Da Dervio ci si porta presso la chiesa dei Santi Quirico e Giulitta imboccando il viottolo che lambisce, a sinistra, le sue mura. Al suo termine si devia a destra lambendo un muro di cemento armato dove ha Inizio la mulattiera che passa accanto ad una cappelletta e, poco dopo, raggiunge, con belle vedute su Dervio, il poggio e le case di Pianezzo 342 m (qui, poco visibili, sorgono i ruderi del Castevedro). Si procede ora in piano, per un lungo tratto, entrando in una sorta di avvallamento boscoso.
Lasciando a destra la deviazione per Mai, si continua sempre in piano, in ambiente ombroso, fino ad un bivio dove si trova un vecchio e poco leggibile segnavia Pratolungo Camaggiore (è in corso il riposizionamento di nuovi segnali). Si riprende a salire nel bosco su un magnifico lastricato che, con molti tornanti, sbuca presso le baite di Canciago, 672 m, nei pressi delle quali si trova il bivio per Vignago che procede verso sinistra. Noi continuiamo sulla mulattiera principale che si tiene nelle vicinanze di un torrentello e, poco dopo, lo traversa giungendo sui prati inferiori di Pratolungo. Dopo aver fiancheggiato per un buon tratto il torrentello lo si riattraversa portandosi sulla sua sponda opposta e, poco dopo, si perviene nei pressi del bel poggio panoramico delle cascine superiori di Pratolungo (Baite di Pratolungo 924 m). La mulattiera si riprende a salire nel bosco lasciando, poco dopo, a destra la deviazione per Noceno e proseguendo finché termina l'acciottolato al margine inferiore di un prato . Qui la traccia è molto incerta e occorre attenzione per seguire con cura i bolli di vernice a volte un po' sbiaditi. Si risale così una dorsale con un rado bosco di betulle affacciato sulla Valvarrone. Con alcuni tratti ripidi si arriva, infine, ad incrociare una sterrata che in breve porta all'Alpe di Pratolungo 1028 m. Seguendo la stradina si perviene infine nella grande conca erbosa di Camaggiore e procedendo in direzione Sud, lasciata a sinistra la deviazione per la Casera di Camaggiore imboccando una deviazione a destra si arriva in pochi passi alla chiesa di S. Girolamo 1201 m. Dalla chiesa si continua per stradina fino alle vicine case di Camaggiore. Tralasciando l'invitante strada che procede dritta, ci si abbassa a destra fra le abitazioni e, ad un tornante subito sotto le case, si prende a sinistra la vecchia mulattiera che scende a Noceno. Si percorre la mulattiera un po' inerbita passando per il vecchio nucleo di Camaggiore, ormai abbandonato; si continua sulla mulattiera e, poco dopo, s'arriva a Noceno, Ci si porta alla chiesa del paese e si imbocca il sentiero che lambisce il muro del cimitero. Inizia, qui, un lungo percorso a mezza costa che, con belle e suggestive vedute sul lago, riporta sul sentiero di salita a monte delle Baite di Pratolungo.
Il nome di Dervio può essere fatto risalire al celtico Derw (quercia) oppure all'antico culto della dea Dervonnae, la "Triplice Dea" della creatività, della fertilità, dei boschi sacri e del raccolto che irradia i profumi del bosco scaldato dal sole e del fieno. "Madre dei tre calendari", "Regina dei Druidi","Driade sposa della quercia", la dea è la protettrice dei luoghi di pellegrinaggio, dei gigli bianchi, delle piante e del loro spirito, specialmente di quello della quercia e dell'abete.
Il paese era un tempo composto dai tre nuclei separati di: Borgo, in prossimità del lago; Villa, allo sbocco del Varrone e Castello in posizione più rilevata. L'abitato fu costruito in un punto che per secoli ha mantenuto grande importanza strategica in quanto la Val Varrone era una delle vie d'accesso principali alle miniere di ferro orobiche della zona del Pizzo dei Tre Signori. Secondo alcuni, l'antica fortificazione del Castelvedro potrebbe essere, infatti, un castelliere celtico a guardia dell'importante accesso alla valle.
In epoca alto medievale venne istituita la Pieve di Dervio che, oltre ai paesi rivieraschi limitrofi, spingeva il suo territorio in Val Varrone comprendendo gli abitati di Vestreno, Sueglio, Introzzo, Tremenico ed Aveno. Strettamente legata all'Arcivescovado milanese, la Pieve assunse maggiore autonomia in epoca comunale con la redazione dello Statuto del Comune di Dervio, nel 1389. Da quell'anno, con fiero spirito indipendentista, i derviesi s'opposero in ogni modo a diversi tentativi di infeudamento; ma, sul finire del 1400, il territorio cadde sotto il dominio degli Sforza e, successivamente, fino al 1788, passò agli Sfondrati che concessero tuttavia ampia autonomia locale.
Oltre che all'importanza legata alla sua strategica posizione a guardia delle "vie del ferro", Dervio conobbe una certa prosperità all'inizio del 1800, periodo in cui erano attivi dei cantieri navali e alcune cartiere.
Fra i monumenti più importanti del paese ricordiamo la chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo, eretta, verso il XII secolo, su un edificio preesistente, forse d'origine paleocristiana, e rinnovata nel XVII secolo. Nei pressi della parrocchiale si trovano la settecentesca chiesa di S. Gregorio e la chiesta di S. Cecilia, oltre ad alcuni interessanti palazzi patrizi.
All'inizio della nostra passeggiata sorge, invece, la chiesa dei SS. Quirico e Giulitta che è abbellita da uno splendido campanile romanico e risale al 1080.
In località Castello sorge la torre di guardia che è ciò che resta di una fortificazione medioevale nei cui pressi è situata la chiesetta di S. Leonardo.