Escursioni - Monte Rai, Monte Birone e la Riserva naturale del Sasso di Malascarpa

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «Monte Rai, Monte Birone e la Riserva naturale del Sasso di Malascarpa»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Lario Orientale o Triangolo Lariano
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: A90
  • Periodo consigliato: generalmente tutto l'anno
  • Punto di partenza: località Belvedere di Valmadrera che si raggiunge staccandosi dalla vecchia SS 36 in corrispondenza del primo semaforo dei tre che si trovano sulla Superstrada Valassina all'altezza dell'abitato (è il terzo per chi viene da Lecco). Percorrere un rettilineo entrando in Valmadrera  e dopo un semaforo proseguire diritti entrando nel centro. A questo punto si prende obbligatoriamente a sinistra e poche decine di metri dopo si  devia a destra in Via Leopardi. Risalire la via fino ad un bivio dove si volta a destra entrando in Via S. Carlo Borromeo Salire tutta la strada fino ad un minuscolo parcheggio in cima al poggio del Belvedere
  • Tempo di percorrenza: 2,30-3 ore per la salita
  • Dislivello: 1000 m circa
  • Difficoltà: EE (Escursionistica per Esperti)
  • Bibliografia: Guida alpinistica "Valmadrera escursioni e itinerari alpinistici", edita dal Comune di Valmadrera.
  • Cartografia: Carta Escursionistica Kompass 1:50.000 n° 105 «Lecco-Val Brembana»; CNS 1:50.000 «Como».
  • Informazioni locali: CAI Valmadrera
 


 
mappa di Monte Rai, Monte Birone e la Riserva naturale del Sasso di Malascarpa

Una lunga salita di grande soddisfazione

Dal parcheggio proseguire lungo una bella strada larga e acciottolata che sale con alcuni tornanti fra vecchi terrazzamenti, prati e macchie di bosco. Ben presto si giunge ad un cartello con le segnaletiche dei sentieri, nei pressi di una moderna cappelletta di forma piramidale.

Proseguire a sinistra lungo la stradicciola (indicazione Sentiero n. 1) che, lambite alcune cascine, entra nel bosco e risale lentamente fino ad attraversare la Valle del Gatton (un ponticello permette l'attraversamento anche in caso di piena del torrente). Piegando gradualmente verso Sud la strada sbocca, infine, sul poggio panoramico di San Tomaso dove sorge la chiesetta omonima. Sulla destra, poco sopra il piccolo cippo in memoria della guerra partigiana combattuta su questi monti, si trovano alcuni cartelli indicatori per il Corno Rat e Sambrosera. Nei pressi un pannello esplicativo facente parte del Sentiero dei Massi Erratici indica in loco la presenza di una "calchera", antico forno per la cottura della calce.

Lambiti a monte gli edifici di San Tomaso la stradina prosegue ancora in piano entrando nella Valle Molinata il cui versante destro orografico è formato da impressionanti quinte rocciose di notevole effetto scenografico. Poco dopo, lasciato a sinistra il bivio per S. Pietro in Monte (sentiero OSA n. 5), la strada si restringe a sentiero e inizia a salire nel bosco. Ci troviamo nella Riserva Naturale del Sasso di Malascarpa, un'area di notevole interesse geologico e ambientale. La salita prosegue sempre abbastanza erta ma mai veramente faticosa. Superato il Fontanino del Tof, man mano si procede il solco della valle si restringe mentre, sulla destra, compare la bella falesia del Sasso di Malascarpa, dalle creste sottili ed erose.

Si arriva, così, ad una radura dove sorge una vecchia baita (Cà Rotta): ci troviamo poco sotto la cresta spartiacque principale sulla quale si intravede una grande antenna.

A questo punto abbiamo due possibilità.
a) proseguire la salita portandosi sulla cresta ala Bocchetta di San Miro e poi volgere a sinistra sull'ampia dorsale boscosa raggiungendo in breve la vetta del Monte Rai. Da qui, seguendo le indicazioni prendere il sentiero n° 3 che s'abbassa per cresta verso Est. Tralasciando la deviazione a destra per San Pietro in Monte si raggiunge una spalletta rocciosa dove, da sinistra, giunge la variante seguente.
b) Da Cà Rotta seguire verso sinistra il sentiero n. 1 (bolli gialli, bianchi e rossi) che ora diventa stretto ma non difficile, Per prati e rado bosco si traversa in posizione aerea risalendo da ultimo a raggiungere una spalla rocciosa sulla cresta che collega il Monte Rai e il Corno Birone. Si scende, ora, leggermente verso destra e poi per cresta si raggiunge la rocciosa vetta del Corno Birone sormontata da una croce metallica sotto la quale si apre un balzo a precipizio su Valmadrera veramente impressionante.

