Ci s'incammina seguendo il tratto finale della via Alla Fonte la cui salita termina poche decine di metri più avanti. Indicazioni a vernice non molto visibili segnalano le direzioni per i sentieri n. 28 e n. 29. Noi dobbiamo seguire quest'ultimo deviando, quindi, a destra e traversando il minuscolo torrente Cif per portarci sulla sua riva opposta. Per un certo tratto il sentiero si tiene presso il roccioso letto del rio, che ci regala alcuni suggestivi quadretti con i suoi minuscoli scivoli e le piccole marmitte modellate nella tenera roccia calcarea color avorio. Poco più avanti abbandoniamo le limpide acque del Cif allontanandocene verso destra. Si sale, ora, nel bosco lasciando a destra una deviazione che segue il perimetro di una recinzione. In questo tratto ci sono numerose "piste", ma attenendosi a quella meglio marcata non si può sbagliare, anche se la segnaletica è scarsa. Ben presto giungiamo al cospetto di un cartello che indica la prosecuzione, a destra, per Piazzo, Camposecco, Magnodeno. Rassicurati, riprendiamo la salita nel fitto bosco e, con una serie di ampi tornanti, riusciamo infine alla magnifica ed ampia radura ombreggiata da grandi castagni sul cui margine destro sorge il nucleo rurale del Piazzo (segnavia non molto evidenti a vernice, con colori diversi: rossi, gialli, rosso-giallo, cerchi concentrici rossi e bianchi con numero in nero).
Si procede evitando di imboccare, a destra il Sentiero Rotary (segnavia giallo-azzurro) rientrando nel bosco. Da qui un altro breve tratto in salita porta alla radura ove sorge l'Osteria Camposecco, che si raggiunge con un ultimo diagonale verso destra.
Deviando ora a sinistra, e passando fra due piccole costruzioni, si riprende il sentiero che rientra ancora fra le piante. Sempre evitando tracce meno marcate, per attenersi a quella principale, si piega a destra iniziando a percorrere un magnifico bosco che si risale con pochi, lunghi, implacabili diagonali scanditi da altrettanti tornanti. Un'ultima ripida salita porta, infine, sul crinale Sud del Corno di Grao ad una specie di valico noto come Zappello della Culmine. Lambito il baitello del Bivacco Corti il tracciato inizia a risalire verso la cima rocciosa del Corno di Grao con vedute sempre più aperte. Un lungo diagonale, e poi una ripida salita fra erbe e roccette, porta infine sulla vetta dalla quale si potrà ammirare uno splendido panorama sui monti circostanti.
Il percorso si attiene ora all'ampio e dolce crinale raggiungendo la croce che segna la posizione del Passo Tre Croci, toponimo difficile da spiegare visto che proprio non si tratta di un valico e che nessun sentiero, a parte il nostro, vi giunge. Forse una volta, molti anni or sono, non era così.
È veramente un piacere percorrere il verdeggiante crinale macchiato da qualche gruppo di betulle e aperto a viste sempre nuove, mentre sulla destra la dentata cresta rocciosa del Resegone chiude regalmente l'orizzonte. Si passa la costruzione di un roccolo e, poco dopo, facendo attenzione, s'incontra l'imbocco del sentiero n. 28 che seguiremo in discesa (segnaletica poco evidente, cartello su una betulla). Dopo poche decine di metri si incontra un altro roccolo dalle pareti metalliche e simile, quasi, allo stadio di un razzo. Ci si abbassa poi leggermente per giungere alla base di una tondeggiante cimosa oltre la quale già svetta la cima del Magnodeno sormontata da una grande croce. Un comodo sentiero porta su questa prima cima da dove si piega a destra, aggirando le roccette sommitali per imboccare un canale che si risale con un tratto gradinato ed alcuni tornanti. Nei pressi della croce di vetta, dove si trova anche una piastra metallica indicante i vari riferimenti panoramici, sorge il Bivacco ANA Monte Magnodeno.
In discesa, raggiunto il roccolo dalle pareti metalliche, si procede per poche decine di metri finché sulla destra, molto mal segnalato, si incontra il bivio del sentiero n. 28 (il cartello indicatore sulla betulla posta sul sentiero principale é leggibile solo nel senso di chi sale). Ci s'infila lungo questo sentiero che, subito, precipita ripido nel bosco e perde rapidamente quota. Non ci sono mai problemi di orientamento anche se la traccia a volte è ricoperta dal fogliame. Lasciando a destra un sentiero che porta al Piano dei Buoi e ad Erna, si prosegue la discesa lambendo la recinzione di una grande cava. Si trascura anche la deviazione a sinistra per la Sorgente di Cornamarcia, proseguendo la discesa diretta che, dopo lunghissima camminata, porta ad incrociare il Sentiero Rotary. Qui, deviando a sinistra, si tornerebbe alla radura del Piazzo. Proseguendo si continua invece fra radure e boscaglia fino ad un bel torrentello che si traversa per poi abbassarsi lambendone le sponde. Siamo ormai in vista delle case di Maggianico, il sentiero arriva su una mulattiera; si prende ora a sinistra riattraversando il corso d'acqua. Arrivati alla prima dimora la si aggira dapprima scendendo a destra per una scalinata e, poi, risalendo a sinistra ancora per gradini. Si continua ora su una stradicciola che, dopo lungo percorso, semi pianeggiante ci riporta sulle rive del Torrente Cif al punto di partenza.
