere, Madonna degli Alpini e Roncate. Quest'ultima località fu probabilmente il primo insediamento storico del quale però si sono perse le tracce.
Il toponimo sembra derivare dal gallico "ma" o "mac", indicante un piccolo villaggio di capanne; è quindi probabile che le origini del paese siano piuttosto antiche anche se la sua importanza crebbe solo nel Medio Evo, quando nelle cronache locali compare a volte il toponimo Magio e successivamente quello di Marcio, diventato infine Marzio solo sul finire del 1600.
Sebbene minuscolo, il centro storico del paese conserva alcune belle dimore patrizie appartenute alle locali famiglie come i Righini, i Maffei ed i Menefoglio e risalenti in genere ai secoli XVI-XVIII.
Una lapide all'interno della parrocchiale ricorda l'inaugurazione della chiesa avvenuta nel 1739, con consacrazione successiva, il 9 giugno 1779, da parte del Vescovo di Como.
L'altare in marmi pregiati, attribuito alla scuola viggiunese, reca lo stemma dei Menefoglio. La spesa per edificare la chiesa fu, infatti, sostenuta da Paolo Menefoglio di Agostino, originario di Marzio ed allora tesoriere generale dello Stato di Milano. All'interno vi sono interessanti dipinti settecenteschi di scuola lombarda fra cui una tavola lignea con San Sebastianoe le tele raffiguranti la Comunione dei Santi, Sant'Antonio Abate e da Padova con le Sante Apollonia, Agata e Lucia. Ai lati dell'altare, spiccano due affreschi del pittore contemporaneo Francesco Tomea: la Resurrezione di Lazzaroe San Pietro tra i poveri. Interessanti anche le vetrate, opera del pittore milanese Lavagnini e messe in opera tra il 1945 e il 1960; vi sono raffigurati l'Immacolata, San Giulio D'Orta, San Francesco d'Assisi e San Carlo Borromeo.
Curiosa è anche la "mappa dei sentieri di Marzio", dipinta sulla facciata della canonica, dal pittore varesino Renato Reggiori.
Il Monte Piambello, che con i suoi 1125 metri svetta a meridione del paese di Marzio, è un antico cono vulcanico che rimase attivo fino a circa 250 milioni di anni fa e le cui colate laviche, costituite in gran parte da porfidi e ora ricoperte dalla vegetazione, scendono verso il centro della valle in direzione di Brusimpiano sulla sponda dei lago di Lugano.
Ci troviamo in una zona di estremo interesse geologico e paleontologico, caratterizzata dal contatto fra grandi depositi calcarei di un mare ancestrale qui presente nel periodo Triassico e imponenti fenomeni vulcanici che hanno generato gli affioramenti di roccia cristallina, porfidi rossi, ancor oggi utilizzata a scopi estrattivi.
Questi antichi depositi effusivi sono concentrati in un'area limitata, che si allunga da Sud-ovest a Nord-est e compresa grosso modo fra la Val Ceresio a Est e la Val Cuvia ad Ovest. Elevazioni culminanti dei questo complesso geologico sono il Monte Piambello, il Monte Mondonico, e il Monte Martica. Questo nodo vulcanico è molto più antico di tutte le formazioni geologiche che lo circondano, prodottesi solo alcuni milioni di anni dopo in seguito all'innalzamento dal fondale marino e culminanti con il Campo dei Fiori, il Monte Minisfreddo, il Poncione di Ganna, il Monte Pravello.