La gita si svolge all'imbocco della Val Menaggio, sulla sponda occidentale del Lago di Como e ha come meta una delle curiosità naturalistiche più interessanti di questo comprensorio. Ma non ci accontenteremo di portarVi a vedere questa meraviglia della natura, poiché il percorso prende le mosse da una delle frazioni che compongono il Comune di Grandola ed Uniti i cui nuclei abitativi, accanto agli antichi borghi rurali, conservano preziosi tesori architettonici come la Villa Bagatti-Valsecchi e la Villa Camozzi.
Ci troviamo in una zona ricca di storia, importante e strategica già in epoche antichissime per essere punto di passaggio e collegamento fra il bacino del Lario e quello del Ceresio. Qui ogni paese è un piccolo scrigno che cela notevoli testimonianze del passato che, purtroppo, ben pochi conoscono anche perché scarsamente valorizzate.
Da Menaggio imbocchiamo dunque la strada per Porlezza e, dopo circa 4 km, abbandoniamola per deviare a destra verso Cardano, il cui nucleo storico conserva ancora l'impianto urbanistico medioevale. All'estremo orientale del borgo si trova la settecentesca villa Bagatti-Valsecchi affacciata sulla Val Sanagra, di cui è visitabile il bellissimo e suggestivo parco (info: tel. 0344.30223). Tornati alla carrozzabile si riprende a salire raggiungendo le case di Codogna quasi anticipate dal magnifico edificio della Villa Camozzi oggi sede municipale.
Nei pressi della villa si trovano alcuni parcheggi ove è possibile lasciare l'auto per fare i nostri "quattro passi". Poco prima del cancello che immette alla scalinata d'accesso della villa e di fronte al monumento ai caduti si trovano le indicazioni per la nostra meta: il Rogolone. Avviamoci, dunque, seguendo l'indicazione che ci immette su una stradina (Via alla Santa) che dopo aver lambito una bella fontana/lavatoio protetta da un'alta volta diventa largo sentiero. Abbandoniamo gradualmente le abitazioni per inoltrarci con piacevole passeggiata pianeggiante fra prati e boscaglie. I cartelli indicatori non possono lasciare dubbi sul percorso da scegliere e, saltando qualche rigagnolo, proseguiamo fiancheggiati da muretti a secco che delimitano piccoli appezzamenti. Lasciata a sinistra una deviazione indicante "Rogolone Sentiero basso" si procede dritti. Dopo circa trenta, quaranta minuti di questa facile e piacevolissima ginnastica, una breve salitina ci immette in un'ampia radura sul cui margine destro sorge un rustico. Qui, quasi in centro allo spazio erboso sorge il gigantesco Rogolone, una quercia secolare che ha almeno 300 anni d'età ed è una delle più vecchie d'Italia. Nonostante gli anni, il gigante appare in perfetta salute, un grandioso tronco di otto, dieci metri di circoonferenza, sorregge un magnifico palco di rami ognuno dei quali, se isolato, potrebbe essere a sua volta considerato una bella pianta. Lo sguardo si perde in alto fra la chioma e come sempre, di fronte a questi spettacoli riaffiorano sensazioni e sentimenti che sono seppelliti in noi, ma non morti. Il senso di solidità, di imperturbabilità che emanano da questo gigante ci riportano al mitologico albero della vita, ci sentiamo un po' più piccoli e fragili, ma al tempo stesso, il rigoglio ed il vigore del Rogolone non possono che darci energia e fiducia. La tradizione vuole che sotto le sue fronde si riunissero gli anziani della zona per prendere importanti decisioni, quasi a voler trarre ispirazione dalla secolare saggezza del gigante. Oggi questo monumento naturale è stato acquistato da Italia Nostra che si occupa di prolungarne l'esistenza, proteggendolo da possibili azioni vandaliche.
