Da Lecco si imbocca la carrozzabile che conduce alla frazione di Versasio e alla Funivia Piani d'Erna. Detta carrozzabile inizia più precisamente nei pressi del semaforo all'incrocio fra Corso Promessi Sposi e Viale Monte Grappa. Da qui, seguendo le indicazioni, si sale con numerosi tornanti lasciando a sinistra la deviazione per Versasio (3,7 km dal semaforo) e arrivando al piazzale di partenza della Funivia Piani d'Erna (4,5 km dal semaforo). Lasciata l'auto si scende nel valloncello alle spalle dell'impianto e si segue, verso destra, una strada asfaltata per imboccare - poco dopo - la mulattiera che, a sinistra, sale verso il rifugio Stoppani (sentiero n. 1). Si percorre detto tracciato in direzione Sud-est e, con lenta diagonale in ambiente aperto e panoramico, si giunge al bivio dove, verso destra, si diparte la variante 1a del sentiero. Noi deviamo, invece, a sinistra passando per le cascine di Costa; poco dopo ecco il rifugio Antonio Stoppani dominato dalle pareti del Pizzo d'Erna e dalle torri del Resegone (circa 40 minuti dalla partenza). Da qui, sempre lungo il sentiero n. 1, si prosegue passando accanto alla sorgente dei "Cop", e poco dopo, con un tratto pianeggiante, si raggiunge e attraversa il torrentello generato dalle acque provenienti dalla Bocca d'Erna e dal Canalone di Bobbio che, a loro volta, confluiscono nella Val Comera. La salita riprende; si ignora la deviazione del sentiero n. 6 che, a destra, porta al Passo del Fo, e si prosegue giungendo al Pian del Fieno da dove, verso sinistra si diramano il sentiero per i Piani d'Erna e, sulla destra, un altro tracciato che porta al Passo del Fo. Trascurate queste deviazioni si sale, invece, fino ad un ghiaione che si attraversa. Poco dopo si incontra il sentiero n. 5 proveniente da Erna e si arriva al Crocifisso del Piano della Beduletta. Il cammino prosegue su lastroni inclinati verso la Val Comera, la attraversa e risale una ripida dorsale che porta al Pian Serrada. Traversata in falso piano questa zona ci si porta alla base della cresta che facilmente adduce al Passo della Sibretta da dove un tratto di catena permette di raggiungere in sicurezza il Canalone di Val Negra. Si continua fino ad incontrare il sentiero n. 11 e, in breve, si giunge al rifugio Azzoni che sorge poco sotto la vetta culminante.
La proposta di questo mese vuole suggerire una delle più interessanti ascensioni "facili" alla montagna lombarda per eccellenza: il Resegone. Si tratta di un percorso alla portata di tutti anche se, nell'ultimo tratto, presenta qualche punto da non sottovalutare. Per buona parte si svolge, comunque, su mulattiere acciottolate e sentieri che, solo nel finale, si fanno erti. Nella prima parte il percorso, per quanto in salita, è assai rilassante svolgendosi nel verde dei prati e dei boschi sottostanti le bastionate del Resegone. Lasciato il rifugio Stoppani si entra gradualmente in un nuovo ambiente caratterizzato dalle incombenti torri rocciose e dai selvaggi canaloni che caratterizzano il versante occidentale della montagna. Traversata la profonda Val Comera si percorre, infine, il panoramico ed erboso terrazzo del Pian Serrada che prelude al passaggi più impegnativo della salita, un breve tratto attrezzato, che ci deposita nel Canalone di Val Negra tramite il quale si arriva in cima.
Poco sotto la vetta si trova il rifugio Azzoni, uno dei più vecchi del territorio. Il primo manufatto fu un baitello che, agli inizi del '900, l'ingegner Enrico Daina di Valtorta fece rimettere in sesto per dar riparo agli escursionisti. Nel 1923, alla morte del Daina, il rifugio fu acquistato dalla SEL (Società Escursionisti Lecchesi): i famigliari dell'ingegnere lo cedettero a condizione che il rifugio stesso mantenesse, nel nome, il ricordo di chi per primo lo volle. Il costante aumento degli escursionisti obbligò a diversi ampliamenti; ma, durante la Seconda Guerra Mondiale, l'edificio fu distrutto dai Tedeschi nel corso di un'azione di rastrellamento per impedire che fosse utilizzato come base dalle truppe partigiane. Al termine del conflitto il Daina rinacque sempre per opera della SEL, ma in posizione leggermente diversa rispetto alla precedente. Poco dopo, col consenso della famiglia Daina, il rifugio fu dedicato a Luigi Azzoni, valente consigliere della SEL. Nel 1965 venne annesso il piccolo locale del Bivacco Lecco che doveva fungere da ricovero d'emergenza quando il rifugio fosse chiuso.
