Il Triangolo Lariano, porzione di territorio racchiusa fra i due rami del Lago di Como, ha per vertice la punta di Bellagio e per base una catena di monti dalle forme per lo più tondeggianti e bonarie che si affacciano sull'alta Brianza e i suoi laghi.
Partendo da Como la cresta montuosa prende quota con regolarità per raggiungere la vetta del Monte Boletto 1236 m, e poi del Monte Bolettone 1317 m. Poco dopo questa cima si apre lo sbocco della Valassina che sfocia nell'ampio conoide, ormai urbanizzato, di Ponte Lambro ed Erba. La catena montuosa riprende sul versante opposto della valle innalzandosi con il Monte Scioscia 671 m e poi, dopo aver perso quota nella conca che ospita il Lago Segrino, si slancia raggiungendo la cima del Monte Cornizzolo 1241 m. Da qui l'aspetto delle montagne si fa via via più aspro procedendo verso Est. Si susseguono le creste e le pareti rocciose del Monte Rai, dei Corni di Canzo e, infine, del Monte Moregallo che segna il vertice sud-orientale del Triangolo Lariano.
La gita che proponiamo è un percorso facile, adatto a tutti, immerso nel verde delle ombrose selve che ricoprono i versanti meridionali del Monte Bolettone. Vi porteremo in una località suggestiva, quasi magica e ricca di spunti d'interesse: il Buco del Piombo, ampia grotta sospesa che si apre in un'alta parete di calcare che biancheggia nei boschi fra Albavilla ed Erba.
A seconda del tempo a disposizione e della voglia di camminare possiamo iniziare la gita partendo già da Albavilla all'imbocco della strada, quando si restringe ed inizia a salire, oppure si può più comodamente proseguire in auto fino alla Cascina Zoccola (soluzione tutto sommato poco consigliabile nei giorni festivi). Nel primo caso bisogna mettere in conto circa trenta minuti in più di marcia.
Dal parcheggio della Cascina Zoccola si segue la strada che diventa ancor più stretta e sterrata (indicazione "Buco del Piombo") e procede in falso piano, inoltrandosi nei boschi.
Di tanto in tanto fra i rari squarci nella vegetazione si aprono alcune vedute del Piano d'Erba e verso oriente appaiono le cime della Grigna. Poco dopo la stradicciola entra nella Val Bova e qui si biforca; a sinistra prosegue verso l'Alpe del Viceré, mentre a destra si dirige verso la nostra meta.
Compiendo un'ampia curva si entra nella piccola Val di Pozzü percorsa da un torrentello per uscirne sempre a mezza costa. Superata una dorsale boscosa, ecco che cominciano ad apparire le bianche falesie rocciose che, quasi senza soluzione di continuità, tagliano la Val Bova sui due versanti.
Un'imponente parete s'innalza sulla sinistra: è quella dove si trova la grande grotta del Buco del Piombo il cui nome è dovuto probabilmente al colore grigiastro della roccia, che in diversi punti appare ricoperta da una patina plumbea. Fatti pochi passi raggiungiamo la base delle rocce e, poco dopo, ecco una lunga scalinata che sale ripida verso la soglia dell'antro, dalla cui base sgorga una spumeggiante cascata.
Il borgo è attraversato dal torrente Carcano e s'affaccia sull'alta Brianza e il Piano d'Erba. Il comune è nato solo nel 1928 quando si decise di unire i paesi limitrofi di Vill'Albese e di Carcano. Per quanto minuscolo il paese vanta nobili ed antiche origini come attestano i reperti d'epoca romana trovati nel suo territorio. La favorevole esposizione a mezzogiorno e la localizzazione elevata, nonché la vicinanza con Como facevano di Vill'Albese il luogo adatto per la villeggiatura e il riposo. Qui pare si trovasse la residenza del nobile romano, e amico di Plinio il Vecchio, Lucio Virginio Rufo che nel primo secolo d. C., rifiutò la carica di imperatore. Di Carcano era invece l'omonima famiglia che, sul finire del X secolo, assunse un ruolo importantissimo nella storia lombarda.
Il castello di Carcano e il territorio limitrofo furono anche teatro di un'epica battaglia combattutasi il 6 agosto 1160 fra le truppe del Barbarossa e le milizie di Milano e di Brescia aiutate dagli erbesi. L'imperatore ne uscì sconfitto ma i lombardi dovettero attendere altri sedici anni per liberarsi del suo giogo con la battaglia di Legnano.
Narra la leggenda che dopo la vittoria gli abitanti di Erba, forse per sfuggire alle ire imperiali, trovarono riparo proprio nel Buco del Piombo.
