Escursioni - Val Solda. Nella tana dell'orso

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Val Solda. Nella tana dell'orso»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Mesolcina e Lario Occidentale
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E-20
  • Periodo consigliato: da maggio ad ottobre
  • Punto di partenza: Dasio 580 m. raggiungibile staccandosi dalla SS345 della Val Menaggio, fra Cressogno e San Mamete, per deviare a Nord, imboccando la stradina della Val Solda per Puria, Drano e Dasio.
  • Tempo di percorrenza: 4 ore per l'intero percorso.
  • Dislivello: 730 m
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: AA.VV. "Passi nel bosco trenta escursioni nelle Foreste di Lombardia"; Regione Lombardia-ERSAF, 2005.
  • Cartografia: Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 91 «Lago di Como-Lago di Lugano»; CNS 1:25.000 «Porlezza».
 


 
mappa di Val Solda. Nella tana dell'orso

Percorso

Lasciata l'auto sul piccolo piazzale antistante la chiesa di Dasio, ci avviamo salendo la scaletta che porta al limite del sagrato poi proseguiamo dritti infilandoci fra le case. Fatti pochi passi, si nota la segnaletica del "Sentiero delle Quattro Valli" che ci indica la direzione. Piegando a destra usciamo dall'abitato e dopo un tratto in piano scendiamo sul greto del vicino torrente per traversarlo su un ponte di legno. Subito dopo il ponte, dobbiamo lasciare il largo tracciato che procede pianeggiante per deviare a sinistra salendo lungo la sinistra orografica del torrente. Dopo un buon tratto nel bosco, si giunge presso una vecchia baita e deviano a destra si sbuca sui prati di Ronco. Seguendo la segnaletica si tagliano i prati al loro margine superiore raggiungendo il tratturo che qui giunge da Drano. Si devia ora a sinistra seguendo il tratturo dal fondo spesso cementato e dopo le ultime cascine si sale arrivando al cartello che indica l'ingresso della Foresta Demaniale. Sempre lungo il tratturo proseguiamo lungo la sinistra orografica della valle che si approfondisce quasi a stretta forra orlata da pareti rocciose. Accompagnati da cartelloni didattici dei percorsi sopra detti ci addentriamo nella valle e dopo un tratto in salita il tratturo prosegue pianeggiante fino alle piccole costruzioni di Serte dove si trovano un'area di sosta attrezzata ed un'ottima sorgente. Qui ci troviamo un magnifico bosco di abeti, larici e pini neri dovuto alle opere di rimboschimento effettuate dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Poco oltre l'Alpe Serte si abbandona il tratturo, e si scende a sinistra sul greto del vicino torrente di fondovalle che si attraversa grazie ad un ponticello. Rimontata brevemente la sponda opposta, ad un primo bivio si prende a sinistra, per guadagnare quota con una serie di tornanti che, in breve, conduce ad una sorta di ripiano ombreggiato da un fitto bosco.
Qui si incontra il bivio che verso destra porta al Passo Stretto; nei pressi è posizionato anche un pannello didattico che racconta dell'Orso delle Caverne e della scoperta delle sue tracce nel Büs de la Noga.
Procedendo in piano si lambisce a monte un grande blocco calcareo ai cui piedi si trova un punto di sosta attrezzato con tavolo e panche. Poco oltre, il sentierino taglia a mezza costa su pendii coperti da vegetazione più rada e poi, dopo aver lambito un torrentello, prende quota con numerosi tornanti e tratti ripidi. Un'ultima deviazione verso sinistra porta ad una spalla oltre la quale si giunge alla baita dell'Alpe Mapel. Proseguendo alle spalle della baita si continua con una serie di tornanti che porta dapprima sotto una falesia e poi, aggirandola, in un valloncello boscoso. Si risale il valloncello finché ad un certo punto il percorso si trova a lambire una falesia posta sulla destra. Qui un piccolo cartello indica la deviazione verso destra che in breve conduce alla base delle rocce dove si apre il grande antro del Büs de la Noga.
La posizione della caverna è veramente strategica: difficile da individuare, bene esposta al sole, in prossimità di un valico e quindi con diverse vie di fuga, affacciata sulla valle. Quell'orso doveva saperla veramente lunga e probabilmente per molti anni è riuscito a tener testa ai cacciatori che sicuramente in diverse occasioni tentarono di impossessarsi delle sue carni, della sua pelliccia e, allora fattore non trascurabile, del suo spirito guerriero e combattivo.
Dopo esserci per un attimo immedesimati con il grande bestione che vide gli ultimi Mammuth e che scomparì con essi, non ci resta che riprendere la strada verso valle.
Scendendo, sulla destra appare in tutta la sua mole il poderoso torrione nerastro del Sasso del Mont sulla cui vetta si nota una croce. Tornati al punto dove si trova il pannello dedicato all'Orso delle caverne, avendo tempo e voglia possiamo proseguire lungo il sentiero che a mezza costa entra lungo la sponda destra orografica della valle correndo ai piedi di verticali falesie. Dopo esserci riallacciati al percorso che proviene dall'Alpe Serte proseguiamo ancora brevemente fino a toccare l'importante valico del Passo Stretto secolare punto di transito e collegamento fra la Val Solda e la Val di Rezzo.
Per ritorno possiamo seguire il percorso dell'andata, ma al punto di immissione sopra detto è meglio proseguire dritti. Il tracciato poco dopo traversa il torrente di fondovalle e lungo la sponda opposta arriva a Serte.
Tornati a Dasio vi consigliamo di fare quattro passi fra le strette viuzze di questo piccolo e sperduto borgo montano: non sarà tempo perso. Fra le normali dimore vi sono alcuni palazzi patrizi di discreto interesse. Altrettanto interessante è la chiesa di San Bernardino da Siena dall'appariscente facciata color ocra. Fondata in epoca medioevale ed inizialmente dedicata ai SS. Giovanni e Stefano la chiesa fu intitolata al santo toscano nel 1450, in occasione della sua canonizzazione. L'edificio, unico nella Val Solda con tre navate, ha subito diversi rimaneggiamenti nei secoli successivi. Sulla facciata sono murati dei frammenti scultorei gotici, e ai lati del portale sono raffigurati i SS. Giovanni e Stefano. Il campanile fu costruito nel 1600.

