Dal porticciolo di Gera Lario si segue il camminamento lungo lago che porta verso Sud-ovest (direzione Dongo) e, lambendo alcune ville, arriva in breve sulle sponde del torrente che scende dalla Val di Gera, poco a monte della sua foce. Si risale, a destra, un sentierino nel prato che ben presto prosegue con un moderno camminamento lastricato, inizialmente un po' sconnesso. Si giunge così, in pochi passi, alla Statale; sul ciglio della strada si piega a sinistra oltrepassando il torrente grazie ad un ponte, mentre sul lato opposto è già visibile la chiesa di San Vincenzo. Traversata la strada si giunge sul sagrato della chiesa fra le cui aiuole sorge una statua dedicata a Padre Pio. Un bel viale acciottolato, fiancheggiato da cipressi, porta davanti alla soglia dell'edificio, protetta da un portichetto sostenuto da due colonne di pietra, sopra il quale si trova un finestrone circolare. Anche ad un occhio profano, la semplice, bianca facciata indica che la chiesa è stata oggetto di diversi interventi succedutisi nel tempo. In effetti, scavi effettuati nel 1964-65 mostrarono l'esistenza di un edificio sacro romanico, sulle cui mura fu innalzata la nuova chiesa (le sue prime notizie certe risalgono al 1176).
Ma altre tracce del remoto passato di questa chiesa sono ben visibili, sia nei fregi e nella stele romana inseriti negli stipiti della porta, sia all'interno dove si può ammirare un mosaico pavimentale romano a cerchi neri custodito nella prima cappella di destra.
La stele marmorea inserita nello stipite di sinistra è dedicata alla memoria di un bambino morto, Lucio Duanzio Valentino ed è databile intorno al III-IV secolo d.C..
L'orientamento originario della chiesa romanica, la cui apertura era volta a Ovest, fu mutato in quello attuale con l'intervento per l'edificazione della chiesa di San Vincenzo. I citati scavi archeologici portarono alla luce anche l'abside della chiesa originaria che è visibile oltre la porticina a destra dell'ingresso attuale.
All'interno è custodita un'importante serie di affreschi che fanno di San Vincenzo uno dei più importanti monumenti dell'Alto Lario. I lavori di restauro, terminati nel 1980, hanno messo in luce diversi interventi decorativi succedutisi nel tempo fra cui, il più importante quello che interessò il presbiterio tra il 1546 e il 1547, su commissione dalla Società dei Naviganti di Gera. L'altare maggiore è adornato da un pregevole polittico raffigurante una Crocifissione e la Madonna in trono col Bambino. Le immagini dei Dottori della Chiesa intenti alla studio dei testi sacri e la sequenza di Santi che si sviluppa sui pilastri, sono un sicuro richiamo alla rigorosa osservanza della tradizione cattolica e sono da leggersi in chiave anti luterana.
Lasciata San Vincenzo e ritornati sulla carrozzabile pieghiamo a sinistra tornando sulla sponda opposta del torrente della Val di Gera per imboccare, ancora verso sinistra, la strada per Bugiallo e Montemezzo. Fatti pochi metri abbandoniamo l'asfalto per deviare a destra entrando in una stradina acciottolata. Il viottolo ci porta in breve fra le case di Gera Lario dove. qua e là, avremo modo di scoprire i segni dell'antico passato: stiamo, infatti, percorrendo un tratto dell'originaria via romana. In leggera discesa si arriva, infine, a lambire le severe mura di pietra della chiesa di Nostra Signora di Fatima il cui ingresso s'apre su un ampio piazzale. Verso monte il piazzale è delimitato dalle facciate del centro storico di Gera Lario, quasi tutte abbellite da affreschi. Fra le dimore si insinuano strette viuzze che invitano ad una breve digressione dal percorso per andare a visitare il cuore del paese. Il tessuto urbano è costituito da molti edifici risalenti al 1500, ai quali si aggiungono altre case sei-settecentesche. Particolarmente suggestivo il disegno viario che, pur nella sua regolarità, appare movimentato da passaggi coperti, loggiati e scalette.
Traversata nuovamente la statale, proprio di fronte alla chiesa di Nostra Signora di Fatima, s'imbocca un camminamento lastricato (che funge anche da pista ciclabile) per tornare sulle rive del lago. Si piega, ora, a sinistra e si continua lungo il camminamento con belle vedute panoramiche sui monti che si specchiano nelle tranquille acque lariane. Stormi di anatre e gruppi di cigni incrociano sulle tranquille acque, intenti a socializzare e a cacciare piccoli pesci.
Al termine della ciclabile si prosegue nei pressi della riva sfruttando una passerella di legno e poi un sentiero che lambisce il recinto di due campeggi per terminare in una grande area verde attrezzata. Verso Nord-est svetta la massiccia mole rocciosa del Sasso Manduino che s'erge a separare la Val Codera dalla Val dei Ratti e sembra quasi proteggere la bianca chiesetta di San Miro incastonata fra le selve poco sopra Sorico.
Dopo questo lungo tratto sulle rive del lago, piegando a sinistra e traversando l'area verde, ci si allontana dalle acque puntando all'evidente, massiccia torre campanaria della parrocchiale di Santo Stefano in Sorico. La torre è quanto rimane dell'originario impianto romanico della chiesa, mentre il resto dell'edificio ha subito diversi rimaneggiamenti nel corso dei secoli e, in particolare, nel quattrocento e nel settecento. Del primo intervento rimangono il bel portale marmoreo, alcuni tratti delle mura come l'arco a sesto acuto all'altezza della seconda cappella di destra, la vasca battesimale e l'affresco raffigurante una Crocifissione che orna la parete dell'abside, me è nascosto da un trittico cinquecentesco con una scena della Madonna che allatta il Bambino fra S. Stefano e S. Vincenzo.
