Escursioni - Il magnifico Monte Misma e la sua magica pietra

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Il magnifico Monte Misma e la sua magica pietra»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Val Seriana
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E-110
  • Periodo consigliato: da maggio a novembre
  • Punto di partenza: Pradalunga-Santuario della Madonna della Neve (o della Forcella) 630 m. Accesso stradale da Bergamo a Gorle e da qui lungo la carrozzabile della sinistra orografica della Valle Seriana. In alternativa la strada è raggiungibile anche da Alzano Lombardo traversando il Serio e giungendo a Villa di Serio dove piegando a sinistra si raggiunge Pradalunga.
  • Tempo di percorrenza: 3-4 ore
  • Dislivello: 530 m
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Cartografia: Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 104 «Foppolo-Valle Seriana»
  • Informazioni locali: Fra quelle delle Prealpi bergamasche, il Monte Misma è la cima con il panorama più vasto e completo, veramente di grandissimo interesse. La salita non offre particolari difficoltà e solo la variante diretta da Roculù può considerarsi un po' faticosa e sconsigliabile in caso di terreno bagnato. Molto più interessante è il passaggio per l'antica chiesetta di S. Maria del Misma, millenaria testimonianza di fede e punto di sosta per i pellegrini sulla via che collegava la Valle Seriana con la Val Cavallina. Interessanti pure gli aspetti architettonici di alcune cascine e la presenza delle antiche cave di pietra cote usata per molare falci e ogni altro genere di lame.
 


 
mappa di Il magnifico Monte Misma e la sua magica pietra

Percorso

Da Pradalunga si segue la strada per il Santuario della Madonna della Neve o della Forcella dove si parcheggia. Seguendo l'indicazione per la chiesetta degli Alpini si sale una scalinata alle spalle del Santuario e proseguendo per un bel sentierino si arriva alla sovrastante chiesetta. Alle sue spalle si prosegue lungo il crinale boscoso trascurando un primo sentiero che incrocia perpendicolarmente il nostro e prendendo a sinistra al bivio successivo (grande cartello escursionistico), con pendenza diminuita si giunge sulla spalla di Pratadòlt 777 m ombreggiata da grandi castagni.
Lambita una costruzione ci si immette sulla sterrata che giunge da valle, si prosegue per essa sul crinale (cartello escursionistico) lambendo i prati di Cà Laert dominati dalla vetta del Monte Misma. Superata una sbarra (aperta) si lascia a sinistra una prima deviazione e si procede sulla stradina che ben presto si trasforma in mulattiera e procede a mezza costa delimitata da una staccionata. Trascurato un altro bivio a sinistra si continua in piano fino al colletto dove sorge il Roculù 789 m. Qui abbiamo due possibilità.
A) Si prosegue sulla mulattiera che dopo una lunga traversata quasi pianeggiante giunge presso l'antichissima chiesina di S. Maria del Misma 824 m. Prendendo il sentiero n°511 che inizia alle spalle della chiesetta si procede lungo il facile crinale (Costa del Misma), mentre il bosco si fa man mano più rado, fino ai prati sommitali del Misma per poi raggiungerne facilmente la cima sempre su crinale.
B) Si abbandona la mulattiera per imboccare un ripidissimo sentierino sulla sinistra che s'inerpica nel bosco e dopo aver lambito una baita con grandi pannelli solari e antenne riprende la salita uscendo sugli aperti pendii superiori ove negli ultimi metri ci si congiunge con il percorso A e si arriva alla croce sommitale.
Dalla vetta si scende lungo il crinale Nord per un facile sentiero che porta nei pressi di alcune antenne e della Croce di S. Antonio, per poi scendere più ripido in un bel bosco di faggi e betulle che termina sulla spalla prativa della Stalla di Cura 863 m.
Raggiunto l'edificio si piega a sinistra ammirandone l'antica facciata e si imbocca una mulattiera che, varcato un cancello di legno, prosegue a mezza costa e poco dopo s'infila sotto un breve passaggio coperto di una cascina. Passando fra magnifici castagneti e lambendo altri edifici rurali la mulattiera s'abbassa infine più ripida fra prato e bosco raggiungendo gli evidenti scavi delle cave di pietra cote ove si immette sulla strada asfaltata che, verso destra riporta in breve al Santuario della Forcella.

