Passeggiate - Monte Barro: una sentinella di roccia fra la Brianza ed il Lario

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Monte Barro: una sentinella di roccia fra la Brianza ed il Lario»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Lario Orientale o Triangolo Lariano
  • Tipo: Passeggiata
  • Sigla: A37
  • Periodo consigliato: tutto l'anno
  • Punto di partenza: Galbiate 401 m parcheggio La Fornace sulla strada Galbiate-Eremo del Monte Barro (2,5 km circa dal centro dell'abitato)
  • Tempo di percorrenza: 2 ore dal parcheggio di Fornaci alla vetta; 1 ora dall'Eremo alla vetta
  • Dislivello: itinerario escursionistico o automobilistico con qualche breve tratto a piedi
  • Difficoltà: T (Turistica)/E; EE il tratto finale ala vetta
  • Cartografia: Carta Nazionale della Svizzera CNS 1:50.000 n. 297 «Como»; Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n. 91 «Lago di Como-Lago di Lugano»
  • Informazioni locali: Parco Naturale del Monte Barro
 


 
mappa di Monte Barro: una sentinella di roccia fra la Brianza ed il Lario

Percorso

Posto all'inizio del ramo lecchese del Lario, il Monte Barro ci può apparire insignificante quando sfrecciamo veloci sulle strade che lo circondano o quando entriamo nelle sue viscere percorrendo il moderno tunnel che lo perfora. Forse la cosa che colpisce di più è quel grande edificio che sorge poco sotto la vetta e che spicca visibilissimo agli occhi di chi sale da Milano verso Lecco. E' difficile pensare che questa cimetta di rocce e boschi abbia rivestito, per secoli, un ruolo importante, se non determinante, nel controllo delle vie di comunicazione dell'alta Brianza e che dalla preistoria sia stata un caposaldo strategico per tutti i Signori di questi territori. Forse è ancor più difficile immaginare che il Monte Barro sia, anche, un'importante e preziosissima oasi naturale.
La vicinanza alle grandi arterie stradali e la buona rete viaria presente in loco, consentono facilmente di accedere a questa piccola, ma molto importante montagna per conoscerne tutte le sue attrattive con poca fatica. La gita che proponiamo può essere effettuata a piedi, partendo dal parcheggio auto in località Fornace ove, sulla destra dalla strada asfaltata Galbiate-Eremo del Monte Barro, si trovano un paio di piccoli massi erratici. (Nota: poco prima si trova un altro parcheggio presso il Ristorante La Madonnina)

Traversato il nastro d'asfalto s'imbocca la larga mulattiera che sale con lenta e regolare pendenza nel bosco. Si tratta di un bel lastricato ottenuto in parte usando il calcare locale e in parte pietre del relitto morenico che qui ha depositato sassi di ogni grandezza e varietà.

Siamo sulla strada che, prima della carrozzabile, costituiva il collegamento fra Galbiate e l'Eremo situato poco sotto la vetta del Monte Barro. Con belle vedute sulla Brianza ed i suoi laghi si sale lambendo antichi muri di pietra a secco, costituenti i resti delle fortificazioni qui erette dai goti. Seguendo i cartelli indicanti la vetta del Barro ci si porta fin sotto le mura dell'Eremo e, oltrepassata una cappelletta, si giunge all'ingresso. Una volta sul piazzale dell'Eremo si segue la strada che, con un paio di tornanti, sale nel magnifico parco ombreggiato da faggi secolari (cartelli escursionistici). Prestando attenzione si noterà, sulla sinistra, la partenza del Sentiero Botanico del Barro che, con una serie di ripidi e stretti tornanti gradinati, s'inerpica lungo un crinale con roccette affioranti. Tutto il percorso è disseminato di cartellini indicanti la posizione dei vari tipi di flora presenti sulla montagna. (Nota: Questo tratto è aggirabile sula destra seguendo il sentiero normale.)

