Itinerario a)
Entrare in Valmadrera dalla SS 36 in corrispondenza del primo semaforo dei tre che si trovano sulla Superstrada Valassina all'altezza dell'abitato (è il terzo per chi viene da Sondrio). Percorrere un rettilineo entrando nel paese e, superato il primo semaforo, proseguire diritti salendo ad una piccola piazzetta con edicola di giornali. Prendere a sinistra e, poco dopo, a destra (indicazione "scuole elementari") entrando in Via Leopardi. Percorrerla fino ad un bivio dove si volta a destra in Via S. Carlo Borromeo. Salire tutta la strada fino ad un minuscolo parcheggio in cima al poggio del Belvedere. Lasciare l'auto e proseguire sulla strada.
Poco dopo si incontra una sbarra e il fondo diventa di cemento acciottolato. Ben presto si giunge ad un cartello con le segnaletiche dei sentieri, nei pressi di una moderna cappelletta di forma piramidale. Abbandonare la strada e prendere a destra un sentiero che poco dopo entra nel bosco. Ad un primo bivio (ind. Sentiero Paolo-Eliana) andare a destra e salire, con belle vedute su Valmadrera e il lago, percorrendo due successivi poggi costellati da massi erratici di ogni dimensione. Il secondo e più grande poggio, ricoperto da un boschetto di betulle, porta alla Forcellina 723 m. Qui si incontra una palina con alcuni cartelli indicatori. Proseguendo in salita si punta alla volta della vetta del Moregallo. Si sale per il sentiero che ben presto diventa ripidissimo e dopo un lungo e fitto zigzagare porta ad una stretta breccia fra due rocce. Poco dopo, a séguito di un altro tratto in salita, il sentiero si immette in quello che sale direttamente dalla chiesetta di S. Isidoro e dal Sasso di Preguda. Ancora ripidamente il tracciato si porta sotto l'anticima orientale del Monte Moregallo, 1173 m, che si aggira verso Nord per portarsi all'intaglio fra questa e la vetta principale. Proseguire per un canaletto detritico che ben presto porta all'erboso cupolone sommitale in un rado bosco di querce.
Dalla cima seguire il sentiero che punta verso Sud-ovest e che, per breve tratto, segue la cresta. Si prende poi una deviazione a sinistra (ind. Pianezzo) e, grazie ad alcune catene che facilitano il cammino, ci si abbassa per una cinquantina di metri su terreno ripido e roccioso per poi iniziare un lungo mezzacosta tagliando il versante meridionale del Moregallo poco sotto il crinale della sua cresta Sud-ovest. Si giunge così alla Bocchetta di Moregge 1110 m dove si volge a sinistra scendendo su ripido tracciato che presto giunge al riparo naturale del "Tecc di porta ", enorme rupe strapiombante. Da qui si volge a sinistra e, raggiunta una nuova palina con cartelli, piegare ancora a sinistra seguendo le indicazioni Sambrosera-Valmadrera. Poco dopo si giunge al punto di sosta e alla fontana di Sambrosera. Da qui si prosegue la discesa piegando a destra (indicazione Valmadrera) e per tracciato sempre più marcato si giunge al bivio lasciato alla partenza e alla stradina che scende al Belvedere.
Itinerario b)
Da Valmadrera seguire la strada per Bellagio e, raggiunto l'incrocio con Via Preguda, piegare a sinistra percorrendo detta via fino ad un condominio dove la strada si biforca. Abbandonare Via Preguda per salire a destra incontrando le prime indicazioni per il Sasso di Preguda. Lasciata l'auto al termine della carrozzabile si prosegue a destra per uno stretto viottolo asfaltato (cartelli). Successivamente il tracciato piega a destra e raggiunge località Pradello (masso erratico a parete di una casa contadina). Poi con una svolta a sinistra prende a risalire la porzione basale della cresta Sud-est del Monte Moregallo raggiungendo la chiesetta di S. Isidoro e il Sasso di Preguda (qui si giunge pure dalla Forcellina 723 m seguendo il sentiero che taglia a mezza costa il versante orientale del Moregallo per portare a Preguda. Dopo un primo tratto su ripido pendio erboso il sentiero raggiunge una diramazione: a sinistra si diparte una traccia di salita alla cima, a destra prosegue il "sentiero Elvezio" che inizia ad abbassarsi leggermente e poi, perde quota fra tratti in piano e altre brevi discese, una delle quali è facilitata da alcuni corrimano ottenuti da una catena metallica).
Un sentiero parte dietro la chiesa e con bella vista sul Lario risale la cresta che in questo tratto è assai ampia e ricoperta da un rado bosco di betulle. Si raggiunge così la spalla dello Zucon quotata 876 m (deviazione a sinistra per la Forcellina di Preguda-Sambrosera-S. Tomaso). Il tracciato prosegue poi sul versante meridionale della cresta con ripidissimo percorso fino ad incrociare il sentiero che proviene dalla
descritto sopra.
La gita si svolge sul Monte Moregallo, la montagna di Valmadrera, affacciata sulla Brianza e in vista della pianura ma, nonostante ciò, dall'aspetto selvaggio e imponente.