Dal sagrato della chiesa seguiamo ora la Statale puntando verso la chiesa di San Miro il cui bianco edificio domina la visuale in direzione Est. Si percorre una strada di servizio separata dalla carrozzabile principale mediante un guard rail e, ben presto, si giunge al suo termine presso alcune casette ben ristrutturate. Ci si infila fra le case seguendo un viottolo acciottolato e, tramite un ponticello, si traversa il torrentel che scende da una vallecola soprastante. Al di là del ponte, ai piedi di un'antica torre di guardia restaurata e oggi facente parte di un'abitazione, inizia la salita verso San Miro. I cartelli indicatori non lasciano dubbi: una ripida mulattiera, a gradini, s'innalza fra la torre e il rio che abbiamo appena traversato. La sequenza dei gradini ci porta man mano in alto. Dopo aver lambito una cappella dedicata a San Miro, ed eretta nel 1598 a protezione di una fonte, eccoci nel sagrato della chiesa da dove si apre uno splendido panorama sul Lario.
Fino al 1452 la chiesa, di origini romaniche, era dedicata al culto di San Michele; ma, in quell'anno, nella cappella di S. Antonio, furono ritrovate le spoglie di Miro da Canzo qui deceduto verso il 1381 e alla cui figura erano legate diverse leggende. Si diceva, fra l'altro, che Miro fosse giunto fino a Sorico stendendo il suo mantello sulle acque del lago e camminandoci sopra. Il ritrovamento delle reliquie innescò un movimento di fedeli che portò al rinnovamento dell'edifico che fu dedicato a San Miro. Il culto del santo ebbe vasta diffusione in Brianza e, in particolare, a Milano che, nel 1491, organizzò addirittura un pellegrinaggio al santuario.
Risalgono al rinnovamento quattrocentesco due affreschi raffiguranti la Madonna col Bambino e quelli della Madonna del latte e della Madonna in trono, una Crocifissione e un San Sebastiano visibile sul primo pilastro di sinistra.
Nel 1526, il pittore Sigismondo De Magistris inaugurava un nuovo ciclo decorativo che interessò l'area compresa fra i due pilastri che separano la navata centrale da quella di destra. Qui fu probabilmente sepolto il corpo di San Miro, sotto un altare lui intitolato. Gli affreschi raffigurano i Santi ed i Profeti, Dio Padre, i SS Miro, Vincenzo, Michele e Stefano e gli Angeli musicanti. Oltre ai pregevoli cicli di affreschi, la chiesa conserva una tela del 1615, attribuita al Fiamminghino.
L'attuale impianto della chiesa è costituito da tre navate solo in parte coperte da volte in muratura.
Il ritorno è quanto mai semplice e immediato. In pochi minuti si ridiscende sul deposito alluvionale dove sorgono Sorico e Gera Lario. A questo punto non resta che scegliere uno dei tanti ristorantini tipici dove riposare gustando le specialità locali e, in particolare, i piatti a base di pesce del lago.
Riprende, con questa bella gita, la nostra esplorazione dei piccoli paesi che s'affacciano sulle sponde del Lago di Como e che, senza un ordine preciso, ci porterà a visitarli quasi tutti.
La nostra nuova meta si trova al vertice settentrionale del bacino lariano, sulla sua sponda Ovest. Ci muoveremo fra i paesi di Gera Lario e di Sorico che sorgono nel punto in cui il fiume Mera, proveniente dalla Valchiavenna, entra largo e placido nel lago, fondendosi silenziosamente con le sue acque. Per quanto incessantemente disturbati dal traffico che scorre intenso sull'angusta Statale, abbiamo scoperto che, fatti pochi passi, si può abbandonare il caotico nastro d'asfalto per immergersi in una dimensione più a misura d'uomo.
Gera e Sorico sorgono su due depositi alluvionali uniti a formare un'unica striscia di terra che s'affaccia sullo sbocco del fiume Mera nel lago. Alle spalle degli abitati la montagna si alza subito ripida e culmina molto più in alto, oltre i 2000 metri, con la cima del Sasso Canale. Sulla sponda opposta del Mera si stendono le vaste pianure palustri del Piano di Spagna, Oasi Protetta della Regione Lombardia.
Oltre ai numerosi motivi d'interesse che offre, la passeggiata ha una sua peculiarità: può essere fatta anche sfruttando il traghetto. Si potrà, quindi, partire da uno dei tanti porti lariani e dirigersi verso l'attracco di Gera Lario, arricchendo l'esperienza con le splendide panoramiche che si godono dalla nave.
A Gera, antichissimo borgo già abitato in epoca romana, come testimonia una lapide del II secolo (oggi conservata al Museo Archeologico di Como), si può arrivare anche con l'auto. Basta percorrere la carrozzabile della sponda occidentale del Lario oppure la più veloce Superstrada 36, che da Lecco raggiunge Colico da dove si prosegue brevemente verso Chiavenna per poi volgere a sinistra e puntare verso Como.
Il percorso ha come suoi punti estremi le antiche chiese di San Vincenzo e di San Miro che sorgono sull'originario percorso della strada romana detta "Strada Regina". Otre alle attrattive storiche e artistiche, l'area della foce del Mera offre alcuni spunti d'interesse ambientale e paesaggistico. Unico neo che ci sentiamo di segnalare è la constatazione di come tali bellezze siano veramente poco valorizzate. In alcuni tratti, specie al margine della Statale, la strada versa in cattive condizioni di pulizia: spesso se ne incontrano tratti che mostrano la completa assenza di manutenzione. È un vero peccato perché basterebbe un po' più di cura e di attenzione per i particolari a rendere questa escursione veramente indimenticabile.