Lambito l'edificio di un'antenna e si scende brevemente, per immettersi sul sentiero principale che adduce alla vetta. (NOTA: volendo proseguire verso la cima, da questo punto in poi la salita si fa più faticosa, consigliabile per Escrsionisti Esperti e da evitare in caso di terreno bagnato). Sconsigliamo di seguire la variante della "direttissima" che  percorre un tratto sul filo di una crestina rocciosa per poi riabbassarsi alla sella successiva. A questo punto si giunge più facilmente (cartello Vetta) percorrendo il sentiero che aggira a sinistra (Nord) la protuberanza rocciosa. La salita prosegue ora più ripida e dopo un breve attimo di respiro riprende a salire con molti tornanti mentre il terreno si fa via via più roccioso. Fra altri gradoni calcarei e blocchi erosi si giunge, infine, alla croce sommitale dove si può godere uno dei panorami più belli delle Prealpi.

Verso Nord ci si affaccia su Lecco, dominata dalle grigie muraglie del Monte San Martino e della Corna di Medale, che formano il sostegno dei verdeggianti Piani Resinelli, a loro volta dominati dalle bizzarre ed articolate guglie della Grignetta. Verso Nord-est, alle spalle di Lecco, si apre il solco inferiore della Valsassina, chiuso sullo sfondo dalle montagne orobiche fra cui spicca il Pizzo dei Tre Signori.

Verso Ovest lo sguardo ha modo di spaziare sull'alta Brianza e sui laghi di Annone, Pusiano ed Alserio dominati a Nord dalle vette dei Corni di Canzo, del Monte Moregallo e del Monte Cornizzolo. Verso oriente spicca, invece, l'inconfondibile sagoma del Resegone con la sua tormentata cresta sommitale.

Tornati all'Eremo, dopo una pausa ristoratrice nel Centro Visitatori del Parco, scendiamo lungo la strada asfaltata, giungendo poco dopo al parcheggio auto dove sorge il Monumento degli Alpini. Proprio a lato del piazzale del monumento si diparte una stradina che scende ripida portando ai sottostanti Piani di Barra dove, immersi nel verde e nel silenzio, si trovano i ruderi del più grande complesso difensivo goto in Italia. Un giro fra gli antichi ruderi è d'obbligo.

Ripresa la strada asfaltata si scende ritornando al parcheggio di Fornaci.

Nota: chi non avesse tempo o voglia di camminare può salire in auto fino all'Eremo fermandosi, magari, dapprima presso il Monumento degli Alpini per andare a vedere i ruderi goti dei Piani di Barra. Dall'Eremo è però necessario proseguire a piedi.

L'insediamento goto dei Piani di Barra

Il sito è localizzato su un'ampia terrazza affacciata sul Lago di Annone, in posizione dominante e strategica, a guardia della strettoia formata dal Monte Barro e la costiera Cornizzolo-Moregallo oggi occupata in buona parte dall'abitato di Valmadrera. Il toponimo stesso della nostra montagna richiama la sua naturale funzione di chiusa naturale e sbarramento poi esaltata dalle opere dell'uomo. La morfologia del territorio ha fatto escludere che l'insediamento, risalente al V secolo, potesse essere di tipo agricolo. Fra i ruderi spicca per ampiezza il grande edificio" la cui superficie era di circa 1600 metri quadrati. Vi sono ancora molte incertezze sulla sua funzione: probabilmente qui era stabilito il comando del fortilizio.

Interessanti pannelli descrittivi apposti nei pressi delle varie costruzioni consentono di conoscere le varie tipologie costruttive, la planimetria dell'insediamento, il tipo di alimentazione della popolazione locale, il modo di sfruttamento delle risorse del bosco e del territorio in generale. Castagne, orzo, avena, segale, erano le principali fonti di sostentamento alimentare. Ai vegetali si aggiungeva il consumo di carne derivata dalla macellazione di suini, ovini, caprini. La vicinanza del lago rendeva possibile anche l'integrazione della dieta con pesce ed avifauna palustre.

