Passeggiate - L'Orrido di Bellano

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «L'Orrido di Bellano»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Lario Orientale o Triangolo Lariano
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A44
  • Periodo consigliato: tutto l'anno
  • Punto di partenza: Bellino, Piazza Tommaso Grossi o Piazzale della Stazione FS che è il miglior punto dove lasciare un automezzo. Il treno è il mezzo alternativo che consigliamo per la gita.
  • Tempo di percorrenza: a piacere
  • Difficoltà: T (Turistica)
  • Bibliografia: Mozzanica I. "ItInerari panoramici sulle sponde del Lario";  Mondadori-Electa; Milano 2003.
  • Cartografia: Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 105 «Lecco-Val Brembana»; Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 91 «Lago di Como-Lago di Lugano»
  • Informazioni locali: Municipio di Bellano tel. 0341.82.11.24
  • Ufficio Turistico Bellano 23822 Bellano (LC) Via Antonio Stoppani, 1tel. 0341 810303
  • Orari di visita dell'Orrido.
 
 
mappa di L'Orrido di Bellano

Percorso

Nostra meta principale è l'Orrido. Non perdiamo dunque tempo e, lasciata la Stazione, dopo aver compito un primo tratto in parallelo con la linea ferroviaria, volgiamo a sinistra immettendoci sulla vecchia SS 36 che taglia tutto l'abitato. Facendo ben attenzione a non essere investiti da qualche automobilista distratto, percorriamo la Statale verso destra, sfruttando lo stretto marciapiede e poi, affidandoci alla buona sorte durante la traversata del ponte gettato sul torrente Pioverna: qui il marciapiede manca.
Una volta sulla sponda opposta procediamo ancora un poco lambendo il grande edifico del Cotonificio Cantoni che, costruito verso la fine dell'800, era uno dei tanti opifici che sfruttavano l'energia fornita dalle acque del Pioverna. Infatti, già agli inizi del 1800, grazie alla forza motrice delle acque la famiglia Gavazzi potè aprire un setificio, ma di questa energia naturale, si avvalsero anche altre industrie legate alla lavorazione del ferro. Giunti all'imbocco di Via Roma abbandoniamo la Statale per piegare a destra. Lambito sulla sinistra il Parco della Rimembranza arriviamo ben presto in Piazza San Giorgio dove sorge la chiesa dei Santi Nazaro, Celso e Giorgio, cui dedicheremo maggiore attenzione più avanti. La chiesa è fiancheggiata a destra da una scalinata che segna l'imbocco di Via XXV Aprile. Percorso il primo tratto della scalinata, giunti più o meno alla base del campanile della chiesa, noteremo sulla destra una porta che permette di accedere oltre la cinta che delimita a destra la via. Le indicazioni non lasciano dubbi, qui si accede all'Orrido di Bellano.

Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate

Percorse alcune scalette immerse nel verde si giunge ad una lunga passerella che lambisce le opere di captazione idrica che convogliano le acque del Pioverna.  Al termine della passerella protetta da una bella ringhiera in stile vagamente Liberty, si entra nell'Orrido la cui gola é anticipata da una grandiosa marmitta dei giganti. Parte dei manufatti qui presenti, la torretta che reca ancora visibili alcuni sbiaditi affreschi ed i giardini posti allo sbocco del Pioverna, sono ciò che resta delle opere promosse dalla locale famiglia Denti di Bellano, nei secoli XVI° e XVII°, era proprietaria delle fucine per la lavorazione del ferro estratto in Valsassina.
Intanto, la passerella che stiamo percorrendo sembra quasi finire contro le rocce: siamo giunti all'imbocco della stretta gola che prosegue, quasi celata fra due spigoli rocciosi sovrapposti, arrotondati e lisciati dalle acque. L'origine di questa piccola meraviglia della natura risale a quindici, ventimila anni or sono, quando, al termine dell'Era Glaciale, le acque di fusione dei ghiacci presero a scorrere vorticose, aprendosi la strada verso valle. Lentamente il Pioverna, il torrente che percorre buona parte della Valsassina, scolpì il fondovalle per poi iniziare a scavarsi un solco sempre più stretto e profondo che da Taceno giunge in vista del Lario. La corsa delle acque doveva probabilmente finire con una alta cascata che piombava da un gradino roccioso. Lentamente l'azione erosiva delle acque ha scavato il gradino facendo arretrare la cascata e lasciando la stretta gola dell'Orrido.  Un'altra ipotesi sulla formazione di questo fenomeno geologico spiega che un innalzamento del terreno avrebbe costretto il torrente in un primo letto che poi è stato via via eroso sempre più.
Un magnifico sistema di passerelle gettate sulle pareti rocciose consente di percorrere l'Orrido in tutta sicurezza e di ammirarne ogni angolo. Il sistema di spalti è stato più volte rifatto e migliorato per rendere sicuro il transito. Nel 1816, ad esempio, buona parte del camminamento, allora sospeso a catene fissate nella roccia, fu travolto dal crollo della volta che in parte copriva l'Orrido Il rumore delle acque che scorrono una cinquantina di metri sotto i nostri piedi è spesso assodante e a volte mette quasi paura. Da una galleria sulla destra esce una rombante cascata e il pulviscolo acqueo ci raggiunge fin sulla nostra aerea postazione.   
Terminata la serie di passerelle una scalinata permette di raggiungere uno spalto ombreggiato da platani ed affacciato sul lato destro idrografico del torrente. Dallo spalto ci si può spingere ancora un poco verso l'interno della forra per ammirare alcune belle pozze smeraldine e il punto di origine dell'Orrido. In alto, sul bordo destro idrografico della gola si nota un gruppo di case e la piccola chiesa dei S.S. Rocco e Sebastiano risalente al 1489. L'edificio sacro, oggi Sacrario dei caduti, è facilmente raggiungibile proseguendo lungo la Via XXV Aprile.