Sul vasto prato è possibile sostare all'ombra delle fronde e fare uno spuntino; altrimenti è possibile tornare indietro. In questo caso possiamo imboccare una diversa via salendo a destra del Rogolone, seguendo una traccia che in breve si immette in un sentiero pianeggiante. Piegando a destra (verso sinistra si proseguirebbe verso Gottro) si percorre il sentiero che, in molti suoi tratti, rivela essere stato una larga mulattiera lastricata. Era questa, probabilmente, l'antica mulattiera dell'originaria viabilità della Val Menaggio, della quale abbiamo accennato poco sopra. Con qualche su e giù si giunge su una stradina sterrata che, lambita a monte una fattoria, diventa Via Gottro e s'immette sulla strada carrozzabile a monte di Codogna (Via delle Alpi). Da qui si scende in breve raggiungendo Villa Camozzi e l'auto. Sul tragitto, a destra, s'incontra la bella chiesa di San Siro (XVII-XVIII sec.) che merita una visita.
A questo punto, volendo, possiamo continuare la nostra visita alle frazioni di Grandola ed Uniti salendo lungo Via delle Alpi per arrivare a Naggio, la frazione superiore del comune in cui fa bella mostra di sé la chiesa di S. Antonio risalente al XV secolo.
Oltre il villaggio la strada prosegue per inoltrarsi in Val Sanagra, piccolo tempio della natura ove è possibile ritrovare l'originario eco-ambiente dei monti lariani e ove hanno trovato riparo numerose specie di animali quasi scomparsi da queste cime.
Il comune di Grandola e Uniti è formato dalle frazioni di Cardano, Codogna, Velzo e Naggio disposte salendo lungo la dorsale che determina il versante destro orografico della Val Sanagra. C'è un'altra frazione, quella di Grona, che sorge decentrata, sul lato meridionale del piano iniziale della Val Menaggio. E' importante ricordare che le frazioni, sicuramente d'antichissima origine, sono disposte lungo quello che doveva essere il primitivo asse viario che disdegnava il fondovalle, sicuramente impaludato, per tenersi a mezza costa, sul versante sinistro della Val Menaggio passando successivamente per Gottro, Carlazzo e Porlezza.
L'edificio storico più famoso del territorio è forse la Villa Camozzi attuale sede municipale.
La costruzione, risalente al XVIII secolo, sorge su un poggio affacciato a Sud-est e appare esteriormente piuttosto disadorna, quando invece i suoi interni sono di notevole interesse per la varietà delle soluzioni architettoniche presenti e per la loro raffinatezza.
Originariamente la villa fu costruita dalla Famiglia Guaita e successivamente venne ceduta a Carlo Luigi Camozzi valentissimo uomo d'armi che si distinse particolarmente al seguito delle truppe napoleoniche combattendo valorosamente su tutti i fronti e distinguendosi al punto di meritare il titolo di cavaliere della Legion d'Onore e della Corona Ferrea. Napoleone stesso lo definì "uno dei più distinti Capitani dell'armata". Conclusasi l'avventura napoleonica, il Camozzi si ritirò dall'esercito imperiale col grado di Maggiore d'artiglieria e rifiutò ogni offerta di vestire la divisa austriaca anche per il suo profondo amor di patria. Inviso agli occupanti asburgici, il Camozzi si allontanò da Como sua residenza di sempre, trasferendosi definitivamente nella villa che oggi porta il suo nome.
L'ingresso principale della costruzione è costituito da un cancello in ferro battuto incorniciato da pilastri formanti un'esedra.
L'edificio principale ha una pianta rettangolare, molto semplice e possiede un corpo di costruzioni attigue con la funzione di servizio. All'interno le sale a volta sono arricchite da affreschi che decorano, peraltro, anche il vano della scala e l'atrio. Particolarità importante, Villa Camozzi conserva in toto l'originaria struttura e non ha mai subìto interventi di rimaneggiamento per cui rappresenta un raro esempio di villa patrizia settecentesca conservatosi intatto. Il complesso architettonico, comprese le costruzioni dell'ala di servizio, era funzionale ad un ampia tenuta agricola. Ma quello che colpisce di più è la straordinaria ricchezza e varietà degli elementi decorativi: dal portone d'ingresso, in granito bocciardato, agli stipiti, dalle porte in noce alle ringhiere in ferro battuto. Oggi il Comune di Grandola ed Uniti ha eletto Villa Camozzi a possibile luogo di utilizzo pubblico. In questo contesto la villa ospiterà, oltre alla sede municipale, un Centro Convegni ed esposizioni e un Museo geografico - ambientale.