Per impedire che il castello di Carcano potesse essere utilizzato nuovamente dagli imperiali i vincitori lo rasero al suolo. Sulle sue rovine fra il Seicento ed il Settecento fu costruita la chiesa di San Dionigi. L'edificio sacro più importante del luogo è però la parrocchiale di Vill'Albese dedicata a San Vittore, patrono del paese.
Da qui parte la Via dei Crotti che c'introduce verso le selve del Bolettone e del Buco del Piombo.
Il Buco del Piombo è una delle poche grotte presenti sulle montagne lombarde; la sua origine è legata ai fenomeni carsici tipici delle rocce calcaree. Le acque meteoriche trovano una facile via attraverso le fessurazioni superficiali delle rocce del Triangolo Lariano e, nei millenni, hanno eroso sempre più questi calcari facilmente solubili, scavando un sistema di grotte e cunicoli non ancora completamente esplorato.
Il sistema carsico del Buco del Piombo si snoda quasi interamente in una formazione sedimentaria marina, depositatasi fra il periodo Giurassico ed il Cretaceo (135-130 milioni di anni or sono). La porzione conosciuta presenta un corridoio principale quasi pianeggiante lungo circa 400 metri; da esso si sviluppano diversi rami minori per uno sviluppo complessivo che dovrebbe raggiungere i cinque chilometri. L'ingresso della cavità è veramente impressionante: la soglia, larga circa 38 metri, è sovrastata da una volta alta oltre 45 metri.
L'ambiente naturale della grotta offre un microclima molto particolare ed umido. L'acqua scorre nella cavità formando pozze e stilla dalle pareti depositando via via il suo contenuto di sali calcarei per formare stalattiti, stalagmiti ed altre incredibili concrezioni.
In questo ambiente oscuro e freddo vivono numerose specie animali cavernicole come le Planarie bianche, il crostaceo Niphargus, i miriapodi Lithobius e Polidesmus nonché alcuni insetti: collemboli, coleotteri e carabidi.
Ma accanto a questi minuscoli abitanti, il Buco del Piombo ha conosciuto altri ospiti di stazza ben maggiore. Ritrovamenti paleontologici hanno, infatti, dimostrato che la cavità fu abitata e frequentata dal gigantesco Orso delle caverne "Ursus spleleus", imponente plantigrado vissuto da queste parti fra i 240.000 ed i 15.000 anni fa durante l'epoca delle grandi glaciazioni. Il cosiddetto "Banco degli orsi" qui scoperto, non è altro che un notevole strato di ossa fossili dell'antica fiera.
Spesso il povero predatore era, però, a sua volta vittima dei primi uomini preistorici che riuscivano a sorprenderlo e a ucciderlo più facilmente durante il periodo di letargo invernale.
I reperti litici, fra cui una punta di freccia del neolitico, scoperti sul pavimento della grotta, testimoniano come l'uomo l'abbia frequentata già in epoche remotissime e forse non solo per cacciare l'Orso. Le stratificazioni della parete attorno alla cavità presentano, infatti, dei filoni di roccia silicea che probabilmente era estratta per ricavare punte di armi ed altri attrezzi.
Manufatti ceramici sono la testimonianza della presenza di visitatori sia in epoca romana sia alto medioevale.
L'androne del Buco del Piombo è in parte occupato da un sistema murario risalente al Cinquecento ma eretto sulle rovine di un'opera difensiva realizzata nell'alto Medioevo quando la cavità venne sfruttata a fini difensivi ed inserita nel "limes" bizantino, linea di fortificazioni conto i Goti ed i Franchi. Da allora la grotta fu utilizzata, in più circostanze, come luogo di rifugio per gli abitanti locali in caso di guerra o per sfuggire a vendette. Il fortilizio divenne anche luogo di ritiro e meditazione: qui pare si sia ritirato il nobile guelfo Parravicini nel 1316 per stendere il suo testamento.
La particolarità del luogo e la ricchezza di testimonianze archeologiche e naturalistiche ha fatto sì che il Buco del Piombo divenisse meta di studiosi e appassionati. Fra questi si ricorda la Regina Margherita di Savoia il cui passaggio è ricordato anche da una semplice scritta che sovrasta la soglia della Trattoria Zoccola nell'omonima località.
Dopo anni di abbandono, durante i quali l'accesso alla grotta fu chiuso, a partire dal 1998 un accordo fra i proprietari del Buco del Piombo ed il Comune di Erba ha consentito di riaprire al pubblico questo interessante monumento di storia e natura.
Come sempre chiudiamo riservando un po' di spazio alla "gola". In questo caso, però, non dovremo andare tanto lontano: sul percorso, infatti, si trovano le già citate trattorie Alpina e Zoccola.