Si entra a Valbondione si passa il centro e poi, seguendo le indicazioni per i rifugi Coca e Barbellino, si prende a sinistra arrivando ad un tornante presso le ultime case, ove la strada si biforca; qui sulla sinistra si stacca il sentiero per il rifugio Coca. Parcheggiata l'auto nei pressi, si imbocca il sentiero che scende al torrente e lo traversa su un ponte per portarsi sulla sponda opposta e iniziare a risalire una antica frana di grandi blocchi. Con un'implacabile e lunghissima serie di tornanti il sentiero guadagna quota sul ripido pendio, sorvegliato in alto da pareti rocciose, gole e da un elegante pinnacolo roccioso. Più in alto il percorso entra in un bel bosco sospeso di faggi e lo risale mantenendosi sempre molto ripido finché giunge al bivio segnalato da dove, verso destra si va al Pinnacolo di Maslana. Noi proseguiamo dritti salendo un ripido tratto e rientrando nel bosco. Poco più avanti si faccia attenzione a non imboccare un'invitante deviazione a destra (con la testa bassa è difficile notare l'indicazione a vernice biancorossa che dice di piegare a sinistra). La salita prosegue ancora assai faticosa finché, finalmente, si può entrare nella parte alta del vallone del Coca. Usciti dal bosco si guadagna quota su ripido pascolo fra affioramenti rocciosi che portano ad un ripidissimo tratto con gradini e catene metalliche, addossato alle rocce della destra orografica del vallone. Superato questo faticoso passaggio, si prosegue la salita portandosi gradualmente verso destra, mentre, sollevando lo sguardo il rifugio appare già, appollaiato su un promontorio roccioso sulla sinistra. Ancora una lunga serie di tornanti ed infine, con una traversata verso sinistra e un'ultima salita, ecco la meta. Da qui si prosegue lungo il sentiero segnalato che s'addentra nella valle lasciando poco dopo a sinistra la deviazione per il Rifugio Baroni. In ambiente selvaggio e aspro si risale il vallone tenendosi presso il torrente per poi sbucare nella severa conca alpestre che ospita il Lago di Coca, sorvegliato dalla piccola catena montuosa ove svettano le uniche tre cime orobiche che superano i 3000 metri: il Pizzo Redorta e la Punta di Scais entrambe di 3038 m ed il Pizzo di Coca, signore delle Orobie, con i suoi 3050 m.
Il piccolo bacino, uno dei più frequentati laghi alpini delle Orobie bergamasche, è situato a 2108 m di quota e occupa il fondo di una conca che un tempo dovette ospitare un piccolo ghiacciaio. Il lago ha forma allungata e è alimentato esclusivamente dagli apporti idrici dovuti allo scioglimento delle copiose nevi invernali che si accumulano nella conca incrementate anche dalle valanghe che scendendo dai ripidi fianchi e dai canaloni del Coca e del Redorta. Particolare curioso, nel periodo invernale, con l'abbassamento del livello dell'acqua, il lago assume una perimetro cuoriforme.
Con i suoi 3050 metri di altezza, il Pizzo di Coca è la maggiore elevazione della catena orobica e sicuramente una delle vette più frequentate, soprattutto dal versante bergamasco.
Sul versante seriano il Coca determina il limite orientale di una grandiosa e dentellata cresta disposta a ferro di cavallo, le cui alte e selvagge pareti rocciose piombano sulla conca detritica che ospita l'omonimo Lago di Coca. All'opposto capo di questo selvaggio crinale si trova il Pizzo Redorta 3038 m. Sulle pareti meridionali di queste cime si svolgono numerosi percorsi alpinistici per lo più di stampo classico e quindi con difficoltà contenute. Tuttavia la qualità non eccezionale della roccia e la complessità delle architetture naturali, rendono queste ascensioni di tutto rispetto, richiedendo le migliori doti di un alpinista: intuito nella scelta del percorso, prudenza, capacità arrampicatorie.
La via normale al Pizzo di Coca, o Pizzo di Cocca come veniva chiamato dai pionieri dell'alpinismo orobico fine '800, si svolge lungo il versante meridionale e dal punto di vista tecnico non comporta grandi difficoltà. La prima salita fu compiuta dal bergamasco Emilio Torri con la guida Antonio Baroni il 4 settembre 1877. I due non lasciarono alcun resoconto dell'impresa che, probabilmente, prese le mosse dalla Val Morta, piccola valle parallela ad Est rispetto alla Valle del Coca da cui è separata proprio dal crinale che dalla cima scende verso Sud su Valbondione. La loro salita si svolse lungo lo stretto pendio del versante meridionale su rocce facili e sfasciate. Una volta in vetta gli alpinisti eressero un ometto e Torri vi lasciò il suo biglietto da visita a testimonianza dell'impresa. Due anni dopo l'ingegnere Giuseppe Nievo con la guida Isaia Bonetti ripeteva la salita tenendosi più sinistra del percorso Baroni-Torri: "Non ci rimaneva che arrampicarci lungo la cresta sgombra di neve e relativamente facile, avendo però cura di non smuovere pietre. Alle 9.15 salutavamo con entusiasmo la vetta, sulla quale era già stato eretto l'ometto dall'infaticabile Emilio Torri, di cui trovammo la carta di visita".
I due scesero poi lungo un nuovo percorso calando verso il Lago di Coca nella valle omonima, ovviamente nel 1879 non v'era alcun rifugio, ma presso la "...baita di Cocca (circa 2061) Polenta calda e latte appena munto che ci apprestarono gli ospitali pastori, ci ristorarono e la notte la passammo alla meglio stipati, come sardine, in un bugigattolo che, alla lettera, capiva noi ed i cinque pastori."
Lungo il sentiero che sale al Rifugio Coca, il viandante troverà un cartello che indica una deviazione a destra verso il Pinnacolo di Maslana. Questa elegante formazione rocciosa non è molto visibile dal fondovalle immersa com'è nel corpo della montagna. Quando ci si avvicina, però, il Pinnacolo emerge il tutta la sua eleganza di linee.
Sempre ignorato dall'alpinismo classico, quello dei pionieri e delle grandi vette, negli ultimi trent'anni, sulle sue pareti, incise da diedri e fessure, sono state tracciate numerose bellissime vie d'arrampicata. L'avvicinamento un po' faticoso e la lunghezza degli itinerari rendono il Pinnacolo un piccolo, ma entusiasmante polo d'attrazione per chi ami l'arrampicata estetica e difficile in luoghi selvaggi.