Escursioni - La lunga dorsale del Monte Palanzone 1436 m

Contenuto della pagina: scheda completa del percorso «La lunga dorsale del Monte Palanzone 1436 m»

  1. Scheda
  2. Percorso
  3. Approfondimento
 
  • Zona: Lario Orientale o Triangolo Lariano
  • Tipo: Escursione
  • Sigla: E73
  • Periodo consigliato: primavera-estate-autunno
  • Punto di partenza: San Maurizio 998 m; Baita Bondella 1075 m. Per accesso vedi descrizione del percorso
  • Tempo di percorrenza: 3 ore per la sola andata
  • Dislivello: 436 m.
  • Difficoltà: E (Escursionistica)
  • Bibliografia: Carta escursionistica Kompass 1:50.000 n. 9 «Lago di Como - Lago di Lugano»; CNS 1:50.000 «Como»
  • Cartografia: Mozzanica Ivo "Itinerari nel Triangolo Lariano"; Electa - Milano 1999
  • Informazioni locali: Ufficio Informazioni e Promozione Turistica Como 
  • Rifugio Bolettone tel. 031-62.81.63
  • Rifugio Riella: Tel. 031-37.86.00
  • Capanna C.A.O.: Tel. 031-22.02.21.
 
 
mappa di La lunga dorsale del Monte Palanzone 1436 m

Percorso

Da Como seguire la carrozzabile per Brunate e, quindi, raggiungere il parcheggio auto di S. Maurizio, punto in cui la strada si stringe e diviene sterrata. Superato l'edificio del Rifugio C.A.O. Como, che sorge sul piazzale, si prosegue lungo detta strada con percorso quasi pianeggiante, lambendo dapprima la Baita Carla e poi la Baita Bondella e altre abitazioni sparse fra cui alcune trattorie. Poco oltre, superata la Baita Boletto, la strada prende a salire arrivando pressoché in cima al Monte Boletto 1236 m, da dove prosegue aggirando questa cima sulla sinistra e poi riprendendo la dorsale di cresta fino a raggiungere l'ampia sella dove, sulla sinistra, si scorge il grande edificio della Capanna S. Pietro, ora fuori uso.
Seguendo il largo sentiero che percorre il crinale ci si porta all'inizio della salita verso il Monte Bolettone. Qui è possibile imboccare, verso sinistra (indicazioni), un sentiero pianeggiante che traversa le magnifiche faggete del versante settentrionale di questa montagna e raggiunge la sella della Bocchetta di Lemna.

In alternativa si continua lungo il sentiero che attiene grosso modo alla cresta e, per facili pendii erbosi, si giunge alle poche roccette della vetta del Monte Bolettone 1317 m, poco sotto la quale sorge il rifugio omonimo. Si continua lungo il crinale fino ad una selletta da dove, in pochi passi, si raggiunge il ben visibile rifugio Mara. Da qui s'imbocca verso sinistra un sentierino che con qualche saliscendi nel bosco, raggiunge in breve (10 min.) la Bocchetta di Lemna.

Si percorre ora la stradina che da qui corre sul crinale o nei suoi pressi, per poi tagliare il versante orientale della Punta dell'Asino 1272 m, e giungere alla Bocchetta di Palanzo. Lasciate a destra le tracce che salgono alla vetta del Palanzone, si prosegue lungo la stradina verso sinistra e, in breve, si arriva al rifugio Riella o del Palanzone si  procede ora su stradina verso Nord per circa 500 metri sbucando in una zona libera dal bosco e da qui piegando a gomito verso Sud per comodo sentiero di crinale si perviene alla cima dove sorge un monumento in pietra. In alternativa alle spalle della costruzione parte un ripidissimo sentiero che, con pochi tornanti, risale gli spogli pendii sommitali del Palanzone, raggiungendone la vetta,

Per la discesa si può percorrere il sentiero di salita tornando al rifugio, oppure si può scendere direttamente verso Sud arrivando alla Bocchetta di Palanzo.

Sotto il... Triangolo

Ci è già capitato in altre occasioni di parlare di alcune caratteristiche geologiche di monti lariani. Però ci siamo quasi sempre limitati a descrivere fenomeni collegati al glacialismo ed in particolare vi abbiamo spesso parlato dei massi "trovanti", pietre delle Alpi trascinate più a Sud dal flusso dei ghiacci.
Il Triangolo Lariano è assai ricco di queste reliquie del passato geologico alpino, ma i trovanti si sono depositati su un substrato preesistente che è completamente diverso. Così, blocchi di granito, serpentino, gneiss, spiccano per la loro differenza con la roccia dominante: il calcare. Le rocce che formano l'ossatura del Triangolo Lariano hanno un'età compresa fra i 230 ed i 70 milioni di anni. Qui un tempo c'era un mare, sul cui fondale si accumularono le spoglie degli animali che lo popolavano. Strato dopo strato, era geologica dopo era, questa massa di sedimenti si è accresciuta ed indurita. Poi, circa 30 milioni di anni fa, a seguito di imponenti sommovimenti tettonici i fondali marini si sollevarono emergendo allo scoperto.
La dorsale percorsa dal nostro itinerario fa parte di un unico possente affioramento, come si può percepire osservando i profili e la geomorfologia della zona che sono abbastanza uniformi. Nel settore orientale del Triangolo, due anticlinali parallele formarono invece il nodo Monte Cornizzolo-Monte Rai e quello dei Corni di Canzo.
Data la caratteristica geologica, tutta la regione è ricca di fenomeni carsici che si manifestano in maniera più o meno evidente con doline, inghiottitoi, grotte e caverne, "campi solcati".
Oltre al famosissimo Buco del Piombo cui abbiamo dedicato un percorso, vi ricordiamo che nei pressi del rifugio Riella si può ammirare la grotta Guglielmo.
I calcari del Triangolo Lariano sono anche ricchi di fossili che si trovano in grandi concentrazioni nei pressi dell'Alpe del Vicerè, sopra Albavilla. Un'altra importante località fossilifera si trova alle pendici del Cornizzolo, all'Alpe Turati. Negli strati sedimentari si rinvengono principalmente ammoniti e fossili a Conchodon, che per la loro forma a dente ricurvo alimentarono la leggenda che fossero le impronte degli zoccoli di diabolici cavalli montati da streghe.
Un'ultima caratteristica del territorio è data dalle piramidi di erosione dette "funghi" che si possono ammirare presso il paese di Rezzago.

  • Il rifugio Mara uno dei tanti che s'incontrano sul tragitto
  • Il rifugio Riella sorge poco sotto la vetta del Monte Palanzone
  • Sui ripidi prati poco prima della vetta del Palanzone
  • La vetta del Monte Palanzone
  • Vista sul ramo occidentale del Lario con il Monte Tremezzo
  • Pieghe e stratificazioni raccontano la complessa storia di questi monti calcarei
  • Uno sguardo verso Sud sulla Brianza
  • il gruppo Monte Rosa visto dalle creste che portano al Palanzone