La pietra cote

Nella bassa Valle Seriana si concentrano diversi affioramenti calcarei risalenti all'Età Giurassica (circa 200 milioni di anni fa), frutto di sedimentazioni dell'antico mare che allora copriva queste zone. Nelle varie stratificazioni di materiale si riscontrano banchi particolari, di colore grigio scuro e spessi poche decine di centimetri; sono composti da una maggiore percentuale di materiali silicei immersi in una pasta cementizia calcarea. Tale elevata percentuale di quarzo è dovuta sia ad una maggiore dissoluzione dei calcari, sia ad un elevata quantità di scheletri (spicole) di organismi come le spugne a scheletro siliceo o silicosponge.
Le dimensioni infinitesimali di queste spicole, circa 200 micron e cioè 1/5 di millimetro e la loro disposizione diffusa, conferiscono alla pietra una elevatissima azione abrasiva efficace in tutte le direzioni e al tempo stesso molto delicata.
Per questo motivo fin dall'antichità l'uomo si accorse che questo materiale era adattissimo all'affilatura degli strumenti da tagli ed in particolare di quelli agricoli. Già Plinio nella sua Naturalis Historia (I° sec. a.C.) decantava le doti di queste pietre che i romani chiamavano "cos aquariae". Tale denominazione è dovuta al fatto che durante lo sfalcio la pietra viene tenuta in un apposito fodero fatto in genere con il corno di una mucca e detto "cuder", in cui si trova un po' d'acqua. Tale espediente serve per sciogliere leggermente il cemento calcareo che lega i granuli silicei mettendoli continuamente allo scoperto e aumentando quindi le doti abrasive del materiale. L'affilatura delicata e omogenea ottenuta con la pietra cote non danneggia il metallo e ne assicura una longevità superiore.
Ovviamente con il mutare delle tecniche agricole l'industria estrattiva della pietra cote che fece le fortune di molti centri della bassa Val Seriana ed in particolare di Pradalunga, iniziò a declinare. Tuttavia nelle micro aziende agricole dove ci si affida ancora in gran parte al lavoro manuale ed in quelle di montagna dove è difficile l'uso di mezzi meccanici, la pietra cote è ancora il miglior strumento per affilare falci e falcetti.
Ricordiamo comunque che la particolare qualità di questa pietra la rendeva assai utile anche nelle operazioni di rifinitura di molti manufatti metallici; tant'è vero che gli armaioli bergamaschi la usavano regolarmente. Per la sua lunga importanza commerciale, la pietra cote costituì un fenomeno storico e culturale che incise profondamente il tessuto sociale della Val Seriana. Il commercio della pietra divenne sempre più importante e a livello internazionale, tant'è vero che la sua diffusione si estese fino alle Americhe e all'Australia. Merito questo anche degli emigranti che, quasi in segno di continuità con le loro radici portavano seco una pietra cote ben custodita nel suo "cuder".
Per secoli interi l'economia dei molti paesi della bassa Val Seriana fu basata sull'industria estrattiva della pietra cote. A Pradalunga tutta la forza lavoro della comunità era legata a questa risorsa: estrazione e lavorazione erano fatte dagli uomini mentre le donne e i bambini si occupavano della rifinitura e dell'imballaggio dei prodotti. A partire dall'800 fu addirittura introdotto il lavoro "a domicilio" per le donne che dovevano dedicarsi alla cura della casa.

  • La primavera è già arrivata a Ca laert ma non in vetta al Misma.
  • In località Roculù dove il sentiero si biforca.
  • Prime fioriture fra le rocce e i pendii del Misma.
  • Dalle creste sommitali uno sguardo sulla chiesetta di S. Maria del Misma.
  • Finalmente la grande croce della cima.
  • Dalla cima del Monte Misma si gode un panorama eccezionale.
  • Splendidi esempi di architettura rurale presso Stalla Cura.
  • Altre dimore rurali sulla via del ritorno.