Il grande piano alluvionale, formato nel tempo dai detriti portati dall'Adda e dal Mera, segna l'ingresso della Valtellina e della Valchiavenna e inizia subito a Nord di Colico. Nei pressi di questa cittadina, "in cima" al Lario, si trovano tre emergenze rocciose rivestite dalla boscaglia che sporgono dal piano attirando l'attenzione. Si tratta dei "Montecchi", nomignolo che ben descrive queste piccole e curiose collinette. Le carte topografiche riportano un "Montecchio Sud", e un "Montecchio Nord", fra i quali è racchiuso il piccolo golfo dove si trova il porticciolo di Colico. Non è invece nominato un terzo monticello che sorge a Nord-est degli altri due, quello che, proprio per questa sua posizione, fu scelto nel 1603, dal conte di Fuentes per erigere una grandiosa fortezza a difesa dei territori del comasco e del milanese. Il Forte Lusardi, altra meta della gita, sorge invece sulla sommità del Montecchio Nord. Le due fortezze, costruite in epoche diverse, sono un'importante testimonianza di quanto strategica sia stata questa porzione di territorio nel corso dei secoli.
La gita prende le mosse dalla Stazione Ferroviaria di Colico. Seguiamo la SP72 in direzione di Sondrio per circa 200 metri (meglio percorrere la strada tenendosi sulla destra con marciapiede). Poi, riattraversata la rotabile, si imbocca Via Roussellin (indicazioni Forte militare, Torrette, Sentiero Valtellina) che passa sotto la ferrovia. Subito si incrocia una moderna strada che si traversa per proseguire diritti lungo la Via alle Torri che poco dopo s'inerpica con qualche tornante sul Montecchio Nord (cartelli indicatori Sentiero dei Forti) lambendo alcune torri medioevali in parte celate nella boscaglia. Al termine della salita si trova una biforcazione. A destra si giunge in breve all'ingresso del Forte Lusardi, importante opera militare costruita ai primi del '900, allo scopo di contenere un eventuale corpo d'invasione austriaco che fosse penetrato dalla Valtellina. Il munitissimo forte non entrò mai in funzione. Al termine della Seconda Guerra Mondiale fu adibito a polveriera, e nel 1981, passò alla Sovrintendenza delle Belle Arti. (NOTA: Ingresso a pagamento. Il biglietto di ingesso al Forte Lusardi comprende anche la visita a quello di Fuentes).
Tornati al bivio si segue verso destra la strada sterrata che prosegue con qualche saliscendi e raggiunge le poche case di Monteggio, piccolo nucleo celato sul Montecchio. Si traversa l'abitato alla cui uscita la stradina si trasforma in sentiero che procede fra due muretti a secco percorrendo la base del Montecchio Nord con belle e suggestive aperture panoramiche. Si passa a monte delle poche case del nucleo di Erbiola. Lasciando a destra una deviazione si continua lambendo a monte un oliveto per traversare contornandolo verso destra un appezzamento prativo. In breve si percorre la propaggine nordorientale del Montecchio e si giunge su una strada sterrata che si segue verso sinistra per giungere dopo una curva sulle sponde del Canale Borgofrancone. Un ponticello ne consente l'attraversamento dopo di che si piega a destra su un'altra stradina che si percorre verso Est (500 m circa) fino a un incrocio ove si deve piegare a destra per riattraversare il canale dirigendo verso Sud per altri 200 metri. Dopo una curva si giunge a un bivio dove la segnaletica indica di andare a sinistra giungendo alle case annidate ai piedi del Montecchio Est. Superato un parcheggio si inizia la salita che porta al Forte di Fuentes . Benché molto rovinato, il complesso militare rivela ancora la sua grande potenza. Particolarmente impressionanti sono gli edifici che si trovano sulla vasta piazza d'armi. Un facile percorso segnato da cartelli e pannelli esplicativi consente la visita della fortezza. Dalla piazza d'armi la stradina sale fino alla sommità della collina, dove si trovano altre fortificazioni fra cui anche alcune opere risalenti alla Grande Guerra. Il panorama si apre verso Nord sulla Valchiavenna e verso Est sulla Valtellina. Ai nostri piedi scorre l'Adda, oltre la quale il Pano di Spagna si stende uniforme, caratterizzato dalle grandi parabole del centro Telespazio. Verso Sud, ai piedi del Monte Legnone nuove fortezze, costruite per la pace del moderno consumatore, sfruttano per altri motivi, la pur strategica posizione di questa località. Per il ritorno si segue il percorso d'andata fino all'incrocio con la strada proveniente da Erbiola, ove proseguendo diritti per poche decine di metri si incrocia il Sentiero Valtellina sul quale si mette piede rimontando la breve scarpata che fa da argine fra la sterrata e le rive dell'Adda. Piegando ora verso sinistra si segue il tracciato fino al Lido di Colico. Con una S si giunge su un apio parcheggio sulla destra. Poche decine di metri dopo, traversato un canale su un ponte, si nota verso sinistra la deviazione segnalata del Sentiero Valtellina che seguendo la sponda del canale riporta in Via alle Torri.
