Lasciata l'auto nel grande parcheggio al termine della carrozzabile, ci si avvia verso la vicina cresta spartiacque salendo un prato ormai drenato dalle numerose tracce di passaggio. Seguendo le segnalazioni del sentiero n. 25, si entra in un bel bosco di faggi e si sale con qualche tornante lasciando, a destra, la traccia che sale al Monte Croce e scavalcando il crinale. Si prosegue ora percorrendo con parecchi su e giù la testata della Valle dei Molini. Con interessanti viste sulle strutture rocciose circostanti si marcia, ancora facilmente, fino ad un bivio da dove, verso destra, si stacca il sentiero n. 24 per il Rifugio Bietti. Noi procediamo a sinistra e, poco dopo, iniziamo a perdere quota per tagliare tutta la valle traversando la "frana delle Lavine". In questo tratto non possono sfuggire al nostro sguardo le due belle guglie vicine del Frate e della Monaca che svettano poco sotto il sentiero, quasi in centro alla Valle dei Molini. Al termine di questo impressionante tratto, dominato da un'alta parete rocciosa, si riprende a salire nel bosco giungendo nei pressi di un cartello ove, da sinistra, giunge il sentiero della Valle dei Molini. Da qui si diparte anche la traccia che conduce, in una decina di minuti, verso la "ghiacciaia di Moncodeno". Se avete tempo vi consigliamo di andare a dare un'occhiata a questa grotta dove, nonostante la bassa quota, grazie ad un microclima particolarmente freddo, si conservano tutto l'anno stalattiti e stalagmiti di ghiaccio che creano un quadro fiabesco.
La salita prosegue verso destra e, poco dopo, porta sui pascoli dell'Alpe di Moncodeno. Ora, con una piacevolissima passeggiata nel rado bosco di larici, si prosegue arrivando ben presto al Rifugio Bogani.
Da qui si seguono le indicazioni per il Rifugio Brioschi e la Grigna settentrionale. Si può continuare lungo il frequentatissimo sentiero n. 25, "Via della ganda", oppure si può percorrere la variante che vi suggeriamo a parte.
Il tracciato n. 25 è sempre ben segnalato e dal rifugio rimonta dapprima alcuni dossi nel bosco sempre più rado. Poi devia notevolmente verso destra e risale una brulla e scabra elevazione tondeggiante su cui sorge una Madonnina. Per tracciato sempre evidente ci si avvicina alle pendici nord-orientali della cresta di Piancaformia. Si passa per una zona rocciosa costituita da piccole creste e da fenomeni di escavazione carsica giungendo nei pressi dell'imbocco di una grande grotta protetto con cavetti metallici.
Con lenta salita diagonale si continua seguendo il roccioso piede della cresta superando alcuni semplici passaggi su rocce il più difficile dei quali è facilitato da una corda fissa metallica. Oltre questo tratto il sentiero si fa più monotono e faticoso poiché si svolge su terreno detritico. Puntando verso Sud-est si raggiungono le rocce sommitali fra le quali ci si destreggia con alcuni tornanti raggiungendo la base di una canale roccioso. Una catena permette di risalire verso destra le placche di fondo del canale per giungere al termine della Cresta di Piancaformia, a pochi passi dal Rifugio Brioschi e della sua cappelletta.
Poche decine di metri a monte del Rifugio Bogani seguire le segnalazioni fra le quali si trova anche quella del sentiero n. 27 "Via del Nevaio". Invece di salire verso destra abbandonare il sentiero n. 25 e procedere in direzione Est-sud-est percorrendo una buona traccia che, fra radi larici, giunge in una vallecola secondaria che sbuca nella grande dolina carsica che precede il Passo Zapel. A questo punto conviene iniziare a piegare a destra tagliando a mezza costa il versante sinistro orografico della conca, per giungere in un avvallamento detritico dove la traccia si perde quasi del tutto. Il terreno aperto non consente tuttavia errori e percorrendo i crinali di erbe e rocce che separano le numerose doline minori, si prosegue abbastanza facilmente. Evitando di risalire eventuali canaletti detritici, per mantenere sempre le dorsali, si sale verso la base della Cresta di Piancaformia. Il terreno circostante è quanto mai ricco di fenomeni di origine carsica, in particolare piccole doline, crepacci ed inghiottitoi. Destreggiandosi, a zig zag, fra questi facili ostacoli geologici alla fine si giunge a metter piede sul sentiero della via descritta sopra e per esso si va verso la vetta.
Per alcuni estremo limite occidentale delle Alpi Orobie, per altri parte integrante delle Prealpi comasche, il massiccio delle Grigne è una delle mete alpinistiche più frequentate della Lombardia. Poco evidente se osservato da Nord, il complesso montuoso della Grignetta o Grigna meridionale e del Grignone, Grigna settentrionale, assume invece una notevole imponenza se lo si osserva dalla Brianza. Sicuramente queste due cime furono raggiunte da cacciatori e pastori già molto prima della nascita ufficiale dell'Alpinismo. Sul versante settentrionale del Grignone, ad esempio, fra paesaggi aspri e valli incassate, si trovano alcuni buoni pascoli che si spingono fino a lambire le rocce delle creste sommitali. Non è quindi irragionevole pensare che qualche pastore in cerca di nuovi spazi o di qualche capo di bestiame smarrito si sia spinto sulla cima. Il fascino esercitato da queste cime dirupate che si affacciano sul Lario influenzò anche illustri personaggi, primi fra tutti Leonardo da Vinci e Francesco Petrarca. Transitato per la Valsassina, Leonardo si recò presso l'Alpe di Moncodeno a visitare la "ghiacciaia di Moncodeno" e della montagna soprastante, il nostro Grignone, così scrisse "lagrignia e piu alta montagnia chabbi questi paesi ede pelata".
Verso la fine dell'800, col progressivo diffondersi dell'Alpinismo le Grigne divennero una delle mete privilegiate dagli alpinisti di Milano che, grazie anche alla relativa facilità di accesso, non perdevano occasione di cimentarsi nella ricerca di nuovi percorsi che portassero in vetta. Per favorire l'attività dei soci e di tutti gli amanti della montagna, la Sezione di Milano del C.A.I. promosse anche sulle Grigne la costruzione di una serie di rifugi. Nel 1881, primo rifugio della Sezione del C.A.I. Milano e uno dei primi sulle nostre montagne, nasceva la Capanna Moncodine, costruita più o meno dove oggi sorge il Rifugio Bogani e poi distrutto da una slavina nel 1896. 1886 fu eretta la Capanna Releccio, oggi meglio nota come Bietti, nel 1895, proprio sulla vetta del Grignone sorse la "Capanna Grigna vetta", oggi Rifugio Brioschi, nel 1906 sorse la Capanna Rosalba. Negli anni successivi altri alpinisti aprirono itinerari sempre più difficili ed impegnativi e altri Sezioni del Club Alpino eressero rifugi e bivacchi che oggi costituiscono un sistema validissimo di punti d'appoggio.