Dal porticciolo di Menaggio si percorre il lungo lago arrivando in Piazza Garibaldi che si traversa verso sinistra entrando in via Calvi. Prima di imboccare la via, si noti la bella lapide viscontea, murata nella casa dove si trova il "Bar del pess", databile attorno al 1350. A metà della Via Calvi, sulla destra, si propone la facciata della piccola chiesa di Santa Marta o del Crocifisso ove è murata una lapide funeraria romana del I sec. D.C. dedicata a Lucio Mincio Exorato. Più sopra si trova un bassorilievo raffigurante il castello di Menaggio e simbolo del Comune. Sbuchiamo, infine, nella Via Lusardi e voltiamo a destra uscendo dal paese lungo il percorso della vecchia Statale.
Lasciate le ultime case ci avviciniamo alle rupi che delimitano, a Nord, il borgo e che la strada supera con una galleria. Prendendo a destra si aggira il tunnel lungo la vecchia strada, ora interdetta al traffico, passando ai piedi di una parete rocciosa attrezzata per l'arrampicata.
Ritornati sulla Statale la si percorre per breve tratto fino alle porte di Nobiallo ove sono visibili le indicazioni, a sinistra, per "Madonna della Pace - ex Strada Regina". Traversata la carrozzabile si seguono le indicazioni lambendo un parcheggio e arrivando ben presto in vista della chiesa dei Santi Bartolomeo e Nicolò con il suo inconfondibile campanile pendente.
Si continua oltre la chiesa nella stessa direzione (indicazioni per Sasso Rancio) percorrendo una stretta viuzza che sbocca in una piazzetta ove, su una vecchia dimora, si nota un interessante affresco.
La stradina procede oltre sempre fra le case e poi stretta fra muri con bella vista sul lago, mentre fa già bella mostra di sé il santuario della Madonna della Pace. Varcato il "Ponte della Madonna" il percorso, per quanto comodo, si fa più erto seguendo le indicazioni "Resti dell'antica Strada Regina - Sentiero del Giubileo". Vi consigliamo, qui, di abbandonare momentaneamente il cammino per salire a sinistra la scalinata che porta al santuario. Dal sagrato, ombreggiato da imponenti cipressi e attorniato da edicole sacre, si gode uno splendido panorama.
Ripresa la mulattiera si continua la salita lambendo una cascina e, con un altro tratto ripido, si giunge su una dorsale da dove si può scorgere il proseguimento: la via avanza intagliata nella rupe e protetta a valle da un muricciolo.
Questo tratto della Strada Regina era fra i più faticosi ed impervi tanto che, a volte, i viandanti preferivano evitarlo aggirando il Sasso Rancio ancor più a monte, passando da Breglia, per poi ridiscendere a Santa Maria Rezzonico.
Noi siamo quasi al termine del percorso che comincia a perdere leggermente quota per traversare due valloncelli.
Un'altra breve salita ci permette di raggiungere un punto di riposo con tavolo e panche e una piccola parete rocciosa attrezzata per l'arrampicata. Subito dopo eccoci nel punto più alto ed esposto del sentiero con magnifica vista panoramica sul lago: in basso, quasi sulla nostra verticale, si scorge l'imponente e bizzarra costruzione della Villa La Gaeta.
Volendo si potrebbe proseguire per iniziare la discesa che ci riporta in prossimità della Statale e poi taglia a mezza costa fino ad Acquaseria; ma il ritorno lungo la moderna carrozzabile è sconsigliato.
La nostra gita prende le mosse da Menaggio il grosso borgo lariano situato sulla sponda occidentale del lago, allo sbocco della valle di Menaggio, che collega il bacino comasco con quello di Lugano. È una facile passeggiata che si svolge in parte lungo strade secondarie e solo in un breve punto s'attiene alla carrozzabile costiera, sempre piuttosto trafficata. Questo tratto è, tuttavia, evitabile se si preferisce dapprima visitare Menaggio e poi spostarsi in auto nel vicino paese di Nobiallo. Da qui un bellissimo percorso, che ricalca l'antica Strada Regina, porta a scavalcare il promontorio del Sasso Rancio, magnifico punto panoramico sul lago. Ricordiamo che a Menaggio si può arrivare anche utilizzando il traghetto con partenza da Como, Lecco e da altre importanti località rivierasche del Lario.