Poco dopo essere uscita dal Lario, l'Adda s'allarga ancora in due bacini minori, il Lago di Garlate e quello di Olginate che occupano un corridoio stretto fra il Monte Barro ad Ovest e l'imponente Monte Magnodeno ad Est. È quest'ultimo la nostra meta, una gita piuttosto lunga e che richiede buon allenamento. Il sentiero inizia, infatti, a circa 200 metri di quota, in Maggianico, primo rione di Lecco che s'incontra imboccando la carrozzabile verso Calolziocorte e Bergamo. Si parte, quindi, da fondovalle per affrontare oltre 1000 metri di dislivello fra selve e radure verdeggianti. L'ultimo tratto della salita si svolge, invece, lungo un magnifico e panoramico crinale, da dove la vista spazia a 360 gradi sul territorio circostante. Per questo motivo, considerando anche l'impegno richiesto, consigliamo di scegliere una giornata limpida e serena, senza foschia. Solo così potrete tornare a casa certi di aver effettuato una delle più belle gite fra quelle fin'ora proposte da queta rubrica. Il percorso si svolge su sentiero ben marcato fino al Bivacco Mario Corti, piccolo ricovero ricavato da una vecchia cascina sul crinale del Corno di Grao. Da qui il cammino si fa un po' più stretto, ma non presenta mai difficoltà. Per la discesa abbiamo proposto una variante utilizzando il sentiero n. 28 che scende ripido destreggiandosi fra le rupi che coronano il versante Ovest del Magnodeno per poi infilarsi nel bosco e raggiungere le case a monte di Maggianico.
Sulla cima si trova una grande croce metallica a ricordo dei caduti e dei dispersi di tutte le guerre. Il simbolo cristiano fu portato quassù nel 1954, come ringraziamento, dagli Alpini sopravvissuti alla Campagna di Russia. Tutti gli anni, nel mese di giugno, per ricordare l'evento si celebra il cosiddetto "Assalto al Magnodeno" cui partecipano centinaia di appassionati escursionisti.
Pur essendo una cima prealpina, che potremmo definire secondaria, sul Monte Magnodeno sorgono ben tre rifugi. Invero, forse, questo titolo è un po' eccessivo perché due di queste costruzioni sono solo dei bivacchi dove poter trovare riparo in caso di maltempo o quando si cerca un po' di isolamento. Il terzo edificio, quello che avrebbe tutto il diritto di chiamarsi rifugio, non può fregiarsi appieno del titolo in quanto serve solo ai soci della Cooperativa Camposecco che lo possiedono. Comunque, quando l'esercizio è aperto, e cioè il mercoledì e la domenica, in caso di necessità si può trovare ristoro ed accoglienza.
L'Osteria Camposecco sorge su un magnifico poggio erboso ombreggiato da tigli, abeti e castagni, attrezzato anche con alcuni tavoli e panche. Si tratta di una magnifica località ove sostare durante la salita al Magnodeno, oppure può essere essa stessa meta di una breve gita con la famiglia.
Oltre Camposecco, al termine di una lunga e faticosa salita, a 900 metri di quota troviamo il minuscolo Bivacco Mario Corti, appartenente agli Alpini di Maggianico e di Chiuso. L'edificio era, in origine, una vecchia baita che fu ristrutturata nel 1975 dagli Alpini che intendevano fornire agli escursionisti di passaggio un possibile ricovero durante la salita e un riparo in caso di maltempo. Durante i lavori di ristrutturazione, nel muro della baita fu rinvenuto un cippo confinario indicante il limite fra Repubblica di Venezia e Stato di Milano. La pietra è ora visibile presso l'edificio. Il bivacco è sempre aperto, ma manca di qualsiasi genere di suppellettili.
Sulla cima del Magnodeno gli Alpini di Maggianico e di Chiuso possiedono un altro piccolo ricovero. Si tratta di una costruzione prefabbricata che può fungere da riparo in caso di maltempo, ma che è adattissima anche come punto di pernottamento per chi volesse ammirare alba e tramonto da questo felicissimo punto panoramico. Il locale è sempre aperto; il mercoledì e la domenica è usanza locale organizzare folte comitive per gustare lassù un ottimo risotto ed altre prelibatezze.