Escursioni - I Denti della Vecchia, la Grigna del Ceresio

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «I Denti della Vecchia, la Grigna del Ceresio»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Mesolcina e Lario Occidentale
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E29
  • Periodo consigliato: tutto l'anno
  • Punto di partenza: Cimadera 1100 m circa (il paese è situato nell'alta Val Colla e si raggiunge dopo circa 15 Km seguendo la carrozzabile di detta valle che parte da Lugano e passa per l'abitato di Sonvico)
  • Dislivello: 500 m circa per il Sasso Grande; poco di più per il Monte Boglia, ma con maggior sviluppo
  • Difficoltà: EE (Escursionistica per Esperti)
  • Tempo di percorrenza: 2,30 ore per la salita al Sasso Grande; 3,30 ore per la salita al Monte Boglia (per il ritorno calcolare rispettivamente 2 e 3 ore)
  • Bibliografia: Brandt M. e Brenna G. - "Guida delle Prealpi ticinesi - Dal Passo S. Jorio al Monte Generoso ", Edizioni del Club Alpino Svizzero, Bellinzona 1997;
  • Cappuccetti R. - Corti P. -  Fiorucci L. - Pina D.  - "Arrampicate sportive e moderne fra Varese e Canton Ticino ", Edizioni Versante Sud, Milano 1998
  • Cartografia: CNS 1:50.000 n.286 «Malcantone»; 1:25.000 n.1333 «Tesserete» e n.1353 «Lugano»;
  • Informazioni locali:  Lugano Turismo Ente Turismo Menfrisiotto e Basso Ceresio
 



 
mappa di Denti della Vecchia

Percorso: Al Sasso Grande vetta dei Denti della Vecchia

Dalla piazza del Municipio di Cimadera proseguire su una strada che presto diventa sterrata e passa sopra il paese curvando a destra. Seguire la strada fino alla Capanna Pairolo che si raggiunge con una breve discesa. Da qui si prosegue per sentiero, salendo con alcuni tornanti il dosso prospiciente, entrando poi nel bosco per avvicinarsi alla cresta spartiacque. A un primo bivio prendere a sinistra (bolli giallo-rossi) per raggiungere scavalcare il crinale (è comunque possibile seguire il sentero che corre in territorio svizzero). Continuare in piano fino ad un secondo bivio da dove si prende ancora a sinistra proseguendo con alcuni sù e giù fino ad un terzo bivio. Imboccare la deviazione di sinistra (segnavia n° 19 su una pianta) per poi scavalcare nuovamente il crinale tornando in Svizzera (qui giunge, da destra, il sentiero abbandonato al primo bivio, all'inizio del percorso). Fiancheggiare il crinale fino ad una sella con rocce sulle quali è scritto: "cresta-Sasso Palazzo ". Seguendo l'indicazione si scavalca nuovamente il crinale e si procede a mezza costa fino ai piedi di una bianca parete rivolta a Sud.

Ora si scende tenendosi, dapprima, sul crinale e, poi, sul lato italiano fino ad un'ampia sella boscosa, la Bocchetta 1399 m, alla base del Sasso Grande (palina con cartelli indicatori). Per il Sasso Grande (percorso EE con qualche passaggiono su rocca che richiede pratica ed esperienza) si sale verso destra in direzione delle soprastanti rupi, portandosi ad una grande sella di rocce e mughi. Ci si abbassa sul versante opposto per pochi metri e si traversa, nella sua parte alta, un profondo vallone inciso fra pareti. Si sale per un po' fiancheggiando lo stretto ramo finale del canalone e, infine, deviando a sinistra, si raggiunge una selletta dalla quale si possono ammirare le belle architetture delle pareti che delimitano il canalone verso Nord. Fra esse spicca un bel dito di roccia, molto elegante ed aereo: è il collo della struttura rocciosa nota agli scalatori come "il cammello". Dalla selletta si segue il sentierino raggiungendo un piccolo risalto di roccia grigio scura che si risale (passaggio di II grado) per poi proseguire con maggiore attenzione fino ad un nuovo saltino oltre il quale si devia progressivamente a sinistra. Un altro piccolo gradino porta all'ultimo tratto del sentiero che aggira la cima verso sinistra portando sul torrione che la fiancheggia a Sud. Con un lungo passo si scavalca la spaccatura che separa il torrione dalla cima. La discesa avviene per l'itinerario di salita.

