Note sul punto di partenza: San Nazzaro Val Cavargna, strada per Croce di Campo. San Nazzaro si raggiunge staccandosi dalla SS 340 del Lario occidentale all'altezza di Menaggio, dove questa si divide in due diramazioni, per imboccarne il ramo occidentale in direzione Porlezza e Lugano. Poco prima del Lago di Piano (5 km dalla rotonda di biforcazione della SS 340) si devia a destra (cartelli stradali) entrando in Val Cavargna. Si percorre la carrozzabile che risale la sinistra orografica della valle e dopo aver passato i borghi di Carlazzo, Cusino e San Bartolomeo si giunge a San Nazzaro. Si lascia ora la strada per imboccare a destra Via S. Antonio, che raggiunge l'omonima chiesetta. Da qui si prosegue verso destra su strada asfaltata (Via Tecchio). A seconda del grado di innevamento si parcheggia nel punto ove si può. In genere tra i 1100 e i 1200 metri.
Lasciata l'auto ci si incammina lungo il tracciato della strada, e si prende quota con qualche tornante ed entrando in un breve tratto boscoso per poi uscire definitivamente all'aperto lambendo a monte le caratteristiche cascine di Tecchio. Si tratta di curiose costruzioni rurali, simili a cottage, dal tetto a punta, ricoperto di scandole, ma che in origine era forse formato da fasci di paglia di segale secondo un criterio in uso nella zona, in particolare nella più settentrionale Valle dell'Albano. A Tecchio (1200 m circa) la strada piega verso Nord tenendosi poco sotto il tondeggiante crinale de Il Sasso 1437 m, per poi avvicinarsi ad esso poco dopo questa cimetta. A questo punto conviene abbandonare la carrareccia, che con percorso meno ripido s'avvita attorno alla dorsale, per salire più direttamente il sovrastante pendio, evitando così un inutile sviluppo del percorso. Su terreno aperto e sicuro procediamo con pendenza costante fino ai pendii che precedono il già ben visibile rifugio. Dopo un'altra salitina, ci attende un ultimo falsopiano e poi, con un diagonale verso destra, eccoci al Rifugio Croce di Campo.
Per la Cima delle Pianchette si deve continuare lungo il crinale che si prolunga alle spalle del rifugio, in genere tenendone dapprima il versante occidentale per poi montare sul suo filo. Dopo un lungo tratto in leggera salita si giunge ai piedi di un ripido pendio che a destra piomba nella Valle di Careggio (tratto brevissimo ma un po' esposto sulla destra, attenzione con neve gelata, nel caso attenersi completamente al filo di cresta). Dopo questo gradino, la cresta prosegue meno ripida e con costanza si può guadagnare quota fino alla cima.
La discesa si svolge per l'itinerario di salita con la sola precauzione di badare al sopra citato breve tratto ripido.
La Val Cavargna è la più importante affluente del versante destro orografico della Val Menaggio o Valle di Porlezza, l'ampia vallata sospesa che mette in comunicazione il bacino del Lario con quello del Ceresio. Più a occidente della Val Cavargna, minori e più incassate, si trovano invece la Valle di Rezzo e la Valsolda. La valle è delimitata a settentrione da una lunga catena montuosa che presenta un crinale uniforme con vette di relativa importanza alpinistica, ma tutte di grande interesse panoramico. Dal Motto della Tappa si susseguono verso oriente il Pizzo di Gino, la Cima delle Pianchette, il Monte Tabor, il Monte Marnotto e infine il Monte Bregagno il cui esteso ed imponente versante Est forma, per diversi chilometri, la sponda del Lario occidentale. A Ovest del Motto della Tappa la cresta spartiacque cambia direzione diventando anche linea di confine italo elvetica e prosegue verso Sud-ovest, immergendosi infine nelle acque del lago di Lugano. Proprio su questa cresta si apre la vasta sella prativa del Passo di San Lucio, valico importantissimo già in epoche pre romane in quanto agevole via di comunicazione terrestre fra il Ticino e la regione lariana. Lo stesso nome, Cavargna, sembra essere di derivazione pre indo-europea, composto dalle parole cab (gab) e arn, a formare cabarn e poi cabarnus, luogo con cui si identificava un valico. Quindi, se per i motivi più svariati il passaggio via lago era precluso, il Passo di San Lucio diventava ancor più strategico. Non esistono tuttavia evidenze storiche che attestino con certezza la presenza umana in Val Cavargna in epoche preistoriche anche se ve ne sarebbero tutti i presupposti.
La gita che vi proponiamo è fattibile in qualsiasi stagione, a parte forse i periodi di grande caldo estivo. Oltre che nelle mezze stagioni, le bellezze di questi monti aperti e "spaziali" si possono apprezzare però anche d'inverno perché in genere i crinali sono sempre sicuri e le loro moderate pendenze consentono di muoversi sia con gli sci d'alpinismo, sia con le racchette da neve. La Cima delle Pianchette è uno splendido terrazzo panoramico sui monti delle Prealpi Comasche e delle Alpi Lepontine, ma da quassù lo sguardo spazia oltre. Verso Ovest ecco l'imponente mole del Monte Rosa, verso Sud-Est appaiono le Grigne e verso Nord le cime delle Alpi Retiche con il Pizzo Badile, il Cengalo, il Monte Disgrazia e la Valtellina. A rendere questa escursione ancor più piacevole è la presenza del moderno rifugio Croce di Campo posto a circa un'ora dalla cima e ottimo punto di sosta e di ristoro sia durante la salita sia al ritorno, dopo l'ascensione.
In genere il rifugio è aperto anche nei mesi invernali durante i weekend, tuttavia è meglio accertarsene ed eventualmente prenotare presso il gestore, la Guida alpina Andrea Savonitto: tel. 339 4373186.