I reperti venuti alla luce durante gli scavi, bicchieri di vetro, oggetti metallici fra i quali una bella corona pensile di bronzo, simbolo di potere e regalità, sono conservati nel Museo Giovio" a Como.

L'Eremo del Monte Barro e il Centro visitatori del Parco

L'odierno edificio sorge nei pressi di un presidio romano in seguito riutilizzato, per la sua posizione strategica, dagli ostrogoti e dai longobardi. Un'altra postazione difensiva fu eretta nel Medioevo dagli Sforza, ma essa fu demolita nel 1507 dalle truppe francesi. In questo stesso secolo, presso la chiesetta pre-longobarda di San Vittore, sorse un convento di frati francescani che, nel 1533, passò ai Riformati. Dopo essere stato abbandonato dai religiosi nel 1824, alla fine del secolo la costruzione divenne proprietà del comune di Galbiate che promosse la trasformazione dell'edificio nel Grande Albergo Monte Barro. L'albergo funzionò dal 1889 al 1927, per poi essere adibito a sanatorio fino al 1968. Oggi l'Eremo è proprietà dell'Ente Parco, che si sta occupando della riconversione e parziale demolizione delle strutture non originali.

Dell'antico convento rimane intatta solo la chiesa di Santa Maria al Monte Barro, che sorge sopra la chiesa di San Vittore e che dal 1912 è monumento d'interesse nazionale. Attorno alla metà del XIII secolo la chiesa fu ampliata e dedicata a Santa Maria. L'edificio, la cui architettura è un mirabile sunto ed artistico esempio della filosofia francescana, ha una navata unica, divisa in tre campate da archi ogivali. All'interno sono conservati affreschi risalenti ai secoli XVI, XVII e XVIII. Particolarmente interessante è l'altare maggiore, opera lignea del '600 unica in tutta la zona.

Nel "Centro visitatori" qui istituito dal Parco Regionale del Monte Barro", avremo modo di integrare le nostre conoscenze col materiale messo a disposizione del pubblico. Il Centro del Parco ospita anche un Laboratorio Ecologico Didattico, alcune sale-studio, un bar-ristorante e una foresteria con 50 posti letto.

Il Parco Regionale del Monte Barro

I primi passi per tentare di tutelare le bellezze naturalistiche e storiche del Monte Barro risalgono al 1969, con la costituzione di un comitato promotore che, pochi anni dopo, si trasformava nel Consorzio per la salvaguardia del Monte Barro" formato da rappresentanti di quasi tutti i comuni circostanti e dalla Comunità Montana del Lario orientale.

Nel 1976 mediante decreto del Presidente della Regione Lombardia veniva istituita la Riserva del Monte Barro" poi trasformata in Parco nel 1983. La superficie protetta è pari a 665 ettari e la sua cura è affidata ad un Consorzio di cui fanno parte i comuni di Galbiate, Lecco, Valmadrera, Oggiono, Pescate, Malgrate nonché la Comunità Montana dei Lario Orientale e la Provincia di Lecco. La facilità di accesso stradale e il modesto impegno fisico richiesto per molte escursioni nel Parco, ne fanno un'area privilegiata per le visite scolastiche e per gruppi organizzati.
Oltre ad essere una località di notevole importanza archeologica ed un polmone verde per tutta l'area del Lecchese, il Monte Barro offre agli amanti della natura numerosi motivi d'interesse.

Particolarmente ricca è la flora che qui presenta particolari endemismi e caratteristiche uniche. E' stato questo il motivo principale che ha permesso la creazione del Parco.

La flora e la fauna del Monte Barro

La diversa esposizione dei versanti, la morfologia e la natura dei suoli sono le principali cause della grande varietà floristica che si riscontra sul Barro. Non indifferenti sono pure i fattori climatici, visto che la nostra cima è esposta ai venti di tramontana che scendono dal Nord trovando forza nel libero corridoio formato dal Lario; viceversa i versanti meridionali sono ben protetti e soleggiati. L'influenza dello stesso Lago di Como, e dei vicini laghi briantei, determina l'istaurarsi di un particolare microclima.