Agli inizi del XVII secolo Valtellina e Valchiavenna erano saldamente in mano alle Tre Leghe, i Grigioni, alleate con la Repubblica di Venezia e la Francia. Il territorio era divenuto nei secoli un punto di vitale importanza per queste e per altre potenze come lo Stato di Milano, asservito alla Spagna, e l'Impero Asburgico. Ognuno ambiva possedere il controllo degli strategici valichi delle Alpi Retiche, facili e dirette vie da e per il Nord Europa. Le ragioni della Serenissima erano più che altro legate ad esigenze commerciali. Per la Spagna, invece, il possesso dei transiti avrebbe facilitato l'invio di truppe nelle Fiandre, mentre per gli Asburgo, suoi alleati, Valtellina e Valchiavenna erano comodi corridoi dal Tirolo alla Pianura Padana. Consci dell'importanza dei loro possedimenti i Grigioni godevano di quest'importante rendita di posizione, "corteggiati" da tutte le grandi potenze europee di quel tempo. Ma le Tre Leghe non nascondevano neppure velleità espansionistiche verso Sud. Già si erano spinte nei territori delle Tre Pievi (Gravedona, Dongo, Sorico) ed era evidente che Como fosse la loro preda più ambita.
In questo turbolento quadro storico s'inserisce la figura di Pedro Enriquez de Acevedo conte de Fuentes, valorosissimo condottiero spagnolo, nominato governatore dello Stato di Milano nel 1600.
Abilissimo stratega e raffinato diplomatico, il Fuentes non perse tempo e, una volta insediato, tentò subito di stringere una qualche forma di alleanza coi Grigioni. Visti vani i suoi sforzi, e temendo la minaccia che poteva venire al territorio di Milano dal Nord, il governatore diede il via alla costruzione di una grande fortezza nei Piano di Colico, all'ingresso di Valtellina e Valchiavenna. L'impresa era vista con favore anche dal Papa che considerava l'opera una difesa contro il possibile dilagare del protestantesimo nonché una testa di ponte per tentare di riportare il cattolicesimo nelle terre occupate dalle Tre Leghe.
Il complesso fu realizzato a tempo di record dall'ingegnere militare Gabrio Brusca, coadiuvato dal capitano d'artiglieria Christobal Lechuya. Molto opportunamente si decise di costruire sull'ultima e più settentrionale delle tre emergenze rocciose, i "Montecchi", che delimitano a meridione il Piano di Spagna. In tal modo si toglieva al nemico la possibilità di usare un'altra di queste sommità, per edificare un analogo fortilizio.
Invano i Grigioni tentarono di scoraggiare e di impedire la realizzazione del fortilizio, che divenne operativo nel 1605, con la conclusione dei lavori da parte dell'ingegnere militare Giuseppe Piotto, subentrato al Brusca, morto quello stesso anno.
La fortezza fu, con buona probabilità, la maggior opera difensiva mai realizzata fra queste vallate. La sua importanza strategica fu notevole e sicuramente fu un buon deterrente contro le velleità espansionistiche retiche. In caso d'invasione un simile bastione non poteva essere ignorato: doveva essere preso. Ma la perdita di tempo necessaria alla sua conquista, avrebbe permesso agli avversari di reagire con maggior ordine e decisione.
Per molti anni il Forte de Fuentes restò a vigilare le "porte delle Alpi", come una sorta di Fortezza Bastiani nel Deserto dei Tartari. Nessuno osò mai attaccarlo, mentre esso fu impiegato più volte come base d'appoggio per operazioni militari in Valtellina e Valchiavenna.
Solo un secolo dopo la sua costruzione, nel 1706, le mura del forte conobbero lo stato d'assedio e alla fine la guarnigione fu costretta alla resa. Trent'anni più tardi il fortilizio fu nuovamente conquistato, e solo nel 1746, la guarnigione, rinforzata da trecento austriaci, potè resistere agli spagnoli, passati da assediati ad assedianti.
Nel 1782 l'imperatore Giuseppe II d'Asburgo poneva fine alla vita del Forte de Fuentes che, messo all'asta, fu adibito ad usi colonici e infine fu distrutto per ordine di Napoleone Bonaparte.