Breve pesentazione

La Regione Lombardia è proprietaria di 18 foreste sparse sul suo territorio e, quindi, distribuite su una vasta superficie che comprende ambienti diversissimi. Si va dagli ecosistemi tipicamente alpini della Valtellina fino alle stazioni prealpine e lacustri che gravitano attorno ai bacini del Garda e di Como. L'unica foresta regionale di pianura è quella di Carpaneta situata nel paesaggio agricolo del Mantovano, fra risaie, canali irrigui e vasti spazi.
Complessivamente il patrimonio forestale di proprietà della Regione Lombardia assomma a 23.000 ettari di bosco e costituisce il 5% della superficie boschiva regionale. Nell'ambito di un progetto di gestione e valorizzazione di questo enorme polmone verde, oltre che ad interventi di conservazione e recupero, la Regione ha provveduto anche a renderlo fruibile turisticamente.
In moltissime aree sono stati creati percorsi guidati che con pannelli didattici accompagnano il visitatore alla scoperta delle bellezze paesaggistiche, geologiche, botaniche ed etnografiche della zona.
Molte cascine e baite di alpeggi abbandonate sono stati recuperate, restaurate ed adibiti a punti informativi e di accoglienza per scolaresche, visitatori e studiosi.
Chiunque visiti una delle 18 foreste demaniali della Regione, può, una volta tanto, anche riconciliarsi con la burocrazia e la politica che in questo caso hanno saputo, nonostante le difficoltà, regalare al cittadino un'immagine accattivante e saggia circa il loro operato.

La gita descritta di seguito ci schiude le porte dell'alta Val Solda, minuscolo ed impervio solco inciso nei calcari che affluisce nell'ampia Val Menaggio, raggiungendo le sponde del Lago di Lugano. Lasciata la riviera, si percorre la carrozzabile e, man mano si abbandona il distensivo paesaggio lacustre, ci si immerge in un ambiente completamente diverso. All'altezza del borgo di Puria la valle si divide mandando una diramazione verso Nord-est, la Val Solda vera e propria, o Val Solda orientale ed un ramo verso Nord-ovest che a sua volta si divide in numerose vallecole e che chiameremo Val Solda occidentale. Una volta a Dasio, la sensazione di distacco appare completa e quasi incredibile; torrioni calcarei incombono sopra la nostra testa e tutto è rinserrato fra gli stretti fianchi della montagna, fra rupi e valloni. Dopo il maggengo di Ronco, raggiungeremo infine la soglia dell'alta Val Solda, un mondo selvaggio e solitario di grande suggestione. Qui si trova il limite della Foresta Demaniale al cui interno sono stati tracciati due itinerari didattici, il "Sentiero Faunistici Maurizio Monti", percorso dotato di 11 pannelli esplicativi studiato per l'osservazione della fauna e la "Via dei Canti", itinerario illustrato da pannelli che ci insegnano a conoscere l'avifauna locale.
Maurizio Monti (1800-1867), eclettico uomo di cultura comasco, fu, fra le altre cose, un illustre naturalista ed ornitologo. In questo campo la sua opera di maggior spicco è il volume "Ornitologia comense" pubblicato nel 1843.
La nostra gita si attiene solo in parte a questi percorsi, ma poi si avvia lungo un sentiero solitario che punta alla cresta spartiacque con la vicina Val Solda occidentale. La nostra meta si trova pochi metri sotto il crinale di cresta, alla base di una falesia calcarea, è il Büs de la Noga o grotta dell'Orso, enorme antro ove anni or sono state scoperte le tracce del preistorico Orso delle caverne o Ursus spelaeus.
La Foresta Demaniale della Val Solda ha un'estensione di 318 ettari ed ospita la tipica vegetazione delle Prealpi lombarde ed è una delle aree di maggiore interesse faunistici ed ambientale della provincia di como

  • Veduta su Dasio sorvegliato dal Sasso di Mont.
  • Veduta verso il Passo Stretto.