Seguendo ora il sentiero n. 1 (Lucio Vassena) ci si abbassa ripidamente su terreno aperto, punteggiato da qualche albero. Con belle visioni verso il basso, inquadrate fra bastioni rocciosi e creste, si perde notevolmente quota superando anche un breve saltino roccioso attrezzato con alcuni metri di catena. Poco dopo inizia una lunga traversata verso Nord-est che porta ad un'ampia dorsale prativa sulla quale sono pigramente adagiati alcuni grossi massi erratici di granito. Qui si trova una palina con altre indicazioni. Noi dobbiamo deviare a sinistra e risalire brevemente ad una spalla con una grossa betulla ed alcuni massi erratici di serpentino della Val Malenco. Il sentiero prosegue entrando finalmente nella Valle Molinata, mentre sul versante opposto è già visibile il poggio di San Tomaso. Immessosi nel sentiero n. 5, il tracciato risale leggermente nella valle con un lungo tratto e, infine, sbuca nei pressi di alcuni giganteschi trovanti di serpentino (pannello del Sentiero dei Massi Erratici) uno dei quali protegge i ruderi di un'antica costruzione. Traversato il torrente di fondovalle si lambiscono i trovanti di Taja Sass che alimentarono una piccola cava di pietra. Uno dei massi si presenta perfettamente tagliato dal filo dei cavatori e, nei pressi, altri blocchi già squadrati attendono invano di essere portati a valle. Oltre la cava il sentiero, ora stradicciola, si immette nuovamente sulla via percorsa all'andata: in breve si ritorna a San Tomaso.
Nota: più scomoda, ma assai suggestiva, è la variante che si stacca a destra dal sentiero principale poco dopo il Fontanino del Tof (indicazioni Prasanto-Fontanino G.F. OSA) Un ripido sentiero porta, infatti, ai piedi della suggestiva falesia del Sasso di Malascarpa e ne percorre la base salendo verso sinistra. Alcuni gradini di legno facilitano l'accesso al Fontanino G.F. OSA e, aggirate le rocce sommatali del Sasso di Malascarpa, si giunge sul crinale del Monte Prasanto formato da suggestivi campi solcati. Seguendo la dorsale di cresta verso sinistra si arriva alla Bocchetta di S. Miro dove, da sinistra, sale la variante a) descritta poco sopra.

Nelle pieghe del Monte Rai

Poco ad Est di Lecco si apre la vasta sella di Valmadrera, scavata dagli antichi ghiacciai fra il Monte Barro a Sud ed un'alta costiera di cime a Nord-ovest. Queste vette, di cui abbiamo già parlato in numerose occasioni, formano, potremmo dire, un minuscolo nodo orografico disposto da Sud-ovest a Nord-est e culminano con le cime dei monti Cornizzolo 1240 m, Rai 1259 m e Prasanto 1244 m, cui seguono le tozze torri dei Corni di Canzo e, infine, il Monte Moregallo 1276 m.

Su Valmadrera precipita, quindi, un complesso e ripido versante di falesie, creste calcaree, strette valli e boschi. Si tratta di un piccolo micro ambiente molto caratteristico e ricco di testimonianze storiche e naturalistiche. Se amate le attività all'aria aperta, nello spazio di poche centinaia di metri troverete ogni possibile motivo d'interesse: dalle passeggiate più o meno lunghe e impegnative, ai più facili percorsi naturalistici guidati, dalle stradine dove praticare il mountain bike alle falesie rocciose perfettamente attrezzate per l'arrampicata sportiva. Non mancano, poi, anche diverse vie ferrate di ogni grado e lunghezza e percorsi con connotazioni più "alpinistiche", specie sulle pareti meridionali del Moregallo.

Insomma le locali organizzazioni alpinistiche, prima fra tutte l'OSA (Organizzazione Sportiva Alpinistico) di Valmadrera hanno creato un piccolo e meraviglioso spazio d'attività dove ognuno può trovare quello che cerca.

Una menzione particolare va alla cura con cui sono tenuti e segnalati i sentieri: è praticamente impossibile perdersi. Ad ogni incrocio troverete almeno una palina con cartelli in alluminio presso fuso che indicano le varie direzioni e le mete verso cui porta il sentiero. Quello proposto in questa puntata punta alla vetta centrale del crinale Cornizzolo-Moregallo, il Monte Rai.