Ancor oggi il Daina/Azzoni continua a fare il suo servizio in vetta al Resegone, ospitando migliaia di escursionisti e scalatori nel suo accogliente edificio dalle facciate rosso pastello.
Un altro modo più "alpinistico" per arrivare in vetta al Resegone consiste nel salire al Pian Serrada, o Piano Daina, percorrendo la breve via ferrata del Cinquantenario che consente di superare la bastionata rocciosa che piomba sul Passo del Fo.
Si tratta di un percorso non scevro di qualche difficoltà, che va affrontato con l'attrezzatura adeguata e, quindi, con il set da via ferrata e il casco. Inoltre, poiché il percorso si svolge in gran parte dentro una profonda spaccatura, è consigliabile evitarne la percorrenza ad inizio stagione (quando magari vi si trova ancora neve) e durante giornate piovose.
La via del Cinquantenario è stata attrezzata dai soci del CAI Monza nel 1963 ed è una delle più frequentate della zona anche per la sua difficoltà non eccessiva. Per questo motivo consigliamo la massima attenzione durante la salita per evitare possibili cadute di pietre.
Il tratto "ferrato" supera un dislivello di circa 150 metri; per la sua percorrenza occorre circa mezz'ora. Il punto di partenza dell'itinerario si raggiunge seguendo le indicazioni di salita al Resegone decritte nella scheda apposita (sentiero n. 1), per staccarsene dopo il rifugio Stoppani e prendere il sentiero n. 6 che adduce al Passo del Fo. Da qui si devia a sinistra (Nord) percorrendo, per breve tratto, il sentiero che poi piega a destra e ripidamente porta ai piedi della bastionata che sostiene il Pian Serrada.
Il tratto difficile ed attrezzato inizia in corrispondenza di una grande spaccatura che incide la parete e localmente è nota come Canalone CAI. Inizialmente la salita, entro la spaccatura, è abbastanza agevole e consente di superare una serie di risalti attrezzati con scale metalliche. Questo tratto termina in una canale ingombro di detriti che richiede la massima attenzione per evitare di scaricare qualche pietra su eventuali salitori sottostanti.
Il Resegone è la montagna simbolo della Lombardia, non solo per il fatto d'essere citato nella tredicesima e conclusiva strofa della carducciana Canzone di Legnano o per rappresentare il costante punto di riferimento del Renzo dei Promessi Sposi. A parte le memorie letterarie che spesso ci rimandano all'indigesto obbligo scolastico, a parte le più o meno studiate licenze poetiche che fanno tramontare il sole a oriente, questa grande cima è un po' nel cuore di tutti i lombardi specialmente dei brianzoli e dei milanesi.
Imponente, bello e suggestivo il Resegone occupa una posizione centrale nella corona montuosa lombarda di cui è l'estrema propaggine meridionale, quasi una sorta di castello turrito a difesa dei territori settentrionali.
Il complesso montuoso si sviluppa lungo una grande cresta orientata da Nord-ovest a Sud-est e domina, ad oriente, il territorio di Lecco con le sue suggestive guglie calcaree che, disposte in successione come i denti di una sega, hanno suggerito il toponimo. Tuttavia la montagna ha anche un altro nome pure azzeccatissimo: Monte Serrada, perché si presenta all'occhio proprio come una grande barriera che sembra sbarrare ogni accesso verso Est.
Il crinale roccioso è formato da ben undici punte che si susseguono dalla Bocca di Olino, a settentrione, al valico de La Passata, a mezzogiorno. Da sinistra a destra guardando da Lecco, le cuspidi più importanti sono: il Pizzo Morterone 1751 m, il Pan di Zucchero 1760 m circa, la Cima Pozzi 1810 m, l'elegantissimo Dente 1809 m cui seguono la piccola Punta Manzoni e la bifida Punta Stoppani e, infine, la Punta della Croce oggi Punta Cermenati 1875 m. Il versante occidentale è prevalentemente roccioso con imponenti strati calcarei inclinati da sinistra a destra e solcati da grandi canaloni detritici. Le bancate sono spesso percorse da cenge più o meno grandi e la maggiore di queste forma il Pian Serrada o Piano Daina su cui si svolge parte dell'itinerario di salita.