Dalla Bocchetta si può anche proseguire lungo il crinale alla volta del Monte Boglia. Si segue il sentiero che nel bosco aggira verso Sud il Sasso Grande e poi ci si tiene presso il crinale poggiando sul versante italiano. Dopo una serie di saliscendi si tocca la Cima di Castello 1432 m, da dove ci si abbassa, da ultimo ripidamente, fino alla Bocchetta di Brumea 1263 m. Da qui il tracciato si porta sul lato elvetico evitando un'emergenza rocciosa e poi risale leggermente fino alla croce di quota 1283 m da dove si scende ripidamente al Pian di Scagn 1174 m.

Un tracciato sempre più ripido, da ultimo caratterizzato da gradini ricavati da tronchetti di legno prosegue salendo sul crinale. Usciti dal bosco si superano gli ultimi metri su terreno scoperto fino alla panoramica sommità.

Nota: per quanto brevissima ed elementare la salita al Sasso Grande richiede una certa pratica ed esperienza. Sebbene i passaggi su roccia siano limitatissimi e sempre facilitati e "protetti" da robusti mughi, chi volesse affrontare la salita con persone meno esperte potrebbe trarre giovamento dall'uso di una corda (è sufficiente uno spezzone di corda da 9 mm lungo non più di 20 m), onde assicurare la salita e la discesa dei compagni.

La palestra di roccia dei ticinesi

Oltre ad essere un importante monumento naturale del luganse e uno dei luoghi più frequentati dagli escursionisti, i Denti della Vecchia sono anche la palestra di roccia più nota della regione e una delle prime ad essere state scoperte e valorizzate dagli scalatori ticinesi. Originariamente, agli inizi del secolo, una sola via di arrampicata percorreva le pareti del piccolo gruppo di guglie: quella che saliva al Sasso Grande. Solo a partire dagli anni '30 iniziò la "scoperta" di queste rocce come terreno d'azione ideale per la scalata.
Con corde di canapa di 30 metri, spesse 12 mm e quindi assai "dure" da maneggiare, scalatori come Aldo Magistri, Ugo Bernasconi, Tita Calvi e molti altri si cimentarono sui primi problemi di queste rocce. La fama dei "Denti" uscì ben presto dai confini del luganese per raggiungere molti dei sodalizi di arrampicatori delle vicine città italiane fra le quali Milano, Como e Lecco, allora una delle patrie del VI° grado. Nel 1935 giunse fra queste guglie anche il formidabile Emilio Comici, il più famoso scalatore del tempo di cui si diceva che "arrampicava come avesse le ali di un angelo". Comici aprì una nuova via  sui torrioni Gemelli assieme a Tita Calvi ma, cosa più importante, il suo esempio fu da stimolo per nuove e più difficili imprese. Durante il secondo conflitto mondiale l'area dei Denti della Vecchia, trovandosi sul confine, vene ufficialmente interdetta. Tuttavia la comprensione e il buon senso del comandante delle Guardie confinarie elvetiche, Angelo Gianola, fecero sì che l'area non venisse mai completamente abbandonata. L'attività riprese assai intensa al termine delle ostilità col ritorno in massa degli scalatori fra i quali si distinsero i lecchesi. Altre difficili vie furono aperte, sia in arrampicata libera che con tecnica artificiale, allora di moda, e cioè mediante l'uso di chiodi e staffe.
In epoche più recenti, con la riscoperta dell'arrampicata libera e le nuove tecniche di arrampicata molti itinerari aperti a furia di chiodi sono stati "ricreati" utilizzando questi ferri esclusivamente come mezzi per proteggersi da una eventuale caduta, ma non come appigli o appoggi. Le prime scalate libere portano il nome di Ivan Guerini e del ticinese Marco Pedrini a cui si deve una nuova fase nella storia dei "Denti". Pedrini, eccellente scalatore innalzò ai livelli massimi le difficoltà superate in arrampicata libera e diede il via al processo di definitiva modernizzazione di questa magnifica palestra di roccia.

  • La Capanna Pairolo, a metà del percorso fra Cimadera e il Sasso Grande.
  • Dalla via normale del Sasso Grande sguardo verso "il cammello".
  • Il Monte Boglia, dalla cima del Sasso Grande. Ben visibile il tratto di cresta che separa le due vette..