La bella vetta è visibile passando sulla Superstrada Valassina all'altezza di Valmadrera, guardando verso Nord-ovest; è caratterizzata da una porzione sommitale completamente rocciosa formata da una imponente serie di strati calcarei le cui pieghe, a seguito di importanti movimenti tettonici, hanno assunto una disposizione quasi verticale, a canne d'organo.
Dal Monte Moregallo si prolunga verso Sud-est una grande cresta che culmina con le vicine sommità dei Corni di Canzo e prosegue poi con il Monte Rai e il Cornizzolo. Il versante settentrionale della nostra cima appare invece dirupatissimo e selvaggio: con una ripida parete di roccia esso precipita sul Lago di Como con un salto di 1100 metri.
La salita alla vetta è una delle più classiche gite che si possono compiere nel territorio compreso fra Lecco e Valmadrera. Numerosi sono gli itinerari che si possono percorrere e tutti più o meno presentano le medesime caratteristiche: tratti molto ripidi, a volte con qualche roccetta, alternati a vertiginosi mezza costa. Sul versante meridionale si trova anche la celebre Cresta O.S.A., una facile crestina rocciosa la cui salita è però adatta ad alpinisti già esperti. Nonostante l'arrampicata sia assai facile è infatti necessario disporre di corda, casco ed imbragatura.
Dalla cima il panorama, specie su Lecco e la Brianza è splendido; lo stesso si può dire per la veduta a settentrione, verso le Alpi Retiche e sul sottostante ramo orientale del Lario sempre di un blu scurissimo. La zona del Moregallo, come del resto tutte le montagne delle prealpi, è caratterizzata dalla presenza di "massi erratici" o "trovanti", trasportati fin qui dagli antichi ghiacciai. Una variante del percorso porta al celebre Sasso di Preguda (pietra aguzza) descritto per la prima volta dall'Abate Antonio Stoppani. Sul grande masso, un blocco di granito ghiandone del Masino-Bregaglia, una lapide scritta in latino ricorda il celebre studioso: "Sasso che, prima che gli uomini potessero serbar memoria della cosa, fu strappato alle Alpi Retiche, e portato qui dal decorso dei ghiacci per mostrare attraverso i secoli la potenza del Sommo Artefice e che fu descritto ed illustrato dal sacerdote Antonio Stoppani cultore eminente delle Scienze Naturali - Anno 1878 d. C. "
Antonio Stoppani nacque il 15 agosto 1824 a Lecco. Nel 1835 entrò nel Seminario di Castello per studiare grammatica, ma, ben presto, sentita la vocazione per il sacerdozio passò al Seminario di Monza e successivamente a quello di Milano ove, venne consacrato prete nel 1848. In quello stesso anno il giovane sacerdote partecipò attivamente all'insurrezione delle "Cinque giornate" schierandosi dalla parte dei patrioti, combattendo sulle barricate e fabbricando aerostati che vennero utilizzati per le comunicazioni con la periferia e le altre province lombarde. Come combattente prese parte anche ai successivi eventi bellici e solo dopo la battaglia di Novara fece ritorno in Seminario, come professore di grammatica. I suoi trascorsi patriottici e le sue idee politiche non passarono inosservati ai suoi superiori e ben presto, lo Stoppani fu espulso sia dal Seminario che dal Collegio Calchi-Taeggi di cui era Vicedirettore. La sua fama di insegnante era però ormai ben consolidata e fu facile per il giovane prelato trovare lavoro come precettore, presso la famiglia dei Porro di Como. Durante questo periodo ebbe modo di dedicarsi con passione agli studi di geologia e paleontologia focalizzando la sua attenzione sulla Brianza e le Alpi Retiche.
Dopo la liberazione di Milano lo Stoppani riassunse le precedenti cariche e nel 1861 venne nominato Straordinario di Geologia all'Università di Pavia. Nel 1867 passò, sempre come insegnante di geologia, al neonato Politecnico di Milano. Fu questo un periodo assai fecondo in cui scrisse una grande mole di lavori scientifici ed in particolare la sua opera più celebre: "Il Bel Paese": ponderoso volume concettualmente molto moderno e, per certi versi, geniale. Nel libro, diviso in ventinove "serate" a cui se ne aggiunsero altre cinque nella terza edizione, il precettore e zio Antonio Stoppani racconta ai suoi nipotini delle bellezze naturalistiche sparse sul territorio italiano. Scopo principale dell'opera era quello di fornire agli insegnanti, ma anche alla gente del popolo, uno strumento divulgativo che, pur nel rigore scientifico, trattasse dei vari argomenti in maniera facile e piacevole. L'ambizioso progetto ebbe pieno successo tanto che del libro si sono fatte innumerevoli riedizioni ed estratti che continuano ancor oggi.
Particolarmente appassionato di glaciologia lo Stoppani studiò a fondo la storia dei grandi ghiacciai e dei loro movimenti nel corso delle ere. Indagò anche sui massi erratici e fra questi descrisse anche il Sasso di Preguda. Nel 1874 Lo Stoppani venne nominato Presidente della neonata Sezione di Milano del Club Alpino Italiano. Successivamente fu Direttore del Museo Civico di Milano e Presidente della Società Italiana di Scienze Naturali. Morì di per un attacco di "angina pectoris" il 2 gennaio 1891.