Un po' di geologia

Il nostro itinerario si svolge nella "Riserva del Sasso di Malascarpa" che, come tutto il piccolo gruppo montuoso Cornizzolo-Moregallo, è costituito generalmente da rocce calcaree di tipo dolomitico. Si tratta quindi di rocce sedimentarie di tipo carbonatico derivanti da antichi depositi lagunari e marini risalenti all'Era Mesozoica. I fossili che si rinvengono tutt'oggi nelle rocce confermano quest'origine.

Particolarmente impressionanti sono le pieghe tettoniche degli strati calcarei alle spalle di Valmadrera. Tali grandi pieghe sono state accentuate nel tempo da fenomeni erosivi che hanno isolato sempre di più gli strati meno degradabili. Si sono formate, così, delle fasce rocciose caratterizzate da sottili pilastri paralleli quasi come canne d'organo. Nell'area si possono ammirare altri fenomeni carsici come i tipici "campi solcati" che si trovano alla sommità del Sasso di Malascarpa. Si tratta di superfici più o meno grandi e leggermente inclinate dove l'acqua, trovando zone più solubili, ha scavato nei millenni dei canaletti più o meno profondi che sono disposti parallelamente a formare una miriade di solchi che fanno pensare al ripetuto passaggio di carri. La cima del Sasso di Malascarpa presenta anche una curiosa e assai regolare fatturazione delle rocce che la fa somigliare ad un imponente muro di blocchi quasi perfettamente squadrati.

Anche le fontanelle che costellano tutto il versante altro non sono che sorgenti la cui acque fuoriescono da cisterne sotterranee alimentate dalle acque piovane infiltratesi nella porosa copertura rocciosa. Sono anche i profondi fenomeni erosivi che si notano sul versante Sud del Moregallo, alla base del Monte Rai (alle spalle di Valmadrera) e proprio sul Sasso di Malascarpa.

Su tutto il territorio appare evidente l'antica azione erosiva del ghiacciaio dell'Adda che, ritirandosi circa 20.000 anni or sono, ha lasciato ovunque depositi morenici e massi erratici.

Flora e fauna

Oltre alle peculiarità geologiche, le montagne di Valmadrera riservano anche interessanti aspetti floristici e faunistici.

La vegetazione risente chiaramente dell'influenza del substrato roccioso principale che è di tipo calcareo. Tale influenza non si manifesta solo nella presenza/assenza di elementi nutritivi nel terreno, ma anche nelle stesse caratteristiche morfologiche: gole strette ed ombrose, dirupi riarsi, pareti rocciose, pendii in forte pendenza.

L'antica presenza dei ghiacciai che isolarono per secoli le aree più elevate ha permesso il sopravvivere di specie endemiche che sono il risultato di una dura e millenaria lotta per la sopravvivenza. Un censimento botanico ha potuto stabilire che, nell'area in questione, sono presenti ben 136 specie della cosiddetta "flora insubrica", alcune delle quali tipiche di questa nicchia ecologica. Per alcune di queste specie il Sasso Malascarpa costituisce l'estremo limite occidentale di diffusione. E' quindi evidente la grande importanza di questa Riserva protetta.

Sotto questo profilo le specie di maggiore interesse sono: la Campanula raineri, il Telekia speciosissima, la Primula glaucescens, l'Allium insubricum, la Peonia officinalis e il Cytisus emeriflorus.

Sulle rupi di queste vette e nelle loro solitarie vallette nidificano diverse specie di uccelli fra cui il Calandro, l'Averla piccola, il Succiacapre, il Nibbio bruno e la Coturnice.
I pipistrelli sono rappresentati da ben 8 specie diverse, trovando nelle grotte, negli anfratti rocciosi e nei boschi un ambiente ideale.

Fra i mammiferi di grossa taglia risulta in crescita la colonia dei cinghiali. Rari sono il capriolo e la lepre comune. Sul vicino Moregallo si trova un gruppo di mufloni, introdotto artificialmente, che sta rapidamente colonizzando le cime circostanti.
Nel bosco sono comuni gli anfibi come salamandre, rane e rospi mentre nel torrente Ravella è presente il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes).

  • La stradicciola che da Belvedere porta a San Tomaso.
  • Poco dopo San Tomaso, scorcio sulla stradina che ormai sta per finire.
  • La Cà Rotta, dove si aprono due possibilità di prosecuzione della gita.
  • Scendendo verso la vetta del Corno Birone, scorcio sui laghi di Annone e Oggiono.
  • In primo piano le falesie del sasso di Malascarpa, poi i Corni di Canzo e, infine, a destra il Monte Moregallo.
  • Scendendo sul sentiero Lucio Vassena.