Sulla sommità, dove predomina il terreno roccioso e calcareo, vegetano la Cinquefoglia penzola (Potentilla caulescens) e il Raperonzolo di Scheuchzer (Phyteuma scheuchzeri), spesso accompagnate da specie rare, come la Fiola dubyana, la Primula auricula e la Telekia speciosissima. In quota i versanti orientale e meridionale sono occupati da prati magri, tipici dei suoli poveri e aridi, specialmente presenti nelle formazioni calcaree ricche di fenomeni carsici e dalle praterie insubriche. Il settore sottostante la vetta è dominato da questa condizione vegetale che presenta una notevole ricchezza botanica tanto che, in 1-2 metri quadrati di superficie, si trovano fino a 40-50 specie vegetali. La particolare condizione microclimatica ha fatto sì che sul Barro siano sopravvissute molte specie endemiche fra cui, l'Aquilegia di Einsele e la Primula glaucescens. Associate alle numerose graminacee che compongono le praterie vi sono molte varietà di fiori fra cui la Peonia velvadea, una varietà di iris azzurro e giallo, il Giglio rosso, la Pulsatilla comune il cui fiore è stato scelto come simbolo del Parco e la Pulsatilla alpina, il dittamo. Sono presenti, inoltre, una ventina di varietà di orchidee.

Sui pendii meridionali del monte, oggi quasi completamente riconquistati dal bosco, si trova una particolare di associazione vegetale, detta omo-ostrieto, nome derivato dalle due specie arboree più tipiche, cioè l'Orniello (Fraxinus ornus) e il Carpino nero (Ostrya carpinifolia). In questi boschi vegeta bene anche la roverella mentre il sottobosco è ricco di arbusti di Sommaco selvatico e Pungitopo.

Completamente diverso è il versante settentrionale del Barro, ombroso, ripido ed esposto costantemente ai venti che spirano sul Lago di Como. Qui le essenze che compongono i boschi che rivestono in buona parte le pendici della montagna sono assai diverse. Tiglio, aceri e frassini sono i signori del bosco, ma l'albero forse più importate e nobile è il faggio ricordato anche dal toponimo della Val Faé, "valle del faggio", e ben rappresentato dai 15 maestosi esemplari che sorgono nel parco dell'Eremo del Monte Barro, dichiarati monumenti naturali regionali". Sui prati e sui vecchi pascoli non ancora colonizzati del tutto dall'avanzata del bosco, sui pendii soleggiati e asciutti si possono ammirare il Geranio sanguineo, il Sigillo di Salomone, il Giglio rosso e la Pulsatilla.

Se la flora del Barro presenta caratteristiche di notevole eccezionalità, non così si può dire per la sua fauna, più o meno simile a quella presente nel territorio circostante.

Qualche sorpresa verrà sicuramente al termine dell'analisi della popolazione di insetti che, al momento, è ancora in corso. E' innegabile l'importanza di questi animaletti nel delicato equilibrio ecologico del Barro.

Fra i mammiferi ricordiamo la presenza della lepre comune; i rettili sono rappresentati dal biacco, dall'orbettino, dal saettone e dalla vipera, mentre il ramarro è l'anfibio più comune.

Tra gli uccelli vogliamo ricordare, in particolare, il raro succiacapre, dalle abitudini notturne, e alcuni rapaci tipici degli ambienti rocciosi come il gheppio, la poiana e il nibbio bruno; meno comuni sono il falco pellegrino, l'albanella reale e il corvo imperiale.

  • Dalla vetta del Monte Barro: Lecco, il San Martino e la Grignetta.
  • Valmadrera, il ramo di Lecco del Lario e la Grigna visti dal Sentiero Botanico.
  • Salendo verso la vetta, nei pressi della Sella dei trovanti.
  • Sguardo sui laghi briantei dai Piani di Barra.
  • I ruderi delle costruzioni gote dei Piani di Barra.
  • Nel Parco del Monte Barro ci sono numerosi percorsi adatti per la pratica della Mountain Bike.