Fama e misteri dell'Orrido

Noto fin dall'antichità, l'Orrido di Bellano acquistò particolare fama a partire dal 1700, grazie alle poesie composte dal poeta e letterato bellanese Sigismondo Boldoni, affascinato da questo "Orrore di un'orrenda orrendezza". Da allora, ed in particolare nell' '800, poeti, artisti e letterati, ma anche semplici viaggiatori e curiosi fecero tappa a Bellano per visitare questo monumento naturale. Un simile fenomeno non poteva lasciare insensibili i romantici animi del tempo. Ma alla suggestione della natura si aggiungevano i misteri ed i segreti che, si diceva, fossero celati dalla gola.

Qui la tradizione vuole che giaccia il valoroso guerriero Taino, sepolto col suo tesoro. Cercando un luogo sicuro dove inumare il loro condottiero e il suo tesoro, i compagni pensarono bene di deviare il Pioverna e di scavare una tomba nel suo letto. Terminata l'opera, il sepolcro venne sigillato con un grande masso e l'acqua fatta rifluire come prima.

Probabilmente i membri della famiglia Denti, facendo costruire i loro giardini, furono anche gli ideatori del sistema di gallerie oggi ostruite, che pare servissero ad introdurre nelle segrete quinte dell'Orrido e dei suoi giardini fanciulle e donne, al riparo di occhi indiscreti. La donna murata nuda, con un solo anello al dito, scoperta durante una campagna di scavi è forse una conferma di queste storie. Le gallerie, che si dipanano verso Bellano furono usate anche durante l'occupazione austriaca per evitare di incappare nelle ronde durante il coprifuoco.

Ma la fama sinistra dell'Orrido è legata anche ad episodi tragici di morte e di suicidio. Celebre è la vicenda di una vedova di Bellano innamorata di un giovane nobiluomo che la tradì. In preda alla disperazione la donna si gettò dalla passerella d'ingresso dell'Orrido nel momento stesso in cui l'amante e la sua amica si stavano avvicinando in barca alla gola.

Un'altra leggenda è legata alla torretta di guardia che si incontra prima di accedere alla gola. Localmente è nota come "Cà del diavol" perché pare vi si tenessero riti satanici e messe nere. Secondo altre interpretazioni più prosaiche i rumori che provenivano dalle mura, erano provocati dai numerosi festini "galanti" organizzati dai proprietari.

Bellano

Usciti dal'Orrido a... "riveder le stelle", possiamo ora dedicarci ad una breve visita di Bellano. Tornati nella Piazza San Giorgio ci troviamo al cospetto della chiesa dei Santi Nazaro, Celso e Giorgio, splendido edifico sacro risalente alla metà del XIV secolo e mirabile esempio di gotico lombardo. La bella facciata si presenta armoniosamente divisa in tre scomparti di cui quello centrale, monocuspidato, è il principale. La facciata di quest'ultimo elemento e realizzata con fasce alternate di pietra nera di Varenna e bianca di Musso. Il portale principale, a sesto acuto, è sovrastato da un'edicola con la statua di Sant'Ambrogio, la cui cuspide si insinua nello splendido rosone di terracotta smaltata verde.
L'edifico è composto da tre navate con volte a sesto acuto e separate da due file di pilastri in pietra grigia. All'interno è conservato un pregevole polittico del Battista, secondo alcuni opera di Sigismondo de Magistris. Sulla destra si può ammirare la lunetta raffigurante la Madonna col Bambino e i S.S. Nazaro e Celso, che fu staccata dal portone principale durante i restauri del 1907. Particolarmente maestosa l'ancona dorata, e bellissimi sono il battistero ligneo con ciborio in marmi neri e rossi e il seggio presbiteriale con l'effige dell'Assunta. Notevole ed importante è pure il tesoro della chiesa in cui spiccano una grande Croce processionale, oreficeria barocca e tre preziosissimi calici.

Di fronte alla parrocchiale, sul lato opposto della piazza, sorge il campanile della chiesa di Santa Marta nella quale sono conservate altre pregevoli opere d'arte.

Da Santa Marta ci si può sbizzarrire percorrendo le anguste viuzze del centro storico, e curiosando nei piccoli giardini interni. Tutto questo peregrinare ci porterà prima o poi di nuovo in vista del lago; traversata la SS 36 ci possiamo portare nei pressi del porticciolo e nella vicina Piazza Tommaso Grossi, dedicata ad un altro illustre cittadino di Bellano.

  • Panoramica di Bellano visto dalla strada per Lezzeno.
  • La splendida facciata della chiesa dei Santi Nazaro, Celso e Giorgio
  • Piazza Tommaso Grossi, sul lungolago e la statua dell'insigne letterato
  • Giochi di luci ed ombre nell'oscura gola dell'Orrido
  • Uno sguado dalla gola dell'Orrido verso la luce e la chiesetta dei S.S. Rocco e Sebastiano
  • Lo spalto dei Paltani al di sopra della forra
  • Stampa d'epoca raffigurante l'imbocco dell'Orrido. Ben visibile in primo piano la torretta nota come "Cà del diavol"
  • La grande marmitta dei giganti all'imbocco dell'Orrido