La strategica collocazione del borgo, in posizione mediana sul Lario e allo sbocco dell'importante valle che, verso occidente, porta verso il Ticino, fu presa in considerazione già dagli uomini preistorici. A quelle remote epoche risalgono infatti alcuni ritrovamenti fatti in zona: i massi coppellati di Breglia e le asce bronzee della Valsolda. Notizie più certe attorno a Menaggio si hanno a partire dalla dominazione romana e precisamente da quando, nel 196 a. C., il borgo, abitato da popolazioni celtiche, fu conquistato dal console Claudio Marcello. Lo stesso nome di Menaggio ha derivazioni celtiche e sarebbe da ricondurre all'unione delle parole "men" (monte) e "uigg" (acqua).
Durante il periodo romano tutta la sponda occidentale del Lario conobbe un periodo di prosperità grazie anche alla realizzazione della Via Regina, arteria commerciale che metteva in comunicazione Como con le regioni mitteleuropee, principalmente attraverso i valichi alpini dello Spluga, del Settimer e del Maloja. Nel 368, con l'istituzione della Diocesi di Como, il paese divenne capopieve e nel 934 Lotario lo concesse in feudo al milanese Gherardo Castelli.
Il castello, costruito in questo periodo, fu ampliato intorno al 1000 con l'aggiunta di una cinta muraria che giungeva fino al lago e che si rivelò determinante nel consentire la resistenza al lungo assedio posto dalla flotta comasca fra il 1118 ed il 1124.
Nel '500 Menaggio fu teatro di numerosi scontri nel contesto della guerra franco-spagnola e fu, infine, conquistato dalle truppe dei Grigioni che portarono seco la religione protestante e smantellarono il castello. Da questo periodo le vicende del borgo si legano ancor di più a quelle di tutto il territorio lombardo. Quindi anche Menaggio cadde sotto l'Austria per restarvi fino al 25 maggio 1859, giorno in cui gli abitanti insorsero dichiarando decaduta la dominazione straniera. Nel frattempo la fama della località come stazione di villeggiatura era cresciuta enormemente.
Nel 1884, evento veramente storico, fu inaugurata la ferrovia a vapore Menaggio-Porlezza che, per superare il primo ripido tratto dal lago alla soglia della Val Menaggio, si avvaleva di un ardito percorso. La via ferrata restò operativa fino al 1939.
La grande storia doveva ancora aggirarsi per questi luoghi durante la Grande Guerra allorché i monti soprastanti furono interessati dalla costruzione di imponenti opere difensive; e, poi, durante la Seconda Guerra Mondiale quando Benito Mussolini in fuga verso la Valtellina pernottò a Menaggio il 26 aprile 1945.
Un simile importante passato ha lasciato numerose tracce nel tessuto urbano del paese e nelle opere d'arte che si celano fra le sue vie. Al 1100 sono attribuibili la testa di toro ora visibile su un cancello in Via dei Fabbri e la fontanella, detta "del Salvatore", ubicata nella stessa via. A tale epoca è pure attribuibile il rilievo di leone alato, sormontato da due volti, che apparteneva all'abbattuta chiesa di San Giacomo e che ora è visibile in Via Castellino da Castello. All'anno 1000 circa risale anche l'Ospedale dei Re Magi, ospizio per viandanti e indigenti trasformato in Opera Pia Tre Re Magi nel 1810.
Fra le varie chiese che arricchiscono il patrimonio artistico e culturale di Menaggio ricordiamo la parrocchiale di S. Stefano, la chiesa di S. Marta e quelle di San Carlo e San Giusto.
Il nostro percorso tocca anche Nobiallo, minuscolo borgo di pescatori affacciato sul lago fra le cui case, praticamente invisibili a chi passi in auto, sorge la piccola chiesa dei Santi Bartolomeo e Nicolò con la sua torre campanaria pendente (XIII sec.). L'inclinazione si originò già nel corso della costruzione e, probabilmente, obbligò a limitare in altezza lo sviluppo del campanile. Nella strada interna al paese, parallela alla statale, è visibile una caratteristica strettoia ad arco o "posterla" costruita appositamente per obbligare l'ingresso, fra le case, di una persona alla volta, in modo da controllarne i passaggi. Sulle rupi, alle spalle delle case, si trova quanto resta di un'antica cava di gesso il cui materiale, trasportato via lago, era poi lavorato a Ponte Chiasso.
Lungo il percorso verso il Sasso Rancio si trova, infine, il bel santuario di Sant Anna o della Madonna della Pace, eretto nei primi anni del '600. La costruzione del santuario è legata alla miracolosa lacrimazione di un bassorilievo di Matteo Stoppani del 1484 e conservato all'interno. Secondo altri l'edificio fu costruito attorno al 1658 per ricordare la Pace dei Pirenei che pose fine al conflitto fra Francia e Spagna.